fairy_circles: (Arthur sad)
[personal profile] fairy_circles
Titolo: Mi querido Lovino
Fandom: Axis Powers Hetalia
Rating: giallo
Personaggi: Antonio Fernandez Carriedo (Spagna)
Pairings: Spagna/Romano
Riassunto: Durante la guerra civile, Antonio scrive una lettera a Lovino.
Disclaimer: Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
Note: Scritta come scheda del personaggio per la sezione storica del gdr Hug - Hetalia Ultimate Gdr e siccome il risultato stranamente mi soddisfaceva, ho pensato di postarla anche qui. I riferimenti storici presenti sono alla guerra civile spagnola, che ha anticipato e fatto da banco di prova per tedeschi e italiani della Seconda Guerra Mondiale, ma anche l'attacco di Guernica, il regime franchista, l'estromissione dall'ONU e il successivo embargo (che sono avvenuti alla fine del conflitto, ma perdonatemi la licenza poetica).
Chiedo scusa se ho scritto un Antonio parecchio fuori dai canoni di allegria e spensieratezza che lo contraddistinguono.
Beta:


Mi querido Lovino,
mi ero ripromesso di non scriverti e non cercarti mai dopo che hai lasciato la mia casa per riunirti a tuo fratello. Hai scelto lui, com’è giusto che sia, e, anche se non sembra, ho una dignità anch’io. Tuttavia l’evolversi degli eventi mi porta inevitabilmente a preoccuparmi per te.
Non sto bene, in questo periodo. Ormai credo sia chiaro a tutti, anche se suppongo a pochi importi, ma non è questo che mi pesa. So che anche a casa tua le cose vanno male o, almeno, non come avevi preventivato. Mi chiedo come stai. È stupido ma non posso fare a meno di pensarci. Sono costretto a letto da giorni, il dolore delle ferite non mi da tregua e l’unica, patetica, distrazione che mi è rimasta è il pensiero di te. Stai bene? Mangi regolarmente? Non posso immaginare un golosone come te che patisce la fame. Riesci ancora a gustare con calma, all’ombra delle fronde, i tuoi amati pomodori?
Sai, il mio campo non esiste più, è stato colpito da una bomba.
Mi apprestavo alla raccolta con diversi aiutanti, quando è successo. Sono l’unico sopravvissuto.
Quando mi sono trovato davanti Ludwig e tuo fratello con le armi spianate, sulle prime ho pensato ad uno scherzo. A Feliciano è sempre piaciuto giocare. Il dolore che ho provato un attimo dopo però mi ha chiarito che era tutto dannatamente serio. E mi sono sentito un debole.
Il grande impero che mi vantavo di essere, quello dove non tramonta mai il sole, ha definitivamente chinato la testa dinnanzi alle nuove potenze, sono rimasto solo davanti alla loro violenza eppure ancora non me ne rendo conto. Ammetterlo è sottilmente umiliante, ma il tuo Boss questa volta non ce l’ha fatta. Sono crollato in ginocchio davanti a Ludwig, chiedendomi perché, mentre ancora il sangue della mia gente bagnava il selciato delle strade e le continue lotte mi dilaniavano le viscere.
Una pistola alla tempia.
Non mi è mai sembrata più allettante. Sono condannato, lo so, accelererei solo il processo, facendo un favore a tutti. La mia terra grida di dolore mentre il mio cuore si spacca in due sotto lo sguardo indifferente del mondo. A volte mi chiedo se anche tu mi guardi allo stesso modo o se l’entusiasmo di Ludwig e Feliciano per questo nuovo gioco ha contagiato anche te, facendoti godere di questo mio misero spettacolo. Dicono che questo sia un banco di prova, una dimostrazione di forza, abbattere la potente España darà loro un discreto prestigio e un precedente. Dicono. «Se non volete finire come Antonio…» Come se me la fossi cercata. Che dispetto divertente.
Non so più nemmeno qual è il mio nome: Reino mi chiamavo, República sono stato, ora sono terra di nessuno, campi bruciati, edifici crollati e grida disperate. La terra del sole si è tinta del colore della morte e il gelo intorpidisce le mie membra a dispetto del caldo più cocente.
E il tempo passa, il sangue scorre, Alfred mi ha comunicato che non intende riconoscere i miei diritti, Arthur e Francis osservano e annuiscono, io mi sento morire.
Da questo letto d’agonia osservo la luce sanguigna del tramonto riversarsi nella stanza. Com’era bella quando si rifletteva sui tuoi capelli, incendiandoli di mille bagliori infuocati. Li ricordo ancora sparsi sul mio cuscino, mentre i tuoi occhi d’ambra liquida mi trapassavano l’anima. Ho sempre pensato che avessero lo stesso colore dorato del miele.
Ho fame, sai? E non solo di te. La mia dispensa è vuota da giorni, tutto quello che avevo l’ho dato a chi bussava disperato alla mia porta.
Darei qualunque cosa per mangiare un pomodoro in tua compagnia. Il suo sapore mi darebbe l’illusione di essere ancora vivo. Il tuo calore, il tocco delle tue mani, il suono della tua voce, mi farebbero credere che c’è ancora una possibilità di uscire da quest’inferno.
Voglio toccarti.
Voglio suonare la chitarra e vederti ballare il flamenco.
Voglio che mi urli contro come facevi una volta, che m’insulti e che mi dici che sono stato uno stupido a credere che anche tu stessi marciando per la mia disfatta.
Lovino.
Voglio vederti. Voglio baciarti.
Lovino.
Mi manchi…

Power of Dreams

"Posso accettare di pentirmi di aver seguito un sogno che non sono riuscito a realizzare, ma non voglio pentirmi di aver rinunciato a inseguirlo."

Takagi "Shujin" Akito

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