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Titolo: Scintilla tra le nevi
Fandom: Mo Dao Zu Shi
Rating: safe
Personaggi: Jin Guangyao, Lan Xichen, Lan Wangji, Wei Wuxian
Pairings: XiYao ,WangXian
Word count: 4265

Wei Wuxian era al settimo cielo. Di solito le conferenze organizzate dai grandi clan erano di una noia mortale e, quando era costretto a partecipare, faceva di tutto per darsi alla macchia il prima possibile. Questa volta invece sarebbe stato diverso. Non solo si sarebbe gustato un viaggio di diversi giorni a Lanling con la sola supervisione di Jiang Cheng, il che significava praticamente non averne, ma sarebbero stati presenti anche due dei suoi migliori amici, Nie Huaisang e Wen Ning.
Era soprattutto lui che non vedeva l’ora di incontrare.
Wen Ning era il fratello minore della capoclan Wen Qing e, nonostante potesse vantare talenti incredibili nel tiro con l’arco e nella medicina, non si dava minimamente delle arie ed era sempre gentile con tutti. Wei Wuxian lo trovava adorabile.
Inoltre, aveva appena scoperto che sarebbe stata presente un’altra persona che fremeva dalla voglia di rivedere. Lan Wangji, fulgida Seconda Giada di Lan, avrebbe accompagnato il fratello maggiore come ulteriore rappresentante del clan. Pensare a lui gli faceva scorrere brividi lungo la schiena: era sempre così bello ed elegante che era impossibile distogliere lo sguardo e, nonostante l’apparenza sempre algida, era anche una compagnia incredibilmente piacevole. Wei Wuxian si divertiva un sacco a stuzzicarlo, prenderlo in giro e rimanere folgorato dallo spirito con cui l’altro sapeva ribattere ai suoi scherzi. Non si vedevano dall’ultima caccia notturna congiunta di un mese prima e non vedeva l’ora di riabbracciarlo.
Come ciliegina sulla torta avrebbe rivisto anche la sua amata shijie e il suo nipotino Jin Ling.
Sì, sarebbe stata una bellissima vacanza!
All’arrivo alla Torre della Carpa Dorata avevano incontrato la delegazione Wen e, se Jiang Cheng si era comportato con la consueta cortesia formale nei confronti della capoclan, Wei Wuxian non aveva lesinato l'entusiasmo di rivedere i vecchi amici. Wen Qing lo teneva in una certa considerazione perché, tempo prima, era stato d’aiuto a suo fratello durante una competizione di tiro con l’arco, supportandolo e aiutandolo a vincere la sua timidezza. Il risultato era stato che Wen Ning era giunto ai primi posti della gara, nello stupore e nell’ammirazione di tutti. Questo aveva risollevato la sua autostima e la sua sicurezza, e Wen Qing ne era stata felice. Dal canto suo, Wei Wuxian riconosceva alla giovane donna il piglio deciso del leader unito al senso pratico di chi sa sempre cos’è meglio fare in ogni situazione. Magari era un po’ rigida, ma era stimata da tutti e di certo i Wen non avrebbero potuto avere un capoclan migliore.
Tutti erano stati accolti con grande cortesia dal secondo figlio del capoclan Jin, Jin Ziyao, e fatti accomodare nella sala di ricevimento. I convenevoli erano stati lunghi e noiosi ma, al termine di questi, finalmente Wei Wuxian era riuscito a sgattaiolare via. Quasi come se si fossero messi d’accordo, s’incontrò sotto un salice proprio con Wen Ning e Nie Huaisang e fu una nuova festa.
«È bello rivederti, Wei-xiong!» esclamò entusiasta il giovane Nie. «Temevo che questa volta sarebbe venuto solo Jiang Cheng e già mi preparavo ad annoiarmi per tutto il tempo. Non ero certo di aver portato abbastanza rotoli da leggere.»
«Immagino che si tratti rigorosamente di trattati politici e saggi sull’arte della sciabola.» fece Wei Wuxian, dandogli una gomitata scherzosa.
«Ovviamente.» rispose Huaisang con un sorrisetto furbo. «Mi sono permesso un singolo strappo alla regola, ma solo perchè una persona molto importante mi ha richiesto una commissione.»
Solo allora Wen Ning si azzardò a intervenire.
«Nie-gongzi, non dovresti procurare a Jin-guniang certe letture, non sono adatte a una ragazzina della sua età.»
I due si voltarono verso di lui con un sorriso più gentile.
«Non temere, Wen-xiong.» disse Huaisang che, nonostante fosse sempre incline alla malizia, non se la sentiva proprio di prendere in giro anche lui. «Si tratta solo di innocue storielle romantiche. Cose che possono leggere anche i bambini. I libri erotici li conservo per il nostro Wei-xiong e per il suo Hanguang-jun.»
A quelle parole Wei Wuxian si lasciò sfuggire una risatina imbarazzata.
«Magari, mio caro A-Sang, magari! Anzi, lo avete visto? Siamo qui da ore e ancora non ho avuto modo di salutarlo!»
Ovviamente nessuno si era azzardato a mettere piede nell’ala riservata alla delegazione Lan dove alloggiavano Zewu-jun e Hanguang-jun, ma non c’era nulla di cui Nie Huaisang non fosse informato. Seguendo le sue indicazioni, Wei Wuxian trovò facilmente il padiglione. Non era certo di quale fosse l’alloggio di Lan Wangji, quindi si sedette pacificamente sotto il portico, allungando le gambe sui gradini, in attesa che qualcuno si facesse vivo. Con sua grande fortuna fu proprio il suo amico il primo a mostrarsi, avanzando sicuro nella sua veste candida. Quando i suoi occhi si posarono su di lui, così poco elegantemente disteso, ebbe la soddisfazione di vederli spalancarsi.
«Wei Ying.» mormorò, la voce pacata carica di stupore.
Wei Wuxian balzò in piedi allegramente.
«Siamo arrivati!» esclamò. «Non potevo aspettare il banchetto di stasera per vederti, quindi sono venuto subito qui! E ti ho portato un regalo da Yunmeng!»
Estrasse dalla manica un piccolo involto legato con un nastro rosso e lo porse a Lan Wangji.
«Sono semi di loto dei nostri laghi, una vera prelibatezza!» disse, pieno di entusiasmo. «L’ideale sarebbe gustarli con il vino, ma sono certo che siano ottimi anche con il tè!»
Lan Wangji prese il sacchettino e lo accarezzò con la punta delle dita, con reverenza.
«Grazie.» disse, mentre il suo sguardo, all’apparenza sempre freddo, si illuminava di una luce nuova.
Wei Wuxian si aprì in un sorriso solare.
«Spero tanto che ti piacciano! Fammi sapere quando li assaggi!»
Moriva dalla voglia di avere un parere su qualcosa che amava così tanto e sperava che Lan Wangji ne sarebbe stato entusiasta quanto lui.
L’altro inclinò il capo, mentre i lobi delle sue orecchie si tingevano appena di rosa.
«Possiamo mangiarli insieme.» disse.
Il sorriso di Wei Wuxian, se possibile, si allargò ancora di più.
«Davvero? Sarebbe fantastico! Che ne dici dopo il banchetto di stasera? Io porto il vino, tu porta il tè. Sono certo che il gusto dei semi di loto sotto la luna sia ancora meglio!»
Lan Wangji si limitò ad annuire con un semplice «Mn.» ma Wei Wuxian era entusiasta. Quel soggiorno era davvero cominciato sotto i migliori auspici ed era certo che sarebbe andato sempre meglio.

La conferenza vera e propria iniziò l’indomani. Wei Wuxian era più che felice di non dover partecipare all’incontro dei capiclan, ma non sarebbe comunque potuto andare a zonzo con Wen Ning e Nie Huaisang. Il primo era stato incaricato dalla sorella di stilare un elenco di punti per la discussione del giorno successivo, mentre il secondo era in qualche modo sfuggito al fratello ed era sceso in città già da quella mattina. A lui invece era stato affidato un incarico di vitale importanza.
«Sappi che se qualcosa andrà storto, ti riterrò personalmente responsabile.» aveva detto Wen Qing con piglio minaccioso, mentre gli passava la manina del più piccolo dei suoi nipoti.
Wen Yuan era un adorabile bambino di quattro anni che era stato affidato dai genitori alle momentanee cure della capoclan ma, ovviamente, in quel momento nè lei nè il fratello potevano prendersene cura, quindi l’avevano affidato a Wei Wuxian per quelle ore.
«Non preoccuparti, Qing-jie, sono bravissimo con i bambini. A-Yuan e io ci divertiremo un sacco insieme!» aveva risposto con convinzione. «Vero, A-Yuan?»
Il piccolo aveva sorriso, entusiasta.
«Andiamo a giocare, Xian-gege!»
Wen Qing li aveva squadrati entrambi, di certo classificandoli come coetanei, e aveva sospirato prima di avviarsi all’incontro.
Stavano stuzzicando un formicaio con un bastoncino quando Wei Wuxian vide Lan Wangji camminare sotto uno dei portici, probabilmente alla volta della conferenza.
Sollevò un braccio e lo salutò.
«Buongiorno, Lan Zhan!»
La sera prima erano stati davvero bene: avevano bevuto osservando la luna dal tetto degli alloggi dei Lan e avevano gustato i semi di loto di Yunmeng. Lan Wangji li aveva apprezzati anche accompagnati dal tè e Wei WuXian non avrebbe potuto esserne più felice. L’atmosfera tra di loro era stata così tranquilla e intima che si era trovato a desiderare di trascorrere ogni serata della sua vita così.
Lan Wangji chinò appena il capo in segno di saluto e deviò dal suo percorso per raggiungerli.
«Questo bambino?» chiese quando li raggiunse.
«Lui è A-Yuan.» disse Wei Wuxian, mentre il piccolo s’inchinava rispettosamente. «È mio.»
Ebbe la soddisfazione di vedere le sopracciglia di Lan Wangji incurvarsi in un’espressione di totale confusione. Era sempre divertente prenderlo in giro.
«Scherzo, scherzo!» rise allegramente. «È il nipotino di Qing-jie. A-Yuan, lui è Lan Zhan, un mio grandissimo amico.»
«Zhan-gege!» gli fece eco il bambino.
«Siccome Qing-jie è alla conferenza, mi ha chiesto di tenerlo per un po’.»
Lan Wangji li fissò per un attimo, come riflettendo, poi annuì brevemente.
«Posso aiutare.» disse.
Wei Wuxian si stupì.
«Davvero? Pensavo dovessi presenziare anche tu. Non sarà un problema se non ci sarai?»
Lan Wangji scosse il capo.
«Ci andrà Xiong-zhang
Quella era un’ottima notizia. Wei Wuxian non vedeva l’ora di passare di nuovo del tempo insieme e quella di badare al piccolo A-Yuan era la migliore delle scuse che gli potesse capitare. Inoltre gli avrebbe dato la possibilità di mostrare quanto era migliorato nel periodo in cui non si erano visti.
«A-Yuan, che ne dici se Xian-gege porta te e Zhan-gege al campo di tiro con l’arco? Ho una bella sorpresa per voi!»
Il bambino batté le mani entusiasta e Lan Wangji accennò un minuscolo sorriso.
Quando raggiunsero il campo di allenamento vi trovarono solo pochi discepoli Jin intenti a esercitarsi e non fu difficile per loro assicurarsi un bersaglio. Wei Wuxian sapeva che Lan Wangji era uno dei migliori tiratori della loro generazione, ma non poteva resistere alla tentazione di pavoneggiarsi un po’. Dopotutto aveva lavorato sodo con l’aiuto di Wen Ning proprio per quello.
Tirarono un paio di frecce come riscaldamento, facendo entrambi centro sotto lo sguardo ammirato di Wen Yuan, e infine Wei Wuxian si decise.
«Vi faccio vedere un trucchetto.» esclamò. «Lan Zhan, prestami il tuo nastro frontale!»
L’altro s’irrigidì per un istante e le sue orecchie si fecero scarlatte.
«Il nastro…» mormorò.
Wei Wuxian non capì perché all’improvviso sembrasse così nervoso.
«Prometto che non lo rovinerò, non preoccuparti.»
Lan Wangji tentennò ancora per un istante poi le sue mani si sollevarono a sciogliere il nodo che lo teneva legato. Wei Wuxian sapeva quanto tenesse a quell’accessorio da quando, anni prima, glielo aveva sfilato per sbaglio scatenando le sue ire. Quella volta era stato convinto che l’amico non gli avrebbe più rivolto la parola, per questo il suo attuale tentativo era stato più una provocazione che altro. Era pronto a usare una fascia della sua cintura se l’altro gliel’avesse negato. E invece eccolo che glielo porgeva.
Soddisfatto, gli voltò le spalle con una mezza piroetta.
«Legamelo sugli occhi.» disse, già pregustando lo spettacolo che avrebbe dato.
Per diversi istanti non sentì nulla, tanto che fu sul punto di voltarsi a chiedere se andava tutto bene, poi, finalmente, Lan Wangji gli avvolse la striscia di stoffa attorno alla testa, coprendogli la visuale.
Wei Wuxian sentì sulla pelle la consistenza delle nuvole che vi erano ricamate ed ebbe la sensazione che le dita dell’amico, delicate come sempre, stessero leggermente tremando. Di nuovo fu sul punto di chiedere se era tutto a posto, ma il contatto terminò, quindi tornò a concentrarsi sul suo obiettivo.
Si voltò verso dove era certo che si trovasse il bersaglio, incoccò una freccia e lanciò.
Il rumore appena percettibile di un respiro che veniva trattenuto, seguito dall’esclamazione entusiasta di Wen Yuan gli suggerirono che tutto era andato come sperava e che aveva fatto centro.
«Ancora! Ancora!» ripeté il bambino, battendo le mani.
Wei Wuxian non se lo fece ripetere due volte: recuperò una nuova freccia e prese la mira. Mentre si concentrava poteva sentire la tensione e lo sguardo di Lan Wangji come un pizzicore sulla pelle. Liberò la corda e la freccia si piantò nel bersaglio con uno schianto secco.
«Xian-gege! Xian-gege! Anche A-Yuan vuole giocare a mosca cieca!»
«No, A-Yuan, ti faresti male.» rispose Wei Wuxian, sollevando le mani per sciogliere il nastro che gli copriva gli occhi.
Una stretta decisa sui polsi lo fermò e le sue mani vennero riabbassate. Con un sussulto riconobbe il tocco di Lan Wangji e un brivido gli corse lungo la schiena.
«Xian-gege! Allora possiamo andare al laghetto delle ninfee?» disse di nuovo Wen Yuan.
Wei Wuxian sentì a stento la domanda.
«Sì… certo…» rispose distrattamente, mentre le sue dita venivano tenute strette.
Improvvisamente qualcosa di caldo e morbido si posò sul dorso della sua mano, seguito da un sospiro leggero.
Wei Wuxian si sentì avvampare. Il nastro gli impediva ancora di vedere eppure non aveva dubbi su cosa fosse appena successo.
«Lan Zhan…» mormorò.
Il suo cuore batteva all’impazzata. Aveva solo voluto vantarsi un po’, non si sarebbe mai aspettato di suscitare una reazione del genere. Questo significava che poteva sperare di…
Non riuscì a concludere il pensiero perché Lan Wangji gli lasciò le mani e si spostò alle sue spalle per sciogliere il nastro. Quando Wei Wuxian incontrò di nuovo il suo sguardo, i suoi occhi dorati erano luminosi come stelle e lo fissavano con una dolcezza che gli fece stringere il cuore. Sì, forse poteva davvero sperare.
«Senti, Lan Zhan, cosa ne dici se andiamo da qualche parte… solo noi due, a parlare un po’?» disse, con un leggero tremito nella voce dovuto all’emozione. «Posso lasciare A-Yuan da Wen Ning e…»
Abbassò la testa per indicare il bambino e non lo vide accanto a sé. Confuso, spazió con lo sguardo sull’intero campo di allenamento, non vedendolo da nessuna parte. Una morsa gli strinse lo stomaco.
«Dov’è A-Yuan?!»

Yao non si era affatto stupito che la sua presenza non fosse richiesta alla conferenza di quel giorno, quindi aveva deciso di approfittare per ultimare i preparativi del banchetto serale e per il giorno successivo. Tuttavia, quell’idea era stata accantonata nel momento stesso in cui la moglie di suo fratello maggiore lo aveva avvicinato per chiedergli un favore personale. Jiang Yanli era una persona squisita, delicata e sempre gentile con tutti, quindi già sapeva che non le avrebbe negato nulla. La giovane donna gli chiese di occuparsi del suo figlioletto mentre lei e il marito presenziavano alla conferenza e Yao, nonostante non fosse certo di essere la persona migliore per quell’incarico, non osò rifiutare davanti a quella dimostrazione di fiducia. Dopotutto Jin Ling aveva solo tre anni, non sarebbe stato impegnativo occuparsi di lui mentre completava le sue commissioni.
Purtroppo, come ultimamente gli stava capitando troppo spesso, le cose non andarono come aveva previsto.
«A-Yao!»
L’esclamazione lo fece voltare mentre si stava dirigendo verso i quartieri del personale di servizio con il bambino per mano.
Lan Xichen stava uscendo dagli alloggi riservati al suo clan e gli si affiancò con un sorriso.
«Sei occupato?» chiese.
Yao chinò il capo in segno di saluto e rispose al sorriso.
«Ho alcune commissioni da sbrigare e mi occupo di mio nipote mentre Xuan-da-ge e sua moglie sono alla conferenza.»
«È davvero lodevole da parte tua. Sono di disturbo se vi faccio compagnia?» chiese Xichen, adeguandosi al loro passo.
Yao gli lanciò un’occhiata di sottecchi, sforzandosi di non mostrare il disagio che stava montando dentro di lui.
«Xichen-ge, perdona la mia mancanza di tatto, ma pensavo fossi diretto anche tu alla conferenza.» disse.
Se suo padre avesse saputo che aveva trattenuto il futuro capoclan Lan nonché principale rappresentante della delegazione, non l’avrebbe presa bene.
«Anche Wangji intende partecipare, è sufficiente che sia presente uno di noi due e lui è molto preciso quando si tratta di stilare rapporti.»
A quella risposta Yao non poté opporre un ulteriore rifiuto e lasciò che si accodasse a loro.
«Xiao-jiu! Andiamo al lago della mamma?» esclamò a un tratto Jin Ling tirandogli una manica.
«Certo, A-Ling, tra poco. Prima devo finire alcune commissioni.»
Per evitare che continuasse a strattonarlo, Xichen prese in braccio il bambino.
«La tua mamma ha un lago?» chiese, rivolgendosi direttamente a lui.
«Sì! L’ha costruito il mio papà! Ci sono tanti fiori!»
«Sembra davvero bello.» commentò Xichen con un sorriso gentile.
«È bellissimo!»
Per un attimo Yao s’incantò a guardarli. Erano davvero uno spettacolo dolcissimo e, anche se lo vedeva per la prima volta, non si stupì del fatto che Xichen fosse bravo con i bambini. Dopotutto era in grado di mettere a proprio agio chiunque, quella situazione non era diversa. Un piccolo sorriso gli distese le labbra: il disagio di poco prima si stava dissipando ed era grato di quel breve tempo trascorso insieme.
«Yao-er-ge!»
«Er-gege!»
Il sorriso gli si gelò sulle labbra nel sentire quei richiami. Evidentemente la parentesi di pace si era già conclusa.
Jin Su e Jin Xuanyu corsero loro incontro lungo il corridoio. Avevano entrambi espressioni entusiaste.
Yao sospirò appena.
«Siete di nuovo scappati dalle lezioni?» chiese.
Su scosse la testa.
«Certo che no! Per oggi abbiamo finito e nostra madre ha detto che potevamo venire a cercarti, visto che tutti sono occupati alla conferenza e non abbiamo niente da fare.»
Certo, si disse Yao, perché le persone importanti erano tutte alla conferenza e siccome lui non era stato invitato significava che non aveva null’altro da fare.
Istintivamente, il suo sguardo scivolò sull’uomo accanto a sè, che probabilmente era il più importante presente al momento alla Torre della Carpa Dorata dopo suo padre, ed era lì con lui. Il suo cuore si alleggerì un poco.
«Zewu-jun!» esclamò improvvisamente il piccolo Xuanyu. «Puoi raccontarci di com’è andata l’ultima caccia notturna? Sei stato ferito, ma Yao-er-ge dice che non c’è stato nessun castello in aria.»
A quelle parole Yao sentì un nodo stringergli lo stomaco e lo sguardo confuso di Xichen su di lui.
«Smettila, Xuanyu, non è carino essere così invadenti.» fece Su, rimproverando il fratellino.
«Ma io voglio sapere se hanno combattuto contro dei cadaveri feroci o dei fantasmi!» si lagnò il bambino.
«A-Ling ha paura dei fantasmi!» esclamò il più piccolo, ancora in braccio a Xichen, rannicchiandosi contro di lui.
Yao aveva voglia di mettersi le mani nei capelli.
«Lasciate stare Zewu-jun, tutti voi. Andate a giocare altrove.» disse, sforzandosi di mantenere sempre il solito sorriso cortese.
Tuttavia Xichen non sembrava per nulla seccato dall’essersi trovato circondato da bambini.
«Non importa, non importa.» disse, gentilmente, per poi rivolgersi direttamente a loro. «Se volete vi posso raccontare tutta la storia. Andiamo a sederci fuori.»
E fu così che si ritrovarono tutti sui gradini che conducevano a uno dei cortili esterni, verso il lago, mentre l’ambasciatore di più alto rango presente a Lanling intratteneva tre ragazzini con quella che, uscita dalle sue labbra, sembrava una favola che narrava di antichi eroi e mostri spaventosi.
Yao non poteva che ammirare estasiato, quasi al pari dei bambini, tutto l’imbarazzo per quella situazione ormai accantonato.
Quando Xichen mimò l’attacco del cadavere feroce, Xuanyu sobbalzò e si afferrò all’orlo della sua veste, strattonando uno dei nastri.
«A-Yu!» lo rimproverò Yao, muovendosi per tirare indietro il bambino, ma Xichen scosse la testa e lo prese sulle ginocchia.
Stava per proseguire il racconto quando una voce allarmata li interruppe tutti.
«A-Yuan! Dove sei?»
Yao si voltò verso il nuovo venuto, che stava correndo verso di loro, e Xichen si alzò a sua volta, rimettendo a terra Xuanyu. Chi aveva urlato era Wei Wuxian, che si stava avvicinando con aria sconvolta, seguito da vicino da un Lan Wangji un po’ meno impeccabile del solito.
I due fratelli si squadrarono l’un l’altro per un istante di muto stupore, poi Xichen recuperò la parola.
«Pensavo che fossi alla conferenza, Wangji.» disse.
«Potrei dire lo stesso, Xiong-zhang.» ribatté il fratello, pacatamente.
«Il tuo nastro frontale è al contrario.»
«Il nastro della tua sopraveste è disfatto.»
Yao e Wei Wuxian spostarono lo sguardo dall’uno all’altro, senza avere la più pallida idea di quali sottintesi stessero effettivamente passando tra loro, finché quest’ultimo non sbottò: «Chissene importa dei vestiti! Avete visto A-Yuan?»
Nella confusione generale, Yao si sentì in dovere di ristabilire l’ordine.
«Con noi ci sono solo A-Su, A-Yu e A-Ling.» disse, voltandosi poi verso i due fratellini, che scossero la testa.
Il suo sguardo, improvvisamente allarmato, corse a Lan Xichen.
«Dov’è A-Ling?»
L’altro sembrò colto di sorpresa.
«Era qui un attimo fa.»
«Ad A-Ling non piacciono i fantasmi, quindi è andato via.» disse Xuanyu, con tutta l’ingenuità del mondo.
Yao sentì gli angoli della bocca contrarsi nello sforzo di non urlare.
«A-Yu, perchè non me l’hai detto?» si limitò a chiedere, sperando che non trasparisse quanto fosse sul punto di strangolare il fratello.
Il bambino lo fissò con occhioni grandi e innocenti.
«Perché eri così impegnato a guardare Zewu-jun che non volevo disturbarti.»
In una frazione di secondo Yao valutò di quali reati potesse essere accusato e quali condanne avrebbe potuto scontare se il figlio minore di un capoclan fosse improvvisamente scomparso. Un istante dopo realizzò che il vero erede del clan era effettivamente disperso e che a essere ucciso sarebbe stato lui. A sua cognata sarebbe venuto un colpo e suo fratello come minimo lo avrebbe buttato nel lago con una pietra legata alle caviglie.
Il suo mezzo sorriso si congelò in un’espressione di orrore.
«Wen Qing mi ucciderà!» si disperò Wei Wuxian, facendo eco ai suoi pensieri. «Se non troviamo subito i bambini succederà un disastro!»
Quelle parole fecero riscuotere Yao dal momentaneo torpore.
«Possiamo dividerci e cercarli. A-Su e A-Yu, voi tornate immediatamente nelle vostre stanze e non muovetevi da lì per nulla al mondo.» disse.
«Gege, vogliamo aiutare!» protestò Su, ma un’occhiata del fratello la zittì. «Va bene, ho capito, andiamo. E non diremo niente.» capitolò alla fine.
Mentre i ragazzini si avviavano, Xichen avanzò un’ipotesi.
«Sono bambini, quindi è probabile che abbiano raggiunto le persone che conoscono meglio.»
Che potevano essere solo Jiang Yanli e Wen Qing, nella sala della conferenza. Ma chiedere direttamente a loro sarebbe stata una tragica ammissione di colpa.
«Ci penso io!» esclamò Wei Wuxian.

L’atmosfera nella sala si era fatta sempre più pesante con il passare del tempo.
Jiang Cheng era convinto che quella sarebbe stata la sua occasione, in qualità di erede e ambasciatore del clan Jiang, di mostrare all’intero mondo della coltivazione lì riunito quanto valeva. Purtroppo niente stava andando come previsto e tutti i presenti erano sempre più nervosi.
Quando si era accomodato, oltre al capoclan Jin erano presenti solo Wen Qing e Nie MingJue, che si lanciavano a vicenda occhiate sospettose. Sembrava che tutti stessero attendendo l’ingresso dei Lan, noti per le loro doti di distensione. Di certo nessuno si sarebbe sognato di essere meno che cortese di fronte a Zewu-jun. Purtroppo non se ne vide l’ombra per la mezz’ora successiva.
Quando fecero il loro ingresso Jin Zixuan e la moglie Jiang Yanli, Jiang Cheng fu come sempre molto lieto di rivedere la sorella e anche del fatto che le fosse stato permesso di partecipare, ma purtroppo la sua presenza non alleggeriva l’atmosfera generale.
Quando, dopo un tempo indefinito, fu chiaro che non sarebbero stati graziati dalla presenza dei fratelli Lan, la tensione giunse a un punto di rottura.
Jin Guangshan, già irritato per la defezione, non fece più nulla per mascherarlo e prese a inveire contro la mancanza di rispetto dei giovani. Nie Mingjue sbuffò sonoramente e incrociò le braccia, chiedendo un’altra giara di vino. Wen Qing, chiaramente seccata, fece di tutto per mantenere la sua compostezza e non appoggiare la tazza di tè sul tavolo di fronte a lei con troppa veemenza. In mezzo a tutto questo, Jin Zixuan sembrava non sapere che pesci pigliare.
Era incredibile come, a questo primo incarico e senza che Jiang Cheng ne avesse la minima responsabilità, stesse comunque andando tutto male. L’unica cosa che lo consolava era che, almeno questa volta, la colpa non sarebbe stata da imputare a quello scapestrato senza controllo del suo shixiong.
Aveva appena finito di formulare quel pensiero quando una piccola figura umana di carta scivolò sul tavolo di fronte a lui e si attaccò all’orlo della sua manica, indicando con insistenza una delle finestre. Con un pessimo presentimento, Jiang Cheng si voltò in quella direzione, sperando che gli altri non lo notassero.
All’esterno Wei Wuxian si stava sbracciando per attirare la sua attenzione.
Jiang Cheng gli lanciò un’occhiataccia, ma quello lo ignorò, iniziando a sillabare una richiesta a fior di labbra.
«A-Ling è con te?» interpretò Jiang Cheng.
Confuso, lanciò un’occhiata a sua sorella, dall’altra parte della sala, e scosse appena la testa.
«A-Yuan?» chiese ancora Wei Wuxian.
Jiang Cheng spostò lo sguardo su Wen Qing, che ora aveva un’espressione glaciale, e scosse di nuovo la testa.
Il suo pessimo presentimento si stava concretizzando sempre di più.
Dall’esterno Wei Wuxian gli fece segno di raggiungerlo, con espressione disperata e le mani giunte in preghiera. Alle sue spalle spuntò Lan Wangji.
Jiang Cheng dovette mordersi un labbro per non urlare, mentre si alzava e si scusava per un attimo, promettendo di rientrare subito.
Era stato un ingenuo a pensare che, almeno quella volta, dietro ogni guaio possibile, non ci fosse quel disastro umano del suo shixiong.

Power of Dreams

"Posso accettare di pentirmi di aver seguito un sogno che non sono riuscito a realizzare, ma non voglio pentirmi di aver rinunciato a inseguirlo."

Takagi "Shujin" Akito

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