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Titolo: Scintilla tra le nevi
Fandom: Mo Dao Zu Shi
Rating: safe
Personaggi: Jin Guangyao, Lan Xichen, Lan Wangji, Wei Wuxian
Pairings: XiYao ,WangXian
Word count: 3490

Note: In questa AU Yao è un figlio riconosciuto quindi porta nel suo nome la particella della sua generazione, il suo nome completo quindi è Jin Ziyao.
Il ramo dominante del clan Wen è quello a cui appartiene Wen Qing, che è anche la capoclan. Wen Ruohan e prole non sono al potere quindi non è in corso nessuna guerra.
Non essendoci nessuna guerra ed essendo vivo Jin Zixuan, la venerata triade non si è formata e Yao non è fratello giurato di Xichen e Mingjue.
Jiang Yanli sta bene e vive con marito e figlio alla Torre della Carpa.

Le dita che pizzicavano le corde producevano un suono delicato e perfettamente armonioso. La penombra della stanza, delicata e avvolgente, creava un’atmosfera intima che sembrava esistere al di fuori della realtà. Il petto contro cui stava appoggiando la schiena era caldo e confortevole, le braccia che lo cingevano sicure eppure gentili. Le mani che suonavano si erano posate sulle sue, a guidarle sulle corde dello strumento di fronte a loro. Chiuse gli occhi assaporando il momento. Avrebbe voluto che non finisse mai, che quella vicinanza tanto desiderata durasse per sempre, che quelle braccia lo stringessero e gli regalassero tutto quello che non aveva mai avuto il coraggio di chiedere. La voce che gli sussurrò all’orecchio era pacata eppure carica di una nota che, in quelle fantasie che non avrebbe mai osato rivelare a nessuno, si era azzardato a definire desiderio.
«A-Yao…»
Si voltò appena, socchiudendo gli occhi e incontrando quelli scuri dell’altro. Avevano uno sguardo intenso ed erano fissi su di lui. Sulle sue labbra aleggiava un sorriso appena accennato. Non poteva fare a meno di fissarle. Quando si rese conto che i loro volti si stavano inesorabilmente avvicinando, abbassò di nuovo le palpebre, fremente di aspettativa.

Un tintinnio acuto risuonò nella stanza e Jin Ziyao aprì gli occhi. Un sospiro di frustrazione gli sfuggì dalle labbra. Se solo la candela fosse bruciata più lentamente forse, questa volta, sarebbe riuscito a realizzare, almeno in sogno, ciò che nella realtà si era interrotto in quell’esatto punto. Purtroppo non poteva fare nulla contro lo scorrere del tempo e il chiodo precipitato nel piattino metallico aveva definitivamente messo fine a quella fantasia. Era ora di alzarsi e di iniziare quella che, lo sapeva, sarebbe stata una giornata fin troppo impegnativa. I suoi sogni romantici sarebbero dovuti tornare in un cassetto e, possibilmente, rimanerci per sempre.
Nei giorni successivi alla Torre della Carpa Dorata, era prevista l’annuale conferenza dei grandi clan e ognuno aveva inviato una delegazione di rappresentanza con i propri membri più in vista. A lui, in quanto secondo figlio del capoclan Jin, era stata affidata l’intera organizzazione dell’evento. Tutto era pronto, come da programma, già dal giorno precedente, ma di lì a poche ore sarebbero giunte le delegazioni da GusuLan e QingheNie, quindi non aveva davvero tempo per indugiare in dolci fantasie. A maggior ragione perché ben presto si sarebbe trovato di fronte, dal vivo, il loro protagonista che non vedeva da più di un mese.
Mentre si lavava la faccia con l’acqua più fredda che era riuscito a trovare, si chiese come lo avrebbe affrontato e cosa gli avrebbe detto. Gli avrebbe sorriso, certo, come faceva a tutti, si sarebbe inchinato, lo avrebbe accolto con calore e…
E poi nulla.
Sul gradino più alto della scalinata di Jinlintai, di fronte alla delegazione Lan-Nie, si era inchinato e non era riuscito a dire una parola. L’erede e futuro capoclan Lan Xichen indossava una sontuosa veste blu notte intessuta di ricami di nuvole d’argento e portava la spada Shuoyue alla cintura. Nonostante le immagini del sogno, oltre ai ricordi di ciò che era avvenuto l’ultima volta che si erano visti, fossero ancora vividi nella sua mente, s’impose almeno di rivolgergli il più cordiale dei suoi sorrisi. Non avrebbe suscitato domande comportandosi in modo strano, sarebbe stato dignitoso ed elegante.
Un passo dietro Xichen si trovava suo fratello minore, Lan Wangji, glaciale come sempre nella sua veste candida e dall’espressione impassibile. Non si degnò nemmeno di chinare il capo di fronte al saluto di Yao, non che questi si aspettasse qualcosa di diverso.
Accanto a lui, in tutta la sua imponenza, il fratello d’armi di Lan Xichen nonché capoclan di QingheNie, Nie Mingjue. Il cenno che gli rivolse chiarì a Yao giusto il fatto che lo aveva visto e prendeva atto della sua esistenza. Al suo fianco, il fratello minore Nie Huaisang, che gli sorrise timidamente da dietro un ventaglio.
Jin Ziyao sospirò, mentre faceva strada alle delegazioni. Per il momento sembrava essersela cavata dignitosamente e Xichen gli aveva rivolto solo la classica formula di saluto di cortesia, quindi non si era visto costretto a intavolare discorsi di facciata che avrebbero solo finito per mettere a disagio tutti. Tuttavia, non avrebbe potuto passare l’intero periodo della conferenza senza guardarlo in faccia o parlargli: sarebbe stato irrispettoso e l’ultima cosa che voleva era mancare di rispetto a una persona che ammirava così tanto. Doveva darsi un contegno.
Impegnandosi per essere impeccabile nel suo ruolo di ospite, guidò le delegazioni fino al salone di ricevimento dove il capoclan stava attendendo. Suo padre sedeva sullo scranno più alto e, quando vide entrare i rappresentanti di due dei clan più in vista dell’intero mondo della coltivazione, non si alzò nemmeno in piedi, accennando solo un breve inchino col capo. Jin Ziyao sapeva benissimo cosa quell’atteggiamento significasse e non approvava affatto quello sfoggio di superiorità ma, finchè il capofamiglia fosse stato Jin Guangshan, lui non avrebbe avuto voce in capitolo.
Lan Xichen non diede segno di aver notato nessuna scortesia in quell’accoglienza e si accomodò nei posti assegnati al suo clan che Yao gli stava indicando. Nie Mingjue invece non celò una smorfia mentre rispondeva con il saluto formale. Un attimo dopo anche Jin Zixuan fece il suo ingresso e si accomodò accanto al capoclan. Yao fece un cenno col capo al fratello maggiore, che gli rivolse un piccolo sorriso. Era sul punto di muovere un passo avanti per raggiungerlo, quando suo padre sollevò una mano e, degnandolo appena di uno sguardo, la sventolò pigramente in aria, mostrandogli che era congedato.
Certo, si disse Yao, lui era solo il secondo figlio, non era l’erede, quindi non vi era nessun reale motivo perchè presenziasse a un incontro con i rappresentanti dei clan. Mascherando la propria delusione dietro un sorriso di circostanza, sollevò le braccia e si profuse nell’inchino più rispettoso che conosceva, prima al capoclan, poi alla delegazione Lan e infine alla delegazione Nie. Dopodiché lasciò la sala.
Non fece nemmeno in tempo a esalare un sospiro frustrato, che vide un servitore corrergli incontro. Quando notò la sua presenza, il ragazzo si bloccò e si diede immediatamente un contegno, inchinandosi rispettosamente.
«Gongzi.» disse. «C’è una visita per voi. Si tratta della proprietaria della locanda Peonia Dorata, dice di avere un conto che deve essere saldato.»
Il nome del locale riportò immediatamente alla memoria di Yao di cosa si trattasse e per quale motivo la proprietaria si trovasse lì. Il tempismo non era dei migliori ma, se avesse risolto la cosa velocemente e senza attirare l’attenzione, sarebbe andato tutto bene e non ci sarebbero state conseguenze.
Ringraziò il servitore e si avviò velocemente verso una diversa sala di ricevimento che sapeva essere adibita agli incontri con i cittadini. Se la sarebbe cavata in pochi minuti, avrebbe pagato la donna quello che le era dovuto e l’avrebbe congedata. Nessuno avrebbe visto niente o fatto domande.
Purtroppo le sue intenzioni si infransero contro l’amara realtà quando vide che la locandiera era già in compagnia di qualcuno, nello specifico una ragazzina adolescente e un bambino, entrambi abbigliati con il giallo oro della casata e con la Scintilla tra le Nevi intessuta sulle vesti. Ricacciando indietro un’imprecazione, Yao si avvicinò ai suoi fratellini sfoggiando il più innocente dei sorrisi.
«A-Su, A-Yu, perchè siete qui? Nostra madre mi aveva assicurato che sareste stati a lezione con il precettore.»
«Yao-er-ge!» esclamò la ragazza, con una vaga espressione colpevole.
«Siamo scappati!» esclamò invece il bambino, orgoglioso. «Non ne potevamo più di quella noia! Poi sapevamo che tu e Xuan-da-ge stavate ricevendo ospiti ed eravamo curiosi di conoscerli!»
Ecco, questo era il motivo per cui i suoi fratellini Jin Su e Jin Xuanyu di solito non erano i benvenuti agli incontri formali. Oltre a essere troppo giovani a volte sapevano essere davvero ingestibili.
«Dovreste tornare a studiare.» tentò di convincerli Yao, lanciando nel contempo un’occhiata alla signora di mezza età che sembrava divertita dalla scenetta.
«Lo faremo, te lo prometto.» disse Su con un sorriso incoraggiante. «Vogliamo solo sentire la fine del racconto della signora. Ci stava dicendo che ha ospitato te e un bellissimo principe ferito durante una caccia. È una storia incredibile!»
La ragazzina aveva gli occhi che brillavano, ma Yao sbiancò davanti a quelle parole.
La locandiera s’inchinò a lui rispettosamente.
«Jin-gongzi, è un piacere vedervi in salute. Spero che anche il vostro amico si sia ripreso.» disse.
Yao fece per rispondere, ma Su non sembrava intenzionata a dargli tregua.
«Era un tuo amico? Yao-er-ge, il principe bellissimo era un tuo amico? Chi era? Eh? »
«Come si è ferito?» rincarò Xuanyu. «È stato un mostro? Un cadavere feroce? E adesso come sta?»
Yao si sforzò di ignorarli e trasse dalle pieghe della veste il borsellino dove teneva i pezzi d’argento per pagare i fornitori della Torre della Carpa Dorata.
«Sta bene, vi ringrazio.» rispose alla donna, porgendole la cifra pattuita.
La locandiera lo ringraziò e s’inchinò nuovamente.
«Vi prego di porgere i miei saluti a Zewu-jun. Sarebbe un onore avervi di nuovo ospiti alla Peonia Dorata.» disse, prima di congedarsi.
Ovviamente quel riferimento non sfuggì alle orecchie fini di Su.
«Zewu-jun?!» esclamò quindi, incredula. «Hai soggiornato in una locanda con l’erede del casato dei Lan?» Congiunse le mani e la sua espressione si fece sognante. «Ecco perché la signora diceva che si trattava di un bellissimo principe! Zewu-jun è così affascinante! Sarebbe il sogno di ogni fanciulla! »
«Ma era ferito!» sbottò Xuanyu, seccato. «Er-gege, cos’avete fatto?»
Quella domanda era stata di certo fatta con le intenzioni più innocenti, data l’età del bambino, e si riferiva alla caccia notturna da cui erano stati reduci, ma Yao non poté impedire ai propri pensieri di volare per altri lidi.
S’impose di non mostrare nulla di diverso da un sorriso di circostanza, ma non sfuggì comunque agli occhioni indagatori della sua sorellina fissi su di lui.
Su si portò una mano alle labbra, esagerando un’espressione scandalizzata.
«Er-ge, non posso crederci! Quale audacia!»
Yao si sentì sprofondare. Perché sua sorella era sempre così dannatamente intuitiva, anche su cose in cui non avrebbe dovuto mettere becco? Era ancora giovane, certi pensieri non avrebbero dovuto nemmeno sfiorarla.
Si sforzò di recuperare la compostezza.
«Zewu-jun è rimasto ferito durante la caccia notturna del mese scorso e non era sicuro per lui rientrare a Gusu prima di essersi almeno in parte ristabilito. Quindi abbiamo soggiornato un paio di giorni alla Peonia Dorata per permettergli di riposare. Tutto qui. Nessun castello in aria.»
Su gli lanciò un’occhiata che grondava scetticismo e Yao s’impose di non vacillare. Dopotutto non era tenuto a raccontare a dei bambini cosa fosse successo davvero. Quel bacio, frutto forse della febbre, forse solo dell’atmosfera, era qualcosa che sarebbe rimasto per sempre solo tra lui e Xichen.
Eppure, nonostante se lo ripetesse in continuazione, era davvero difficile accantonare quello che era successo e come lo aveva fatto sentire. Già il motivo per cui erano finiti in quella locanda aveva dell’assurdo. Lan Xichen, l’abilissimo e stimato Zewu-jun, si era ferito per impedire che lui, un inutile secondo figlio, venisse colto di sorpresa da uno dei cadaveri feroci sfuggiti alla cattura. Yao si era profuso in inchini e scuse infinite, ma Xichen non aveva voluto sentire ragioni: era stata una sua iniziativa quindi nessuno era colpevole.
Non vedendo alternative e trovandosi nel territorio di Lanling, Yao lo aveva condotto a una locanda di sua conoscenza dove sapeva avrebbe potuto riposare indisturbato e recuperare le forze prima del viaggio di ritorno verso Gusu. Si era preso cura di lui meglio che poteva ma, inaspettatamente, durante la notte Xichen si era svegliato in preda alla febbre, forse causata da un lieve avvelenamento da cadavere. Yao aveva fatto del suo meglio con le conoscenze che aveva ed era riuscito ad arginare il malessere.
Era stato quando era ormai certo che Xichen avrebbe di nuovo riposato tranquillamente che questi lo aveva afferrato per un lembo della veste e lo aveva costretto ad avvicinarsi. Ricordava perfettamente i suoi occhi lucidi e il calore del suo respiro. Si erano fissati per un momento che a Yao era parso eterno, poi Xichen aveva mormorato un «Grazie.» a fior di labbra. Yao non avrebbe saputo dire chi si fosse mosso per primo, ma un attimo dopo si stavano baciando ed era stato tutto così intenso che si era sentito girare la testa. Non c’era stato imbarazzo tra loro nei momenti successivi, tanto che Xichen era tornato a coricarsi e Yao lo aveva vegliato finchè non aveva ceduto di nuovo a un sonno ristoratore.
La mattina successiva nessuno dei due aveva menzionato l’accaduto e quando, una volta ristabilito, Lan Xichen era partito per Gusu, si erano salutati come cari amici, ma nulla di più. Yao era arrivato a chiedersi se non si fosse immaginato tutto. O addirittura che, a causa della febbre improvvisa, Xichen non ricordasse nulla. Era un dubbio che lo assillava tuttora e gli rendeva impossibile sentirsi tranquillo in presenza dell’altro.
«Va bene, come dici tu, Yao-er-ge.» disse Su interrompendo il flusso dei suoi pensieri. «Farò finta di credere che sia andata davvero così e non che vuoi semplicemente lasciare i tuoi fratellini fuori dai tuoi affari.»
Gli lanciò un sorriso luminoso.
«Sei sempre così premuroso con noi, gege.»
Pur non avendo rivelato nulla, Yao non poté fare a meno di pensare che sua sorella, in qualche modo, l’avesse avuta vinta per l’ennesima volta.

Nonostante si fosse coricato all’ora prevista dalla routine Lan e fosse anche piuttosto stanco per il viaggio, quella sera Lan Xichen non era riuscito in nessun modo a prendere sonno. Troppi pensieri gli attraversavano la mente, primo tra tutti quello di non essere riuscito a scambiare nemmeno una parola in privato con Jin Ziyao. Aveva atteso con trepidazione quell’incontro per un intero mese eppure non solo non era riuscito a dirgli nulla, ma non aveva nemmeno potuto ritagliarsi un momento al di fuori degli incontri ufficiali che gli permettesse di parlare con lui in privato. Era stato incredibilmente frustrante. Per settimane aveva sognato quelle labbra morbide sulle sue e per altrettante settimane si era tormentato con il pensiero di aver in qualche modo frainteso tutto. Perché in seguito Yao si era comportato in maniera talmente cortese da indurlo a pensare di essersi immaginato lo scambio di effusioni. Oppure era stato in imbarazzo e non aveva voluto mostrarglielo. O forse ancora Xichen aveva volato troppo con la fantasia e non era stato nemmeno uno scambio consenziente. Dopotutto Yao quel giorno era stato così distante.
Rinunciando a qualsiasi tentativo di riposo, Lan Xichen lasciò il letto e decise di prepararsi una tazza di tè nella speranza di placare il suo cuore in tumulto. Erano anni che si sforzava di dare una forma concreta a quel sentimento che lo accompagnava da quando avevano studiato insieme ai Meandri delle Nuvole e solamente in quell’ultimo incontro ci era riuscito veramente. Era stato convinto fin dall’inizio di essere ricambiato, ma il seme del dubbio iniziava a germogliare dentro di lui.
Sorseggiando il tè piacevolmente caldo, uscì sulla terrazza della stanza, che si affacciava su uno dei campi di peonie di Jinlintai. La notte era fresca, il cielo terso e una falce di luna illuminava debolmente i petali candidi di Scintilla tra le Nevi. La vista dei fiori gli riportò alla mente l’emblema della casata che li stava ospitando e, per associazione, la veste che indossava sempre “lui”. Un sospiro gli sfuggì dalle labbra.
«Malinconia nelle notti di luna?»
L’improvvisa voce nota gli fece abbassare lo sguardo e riconobbe l’imponente figura del capoclan Nie. Istintivamente sorrise.
«È una notte troppo bella per essere malinconici, Da-ge.» rispose. «Nemmeno tu riesci a dormire?»
Nie Mingjue spiccò un balzo e atterrò con precisione al suo fianco, senza un tonfo o un rumore di troppo.
«Ho bevuto più del necessario al banchetto e ho pensato di fare due passi per smaltire. L’alcool è una cosa meravigliosa, ma a volte i suoi postumi mi fanno desiderare di seguire le vostre regole.»
Xichen ridacchiò sommessamente. Mingjue diceva sempre così e poi all’occasione successiva si sarebbe ubriacato ancora di più.
«L’ospitalità della Torre della Carpa Dorata è notevole come sempre.» commentò.
«Già.» fece Nie Mingjue. «Anche troppo. Se il banchetto solo per noi era così, non oso immaginare come sarà l’intera conferenza e il banchetto finale alla presenza di tutti i clan. A Jin Guangshan piace proprio ostentare la sua ricchezza.»
L’aveva detto con il suo solito sarcasmo, ma Xichen decise di non proseguire su quella linea.
«E l’organizzazione era impeccabile.» disse invece. «Questa volta A-Yao ha superato sé stesso.»
Si sentì improvvisamente addosso lo sguardo di Mingjue e finse di essere impegnato a sorseggiare la sua tazza di tè per concedersi ancora qualche secondo prima di ricambiarlo.
«A-Yao.» disse l’amico di una vita.
Non era una domanda, ma dietro quelle poche sillabe giacevano mille sottintesi a cui Xichen scelse di non rispondere.
«Xichen. Ancora?» continuò imperterrito Nie Mingjue. «Ne avevamo già parlato, è una pessima idea. Tu sei l’erede del clan, lui è poco più di un burocrate, un secondo figlio di ben scarsa utilità. Sarebbe uno scandalo di proporzioni enormi.»
Questo Lan Xichen lo sapeva bene e il pensiero tormentava da anni: se solo non fosse stato l’erede del clan, se solo Yao non fosse stato a sua volta parte di una casata maggiore, se fossero stati entrambi persone comuni, forse avrebbero avuto la possibilità di una vita felice insieme. Quante volte aveva accarezzato l’idea di abbandonare tutto e chiedergli di scappare? Quante volte si era detto che sarebbe stata una follia?
«Mi stai ascoltando?»
Il tono di Nie Mingjue si era fatto seccato.
«Sì, Da-ge, ahimè ti sto ascoltando.»
Avevano fatto quel discorso così tante volte che Xichen non aveva più nemmeno la voglia di rispondere al suo fratello giurato.
«Se così fosse, avresti lasciato perdere quel Jin Ziyao anni fa. Ti porterà solo guai, non so più come ripeterlo. Dovresti mettere la testa a posto una volta per tutte e trovarti una Lan-furen. Oppure scegliere la via della spada, che è un'alternativa più che onorevole per un capoclan. Quella del mezza-manica non è una vita adatta a te.»
Una priva di sentimenti invece a quanto pare sì, avrebbe voluto rispondere Xichen, frustrato. Tuttavia si limitò a sorridere.
Posò la tazza di tè e mosse un passo per rientrare nella stanza.
«Grazie per i tuoi saggi consigli, Da-ge.» disse.
Nelle sue intenzioni quella battuta avrebbe dovuto mettere fine alla conversazione, ma Nie Mingjue non era dello stesso parere.
«Non ti lascerò mettermi alla porta così facilmente!» esclamò. «Lan Xichen, cosa ti passa per la testa, sei forse impazzito? Hai davvero intenzione di rovinarti la vita per qualcuno che come minimo vuole solo la tua posizione sociale e i tuoi soldi?»
«Da-ge, stai parlando di A-Yao come se fosse una fanciulla che cerca di incastrare un buon partito.» tentò di scherzare Xichen per mascherare l’amarezza che quel discorso gli suscitava.
«Perchè, non è così? E tu ci stai cascando come l’ultimo degli stolti.»
Le regole del clan Lan imponevano di non alzare la voce e non assumere atteggiamenti aggressivi e Xichen si era sempre sforzato di seguirle, anche se in momenti come quello gli risultava particolarmente arduo.
«Io…» sospirò. «Io vorrei solo che le cose tornassero come prima, quando studiavamo insieme ai Meandri delle Nuvole. È successo qualcosa, non so esattamente cosa, che l’ha allontanato. Vorrei riallacciare i rapporti e speravo che l’ultima volta fosse stata sufficiente…»
Riusciva a percepire tuttora quella tensione tra loro, sapeva che anche lui la sentiva, eppure nessuno dei due riusciva a fare un passo avanti per darle una forma concreta.
Un colpo improvviso sul tavolino lo fece sobbalzare e fece rovesciare la tazza di tè che vi aveva appena appoggiato.
«Tutto questo è totalmente folle!» ringhiò Nie Mingjue. «Quel tipo è solo un arrivista, non è una brava persona, non capisco come tu possa esserti fissato a tal modo!»
Lan Xichen invece non capiva come fossero arrivati a quel punto della conversazione e desiderava solo che finisse.
«Forse hai ragione, Da-ge.» concesse. «Forse sono davvero uscito di senno.»
Nie Mingjue lo scrutò da capo a piedi e scosse la testa.
«O forse avresti bisogno anche tu di un buon bicchiere di vino e una sana dormita.» brontolò. «Evidentemente indugiare su certi pensieri non ti fa bene.»
Si avvicinò alla balaustra della balconata e si voltò indietro un’ultima volta.
«Vai a letto, sono sicuro che a mente fresca vedrai le cose sotto un’altra prospettiva.»
Non assomigliava per nulla al consiglio di un amico e Xichen si sentì improvvisamente molto stanco. Rimase a guardare Nie Mingjue balzare dal balcone e sparire senza aggiungere altro. Di certo quella notte non avrebbe chiuso occhio.

Power of Dreams

"Posso accettare di pentirmi di aver seguito un sogno che non sono riuscito a realizzare, ma non voglio pentirmi di aver rinunciato a inseguirlo."

Takagi "Shujin" Akito

June 2025

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