It ends with us (cap. 3)
Nov. 26th, 2024 09:19 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: It ends with us
Fandom: Mo Dao Zu Shi
Rating: safe
Personaggi: Lan SiZhui, Jin Ling, Wei WuXian, Lan WangJi, Jiang Cheng
Pairings: ZhuiLing, WangXian
Word count: 5418
Note: seguito diretto di "Dreams are all but gone"Quella mattina Jin Ling si alzò di buon’ora. Durante la notte aveva dormito poco e male e aveva passato la maggior parte del tempo a rimuginare su cosa potesse essere andato storto il giorno prima. Se SiZhui aveva reagito in quel modo, significava che qualcosa lo aveva offeso o, perlomeno, fatto rimanere male. Ripensando alla conversazione, aveva concluso che si era trattato dei suoi commenti indelicati sulla guerra. Ne aveva parlato come ne aveva sempre sentito da suo zio e non si era reso conto che quell’atteggiamento poteva essere poco rispettoso nei confronti di chi aveva perso i genitori proprio in quello scontro. Inoltre, senza riflettere, aveva anche insultato Wei WuXian e i rifugiati Wen che aveva tentato di proteggere e che erano comunque tutti morti durante l’assedio ai Colli dei Sepolcri. SiZhui era sempre stato molto paziente quando lui si era lamentato del disagio e della rabbia che gli provocava la figura del Patriarca di Yiling, a cui imputava la morte dei propri genitori. Quindi era stato pessimo da parte sua parlare di nuovo male della sua seconda figura paterna, soprattutto alla luce di quello che gli aveva raccontato sul loro passato comune. Non si stupiva che SiZhui avesse perso la pazienza, ma non sopportava l’idea di essere trattato freddamente da lui. Gli avrebbe chiesto scusa non appena si fossero visti per colazione.
Non riuscendo a stare fermo a causa dell’ansia, si recò al campo di allenamento di tiro con l’arco, certo di trovarlo deserto a quell’ora. Si mise la propria arma a tracolla, allacciò la faretra alla vita e marciò a grandi passi verso la postazione dei primi bersagli: qualche tiro in solitudine gli avrebbe permesso di recuperare la calma e la concentrazione.
Non si sarebbe mai aspettato di sentire il suono di una corda che scattava e di una freccia che si conficcava nel bersaglio. Alzando gli occhi, vide nientemeno che Lan SiZhui che abbassava l’arco e si voltava verso di lui. Tre frecce spuntavano a diverse distanze dal centro.
«A-Ling.» disse il giovane, chiaramente stupito di vederlo. «Scusami se sono venuto qui senza permesso.»
Jin Ling scosse la testa.
«Non ne hai bisogno, puoi andare dove vuoi.» rispose, poi abbassò lo sguardo e strinse le dita attorno all’arco, nervosamente.
Doveva scusarsi, non poteva restare lì immobile come uno stupido fingendo che non fosse successo nulla.
Era il capoclan, nessuno si sarebbe aspettato che porgesse le sue scuse a qualcuno in casa sua, e non era nemmeno abituato a farlo. Per tutta la vita si era comportato in modo altezzoso, come se tutto gli fosse dovuto, anche e soprattutto quando gli altri giovani del clan lo maltrattavano: era sempre stata la sua migliore arma di difesa. Ma non con SiZhui. Con lui ogni volta aveva il timore di essere eccessivo, di comportarsi in modo inaccettabile, per questo aveva sempre una scusa sulle labbra. Questa volta non doveva fare eccezione.
«Senti.» iniziò. «Ieri…»
«Ti va di esercitarti con me?» lo interruppe invece l’altro, con un sorriso tranquillo.
Jin Ling per un momento non capì.
«Eh?»
«Con l’arco.» disse SiZhui. «Come vedi non sono granchè e, visto che tu te la cavi molto meglio, speravo che potessi darmi qualche consiglio.»
Indicò le tre frecce ben distanti dal centro del bersaglio e si strinse nelle spalle senza smettere di sorridere.
Jin Ling non credeva alle proprie orecchie. SiZhui avrebbe avuto la possibilità di chiedere lezioni a qualcuno di molto più competente di lui: Wei WuXian in gioventù era stato un eccellente tiratore e si vociferava che Wen Ning fosse anche meglio. Eppure chiedeva consigli a lui, che sì, si considerava abbastanza bravo, ma non certo a un livello superiore.
«Io non…» iniziò a schermirsi, ma un attimo dopo si riprese, dicendosi che non era nella posizione di rifiutare. «Certo, volentieri.»
Si avvicinò, ma non osò toccarlo. Lanciò un’occhiata alle frecce già scoccate e tornò a rivolgersi a SiZhui.
«Ti va di farmi vedere come tiri?»
L’altro annuì. Si mise in posizione, tese la corda e scoccò. La freccia si conficcò a diversi centimetri dal centro e SiZhui sospirò.
«Per essere il capo discepolo di GusuLan sono davvero scarso.»
Jin Ling fu sul punto di urlargli in faccia che non esisteva disciplina al mondo in cui potesse considerarsi scarso. Si trattenne a stento.
«Ma no, è solo una questione di postura.» disse invece. «Guarda.»
Si affiancò a lui, afferrò l’arco dorato e incoccò una freccia. Questa volò dritta verso il bersaglio e colpì il centro alla perfezione. Poi prese una seconda freccia, la posizionò e respirò a fondo per concentrarsi. Riaprì gli occhi e scoccò. La freccia trapassò quella già conficcata nel bersaglio, spezzandola in due.
Non era un gioco che gli riusciva sempre e aveva dovuto impegnarsi tantissimo anche per quelle poche volte, ma gli dava un’enorme soddisfazione.
Quando tornò a voltarsi verso SiZhui, vide che l’altro lo fissava con gli occhi spalancati e un’espressione incantata.
«Incredibile.» lo sentì mormorare.
«Ma no! Non è niente che i tuoi padri non saprebbero fare bendati, non esageriamo.» disse, ora sentendosi in imbarazzo per quello sfoggio di abilità non richiesto.
SiZhui non badò all’obiezione e si aggrappò alla sua manica.
«Insegnami!» esclamò con occhi scintillanti.
E Jin Ling, che non gli avrebbe mai negato nulla, non poté far altro che accettare.
«Innanzi tutto, lascia perdere questo.» disse, togliendogli di mano l’arco da allenamento e passandogli la sua arma, molto più raffinata e di migliore fattura.
Si mise alle sue spalle, posizionandogli le braccia e invitandolo a spostare un poco i piedi.
«C’è anche un piccolo trucco.» disse, quasi sussurrando al suo orecchio. «Puoi indirizzare una freccia con lo stesso metodo che usi per una spada. Non ci sarà mai la stessa connessione, ma è d’aiuto.»
SiZhui annuì appena. Socchiuse gli occhi per un attimo, poi li riaprì e scoccò.
La freccia colpì il centro del bersaglio.
«Visto?» fece Jin Ling, soddisfatto.
SiZhui si voltò verso di lui, entusiasta.
«Grazie!» esclamò, posandogli un bacio leggero sulla guancia, che lo fece arrossire. Si ritrasse un poco e il suo sorriso si addolcì. «E scusami. Ieri sono stato davvero pessimo.»
Jin Ling rimase senza parole.
«Cosa? No!» esclamò poi. «È chiaro che è stata colpa mia. Ho parlato senza il minimo tatto, a sproposito di tuo padre e di una faccenda che… beh, non dovrebbe stare a me giudicare.»
Di nuovo vide sul volto di SiZhui quell’espressione combattuta e non poté più tacere.
«Se c’è qualcosa che vuoi dirmi, puoi farlo quando vuoi!» esclamò. «Anche se hai voglia di insultarmi perché ho detto delle stupidaggini offensive. Se me lo merito, fai bene a farlo!»
Non si aspettava che, in tutta risposta, SiZhui scoppiasse a ridere.
«No, no!» rispose. «Non ho nessuna intenzione di insultarti o arrabbiarmi con te. Purtroppo, del mio passato ricordo talmente poco che non avrebbe senso prendersela con qualcun altro che parla di quel periodo. Però, grazie per averci pensato, è stato gentile da parte tua.» Prese un piccolo respiro e tornò serio. «È vero, ultimamente c’è qualcosa a cui sto pensando. Non intendo tenertelo nascosto, ti prometto che, non appena ne sarò venuto a capo, te lo dirò. Non voglio che ci siano segreti tra di noi.»
Davanti alla sua espressione inquieta, Jin Ling gli afferrò d’impulso le mani.
«Se posso fare qualcosa, io…!»
«Non ti devi preoccupare. È una cosa che riguarda solo me, non c’è nessuno che possa risolverla al mio posto, ma non è nulla di cui ora debba darti pensiero. Niente di pericoloso, te lo prometto. Ho solo bisogno di un po’ di tempo per ragionarci su.»
Jin Ling non era per niente convinto e aveva l’impressione che stesse cercando di tenerselo buono, ma se SiZhui non se la sentiva di parlare ora, non lo avrebbe forzato. Non si sarebbe comportato di nuovo in modo inopportuno con lui.
«Va bene.» capitolò. «Però sappi che puoi dirmi qualunque cosa in qualsiasi momento.»
SiZhui sorrise, apparentemente rasserenato.
«Grazie. Adesso che ne dici di allenarci ancora un po’ prima di andare a fare colazione? Voglio seguire i tuoi ottimi consigli, maestro.»
Jin Ling si coprì la faccia con le mani per non mostrare quanto era arrossito.
Dopo pranzo, Lan SiZhui aveva chiesto di ritirarsi per meditare un po’ in solitudine e Jin Ling gli aveva offerto una splendida sala in penombra in un padiglione isolato dagli altri. Era uno spazio dedicato al silenzio e alla musica, dove anni prima avvenivano le riunioni tra i fratelli giurati volte a placare lo spirito di uno di questi. SiZhui conosceva fin troppo bene la storia di Chifeng-zun, Zewu-jun e Lianfang-zun e anche il suo tragico epilogo, ma non poteva fare a meno di ammirare la bellezza degli strumenti esposti nella sala. Il guqin di Lianfang-zun era un’opera d’arte, anche paragonato agli strumenti Lan.
La sua meditazione era stata meno tranquilla di quanto avesse immaginato, mentre pensieri ansiosi si rincorrevano nella sua mente. La sera prima era stato sul punto di rivelare a Jin Ling la sua storia, ma poi le sue parole astiose lo avevano turbato e ferito in un modo che non si sarebbe aspettato. Non si era mai davvero interrogato su cosa significasse per lui sentire l’odio che le persone provavano verso il suo clan. Era stato doloroso, a maggior ragione perché quelle parole erano venute da qualcuno verso cui provava un immenso affetto. Lo avevano fatto sentire in difetto, in colpa, ma anche arrabbiato. Era per quel motivo che si era congedato in tutta fretta, lasciando indietro un Jin Ling sicuramente confuso. Rimasto solo, aveva ripensato al secondo assedio: ai cadaveri insanguinati che erano emersi dalla pozza nella grotta, alla nonnina che aveva teso una mano adunca verso di lui, terrorizzando gli altri, all’inchino di commiato che avevano rivolto a Wei WuXian, alle lacrime di suo padre, a suo zio Ning in ginocchio tra le ceneri. La sua famiglia. Si era sentito stringere il cuore dalla commozione e dal dolore. Era tutto così ingiusto.
Però Jin Ling non aveva colpa. Era stato cresciuto dal capoclan Jiang e da Lianfang-zun, nessuno dei quali aveva particolare interesse a metterlo al corrente della realtà dei fatti. Anzi, il primo in particolare non aveva mai lesinato di dimostrare il suo odio verso chi aveva distrutto la sua casa e la sua vita, che fosse un clan rivale o il suo shixiong. Jin Ling aveva solo potuto odiare i Wen prima e Wei WuXian poi, nessuno gli aveva mai dato la possibilità di pensarla diversamente. Ora le cose stavano cambiando: i sentimenti nei confronti del suo nuovo shishu erano mutati più repentinamente del previsto e SiZhui avrebbe tanto voluto che succedesse lo stesso anche per quella parte del clan Wen che era stata la sua famiglia. Sentiva il bisogno di parlargliene, ma il terrore di un rifiuto ancora lo bloccava. Non voleva perderlo ma, allo stesso tempo, non poteva più negare quella parte della sua identità che ora gli sembrava così importante.
Era Lan SiZhui, ma era anche Wen Yuan, anche se la sua eredità ora non era altro che bottino di guerra spartito tra i vincitori.
Per impedire che la negatività si impossessasse di lui per il resto della giornata, abbandonò quindi la meditazione e tornò a esaminare gli strumenti. Erano tutti di ottima fattura e non poté fare a meno di soffermarsi di nuovo sul guqin di Jin GuangYao. Nonostante fosse stato usato per fare del male, era davvero decorato in maniera meravigliosa. Chissà se era accordato? Gli sarebbe piaciuto provarlo, ma non osava chiedere a Jin Ling: sarebbe stato indelicato da parte sua.
In quel momento, un leggero bussare alla porta attirò la sua attenzione.
«Perdona il disturbo.» mormorò Jin Ling affacciandosi appena oltre il pannello scorrevole.
«A-Ling. Non mi disturbi affatto, ho finito con la meditazione.» Allungò una mano verso di lui per invitarlo a raggiungerlo. «Stavo ammirando questi strumenti incredibili.»
Jin Ling lo raggiunse in due falcate, illuminandosi alla vista del suo sorriso.
«Sono belli, vero? Vorresti provarne qualcuno?»
La naturalezza con cui il nuovo capoclan gli offriva qualunque cosa nella sua casa era spiazzante. SiZhui si chiedeva se si rendesse conto delle implicazioni, se lo facesse solo con lui, o… Che sciocchezze, certo che lo faceva solo con lui. Non riusciva a immaginare nessun altro vagare per la Torre della Carpa Dorata senza che Jin Ling battesse ciglio.
«Non mi permetterei mai di…»
«Vuoi provare il guqin di mio zio? È un ottimo strumento, è un peccato che non lo suoni mai nessuno.»
Quell’offerta spiazzò SiZhui ancora di più. A giudicare anche dalla reazione del giorno precedente, sembrava che Jin Ling stesse cercando di esorcizzare le sue ansie e il suo disagio legati a tutto quello che era successo in quel luogo. In fondo non poteva dargli torto.
«Se posso permettermi, sarebbe un onore.» rispose quindi.
Jin Ling recuperò lo strumento dal suo espositore e lo posò con attenzione sul tavolino al centro della stanza, sedendosi poi di fronte a lui.
SiZhui indugiò per un istante, poi posò le dita sulle corde. Alcune si erano allentate e le sistemò con gesti delicati e precisi. Poi iniziò a suonare.
La melodia si diffuse nella stanza, leggera e soave, sciogliendo le sue ansie. Dedicarsi alla musica gli era sempre stato d’aiuto per placare la mente e dissipare almeno in parte le sue preoccupazioni, e sembrava che anche Jin Ling fosse più tranquillo. Vedendo il leggero sorriso che aleggiava sulle sue labbra, s’interruppe e allungò una mano verso di lui.
«Facciamo un duetto?» chiese.
Jin Ling spalancò gli occhi, colto alla sprovvista.
«Cosa?! Non sono all’altezza, non starei al passo!» esclamò.
Forse era vero, però SiZhui in quel momento desiderava disperatamente condividere qualcosa con lui.
«Allora vieni qui, suoniamo insieme.»
Si spostò dal tavolino e fece spazio a Jin Ling tra sé stesso e il guqin, esattamente come aveva fatto dopo la lezione di musica nei Meandri delle Nuvole giorni prima. In quel momento la loro vicinanza era stata estremamente piacevole e anche ora sentirlo contro di sé lo faceva sentire bene.
«N-non credo di poter suonare, così…» obiettò Jin Ling, debolmente, e solo allora SiZhui si rese conto di aver avvolto le braccia attorno alla sua vita e affondato il volto nei suoi capelli.
«Solo un momento.» mormorò, respirando l’aroma che profumi pregiati lasciavano sui suoi vestiti e sulla sua pelle. Chissà come sarebbe stato poterne scoprire il vero odore? Improvvisamente desiderava saperlo.
«Tutto il tempo che vuoi.» rispose Jin Ling, abbandonandosi tra le sue braccia e appoggiando la testa all’indietro sulla sua spalla.
SiZhui ancora non si capacitava di poterlo stringere così, come se fosse la cosa più preziosa del mondo, e che l’altro glielo lasciasse fare. Aveva davvero il diritto di distruggere tutto questo? Davvero voleva sconvolgerlo con il suo segreto, rischiando di perdere tutta la sua fiducia? Ne era sempre meno convinto.
«A-Ling.» mormorò accanto al suo orecchio. «Hai mai pensato di imparare la coltivazione musicale?»
Evidentemente non era quello che Jin Ling si aspettava, perché si sollevò e lo fissò con espressione perplessa.
«Non… credo?» replicò.
«Stai facendo così tanto per me, ospitandomi, permettendomi di studiare e addirittura dandomi lezioni di tiro con l’arco. Mi hai anche concesso di usare questa stanza e questo strumento splendido. Vorrei sdebitarmi in qualche modo.»
E, soprattutto, farlo come lo avrebbe fatto un Lan, con quello che poteva dare in quanto Lan.
«Non sono sicuro che sia una buona idea…» obiettò Jin Ling, sviando lo sguardo.
«Perchè? Posso insegnarti il Suono della Chiarezza o Inchiesta, non si tratta di melodie segrete.»
«È che… beh, l’ultima volta che un Lan ha insegnato la coltivazione musicale a un Jin non è finita bene.»
SiZhui sospirò, perfettamente conscio di ciò a cui si riferiva, e strinse un poco le braccia attorno alla sua vita.
«Ma tu non sei Jin GuangYao e io non sono Zewu-jun. So che non userai queste conoscenze per fare del male agli altri e che non ti verrebbe mai in mente di rubare uno spartito proibito dalla biblioteca dei Meandri delle Nuvole.» disse.
«Certo che no, però…»
«Se non te la senti, non serve cercare giustificazioni. Basta che tu me lo dica.»
Dopotutto, non voleva certo obbligare Jin Ling a fare qualcosa che non voleva o non gli interessava solo perché lui si sentiva in debito.
«No, anzi!» esclamò invece l’altro. «Mi piacerebbe! In realtà c’è una cosa che… Ma no, è una sciocchezza, lascia perdere.»
SiZhui scosse la testa.
«Un tuo desiderio non sarà mai una sciocchezza.» disse.
«È che… se il mio jiujiu fosse qui, direbbe che mi comporto come un bambino e che ora che sono nella posizione di capoclan non posso più indugiare in queste idee infantili.»
«Però il tuo jiujiu ora non è qui.»
Jin Ling si passò una mano sulla faccia, nel tentativo di allontanare tutta quell’esitazione.
Il sole stava gradualmente calando e le ombre della stanza si stavano facendo più aranciate. Le guance del suo amato avevano preso un’adorabile sfumatura di rosa e SiZhui dovette trattenersi dal ricoprirle di baci.
A volte davvero non si capacitava di come Jiang WanYin lo avesse cresciuto facendogli credere che ogni manifestazione di sensibilità fosse un segno di debolezza da condannare. Nonostante Jin Ling lo stimasse molto, in casi come questo SiZhui non poteva che provare rabbia verso di lui.
«Mi piacerebbe imparare a suonare Inchiesta per provare a parlare con i miei genitori.» disse Jin Ling, con un tono di voce talmente basso che SiZhui riuscì a malapena a udirlo. «No, scusa, te l’avevo detto che era una sciocchezza!» ritrattò poi, immediatamente. «Probabilmente non è neppure possibile, è passato troppo tempo.»
«A-Ling.»
SiZhui lasciò scivolare una mano dalla sua vita fino a intrecciare le loro dita.
«Non è una sciocchezza. Se fosse possibile, vorrei poterlo fare anch’io.»
Solo gli dei sapevano quanto avrebbe voluto parlare con i suoi genitori, di cui non ricordava nulla, con la nonnina Wen o con Wen Qing. Era fortunato ad avere suo zio Ning con cui condividere i ricordi.
«Possiamo provare. Ti insegnerò Inchiesta e il linguaggio del guqin. Magari ci vorrà un po’ di tempo, ma questo di certo non ci manca.»
Quando vide gli occhioni dorati di Jin Ling illuminarsi di gioia e la sua espressione aprirsi in un sorriso luminoso, si sentì scaldare il cuore. Avrebbe sempre voluto vederlo così.
«Allora iniziamo subito! Quali sono le prime note?»
SiZhui sorrise e posizionò le sue dita sulle corde.
Nei giorni successivi stabilirono una sorta di routine. La mattina SiZhui studiava e Jin Ling si occupava delle incombenze del clan; nel pomeriggio alternavano lezioni di guqin, allenamenti di tiro con l’arco e, occasionalmente, lunghe passeggiate nei giardini di Scintilla tra le Nevi, che circondavano i padiglioni principali della Torre della Carpa Dorata. Ma c’era ancora un posto che Jin Ling non aveva mostrato al compagno e teneva in serbo come regalo speciale. Quando SiZhui gli annunciò che per lui era giunto il momento di fare ritorno ai Meandri delle Nuvole e che pensava di partire l’indomani, seppe che era arrivato il momento.
«Allora oggi niente lezioni!» esclamò. «Ti porto in un posto segreto!»
Gioì nel vedere l’espressione stupita di SiZhui e come si lasciasse prendere per mano e condurre lontano dai padiglioni più frequentati.
«Ho dato ordine di non disturbarci per nessun motivo.» disse Jin Ling. «Questa mattina ho sbrigato più lavoro possibile per essere sicuro che non ci fossero incombenze dell’ultimo minuto a metterci i bastoni tra le ruote.»
«Sei diventato un capoclan diligente.» disse SiZhui con una punta di ironia.
«Non prendermi in giro. Lo faccio solo perchè voglio passare del tempo da solo con te, senza scocciature.»
Quella risposta scatenò una risata e Jin Ling gonfiò le guance, indispettito. Possibile che SiZhui non si rendesse minimamente conto dell’effetto che gli faceva? Dei pensieri che scatenava in lui con un solo sguardo? Per lui sembrava sempre tutto così naturale, invece Jin Ling faticava come non mai a bilanciare ammirazione e desiderio. Vederlo lì, a un passo di distanza, avvolto nelle sue vesti candide e con il nastro frontale che ondeggiava dolcemente nella brezza, lo faceva sentire indegno anche solo di incrociare il suo sguardo. Ma se lo faceva e si concedeva di vedere quella scintilla di malizia che spesso brillava nelle sue iridi cerulee, allora sentiva le guance andare a fuoco e le dita contrarsi dal desiderio di toccare. E quel giorno, forse, sarebbe finalmente giunto il momento.
Risolvendosi a passare all’azione, strinse la presa sulla mano di SiZhui e lo condusse verso la parte più bassa di una collinetta. Lì si trovava un piccolo lago artificiale. Lanling non distava molto dal mare ma, a differenza di Yunmeng, non era una regione ricca di acque. Suo zio Jin GuangYao gli aveva raccontato che quel lago era stato fatto scavare da suo padre per sua madre, in modo che lei non avesse nostalgia delle immense distese di loto che circondavano la sua casa a Yunmeng. Vi aveva fatto anche piantare numerosi esemplari dei fiori che rappresentavano il clan Jiang. Era stato un processo lungo e complicato e nessuno dei suoi genitori ne aveva visto il compimento, ma il lago era comunque stato portato a termine e preservato in loro memoria. Jin Ling vi si era recato spesso quando, da bambino, si era sentito solo o era stato maltrattato dagli altri giovani Jin. Ora desiderava che il suo amore conoscesse quella piccola parte segreta di lui.
«È splendido!» esclamò SiZhui, lasciando spaziare lo sguardo sulle acque cristalline. «Ed è così romantico che sia stato un pegno d’amore.»
Rinfrancato da quella reazione favorevole, Jin Ling lo condusse fino a un piccolo molo dove era ormeggiata una barca.
«Possiamo fare un giro, se ti va.» disse, sperando con tutto sé stesso che l’altro accettasse.
Non notò minimamente il leggero irrigidirsi delle spalle di SiZhui e l’incertezza nella sua voce mentre rispondeva: «Va… bene…?»
Il suo sorriso vacillò solo per un momento mentre lo aiutava a salire a bordo e Jin Ling lo interpretò come semplice prudenza.
Si mise ai remi e guidò la barca verso il centro del lago. Le foglie di loto, di un verde brillante e ancora umide di rugiada, sfioravano le paratie e si piegavano al loro passaggio. Le corolle rosate, alcune in piena fioritura, alcune ancora in boccio, diffondevano nell’aria il loro dolce profumo.
SiZhui si sporse oltre il bordo per toccarne una, accarezzando con la punta delle dita i petali vellutati.
«Sono davvero belli.» disse. «Anche qui si possono cogliere i semi di loto?»
«Non è ancora stagione.» rispose Jin Ling. «Ma quando saranno maturi, potremo tornare e mangiarne quanti ne vogliamo! Qui non viene mai nessuno, quindi possiamo fare come ci pare.»
Già, lì non c’era nessuno: nessun impegno per il capoclan, nessun libro su cui studiare, nessun membro del personale sempre così sollecito da non dargli pace. C’erano solo loro due e lui faticava a staccare gli occhi da SiZhui. Avvolto dalla luce brillante del sole che si rifletteva sull’acqua, con i lunghi capelli corvini che ondeggiavano al movimento della barca in netto contrasto con la sua veste bianca, sembrava un dipinto vivente. Jin Ling era certo di non aver mai visto nulla di più bello ed etereo in vita sua.
Senza pensarci, allungò una mano fuoribordo e colse un fiore di loto appena sbocciato. Si spostò lentamente in avanti e lo sistemò tra i capelli di SiZhui.
La barca ondeggiò pericolosamente e il giovane Lan afferrò il bordo. Le sue guance erano della stessa sfumatura rosata dei fiori di loto. Jin Ling non sarebbe riuscito a trattenersi nemmeno se avesse voluto. Gli sfiorò il volto con la punta delle dita e si avvicinò ancora di più, fino a far incontrare le loro labbra.
«A-Yuan…» mormorò, perso nelle sensazioni.
Baciare SiZhui gli dava sempre alla testa.
«A-Ling…» lo sentì rispondere.
Quando teneva la voce così bassa era… era…
«A-Ling.»
Nervoso?
«A-Ling!»
Una mano lo respinse all’improvviso e SiZhui si chinò bruscamente oltre il bordo della barca. Jin Ling fece per alzarsi in piedi e il movimento brusco, unito all’oscillare imprevisto dell’imbarcazione, finì per fargli perdere l’equilibrio. Un attimo dopo precipitò in acqua.
Riemerse a una bracciata di distanza, sputando e imprecando.
«Ma cosa diavolo…!» iniziò, per poi interrompersi improvvisamente nel notare che SiZhui era pallido e tremava.
In un attimo gli fu accanto e si arrampicò di nuovo sulla barca, completamente fradicio. Quel movimento non fece che peggiorare l’espressione del suo compagno.
«Cos’è successo, A-Yuan? Pensavo che ci stessimo divertendo, che andasse tutto bene.» si preoccupò.
SiZhui si portò una mano a coprire la bocca e chiuse gli occhi per un attimo.
«La barca…» mormorò a fatica. «Scusami, A-Ling, potremmo tornare a riva?»
Jin Ling si diede mille volte dello stupido per non averlo notato prima.
«Soffri la barca? Perchè non me l’hai detto subito?» chiese, mentre armeggiava con i remi per rientrare il più velocemente possibile.
SiZhui scosse la testa.
«Eri così felice…»
Un colpo di tosse gli spezzò la voce.
«Oh, ma che sciocchezze! Pensi che io sia felice se stai male?»
«Mi dispiace…»
Jin Ling sospirò.
«Non scusarti. È anche colpa mia per non aver capito subito che qualcosa non andava.»
Raggiunsero la riva in men che non si dica e, dopo essere tornati finalmente con i piedi per terra, lo guidò fino a un salice che si affacciava proprio sulla sponda, invitandolo a sedersi appoggiato al tronco.
SiZhui prendeva respiri profondi, tenendo gli occhi chiusi, e Jin Ling si sentì ancora peggio.
«Sdraiati, se ti è d’aiuto.» disse. «Per una volta puoi anche accantonare il contegno dei Lan, prometto che non lo dirò a nessuno. Faccio una corsa a prenderti qualcosa che ti faccia sentire meglio.»
SiZhui si distese sull'erba ma un attimo prima che potesse allontanarsi, gli afferrò una manica.
«Grazie…» mormorò con un filo di voce.
Jin Ling sentì il senso di colpa pungerlo ancora più in profondità.
«Di cosa mi stai ringraziando?!» sbottò, poi si chinò a posargli un bacio sulla fronte, proprio sopra il nastro. «Riposati. Torno subito!» E corse via.
SiZhui si sentiva un completo idiota.
Quella avrebbe dovuto essere una gita romantica, invece aveva rovinato tutto. Aveva intuito le intenzioni di Jin Ling quando aveva visto il lago, ma aveva sperato fino all’ultimo che non fossero coinvolte imbarcazioni. Una volta capito che invece sarebbe andata esattamente così e vedendo la luce di gioia negli occhi del suo amato, si era detto che, per una volta, avrebbe fatto di tutto per trattenersi e fare in modo che andasse tutto bene. Non era stato in grado di fare nemmeno quello. Anni di addestramento come capo discepolo di GusuLan e non riusciva nemmeno a tenere a bada il suo stomaco. Hanguang-jun sarebbe rimasto deluso.
Fortunatamente, la brezza fresca, l’ombra e la terraferma sotto i piedi gli stavano facendo bene e la nausea aveva iniziato a regredire. Ancora poco e sarebbe stato di nuovo in sé.
Mentre ragionava su questo, Jin Ling lo raggiunse di corsa. Indossava una veste diversa da quella che aveva portato poco prima e teneva in mano una bustina e una piccola giara.
«Scusami!» esclamò. «Il guaritore ha insistito perchè mi cambiassi prima di tornare. Gli ho detto che avevo fretta, ma non ha voluto sentire ragioni. Ti ho portato dell’acqua e una medicina, dovrebbe aiutare i disturbi di stomaco.»
SiZhui accettò quello che gli porgeva e lo ringraziò con calore. Gli stava rovinando la giornata, eppure Jin Ling si stava facendo in quattro per lui, era commosso da tanta premura.
Dopo aver preso la medicina, tornò a distendersi nel prato, imitato dal compagno.
«Se vuoi tornare in camera, basta che tu lo dica.» si premurò di precisare Jin Ling. «Se ti mette a disagio…»
«No, è bello qui. Si sta bene. Sto bene.»
Allungò una mano e intrecciò le dita con quelle del fidanzato.
Sapeva benissimo che per lui l’approccio sulla barca doveva essere stata un’impresa non da poco, timido com’era. Doveva averci pensato un sacco ed essersi fatto forza per non cedere all’imbarazzo, eppure lui aveva mandato tutto a monte. Probabilmente ora non avrebbe più osato avvicinarsi per timore di dargli fastidio e questo lo faceva sentire irritato con sé stesso per il suo pessimo tempismo. Sarebbe stato così bello lasciarsi coccolare da Jin Ling, tra quei fiori profumati e sotto quel cielo azzurro. I rami del salice sopra di loro ondeggiavano, creando bizzarri giochi di luce sull’erba e sulle loro vesti. I ricami dorati della divisa Jin brillavano in tutto il loro splendore. SiZhui sollevò le loro mani intrecciate e si portò quella di Jin Ling alle labbra. Con la coda dell’occhio lo vide spalancare gli occhi e sobbalzare leggermente.
«E se continuassimo quello che stavamo facendo sulla barca?» disse, voltandosi a guardarlo.
Jin Ling era arrossito fino alle orecchie.
«Ma non… non stai bene e…» tentò di obiettare.
«Sto bene. La medicina che mi hai portato ha fatto effetto in fretta. Da domani non ci vedremo per un po’, vuoi davvero che il mio ultimo ricordo di Lanling sia una gita in barca andata male?»
Si sollevò su un gomito e lo invitò ad avvicinarsi.
Jin Ling non se lo fece ripetere due volte. In un attimo SiZhui si ritrovò di nuovo sulla schiena, una cortina di capelli castani gli piovve sul volto e sulle spalle, oscurando il sole, e due occhi dorati lo fissarono carichi di desiderio. Doveva ammettere di non essersi aspettato quell’impeto da Jin Ling, ma non gli dispiaceva affatto.
«Hai preso un po’ troppo alla lettera il mio consiglio di mettere da parte il contegno.» disse il fidanzato, in tono basso e vagamente provocatorio.
SiZhui sorrise.
«Era un ottimo consiglio.»
Poi decise che era tempo di lasciare da parte le parole e soddisfare quel bisogno di vicinanza che avevano zittito per troppo tempo. Inizialmente furono solo baci dolci e carezze tenere, ma ben presto le mani iniziarono a inoltrarsi al di sotto delle rispettive vesti. Quando SiZhui gli baciò una spalla nuda, lasciando scivolare la veste fino a scoprirgli la schiena, Jin Ling emise un sospiro soddisfatto, mormorando a mezza voce: «Ah… baobei…» e SiZhui si sentì il cuore scoppiare d’amore. Affondò le mani nei suoi capelli sciolti, che ora ricadevano sul prato come una cascata dai riflessi dorati. Anche il nastro frontale di SiZhui era finito da qualche parte nell’erba senza che nessuno dei due se ne preoccupasse. Non aveva mai permesso a nessuno di vederlo in quel modo, con le vesti slacciate e spiegazzate. Se qualcuno del suo clan lo fosse venuto a sapere, lo avrebbe definito indecente e lo avrebbe punito per gli anni a venire. Il solo pensarci gli provocava un brivido lungo la schiena, che si scioglieva nella sensazione delle sue stesse labbra sulla gola scoperta di Jin Ling, nei mormorii sconnessi dell’altro, nel calore che gli percorreva le membra. Fu quando afferrò senza pensarci una coscia del compagno, che un’esclamazione allarmata lo riportò alla realtà.
«Aspetta! A-Yuan, aspetta, fermati! »
Jin Ling lo fissava dal basso, scarmigliato, con gli occhi lucidi e le guance in fiamme.
«Ah… scusami… è che…» iniziò. «Ecco… siamo all’aperto… è vero che qui non viene mai nessuno, ma non credo sia il caso di… cioè, non che non voglia, anzi, voglio tantissimo, ma…»
Davanti a quel balbettio incoerente e imbarazzato, SiZhui si sentì riempire il cuore di tenerezza. Jin Ling aveva ragione, era da irresponsabili comportarsi così. Entrambi meritavano molto di più di una rotolata nell’erba in preda alla passione del momento.
SiZhui si sollevò e gli posò un bacio sulla guancia.
«Sono io a dovermi scusare.» disse. «Mi sono fatto prendere la mano. Non è questo il luogo e il momento giusto per certe cose.»
Rimproverò sè stesso innumerevoli volte per quella perdita di controllo, mentre aiutava Jin Ling a riassestare la veste e a togliersi l’erba dai capelli. Tuttavia non rifiutò quando venne invitato a passare la notte nelle stanze del capoclan e, per la prima volta, dormirono abbracciati.
La mattina dopo, di buon’ora, SiZhui ripartì alla volta dei Meandri delle Nuvole.