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Titolo: La forsesta dei suicidi
Fandom: Mo Dao Zu Shi
Rating: safe
Personaggi: Wei WuXian, Lan WangJi, OCs
Pairings: WangXian
Word count: 8743

La lettera con la richiesta di aiuto non era nel plico di carte che faceva parte del loro lavoro di quel giorno. Probabilmente sarebbe finita cestinata o dimenticata da qualche parte se Wei WuXian non fosse andato nell’archivio principale a cercare dell’altro inchiostro con cui Lan WangJi avrebbe dovuto finire di compilare i documenti. Se la sua attenzione non fosse stata attirata da quel rotolo gettato di traverso sulla scrivania più grande, così fuori posto rispetto alle solite pile ordinate lasciate dai discepoli che si occupavano dello smistamento delle pratiche, probabilmente se ne sarebbe persa ogni traccia senza che nessuno vi badasse. Invece, complice il caso o forse il destino, era finito nelle mani dell’irreprensibile Hanguang-jun, che aveva promesso di recarsi ovunque si trovasse il caos.
Il risultato era che ora entrambi si trovavano in viaggio verso la foresta che divideva il territorio di Gusu dalla regione di Tingshan. La lettera era di uno degli amministratori di quella regione che, dopo la distruzione del clan He a opera di Xue Yang, non aveva più avuto una scuola su cui fare affidamento per i problemi legati a mostri, spettri o cadaveri viventi. Non restava quindi loro che indirizzare preghiere al prestigioso clan Lan di Gusu, nella speranza di venire presi in considerazione da quei nobili cultori. In questa occasione il problema riguardava una strada molto frequentata dai mercanti che trasportavano le loro merci tra Tingshan e Gusu. Una frana improvvisa, dovuta al recente maltempo, aveva interrotto il percorso solitamente utilizzato, quindi i mercanti in questione si erano visti costretti ad attraversare la foresta che divideva le due regioni. Inizialmente si era pensato a degli incidenti dovuti alla neve e alle piogge, alla mancanza di senso dell’orientamento nella nebbia, ma quando le sparizioni si erano fatte sistematiche era stato chiaro a tutti che il problema doveva essere di ben altra natura. Chiunque mettesse piede in quella foresta non ne usciva più, doveva essere sicuramente infestata. Questo stava provocando dei problemi anche di natura pratica, impedendo il commercio tra le due regioni se non a prezzo di percorsi molto più lunghi e dispendiosi, che portavano disagi e ritardi da entrambe le parti. Nessuno sapeva puntare il dito su un problema meglio di una gilda di mercanti che stava perdendo soldi a causa di questo.
Ovviamente di queste premesse a Wei WuXian importava ben poco, la sua attenzione era stata attirata principalmente dal fatto che le persone “sparissero” in quella foresta. Nella sua mente erano subito germogliate svariate ipotesi, dal labirinto spirituale ai sigilli demoniaci, fino all’idea di una grande matrice che assorbiva l’energia vitale. Non aveva idea se potesse esistere ancora qualcuno in grado di creare un incantesimo di tale portata e fremeva dal desiderio di verificarlo di persona. Oltre che di essere di aiuto a quella povera gente, ovviamente.
Lan WangJi, dal canto suo, non si era posto il minimo problema: se Wei WuXian riteneva che fosse il caso di andare a controllare, allora la questione non era nemmeno in discussione.
Si erano avviati a piedi, partendo quella mattina presto e lasciando Piccolo Melo nei Meandri delle Nuvole. A Wei WuXian era dispiaciuto non portarlo con sé, ma le strade erano ancora dissestate e scivolose per la neve e il ghiaccio degli ultimi giorni, e sarebbe stato pericoloso per l’asino rischiare di scivolare. Il freddo sulle montagne di Gusu era ancora pungente e, sebbene tutti auspicassero l’arrivo di una precoce primavera, sembrava che quel tempo fosse ancora lontano. Entrambi avevano dovuto coprirsi con mantelli e stivali foderati di pelliccia e assicurarsi una scorta di talismani riscaldanti per il viaggio. Per Wei WuXian quella temperatura era particolarmente penosa, abituato com’era al clima mite di Yunmeng. Aveva passato buona parte di quel rigido inverno a tremare come una foglia e a curare come meglio poteva malanni e infreddature. Anche in quel momento era tutt’altro che al massimo della forma, ma non avrebbe mai permesso a uno sciocco raffreddore di impedirgli di indagare su qualcosa di tanto interessante, men che meno di impedire a Lan WangJi di andare a salvare delle persone. Quindi aveva tenuto per sé quelle considerazioni e aveva fatto del suo meglio per mostrarsi al massimo delle energie.
Scendere dalla montagna su cui si trovavano i Meandri delle Nuvole non era stato particolarmente impegnativo e, una volta giunti su un terreno pianeggiante, avevano anche ipotizzato di proseguire il resto del viaggio in volo sulle loro spade. Sarebbe sicuramente stato più veloce e agevole che scalare una seconda montagna. Lan WangJi aveva anche fatto un tentativo ma, a causa delle temperature ancora gelide, sarebbe stato difficoltoso volare troppo in alto e per un lungo tratto, soprattutto per Wei WuXian, che aveva ripreso da poco il controllo della sua spada e della sua energia spirituale. Per questo decisero, a malincuore, di proseguire a piedi fino al luogo che era stato loro indicato.
Il terreno si faceva sempre più impervio man mano che avanzavano e più di una volta Lan WangJi si era trovato ad acchiappare al volo Wei WuXian per impedirgli uno scivolone o una rovinosa caduta sul ghiaccio. L’altro aveva sempre risposto con uno sventolio della mano e una risatina imbarazzata, continuando imperterrito a chiacchierare e a esporre le sue strampalate teorie sulla loro attuale missione.
Finalmente erano giunti in vista dell’ultimo villaggio prima della foresta, abbarbicato sul fianco della montagna. La strada principale che lo attraversava era poco più di un semplice sentiero, qua e là interrotta da pozzanghere ghiacciate che rendevano difficoltoso percorrerla.
«La prima cosa da fare è raccogliere informazioni!» esclamò Wei WuXian, indicando con entusiasmo una locanda poco lontano.
L’insegna annunciava con colori sgargianti i prezzi delle bevande e, vedendo sia quelli del vino che del tè, non potè che strabuzzare gli occhi, allibito.
«Saranno infusi dell’elisir dell’eterna giovinezza?» tentò di scherzare.
Era assurdo che una normale locanda, in un posto fuori mano come quello, avesse prezzi del genere.
«La via bloccata ha tagliato questo posto fuori dalle rotte del commercio. I costi delle materie prime saranno inevitabilmente saliti.» commentò Lan WangJi.
Wei WuXian scosse la testa.
«Come non detto, Lan Zhan. Cerchiamo altrove, questo posto costa davvero troppo.»
Per tutta risposta Lan WangJi gli appoggiò una mano su una guancia.
«Entriamo. Hai bisogno di scaldarti.» disse, avviandosi poi senza aggiungere altro.
«Non c’è bisogno, sto bene! Lan Zhan! Aspettami!»
Vennero accolti da un cameriere che li fece accomodare nel locale deserto. Sembrava che nessuno degli abitanti del villaggio potesse più permettersi un posto al suo interno.
«Siete viaggiatori, gongzi?» s’interessò l’uomo. «Da quando la via principale è stata interrotta non se ne vedono più da queste parti. Cosa vi porta in questa regione sperduta?»
«Siamo venuti a conoscenza della foresta mangiauomini e stiamo cercando delle informazioni in merito.» iniziò Wei WuXian.
«Oh, quindi venite dai Meandri delle Nuvole!» esclamò il cameriere, adocchiando la veste bianca di Lan WangJi e illuminandosi. «Sono state inviate molte richieste di soccorso al clan GusuLan e finalmente sono state accettate. È un onore avervi qui, Lan-gongzi
L’uomo s’inchinò, ma non come Wei WuXian si aspettava.
«Veramente lui è…»
«Wei Ying.» lo interruppe Lan WangJi, in un sussurro.
Era chiaro che il cameriere non avesse riconosciuto il famoso Hanguang-jun, ma se Lan WangJi non intendeva correggerlo, forse era meglio lasciar correre e glissare anche sulla propria identità per evitare caos inutile.
«Lui è molto ansioso di gustare una tazza del vostro miglior tè.» corresse quindi il tiro. «Io prendo una giara di vino caldo.»
Il cameriere s’inchinò di nuovo, questa volta con maggiore entusiasmo, e corse via.
Wei WuXian appoggiò distrattamente le braccia sul tavolo e il volto sulle mani.
«È davvero strano che non ti abbia riconosciuto. Il venerabile Hanguang-jun è noto in tutto il mondo della coltivazione, a maggior ragione se si tratta di una zona così vicina a Gusu.» iniziò a riflettere ad alta voce. «Conosce il clan Lan quindi non può essere qualcuno di completamente estraneo ai grandi clan. Potrei quasi considerare un insulto che non abbia riconosciuto immediatamente una persona bellissima come il mio Lan Zhan.»
Lan WangJi interruppe le sue disquisizioni toccandogli di nuovo una guancia con la punta delle dita.
«Stai bene?» chiese, scrutandolo.
La sua mano era fredda e Wei WuXian represse a stento un brivido.
«Eh? Certo! Ho solo un po’ freddo, sai che questa temperatura di montagna non fa per me. Ma vedrai che appena mi scalderò un po’ con il vino andrà meglio!»
Da quando erano partiti non aveva smesso di tremare e aveva imputato quel disagio alla temperatura eccessivamente rigida. Non vedeva l’ora di mettere qualcosa di caldo nello stomaco.
Quando finalmente il cameriere si riprensentò al loro tavolo, con una teiera e una giara fumante, non potè fare a meno di togliergli quest’ultima dalle mani per versarsi una ciotola personalmente. L’uomo versò invece il tè a Lan WangJi con espressione deferente.
«Allora.» iniziò Wei WuXian, mentre gustava il primo sorso della bevanda bollente. «Cosa potete dirci di questa fantomatica foresta? La gente che vi entra davvero non esce più? Qualcuno l’ha verificato?»
«Se qualcuno ci avesse provato, non sarebbe qui a raccontarlo, gongzi.» obiettò il cameriere. «Quel posto è maledetto. Si dice che sia stato il luogo dove si sono suicidati due amanti nati sotto una cattiva stella e il loro risentimento verso il mondo è ancora così forte da intrappolare e uccidere chiunque provi ad avvicinarsi.»
«Due amanti?» fece Wei WuXian, scettico. «Chi sarebbero? E perché lo avrebbero fatto?»
«Questo non posso saperlo, gongzi. È una leggenda che si tramanda da molto tempo, è possibile che siano passate addirittura diverse generazioni.»
«E nessuno mai prima di oggi si era reso conto che la foresta era pericolosa?»
«Nessuno l’attraversava, usavano tutti la strada principale, prima che venisse bloccata dalla frana.»
Aveva un senso. Finché gli incidenti non erano diventati un numero sufficiente da essere considerati anomali anche dalla gente comune, probabilmente nessuno aveva badato a quel problema.
«Andremo a verificare di persona.» disse Lan WangJi, posando la sua tazza di tè.
Non sembrava turbato né sospettoso, come se quella che era appena stata raccontata fosse la più classica delle storielle su cui erano basati eventi altrimenti inspiegabili.
Restarono nella locanda ancora per un po’, il tempo necessario per finire le loro bevande e perché Lan WangJi insistesse che Wei WuXian bevesse anche del tè ristoratore oltre al vino.
Quando si avviarono imbruniva. Si erano riposati e riscaldati a sufficienza per affrontare il freddo della notte incipiente ed erano pronti ad andare incontro a qualsiasi fantasma o cadavere feroce potessero incontrare.
La foresta non era lontana, la si poteva raggiungere camminando verso nord dopo aver lasciato il villaggio. Al suo limitare entrambi si fermarono scrutando i dintorni e aprendo i loro sensi alla percezione: non sembrava esservi nulla di anomalo.
«Finché restiamo qui non scopriremo nulla.» disse Wei WuXian con un’alzata di spalle. «Tanto vale entrare e vedere cosa succede.»
Lan WangJi annuì e insieme varcarono i primi cespugli, inoltrandosi tra le fronde. Avevano percorso solo pochi passi quando un leggero brivido aleggiò sulla pelle di Wei WuXian e Lan WangJi abbassò di scatto lo sguardo. Su un masso ai loro piedi, troppo squadrato per essere naturale e più simile a una pietra di confine, per un solo istante brillò un simbolo, per poi scomparire subito dopo.
«Un sigillo Lan.» lo riconobbe Lan WangJi.
«Qualcuno dei tuoi ha innalzato una barriera qui.» realizzò Wei WuXian, strofinandosi le braccia con le mani. Era come se la sua pelle fosse stata attraversata da tanti, sottili aghi di ghiaccio.
Lan WangJi si chinò e sfiorò la pietra. Il sigillo s’illuminò di nuovo.
«È una barriera contenitiva.» commentò.
«Quindi non serve a impedire a estranei di entrare ma a quello che c’è dentro di uscire. Questo mi porta a pensare che qualcuno sia già venuto qui tempo fa a tentare di risolvere il problema e, non essendoci riuscito, abbia tentato di contenerlo.» rifletté Wei WuXian.
«Mn.» fece Lan WangJi per manifestare il suo assenso.
Proseguirono nell’addentrarsi nella boscaglia, facendo sempre attenzione alla percezione di energia risentita o di qualsiasi altro tipo che avrebbe potuto rivelare presenze ostili. Nulla si manifestò per tutta l’ora seguente.
Il buio era calato e Lan WangJi stava tenendo Bichen sfoderata di alcuni centimetri, in modo che il bagliore della lama facesse loro luce nel sottobosco. Wei WuXian iniziava a sentirsi stanco: il calore del vino era completamente scomparso e si sentiva le gambe pesanti. Improvvisamente il suo piede urtò contro qualcosa facendolo inciampare e rischiare di ruzzolare a terra. Gli sfuggì un’imprecazione mentre Lan WangJi lo afferrava al volo. Abbassando lo sguardo, l’esclamazione gli morì in gola: quella ai loro piedi non era altro che la pietra di confine con il sigillo Lan.
«Non è possibile! Sono sicuro che abbiamo camminato sempre in linea retta!» protestò.
Lan WangJi estrasse Bichen e vi montò sopra.
«Resta qui.» disse, prima di sfrecciare verso l’alto.
Pochi istanti dopo Wei WuXian lo vide ritornare dalla direzione opposta.
«È impossibile andarsene da qui in volo, la barriera ricopre anche la parte superiore della foresta.» disse.
«Un labirinto spirituale!» realizzò Wei WuXian, battendo un pugno sul palmo aperto. «Fa perdere l’orientamento e impedisce di lasciare un luogo. E il sigillo Lan ha fatto il resto. Una combinazione letale per chiunque vi finisca in mezzo inavvertitamente.»
Non era difficile distruggere un labirinto spirituale, ma era innanzitutto necessario capire da cosa era stato creato e perché, se era un’opera posta con cognizione di causa e adeguati sigilli, o conseguenza di un vortice di energia risentita incontrollato. Data la presenza del sigillo Lan, Wei WuXian protendeva per la seconda ipotesi. Questo significava che non potevano distruggerlo, e quindi andarsene da lì, se prima non placavano lo spirito maligno che infestava la foresta.
Perfettamente consapevole di quel ragionamento, Lan WangJi sfilò il guqin dall’involto che portava sulla schiena e si sedette a gambe incrociate sull’erba. Le prime note di una melodia risuonarono nel silenzio della notte.
Wei WuXian riconobbe Inchiesta e, conscio di non dover disturbare, si sedette a sua volta con la schiena appoggiata a un albero. Si strinse nel mantello, rabbrividendo. Se lo spirito avesse risposto al richiamo, chiarendo quale fosse il motivo del suo conflitto con i vivi, forse sarebbero riusciti a risolverlo in fretta e a tornare a casa. Un vago senso di malessere si stava facendo strada dentro di lui e iniziava a pensare che non sarebbe stato poi tanto male sdraiarsi nel grande letto del Jingshi e dormire tra coperte calde. In mancanza di quello, estrasse dalla manica un talismano del fuoco, lo attivò con un semplice gesto e lo strinse tra le mani per scaldarsi.
Lan WangJi rimase in silenzio per un tempo prolungato, comunicando solo tramite le note limpide del guqin. Quando queste s’interruppero, Wei WuXian si era quasi appisolato appoggiato all’albero, cullato dal tepore del talismano. Spalancò gli occhi e balzò a sedere.
«Allora?» lo incalzò, il suo interesse di nuovo acceso.
Il marito scosse la testa.
«È una donna e si chiama Lin DaiYu. Non ha voluto dirmi altro.»
Lan WangJi aveva chiaramente tentato diverse domande. Anche se Wei WuXian non comprendeva il linguaggio del guqin, poteva dedurlo dalla lunghezza della sessione. Davanti a Inchiesta gli spiriti non potevano mentire, ma potevano rifiutarsi di rispondere e questo doveva essere quello che era successo.
Wei WuXian incrociò le braccia sul petto, riflettendo.
Il nome della donna non gli diceva niente e non era legato a nessuno dei grandi clan di coltivazione. Però un Lan si era preso il disturbo di tentare di sigillare il suo spirito perché non arrecasse danno. Se lei non voleva rispondere a Inchiesta esisteva un solo modo per capire cosa le fosse successo.
«Usiamo Empatia.» concluse.
Lan WangJi s’irrigidì.
«No.»
«Non mi succederà niente, Lan Zhan, non preoccuparti. Hai il mio campanellino, potrai richiamarmi indietro in qualsiasi momento.» tentò di convincerlo Wei WuXian. «È il metodo più rapido ed efficace. Possiamo mescolare la tecnica con Inchiesta, così che lo spirito non possa rifiutare il contatto.»
«Non mi piace, è pericoloso.»
A volte suo marito era davvero testardo ed eccessivamente protettivo. Ma del resto lo amava anche per questo.
«Allora facciamo così.»
Estrasse una carta da talismani dalla manica e con la lama di Suibian si provocò un piccolo taglio sul dito. Con il sangue che ne sgorgò disegnò un complesso simbolo.
«Ecco.» disse, porgendoglielo. «Con questo potrai vedere tutto quello che vedo io. Così sarai più tranquillo.»
Lan WangJi sospirò, chiaramente poco convinto, ma alla fine cedette e annuì.
«Bene. Allora mettiamoci al lavoro.»
Le prime note del guqin si diffusero nell’aria e Wei WuXian si sedette a terra, appoggiato alla spalla del marito, in modo da mantenere un contatto che favorisse l’incantesimo. Allungò una mano nell’aria, lasciando che l’energia risentita vi si avvolgesse in rosse spirali, e attese la venuta dello spirito.
Il senso di vertigine e straniamento che lo colse giunse abbastanza familiare. Gli bastò attendere pochi istanti e poté aprire gli occhi su una realtà diversa da quella che aveva avuto davanti poco prima.
Anche se… non poi così diversa. Era circondato dalla boscaglia, sedeva appoggiato al tronco di un albero e le sue mani, più sottili e minute di quelle reali, stavano lisciando la lunghezza di una veste chiara. Era rosa pallido e ricadeva a celare appena le caviglie e un paio di piccoli piedi calzati da semplici sandali di paglia.
Una giovane ragazza, dedusse Wei WuXian.
La fanciulla sospirò e picchiettò il piede a terra un paio di volte, impaziente. Stava chiaramente aspettando qualcuno che ancora non si palesava. Finalmente, dopo alcuni minuti, una figura spuntò dal folto dei cespugli. Era un giovane uomo vestito in abiti scuri, che si affrettò a correrle incontro e stringerla tra le braccia.
«A-Yu!» esclamò. «Per fortuna sei ancora qui! Temevo te ne fossi andata e non volessi più vedermi!»
Wei WuXian si sentì improvvisamente imbarazzato dall’essere parte di quella scena. I due erano chiaramente innamorati e lui, in sostanza, li stava spiando.
«Ma che sciocco, A-Wu!» rispose lei, ridendo. «Come potrei non volerti più vedere? So che la tua famiglia ti crea un sacco di problemi e sono felice anche solo che tu sia riuscito a venire oggi.»
Lui le accarezzò una guancia, teneramente.
«Mio padre può creare tutti i problemi che vuole, non mi terrà lontano da te.»
Wei WuXian poté sentire chiaramente l’intensità dei sentimenti e della gioia della ragazza. A giudicare dall’aspetto curato, il giovane uomo sicuramente faceva parte di qualche famiglia importante, forse nobili o funzionari. Non portava insegne di nessun genere o colori riconoscibili, quindi dedusse che non facesse parte di uno dei grandi clan di coltivazione.
Mentre rifletteva su questo, la scena cambiò bruscamente e, per un attimo, Wei WuXian si sentì girare la testa. Ora si trovavano nella penombra di una stanza. Era la cucina di una casa piuttosto semplice, con un tavolo da lavoro e poche stoviglie. Alcune candele brillavano sui ripiani a illuminare la scena. Ora Lin DaiYu non era felice, al contrario si sentiva angosciata e allo stesso tempo piena di rabbia.
«Me lo avevi promesso!» esclamò, afferrando una manica di A-Wu e stringendola tra le dita. «Avevi detto che non avresti permesso alla tua famiglia di mettersi in mezzo! Avevi detto che ci saremmo sposati presto, quando mi hai dato…»
«Lo so, A-Yu, lo so! E lo faremo! Devo solo trovare il modo di levare dalla testa di mio padre questa idea del matrimonio combinato!» rispose lui, con un’intensità anche maggiore. «Non ho la minima intenzione di sposare una Jin, non funzionerebbe mai!»
Wei WuXian s’irrigidì. Aveva sentito bene? Una Jin? Quindi quel ragazzo aveva qualcosa a che fare con i grandi clan, fosse solo per il fatto che gli era stato proposto di sposarsi all’interno di uno di essi. Doveva avere davvero un rango piuttosto elevato. Che appartenesse al ramo cadetto di qualche scuola?
«Scappiamo insieme!»
Le parole di Lin DaiYu arrivarono come un fulmine a ciel sereno. La ragazza era convinta e sarebbe stata pronta a farlo seduta stante, ma per Wui WuXian giunsero del tutto inaspettate. L’ammirò per quell’intraprendenza e per la fedeltà ai propri sentimenti. Lei sarebbe stata disposta a sacrificare tutto per amore, la propria famiglia e una vita tranquilla. Lui, dall’alto del suo rango, sarebbe stato disposto a fare altrettanto?
«Dille di sì, dille di sì!» si ritrovò a sperare.
Lui le afferrò le mani, con passione, sorprendendo entrambi.
«Va bene! Aspettami domani sera nel solito posto. Sistemerò le ultime cose e poi potremo finalmente andarcene per sempre da qui. Staremo sempre insieme!»
Il sobbalzo di felicità della ragazza si unì al disorientamento del cambio di scena. Quando Wei WuXian aprì gli occhi, barcollò per un attimo e subito sentì la forza di Lan WangJi sostenerlo. Non poteva vedere il marito, ma sapeva che era lì, assisteva a tutto quello a cui assisteva lui.
Lin DaiYu era seduta ai piedi del solito albero. Questa volta si era vestita di tutto punto e portava scarpe di fattura migliore dei precedenti sandali. Accanto a lei c’era un cestino ricolmo di cibo accuratamente impacchettato. Si era preparata per un viaggio come meglio poteva. Sentiva la sua felicità, l’anticipazione per un’avventura inaspettata e per la realizzazione del suo amore. Avrebbe coronato il suo sogno, senza più vincoli né costrizioni imposti da altri.
Finalmente il giovane uomo apparve attraverso le fronde. Lin DaiYu balzò in piedi, entusiasta, ma quella vista colpì lo sguardo di Wei WuXian come una sferzata d’aria gelida. Al suo fianco, sentì anche l’energia del marito vacillare.
Il nuovo venuto era completamente vestito di bianco, con vesti di ottima fattura e ricamate con motivi di nuvole. La sua fronte era cinta da un nastro candido che ondeggiava tra i lunghi capelli neri a ogni suo passo. Un Lan.
La sua espressione era vacua, i suoi occhi completamente privi di qualsiasi luce.
Wei WuXian rabbrividì: c’era chiaramente qualcosa che non andava. Se avesse potuto avrebbe gridato alla ragazza di andarsene immediatamente. L’atmosfera che sentiva attorno all’uomo era diversa da qualsiasi altra percepita nelle vicinanze di un Lan. Era cupa, oscura.
«A-Wu!» esclamò invece lei, andandogli incontro. Rise gentilmente. «Ti sei vestito come se dovessi andare a una festa del tuo clan. Non sono proprio gli abiti più comodi per viaggiare.»
L’espressione dell’uomo si contorse in uno spasmo di angoscia. Allungò le braccia e la strinse a sé.
«A-Yu.» la chiamò in tono disperato. «Ti ho dato il mio nastro frontale. Tu sei l’unica per me. L’unica che può esistere su tutta questa terra. Il destino ci è avverso e le mie mani sono legate, ma noi resteremo insieme per l’eternità.»
La lasciò andare di scatto e la ragazza gli lanciò uno sguardo confuso.
Lui sollevò una mano e disegnò un sigillo nell’aria, che risplendette per un attimo di un freddo bagliore azzurrino. Il sigillo s’impresse su una roccia lì accanto e svanì all’interno di essa.
Poi estrasse la spada che gli pendeva dalla cintura. Dai suoi occhi sgorgarono le prime lacrime.
«Cosa fai?» esclamò Lin DaiYu, allarmata, facendo un passo indietro.
«Ho parlato con mio padre. Gli ho spiegato la situazione.» disse lui. «L’ho pregato di comprendermi e perdonarmi. Ho implorato il suo perdono e il suo permesso. Non ho ottenuto nulla.» La sua voce si spezzò in un singhiozzo. «Ma la mia parola è una sola e non le verrò meno. Il mio onore non verrà messo in discussione.»
Puntò la spada verso di lei e la ragazza si ritrasse.
«Lan XiaoWu! Non dovevi chiedere! Dovevi solo andartene!» gridò. «Voltare le spalle a quel clan che ti vincola con regole impossibili!»
Wei WuXian avvertì il qi di Lan WangJi tremare e qualcosa che tentava di strattonarlo via.
«Non ancora. Aspetta ancora un attimo.» lo pregò.
La ragazza era disperata e Wei WuXian aveva conosciuto abbastanza Lan per capire che ne aveva tutti i motivi. Lei non comprendeva cosa spingesse l’uomo che amava a comportarsi così, era una persona comune e non poteva capire e accettare come funzionasse la vita all’interno di un clan di coltivazione ligio come il Lan di Gusu. A malapena riusciva a intuirlo lui dopo anni. Non era difficile immaginare come sarebbe andata a finire quella faccenda.
«Non tradirò il mio onore.» disse Lan XiaoWu, ormai l’ombra di sé stesso. «Non posso tradire il mio clan e non posso tradire te. Non esiste via di fuga. Non ci sono alternative. Moriamo insieme e restiamo insieme per sempre.»
Il terrore si propagò nel petto di Lin DaiYu.
«No!» gridò, voltandosi per darsi alla fuga.
Lan XiaoWu non la inseguì, non tentò di colpirla. Un’espressione addolorata si dipinse sul suo volto quando sentì quel rifiuto. Rivolse la spada verso di sé e si tagliò la gola.
La ragazza urlò per l’orrore alla vista del corpo che crollava a terra e della pozza di sangue che si allargava attorno. Inciampò nel cestino, rovesciandone il contenuto sull’erba, e si rialzò in fretta e furia senza badare alle macchie di terra e agli schizzi di sangue che ora deturpavano il suo vestito. Alla cieca, si precipitò verso il folto del bosco ma improvvisamente sbatté contro qualcosa che le impedì di proseguire. Stordita, recuperò l’equilibrio, si spostò di alcuni passi e tentò di nuovo di attraversare i cespugli. Di nuovo non riuscì ad avanzare. Al terzo tentativo, si voltò verso il cadavere che giaceva alle sue spalle, l’espressione sconvolta e le lacrime che le rigavano il volto.
«Lan XiaoWu! Cos’hai fatto? COS’HAI FATTO?!»
Wei WuXian poteva sentire il battito impazzito del suo cuore, il panico che si era impossessato della sua mente e si sentì girare la testa. Le forze stavano per venirgli meno quando avvertì di nuovo qualcosa afferrarlo. Si abbandonò a quella stretta e cadde nel buio.

Aprì gli occhi di scatto, sopraffatto per un attimo dal senso di nausea. Quando il mondo smise di vorticargli attorno, riuscì a mettere a fuoco il volto preoccupato di Lan WangJi chino su di lui.
«Wei Ying…»
Il suo tono era vagamente ansioso.
Wei WuXian prese un respiro profondo per scacciare il malessere.
«Sto bene, sto bene.» disse, prima di alzarsi a sedere e avvolgergli le braccia attorno al collo, affondando il volto tra i suoi capelli. «Sto bene.» ripeté.
I suoi pensieri vorticavano, il residuo delle sensazioni di Lin DaiYu non lo aveva ancora abbandonato e faticava a pensare lucidamente.
Lan WangJi lo strinse a sé, accarezzandogli piano la schiena per calmarlo.
A poco a poco, sotto quel tocco gentile, sentì il suo animo placarsi.
«Lan Zhan…» si ritrovò a chiedere, scostandosi appena per poterlo guardare negli occhi. «Se la tua famiglia si fosse opposta al nostro matrimonio, avresti fatto lo stesso?»
Lo sguardo di Lan WangJi non vacillò neppure per un momento.
«Non ho chiesto il loro parere.» disse. «Li ho solo informati.»
Wei WuXian sbuffò una risatina. Ma certo, che domanda sciocca aveva fatto. Doveva essere ancora stordito a causa di Empatia. Il Lan Zhan di una volta, quello che, dopo averlo salvato, era tornato dal suo clan per ricevere la più crudele delle punizioni, forse l’avrebbe fatto. Ma il Lan Zhan di ora, che era già scappato con lui diversi mesi prima, no, mai e poi mai.
«Sono così fortunato…» mormorò tra sè, allungandosi per posare un bacio sulla guancia del marito.
Lan WangJi però non ricambiò le effusioni. Il suo sguardo si era fatto distante e sembrava turbato. Wei WuXian ricordò che aveva assistito a tutto ciò che aveva vissuto lui e si chiese che impatto potesse aver avuto su di lui sapere che un Lan, un suo parente, aveva fatto una cosa del genere.
«Sai chi era quell’uomo?» si azzardò a chiedere.
Lan WangJi annuì brevemente.
«Lan XiaoWu, l’erede perduto.» disse. «Viene nominato negli annali di famiglia, era figlio di un capoclan e un giorno semplicemente scomparve. Nessuno ha mai tramandato il motivo e il suo spirito non ha mai risposto a Inchiesta.»
«Quanto tempo fa è successo?»
«Circa duecento anni.»
Wei WuXian rabbrividì. Quella poverina era rimasta lì per tutto quel tempo.
«E Lin DaiYu?»
Lan WangJi scosse la testa.
«Non si parla di lei negli annali. Dev’essere rimasta intrappolata nella barriera posta da Lan XiaoWu. Non potendo in nessun modo uscire, è morta di stenti.»
Wei WuXian si coprì la bocca con una mano e chiuse gli occhi, respirando di nuovo a fondo. Sentiva ancora le ondate di terrore della ragazza. Lei era rimasta lì per giorni, con la sola compagnia del cadavere del suo amato, nutrendosi del poco che aveva con sé e poi sentendo la sua vita consumarsi ora dopo ora, minuto dopo minuto, in un incubo senza fine. Il rancore che si era accumulato dentro di lei l’aveva resa lo spirito inquieto e in cerca di vendetta che ora infestava quella foresta, trattenuto solo dalla barriera Lan ancora attiva.
«Dobbiamo trovarla, Lan Zhan.» disse, dopo aver recuperato un po’ di controllo. «Se non vuole parlare con noi, allora dovremo esorcizzarla e sarà più semplice avendo a disposizione i suoi resti.»
Era un coltivatore demoniaco, per lui quel genere di cose avrebbe dovuto essere ordinaria amministrazione e, nei fatti, aveva scavato decine di tombe quando si era reso necessario, eppure in quel momento si sentiva nauseato al solo pensiero. Forse era la violenza delle emozioni della ragazza che non lo abbandonava, forse, semplicemente, il malessere che si portava dietro dall’inizio del viaggio che era stato acuito da quella condizione. Sospirò: non era il momento di pensarci, avevano cose più importanti da fare e, soprattutto, non voleva far preoccupare ulteriormente Lan WangJi, che già sembrava sufficientemente scosso.
Si rialzò in piedi, barcollando leggermente, e si appoggiò al tronco dell’albero vicino per sostenersi. Era ora di darsi da fare.

Lan WangJi annuì all’affermazione di Wei WuXian. Sì, con i resti della ragazza sarebbe stato più facile riuscire a darle pace. Eppure, quello che non riusciva a darsi pace era lui.
Aveva visto tutto quello che aveva visto il marito, ma la consapevolezza che era stato un Lan a provocare un tale dolore, lo aveva sconvolto. Intrappolato tra la rigidità delle regole del clan e la parola data, Lan XiaoWu non aveva trovato altra soluzione che porre fine alla propria vita e a quella della propria amata. Il vincolo dell’onore, delle regole, il fatto di non vedere nessuna via di uscita, erano situazioni che gli erano dolorosamente familiari. Gli ricordavano la storia di suo padre… e la sua.
Suo padre, che aveva forzato una donna a sposarlo per poterla salvare e poi l’aveva rinchiusa per il resto della sua vita, punendo allo stesso modo anche sé stesso. Le aveva impedito di vedere chiunque, tranne i figli una volta al mese, condannandola a una vita e una morte in solitudine. Ne era valsa la pena? Era quello che lei desiderava? Il vago ricordo che aveva di sua madre era quello di una donna gentile e con un sorriso dolce, ma cosa aveva pensato lei davvero? Aveva maledetto tutti i Lan per quello che le avevano fatto? Li aveva odiati come Lin DaiYu aveva odiato il suo fidanzato alla fine?
E lui? Non era forse colpevole allo stesso modo? Anni prima aveva salvato Wei WuXian combattendo contro i discepoli del suo clan, per poi abbandonarlo a sé stesso per tornare a ricevere la sua punizione. Questo aveva portato alla sua morte. Se Lan WangJi fosse stato con lui, se non avesse dato priorità all’integrità del suo onore e alla sua fedeltà al clan, forse non lo avrebbe perso. O forse sarebbero morti entrambi, ma lui non sarebbe stato solo.
Che fosse insito nell’animo dei Lan provocare dolore ai propri cari a causa della loro fedeltà a un presupposto ideale più alto? “Sii virtuoso” era il loro motto, ma era davvero virtù questa?
Le parole dette da Wei WuXian poco prima continuavano a rimbombargli nella mente. “Se la tua famiglia si fosse opposta al nostro matrimonio, avresti fatto lo stesso?” No, mai, nemmeno nelle fantasie più sfrenate avrebbe potuto immaginare di togliere la vita al suo amato. Ma se la situazione non fosse stata quella? Se non lo avesse già perso una volta e, di conseguenza, non fosse più stato disposto a scendere a compromessi? Se fossero stati solo la Seconda Giada dei Lan e il figlio di un servitore dei Jiang, non aveva garanzie su come si sarebbe comportato.
Le azioni terribili di Lan XiaoWu gli apparivano allo stesso tempo lontanissime eppure fin troppo vicine alla sua stessa realtà. Si sentiva la mente in subbuglio e non riusciva a mantenere il necessario distacco per proseguire nella ricerca.
«Lan Zhan.»
La voce di Wei WuXian lo strappò dai quei pensieri tumultuosi.
Lui lo stava fissando, i grandi occhi grigi velati di preoccupazione.
«Stai bene?»
Anche lui era turbato dalla situazione e da quello che aveva visto e sentito, Lan WangJi avrebbe dovuto sostenerlo, non farlo preoccupare ancora di più.
«Mn. Tutto bene.» rispose quindi, mostrandosi come al solito impassibile. «Come pensi di cercarla?»
«Un piccolo accenno di coltivazione demoniaca, se Hanguang-jun ne avvalla l’uso per questa volta.»
Nella sua voce c’era un chiaro tono ironico e Lan Wangji scosse appena la testa.
«Non affaticarti troppo.» rispose.
«Nessun problema! Innanzi tutto dobbiamo spezzare il labirinto spirituale che ci ha fatti girare in tondo, poi sarà un gioco da ragazzi trovare i suoi resti. Sarà lei stessa a guidarmi.»
Spezzare un labirinto spirituale era qualcosa che lui stesso avrebbe potuto fare, ma i morti erano il campo di Wei WuXian e, per quanto non apprezzasse l’uso della coltivazione demoniaca che indeboliva il corpo e lo spirito, era anche vero che non esisteva al mondo nessuno più abile di lui.
Rimase a osservarlo mentre imprimeva un nuovo taglio sulla propria mano, che permettesse al sangue di sgorgare. Dalla goccia che cadde sull’erba ghiacciata si sprigionò una lingua di fuoco nera e rossa che avvolse l’intera figura di Wei WuXian, prima che il sigillo di una matrice si materializzasse sotto i suoi piedi. I gesti veloci delle sue mani delinearono i punti salienti dell’incantesimo mentre i suoi occhi si illuminavano di un rosso brillante. Le spire dell’energia risentita mutarono lentamente dal rosso a un verde inquietante, per poi dipanarsi in quattro direzioni diverse. Per un istante regnò il silenzio totale, poi uno schianto come di vetri infranti lo spezzò. La foschia oscura si diradò in pochi istanti e Lan WangJi ebbe l’impressione che la sua stessa vista fosse più chiara. Di fronte a lui, Wei WuXian si lasciò scivolare a terra con un sospiro.
«Sto bene, sto bene, Lan Zhan.» lo anticipò, ancora prima che muovesse un passo verso di lui per sostenerlo. «Il labirinto è stato spezzato e non ho avuto nessun contraccolpo. Sono solo ancora un po’ stanco per via di Empatia.»
Lan WangJi lo aiutò comunque a rimettersi in piedi e lo trattenne vicino a sé. Gli sfiorò la guancia con la punta delle dita e la sentì gelata.
«È tutto a posto!» rise Wei WuXian. «Sai che non amo le basse temperature, ho sempre freddo a Gusu. Lascia che mi occupi di trovare A-Yu, adesso.»
Lan WangJi lo lasciò andare, come richiesto, e rimase in silenzio a osservarlo chinarsi a terra. S’inginocchiò sul terreno gelato e si chinò fino a sfiorarlo con la fronte. Bisbigliò alcune parole e rimase in attesa, gli occhi chiusi e l’espressione concentrata.
Fissandolo, Lan WangJi non potè fare a meno di sentirsi stringere il cuore. Aveva davanti agli occhi l’amore di una vita che aveva perso e ritrovato. Non riusciva a immaginare come si sarebbe comportato se gli avessero impedito di stare al suo fianco. I suoi pensieri continuavano a tornare sempre su quel punto.
Al suo clan che aveva fatto sentire Lan XiaoWu intrappolato al punto da volersi togliere la vita.
Al suo clan che aveva fatto sentire in trappola suo padre al punto da privare della libertà sé stesso e sua madre.
Al suo clan che aveva partecipato alla fine del suo amato e vi aveva poi provato una seconda volta.
Al suo clan - la sua famiglia - che, sistematicamente, rovinava la vita di qualcuno a causa di una presupposta immoralità senza preoccuparsi di indagarne le reali motivazioni.
Erano questi i virtuosi Lan? Il più retto e giusto tra i clan di coltivazione?
Quante cose sarebbero potute andare storte durante il secondo assedio ai Colli dei Sepolcri? Cosa sarebbe accaduto se suo fratello non avesse dato credito alle parole di Wei WuXian? Cosa ne sarebbe stato di loro se il capoclan avesse stabilito che un coltivatore demoniaco era da condannare a prescindere?
La loro esistenza era stata tutt’altro che semplice e felice ma, nonostante le tragedie passate, alcune vicissitudini sarebbero potute andare molto peggio se l’opposizione di suo fratello e suo zio fosse stata maggiore. Le loro vite erano sempre state appese al filo delle possibilità e non se ne era mai davvero reso conto.
«Da questa parte.»
La voce di Wei WuXian interruppe nuovamente quelle cupe riflessioni.
Senza fare domande, Lan WangJi lo seguì. In quel momento voleva solo mettere fine a quella situazione penosa e tornare… No, non a casa. In un angolo di mondo dove avrebbero potuto essere solo loro due, lontani da regole e responsabilità. Solo per un po’.
Wei WuXian lo condusse in un punto vicino al margine della barriera. Il terreno era completamente gelato e non sembravano esserci segni distintivi di sorta.
«È qui.» disse indicando un punto ai piedi di un albero.
Si chinò di nuovo e iniziò a grattare con le unghie la superficie ghiacciata.
«Il terreno è troppo duro per scavare.»
«Non serve farlo.» disse Lan WangJi, inducendolo a rialzarsi.
Lo strinse per la vita, poi estrasse Bichen e, con un solo lampo luminoso, fendette la superficie del terreno creando una voragine.
Gli occhi di Wei WuXian si spalancarono per la sorpresa, come ogni volta che lo vedeva fare qualcosa di inaspettato.
«Wow…» fu il solo commento, poi si divincolò dalla sua stretta e si sporse oltre il bordo. «Ci sono delle ossa! Ci siamo!»
Senza aspettare risposta, saltò nella buca.
Lan WangJi fece per seguirlo.
«Non c’è bisogno, Lan Zhan. Finirai per sporcarti quella bella veste bianca.»
Non gli prestò ascolto, un attimo dopo era al suo fianco. Insieme disseppellirono tutti i resti che trovarono e li posarono all’esterno della buca nel modo più ordinato possibile.
Quando lo scheletro fu quasi completo, al di sopra di esso aleggiò un’ombra scura e si materializzò uno spirito dalle sembianze spaventose.
Le sue vesti lacere erano solo un pallido ricordo dell’abito che Lin DaiYu aveva indossato nel passato, le mani protese verso di loro erano dotate di artigli minacciosi e il suo volto era sfigurato dall’ira e dal rancore.
Lan WangJi mise immediatamente mano al guqin, ma le dita di Wei WuXian si posarono sulle sue, fermandolo.
«A-Yu.» la chiamò, e l’energia risentita si avvolse di nuovo a spirale attorno alla mano protesa verso di lei. I suoi occhi brillavano di rosso. «Ti è stato fatto del male e sei arrabbiata. Lo so, lo capisco. Siamo qui per aiutarti.»
Lo spirito ringhiò e fece per avventarsi su di lui.
Una nota limpida vibrò nell’aria, bloccandolo.
«Non farle del male!» esclamò Wei WuXian, ma Lan WangJi non ne aveva mai avuto l’intenzione. Semplicemente voleva impedire che a restare ferito fosse lui.
Lo spirito si voltò nella sua direzione e i suoi occhi freddi si fissarono sulla veste bianca che indossava.
«Lan!» ringhiò, sollevando una mano artigliata.
Wei WuXian si frappose immediatamente tra lo spirito furioso e il marito.
«No!» esclamò. «È un Lan ma non ti farà del male. È la persona più buona che conosco, te lo assicuro!»
Mosse un passo in avanti, stendendo un braccio verso l’esterno, a protezione di Lan WangJi.
«Ti porteremo fuori, A-Yu!» continuò. «Potrai tornare a casa, se vorrai.»
A quelle parole il volto dello spirito sembrò distendersi, i suoi occhi farsi più umani.
«Fuori…?» mormorò.
«Sì. Possiamo infrangere la barriera. Potrai uscire.»
«Uscire…»
Lan WangJi approfittò del momento di smarrimento dello spirito, per intonare il Suono della Chiarezza, in modo da placare la sua mente in tumulto e liberarla dal rancore. A seguire collegò a questo una variazione della Melodia dell’Eradicazione, che estirpasse il male da lei.
A poco a poco la vide assumere un aspetto sempre più umano, finchè quello che era tornato a essere il volto di una giovane fanciulla non si sciolse in lacrime.
«Io non volevo morire!» singhiozzò, disperata. «Volevo vivere con lui!»
Wei WuXian tese le braccia verso di lei e Lin DaiYu gli avvolse le sue, sottili e incorporee, attorno al collo, lasciandosi stringere.
«Mi dispiace tanto.» le disse lui, cullandola. «È stato orribile e ingiusto. Ti prometto che è finita, ora starai meglio.»
Lo spirito continuò a piangere per diversi minuti, dando l’addio alla sua vita perduta, sprecata in un modo che non poteva comprendere. Wei WuXian la lasciò sfogare, mormorando di tanto in tanto parole di conforto e accarezzando la sua forma impalpabile con dita leggere. Lan WangJi rimase in silenzio a osservarli.
Ora più che mai desiderava stringerlo, ma nuovi dubbi si stavano facendo strada nella sua mente. Era davvero una persona buona? E se, sotto sotto, anche lui fosse stato come Lan XiaoWu e suo padre? Dopotutto non stava anche lui intrappolando uno spirito libero in una condizione che lo vincolava? Certo, Wei WuXian non era prigioniero ai Meandri delle Nuvole, ma la sua natura vivace non poteva esprimersi al meglio e Lan WangJi stava iniziando a chiedersi se in fondo non ne patisse. E se stare al suo fianco si fosse rivelato una prigione, cosa avrebbe fatto? Avrebbe desiderato di andarsene? E lui? Lo avrebbe lasciato libero o lo avrebbe legato a sé anche a costo della sua felicità? Quelle domande senza risposta lo stavano logorando.
Quando lo spirito si quietò, Wei WuXian alzò la testa e gli fece segno di avvicinarsi.
«Ti portiamo fuori, d’accordo, A-Yu?» disse. «Lan Zhan mi darà una mano.»
Senza dire una parola, Lan WangJi estrasse dalla manica un borsello qiankun e iniziò a raccogliervi le ossa. Wei WuXian si chinò al suo fianco e si mise a sua volta al lavoro. Lin DaiYu volteggiava accanto a loro fissandoli, stranita, come se quelli che stavano raccogliendo non fossero i resti del suo corpo ma semplici rami secchi.
Quando ebbero terminato, Wei WuXian si rialzò in piedi con un saltello e barcollò prima di recuperare l’equilibrio. Istintivamente, Lan WangJi allungò un braccio e lo sostenne. Suo marito sorrise ed estrasse Chenqing dalla cintura.
«Andiamo.» disse allo spirito, e iniziò a suonare mentre s’incamminava verso il punto da cui erano entrati nella foresta.
Lin DaiYu lo seguì con espressione estatica, come se il suono del flauto la incantasse. Lan WangJi si accodò, mantenendo un'espressione neutra ma con la mente in tumulto.
Quando raggiunsero la pietra di confine con il sigillo Lan, Wei WuXian smise di suonare e gli sorrise.
«Ci pensi tu, Lan Zhan? Sei sicuramente più ferrato di me sugli incantesimi della tua famiglia.»
«Mn.» annuì Lan WangJi e si chinò a posare una mano sulla pietra.
Il simbolo che vi era impresso brillò e si sollevò nell’aria, staccandosi dalla sua base. Lan Wangji mosse una mano in un paio di gesti rapidi e quello si dissolse in una pioggia di scintille. Ci fu uno schiocco e poi un refolo d’aria fredda scompigliò i capelli di entrambi: la barriera era infranta. In quel momento si resero conto che aveva ricominciato a nevicare e, in lontananza, albeggiava.
Con un’espressione rasserenata, Wei WuXian rimise mano al flauto e guidò lo spirito oltre la coltre di cespugli che l’aveva imprigionato per tutti quegli anni. Trovarono un angolo tranquillo, dove il terreno non era gelato, e Lan WangJi si servì di Bichen per scavare una nuova fossa e seppellire i resti della ragazza. Costruirono un piccolo tumulo e bruciarono alcuni bastoncini d’incenso. Lin DaiYu era commossa.
«In primavera qui spunteranno tanti fiori.» le disse Wei WuXian, con un sorriso. «Sarà un bel luogo in cui riposare.»
«Grazie.» disse lei, con gli occhi lucidi. «Grazie per essere andato oltre le apparenze e avermi salvata.»
Un attimo prima di scomparire, il suo sguardo si rivolse a Lan WangJi.
«Non angosciarti.» gli disse con voce dolce. «Tu non sei come lui. Non faresti mai del male alla persona che ami.»
Pronunciate quelle ultime parole, si dissolse nell’aria insieme al fumo dell’incenso.
Lan WangJi rimase a fissare il punto in cui era scomparsa, riflettendo su quell’affermazione. Forse non aveva un modo di pensare estremo come quello di Lan XiaoWu, ma nulla gli garantiva di essere una persona migliore per colui che amava.
Venne bruscamente strappato da quelle considerazioni da Wei WuXian che, improvvisamente, crollò in ginocchio nella neve, gli occhi chiusi e una mano a coprirsi la bocca.
«Wei Ying!» esclamò, allarmato, precipitandoglisi accanto.
Lo sostenne per le spalle mentre l’altro prendeva respiri profondi.
«Cosa succede? Stai male? È l’energia risentita?»
Wei WuXian scosse la testa, lentamente.
«Non preoccuparti, ora passa. È solo un po’ di debolezza e uno sciocco raffreddore.»
Lan WangJi gli posò una mano sulla fronte. Scottava. Tutto il suo corpo era percorso da brividi.
Lo avvolse più strettamente nel mantello e posò due dita sul suo polso. Le sue sopracciglia si corrugarono all’istante.
«Perchè non mi hai detto che stavi male?» chiese.
Suo marito fece una risatina leggera.
«Non sto così male e, in ogni caso, non potevamo farci niente. Dovevamo esorcizzare lo spirito e distruggere la barriera se volevamo andarcene.»
Lan WangJi s’incupì: era vero, ma questo non cambiava il fatto che era stato così preso dai suoi pensieri e dalle sue personali preoccupazioni da non rendersi conto che il suo amato stava male proprio davanti ai suoi occhi. La fitta del senso di colpa non tardò a farsi sentire.
«Mi dispiace.» disse, stringendo i denti, furioso con sé stesso.
Wei WuXian allungò una mano e gli accarezzò una guancia.
«No, Lan Zhan, no, non è colpa tua. È davvero una sciocchezza. Ora torneremo a casa e…»
Lan WangJi lo interruppe, sollevandolo tra le braccia senza il minimo sforzo.
«Non sei nelle condizioni di viaggiare fino ai Meandri delle Nuvole e fa troppo freddo. Ci fermeremo un paio di giorni al villaggio finché non starai meglio.»
Vide l’accenno di protesta negli occhi del marito, ma quasi subito scomparve, sovrastato dalla debolezza. Wei WuXian affondò il volto nel suo petto e non si oppose nemmeno quando Lan WangJi salì su Bichen e lo trasportò fino al villaggio in quel modo.
Il proprietario della locanda si stupì quando li vide arrivare e riconobbe i due gongzi del giorno precedente, ma Lan WangJi non rispose a nessuna domanda su cosa fosse successo al suo compagno e cosa ne fosse stato dello spirito che infestava la foresta. Si limitò a chiedere una stanza, cibo e tè e di non venire disturbati. Davanti alle richieste di un Lan, il proprietario non insistette oltre e si affrettò a eseguire.
Lan WangJi portò in braccio Wei WuXian su per le scale, nonostante questi gli ripetesse che non era necessario, e lo lasciò solo per adagiarlo sul letto della stanza scelta e chiudere la porta. Vi sistemò sopra un sigillo e pose un talismano riscaldante sulla parete di fronte, per rendere più confortevole la temperatura della stanza, poi tornò da Wei WuXian e iniziò a togliergli il mantello umido, gli stivali e la sopraveste.
«Non c’è bisogno, Lan Zhan! Posso fare da solo!» protestò lui.
Lan WangJi scosse la testa e continuò nel suo lavoro, imperterrito. Non si era reso conto del disagio del marito e non aveva fatto nulla per alleviarlo, quindi ora si sarebbe preso cura di lui in tutto e per tutto. Gli sfilò Suibian e Chenqing dalla cintura e li appoggiò sul tavolo accanto al letto, insieme a Bichen e Wangji, poi gli medicò con cura la mano ferita durante il rituale. Continuò a spogliarlo fino a lasciarlo solo con la veste intima rossa e lo avvolse in una coperta pesante. Aveva con sé delle erbe medicinali per ogni evenienza, di certo contenevano qualcosa in grado di abbassare la temperatura corporea e curare le infreddature.
«Un infuso di queste ti farà stare meglio.» disse. «Vuoi che chieda di preparare un bagno caldo?»
Wei WuXian si accoccolò contro di lui, strofinando il naso contro il suo collo.
«Mmm… magari più tardi. Ora vorrei dormire un po’...» mormorò. «Resti con me, Lan Zhan?»
«Mn. Certo.»
Lan WangJi si liberò a sua volta delle vesti bagnate e si sistemò sul letto accanto a lui, facendolo appoggiare a sé.
Wei WuXian prese a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli e l’estremità del nastro frontale che vi si era avvolto, mentre Lan WangJi teneva l’altra mano tra le sue per trasmettergli energia.
«Immagino che se ti dirò di nuovo che non è necessario non mi darai ascolto, vero?» mormorò con un piccolo sorriso.
«Ti sarà d’aiuto a guarire prima.» fu la risposta.
«Va bene, però, Lan Zhan, davvero, non devi essere così turbato. L’ha detto anche Lin DaiYu, tu non sei come Lan XiaoWu, non faresti mai quello che ha fatto lui, lo so. Scusami se ti ho fatto quella domanda sciocca.»
Wei WuXian, nonostante il suo malessere, era riuscito a capire che lui era stato con la testa altrove tutto il tempo.
«Va bene se ti fai delle domande e metti in discussione le regole del tuo clan. Le cose stanno cambiando, lentamente ma sta succedendo, lo vedo persino io. Penso che, in qualche modo, stiamo facendo la differenza. I giovani guardano a noi come a degli esempi ed è strano, lo so, perché io sono l’ultima persona al mondo a dover essere preso a esempio, ma succede. Però, Lan Zhan, non voglio che ti tormenti per nulla che mi riguardi. Io sto bene.»
A quel punto Lan WangJi non poté più tacere i suoi dubbi.
«Se tu… non volessi più stare nei Meandri delle Nuvole, me lo diresti?»
Wei WuXian smise per un attimo di attorcigliarsi il nastro frontale tra le dita.
«Cosa?»
«Se ti sentissi in trappola, se sentissi che ti sto costringendo a…»
Suo marito sollevò la mano e gli posò un dito sulle labbra.
«Non mi stai costringendo a fare nulla.» disse, la voce poco più di un sussurro dolce. «I Meandri delle Nuvole sono la mia casa e non perché non ho un altro posto dove andare, ma perché è il luogo dove voglio stare, dove ci siete tu e A-Yuan, la mia famiglia. Non potrei mai sentirmi in trappola con le persone che più amo al mondo. Grazie a voi sono riuscito a usare di nuovo il mio nucleo dorato, posso di nuovo volare su una spada, non c’è davvero nulla che possa volere di più. Sei il mio zhiji, non mi serve altro.»
Sollevò il viso e si sporse verso di lui per baciarlo, gesto che venne immediatamente accolto e ricambiato. Lan WangJi si perse in quel contatto: le labbra di Wei WuXian erano calde per la febbre, il suo respiro scottava, ma non voleva lasciarlo andare. Alla fine furono comunque costretti a prendere fiato.
«Zhiji…» mormorò Lan WangJi, assorto.
«Sì.»
Wei WuXian appoggiò la testa sulla sua spalla e nascose il volto nel suo collo, respirando il profumo di sandalo che lo tranquillizzava sempre.
«Promettimi che, se capiterà che ti verranno di nuovo dei dubbi, me lo dirai subito.» disse, con voce assonnata, mentre le sue palpebre si abbassavano.
«Va bene.» rispose Lan WangJi. «Ma tu promettimi che se ti sentirai di nuovo male non lo terrai per te, qualsiasi sia la situazione.»
«Mmm…» fu il mormorio morbido contro la sua pelle e quando Lan WangJi abbassò lo sguardo scoprì che si era addormentato.

Power of Dreams

"Posso accettare di pentirmi di aver seguito un sogno che non sono riuscito a realizzare, ma non voglio pentirmi di aver rinunciato a inseguirlo."

Takagi "Shujin" Akito

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