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Titolo: ApparenzeBeta:
Fandom: Mo Dao Zu Shi
Rating: safe
Personaggi: Wei WuXian, Lan WangJi, Lan SiZhui, MianMian
Pairings: WangXian
Word count: 8249
«Certo che per Hanguang-jun dev’essere un impegno non indifferente.»
Wei WuXian stava accompagnando i discepoli alla sala da pranzo dopo una lezione quando il chiacchiericcio lo raggiunse. Era inusuale, vista la regola che vietava di fare pettegolezzi nei Meandri delle Nuvole, ma quelli che stavano parlando erano cultori di altri clan in visita. Incuriosito, visto che avevano nominato suo marito, si attardò di alcuni passi per ascoltare ancora.
«In effetti a volte mi chiedo chi glielo faccia fare. Insomma, sposare uno così.»
A parlare era stata una donna, all’ombra di una tettoia, insieme a una ragazza più giovane e a un uomo anziano che poteva essere il padre di entrambe.
Wei WuXian si fermò accanto a una colonna, in modo che non lo notassero.
I discepoli proseguirono per la loro strada e solo SiZhui si accorse della sua assenza. Si voltò con espressione interrogativa, ma lui gli fece segno di non preoccuparsi e proseguire.
Sapeva bene che non avrebbe dovuto dare peso alle maldicenze, ma a volte poteva essere divertente sapere quanto la sua felicità potesse irritare o infastidire gente a lui completamente estranea.
«Quando l’ho visto la prima volta non avrei scommesso un centesimo che quello fosse il Patriarca di Yiling.» disse l’uomo. «Così gracile e minuto, così femminile. Quando l’hanno smascherato non potevo credere ai miei occhi.»
«Io lo ricordo molto bene.» continuò la donna più adulta. «Quando l’ho visto ero una ragazzina, ma sono cose che non si dimenticano. Credo fosse a quella conferenza a Yunmeng. Sedeva al fianco del capoclan Jiang ed era davvero attraente. Aveva un fascino un po’ selvaggio, con i capelli sciolti e la veste aperta sul petto. A quel tempo non ne capivo molto, ma nessuno nella sala era in grado di staccargli gli occhi di dosso. Tutti, uomini e donne, se lo mangiavano con lo sguardo. Non mi stupisco che avesse quella fama di conquistatore di giovani fanciulle e che persino Hanguang-jun fosse affascinato da lui.»
Con sguardo sognante si portò una mano al petto.
«Era così bello e aveva uno sguardo così intenso… Che immenso peccato che sia rinato in un corpo del genere!»
La ragazza più giovane sembrava perplessa.
«Non credo che se la passasse bene all’epoca.» disse. «Avete sempre detto che nel periodo della guerra i Colli dei Sepolcri erano un luogo impervio e invivibile.»
La donna le scompigliò i capelli, condiscendente.
«Di certo lo erano ma, credimi, forse era anche quella vita dura a rendere il suo fisico temprato dalle intemperie così attraente.»
Wei WuXian, dietro la colonna, alzò gli occhi al cielo.
«In quel periodo pensavo che non avrei superato l’inverno.» si disse.
Stava per andarsene archiviando tutta la conversazione, in fondo gli importava poco di quanto gli altri potessero pensare della sua apparenza, quando l’uomo parlò di nuovo.
«Non che io possa capire il modo di ragionare dei mezze-maniche, ma immagino che sia stata una delusione per Hanguang-jun trovarsi davanti un ragazzetto quando avrebbe potuto avere un uomo come quello. Che spreco, davvero, tanto valeva trovarsi una sposa.»
Quelle ultime parole provocarono una fitta al cuore a Wei WuXian. Davvero lo vedevano come un ragazzetto? Davvero sfigurava tanto al fianco di Lan WangJi? Che suo marito avesse una certa inclinazione verso il suo vecchio aspetto gli era noto da tempo, ma ci aveva sempre scherzato sopra, non prendendo troppo sul serio la faccenda. Invece adesso saltava fuori che dei perfetti estranei lo compativano perché aveva sposato qualcuno di “gracile, minuto e femminile”. Era femminile? Aveva sempre giocato e scherzato su quell’aspetto di sè, tra gesti maliziosi e ammiccamenti, e non ci aveva trovato nulla di male. Era divertente e sensuale. Eppure ora ne aveva sentito parlare come se fosse stato il più grave dei difetti di quel suo nuovo corpo.
Fino a quel momento non aveva mai pensato che Lan WangJi potesse davvero rimpiangere il vecchio Wei WuXian, quello emaciato e mezzo morto di fame che gli altri definivano “affascinante”, ma sapeva, per sua stessa ammissione, che lo aveva trovato attraente. Forse avrebbe dovuto fare qualcosa per avvicinarsi a quel suo ideale, sforzarsi almeno un po’ di raggiungere gli standard del suo vecchio aspetto. Se non poteva farlo a livello fisico, avrebbe magari potuto provare a livello estetico, giusto per fare felice il suo amato che lo aveva desiderato per tanto tempo.
Era così preso dai suoi pensieri che nemmeno si accorse che i tre se ne erano andati. Si staccò dalla colonna e si avviò a passo svelto verso il Jingshi.
In un angolo della stanza, celato dietro il paravento da bagno, si trovava uno specchio d’argento incastonato in un’elegante cornice di legno lavorato. Lan WangJi lo utilizzava per raccogliersi i capelli ogni mattina e sistemare in modo impeccabile il nastro frontale. Wei WuXian non vi aveva mai badato particolarmente, così come non aveva mai badato davvero alla propria acconciatura. In quel momento vi si fermò di fronte e si scrutò da capo a piedi, valutandosi con un occhio il più oggettivo possibile. Il corpo di Mo XuanYu aveva circa la stessa età del suo originale quando era morto, ma era di statura leggermente più bassa. Non era esente da ferite, visti i maltrattamenti subiti dal ragazzo, ma non portava cicatrici di battaglie e altre violenze. Le sue mani erano più piccole e delicate, le sue spalle più sottili, ma non era certo un fisico da disdegnare. Si slacciò la cintura e abbassò la veste fino alla vita, osservando il proprio riflesso. Nei mesi di allenamento ai Meandri delle Nuvole aveva messo su un po’ di massa muscolare e i suoi movimenti si erano fatti più fluidi e veloci. Non avrebbe mai associato quell’immagine al corpo flessuoso e morbido di una ragazza, non per davvero. Eppure non era paragonabile al fisico più adulto e scolpito di Lan WangJi o a quello più allenato e provato dalle sofferenze del vecchio sé stesso. Riusciva a capire perché a un occhio esterno apparisse così diverso.
Allungò una mano dietro la testa e sciolse il nastro che gli legava i capelli, lasciando che una cascata di onde corvine gli ricadesse sulle spalle. Erano leggermente più mossi di quanto lo fossero stati precedentemente, non ci aveva mai fatto caso. Risistemò la parte superiore della veste lasciando però uno scollo più profondo, che mostrasse più pelle. Ripensando a come se ne andava in giro una volta, le sue guance si arrossarono per l’imbarazzo: non avevano torto a dire che era senza pudore.
Rimase a fissare la sua immagine nello specchio, meditabondo. Non esistevano ritratti fedeli del suo aspetto di una volta, ma era abbastanza certo che quello che aveva di fronte non si avvicinasse molto all’originale. Anche aggiungendo una sopraveste più larga e Chenqing alla cintura, si sentiva un bambino che giocava a imitare l’aspetto di un adulto. Le sue dita sfiorarono la superficie argentata con un sospiro: avrebbe dovuto impegnarsi più di così.
Un leggero bussare alla porta lo strappò da quei pensieri.
«Baba, va tutto bene?» lo chiamò la voce di Lan SiZhui. «Ti stiamo aspettando per pranzo.»
Wei WuXian si ricompose velocemente, chiudendo i lembi della veste e raccogliendosi i capelli disordinatamente.
«Tutto benissimo! Arrivo subito!» esclamò, uscendo da dietro il paravento e accantonando per il momento quel problema frivolo.
gli tornò in mente quella sera quando, da solo nel letto a causa della terribile routine dei Lan di coricarsi alle nove, non riusciva in nessun modo a chiudere occhio. Lan WangJi era stato inviato come rappresentante a una conferenza alla Torre della Carpa Dorata e, per quanto Wei WuXian avesse insistito per partecipare e approfittarne per rivedere Jin Ling, Lan Qiren era stato irremovibile. I Lan dovevano far mostra di sobrietà ed eleganza, aggettivi che lui era ben lungi dall’incarnare, quindi gli era stato letteralmente ordinato di restare a Gusu e coprire le lezioni di suo marito. Se non fosse stato per l’obbligo morale nei confronti di suo figlio e degli altri discepoli, sarebbe scappato già la prima notte. In ogni caso, già era arduo addormentarsi senza la presenza rassicurante di Lan WangJi accanto, con quel pensiero in mente era impossibile.
Per questo si decise ad alzarsi e, colto da un’improvvisa frenesia, prese a frugare negli armadi. Sapeva già che avrebbe trovato per la maggior parte abiti di Lan WangJi che spaziavano dal bianco immacolato al tenue celeste, alcune sopravesti ricamate, alcuni pizzi eleganti, ornamenti di giada, biancheria sempre candida. I suoi erano tutti abiti scuri, sui toni del nero e del grigio, alcune vesti intime rosse, perchè gli erano sempre piaciute così. Niente abiti eleganti, non ne aveva mai avuto bisogno. In un angolo c’era un’uniforme Lan della sua misura, che non aveva mai indossato. Ovviamente da nessuna parte c’era nulla che potesse vagamente assomigliare a quello che indossava quando si era rifugiato a Yiling. Era frustrante che cercare di portare a termine la sua idea fosse così complicato. L’indomani sarebbe andato a Caiyi a cercare qualcosa di adatto.
Fece un passo verso il letto, nel tentativo di tornare a dormire, poi si voltò nuovamente verso l’armadio. Prese una delle vesti di Lan WangJi e la portò con sé sotto le coperte: non era come averlo accanto per davvero, ma in mancanza d’altro almeno il suo profumo lo avrebbe aiutato a rilassarsi.
Il mattino successivo, approfittando del fatto che non c’erano lezioni, seguì il suo proposito e lasciò i Meandri delle Nuvole per recarsi nella città fluviale. Sapeva di non poter commissionare una veste come quella del Patriarca di Yiling senza destare scomode supposizioni, ma poteva almeno tentare di procurarsi della stoffa adatta. Non che lui fosse davvero in grado di cucire un abito ma, durante il suo isolamento dal mondo, aveva dovuto imparare a rammendarsi i vestiti, perché Wen Qing non aveva mai avuto la minima intenzione di farlo al suo posto. Sperava che quella scarsa capacità fosse sufficiente.
Con quel pensiero in testa, si infilò nel primo negozio di stoffe all’inizio della via delle botteghe.
«Buongiorno, avrei bisogno di alcuni metri di stoffa grigia per una sopraveste.» esordì, prima di accorgersi che nel locale era già presente un’altra cliente.
Stava per scusarsi quando la donna si voltò e un lampo di riconoscimento illuminò gli occhi di entrambi.
«Wei-gongzi.»
«MianMian!»
Non si vedevano da quell'incontro fortuito durante la caccia notturna e Wei WuXian era stupito di trovarla a Gusu.
«È un piacere vederti!» esclamò. «Come stai? Come stanno tuo marito e tua figlia?»
Lei sorrise amichevolmente e accennò un inchino.
«Stiamo tutti molto bene, grazie. Siamo in visita presso dei parenti che abitano in zona. E Hanguang-jun? Sta bene?»
«Ottimamente. Ora si trova a Lanling per una conferenza.»
Nonostante gli sforzi non riuscì a trattenere un leggero tono di rimpianto nella voce.
«Perdona la mia sfacciataggine, MianMian, e se hai altro da fare non badarci, ma avresti un po’ di tempo da dedicarmi? Avrei bisogno di un consiglio e credo che una donna possa essermi di grande aiuto.»
L’espressione sul viso di lei si fece scettica, ma poi sorrise.
«Certamente. Pensavo di dedicare tutto il giorno alle commissioni, quindi non ho fretta di rientrare. Cerchiamo una sala da tè?»
Ritirarono entrambi i loro acquisti - per sicurezza Wei WuXian aveva fatto aggiungere anche della stoffa rossa - e tornarono per strada alla ricerca di un posto tranquillo dove parlare.
Entrarono in un locale da cui giungeva una musica tranquilla, l’interno era arredato con sobrietà e colori tenui, contribuendo a creare un’atmosfera pacata che suggeriva di tenere il tono della voce basso. Se fosse stato per Wei WuXian, avrebbero scelto un luogo più chiassoso, ma aveva bisogno dell’aiuto di MianMian, quindi non poteva portarla in una locanda di bassa lega.
«Allora, cosa posso fare per te?» chiese la donna, dopo che il tè fu versato. «Spero che non si tratti di nulla di grave.»
«No, no, in realtà è una sciocchezza.» rispose Wei WuXian, scuotendo la testa e iniziando a chiedersi se fosse il caso di coinvolgere qualcun altro.
«Oh, andiamo, da giovane non ti facevi tutti questi scrupoli!» esclamò lei. «Devo ricordarti in che modo imbarazzante hai tentato di corteggiarmi?»
Wei WuXian si coprì la faccia con le mani, ricordando soprattutto quello che era seguito a quel tentativo giovanile. Non era davvero necessario rivangare il passato.
«Va bene, va bene.» capitolò. «Devo cucire una sopraveste e non ho idea da dove cominciare.»
MianMian aggrottò le sopracciglia, confusa.
«Non ci sono sarti nei Meandri delle Nuvole? Potresti commissionarne una qui a Caiyi. »
«È... complicato.» rispose Wei WuXian. «Diciamo che non è il tipo di cosa che qualcun altro farebbe volentieri e non voglio mettere a disagio nessuno.»
MianMian scrutò la stoffa avvolta in un morbido rotolo, poi tornò con lo sguardo su di lui.
«Stoffa grigia per una sopraveste, stoffa rossa per degli inserti… O hai intenzione di farti un hanfu identico a quello che indossi o ho l’impressione che voglia rifarti a qualcosa del passato.»
Wei WuXian si agitò sotto il suo sguardo, a disagio. Era stata una pessima idea chiedere a qualcuno di aiutarlo.
«Sul serio?» continuò MianMian, incredula. «Vuoi davvero cucirti una veste come quella del Patriarca di Yiling?»
«No!... Forse…?»
Lei sospirò e sorseggiò l’ottimo tè prima di parlare di nuovo.
«Più che creare disagio ad altri sembra che questa idea lo crei a te. Perchè vuoi farlo?»
Rispondere sinceramente sarebbe stato ancora più imbarazzante. Del resto non si era preparato una storiella perché non immaginava di incontrare qualcuno che gli avrebbe fatto domande.
«Perché, beh, perché penso che farebbe piacere a Lan Zhan.» sputò fuori, arrossendo suo malgrado.
MianMian lo scrutò, scettica. Non era certo che se la fosse bevuta.
«Sono abbastanza sicura di non sbagliarmi se dico che Hanguang-jun non ti metterebbe mai a disagio per sua soddisfazione personale.» disse. «Quindi adesso sputa il rospo o non ti aiuterò.»
Tempo prima Wei WuXian aveva saputo cos’era successo a MianMian nel periodo in cui lui si trovava con i Wen ai Colli dei Sepolcri. Gli era stato spiegato come avesse parlato in suo favore durante un’assemblea dei grandi clan, mentre tutti gli uomini presenti la osteggiavano e la deridevano, e come lei avesse ripudiato il clan Jin per questo. L’unico che l’aveva raggiunta per offrirle sostegno era stato Lan WangJi.
A quel tempo aveva avuto un’amica e non ne era stato nemmeno consapevole. Le doveva almeno la verità ora.
«Ho sentito degli ospiti dei Meandri delle Nuvole compatire Lan Zhan per il fatto di accompagnarsi a una persona come me.» Gesticolò indicando la sua intera figura. «Hanno riempito di complimenti l’aspetto del vecchio me e definito uno spreco il fatto che io ora sembri solo un “ragazzetto gracile e minuto”. So per certo che Lan Zhan apprezzava il mio vecchio aspetto, quindi ho pensato di fargli cosa gradita improvvisando un po’.»
Ecco, l’aveva detto. Se ora MianMian avesse riso di lui avrebbe potuto incolpare solo sé stesso. Del resto gli importava davvero poco quello che pensavano e dicevano gli altri di lui, ma nessuno doveva permettersi di parlare alle spalle di Lan WangJi e quella era la sola cosa che gli importava.
«Quindi, se non ho capito male, vuoi sedurre tuo marito, che già ti ama alla follia, vestendoti come quello che tutti consideravano il male incarnato, solo perchè hai sentito qualcuno spettegolare su di voi?» ricapitolò MianMian. «Il tè non è sufficiente, ho bisogno di qualcosa di più forte.»
Alzò la mano e attirò l’attenzione di un cameriere, chiedendo una giara di Sorriso dell’Imperatore.
Dopo che si fu versata una piccola ciotola di liquore e l’ebbe bevuta tutto d’un fiato, tornò a rivolgersi a Wei WuXian.
«Posso cucirti la sopraveste in un paio di giorni. Posso venire ai Meandri delle Nuvole se non provoca problemi, o possiamo vederci qui. C’era altro che ti preoccupava?»
A quella proposta Wei WuXian s’illuminò e strinse tra le sue le mani della donna.
«Grazie, grazie, grazie! Possiamo vederci qui, ti offrirò dell’altro tè o dell’altro vino o tutto quello che vorrai!» esclamò. «E sì, in effetti un’altra cosa che volevo chiederti c’era. Conosci un modo per lisciare i capelli?»
Quella sera Wei WuXuian rientrò ai Meandri delle Nuvole di buon umore e soddisfatto per i suoi progressi nel corso della giornata. Incontrare MianMian era stata davvero una benedizione inaspettata che gli aveva fornito non soltanto un’alternativa migliore al cucire da solo qualcosa che non sarebbe mai stato in grado, ma anche una soluzione per domare la chioma ribelle di cui non si era mai occupato e che ora, improvvisamente, gli dava tanto da pensare.
Dopo cena - un interminabile, silenzioso pasto al tavolo con Lan QiRen e Lan XiChen - si rifugiò nel Jingshi, certo che nessuno lo avrebbe disturbato, e si mise all’opera sul primo esperimento.
S’impegnò il più possibile a seguire le indicazioni che gli aveva dato MianMian, ma il risultato fu che si trovò ben presto a testa in giù in una tinozza, con i capelli irrimediabilmente annodati in una massa informe e le mani coperte di olio che gli aveva macchiato anche le maniche. Esasperato, si lasciò sfuggire una sonora imprecazione. Com’era possibile che le donne facessero questo ogni giorno e apparissero sempre perfettamente curate e in ordine? Era stregoneria.
In quel momento bussarono alla porta e la voce di Lan SiZhui lo strappò dalle sue recriminazioni.
«Baba, ci sei? Posso entrare?»
Wei WuXian mugolò, frustrato, ancora a testa in giù nella tinozza.
«Non credo sia un buon momento.»
Ovviamente, qualcosa nel suo tono mise in allarme SiZhui.
«Va tutto bene?» chiese, con una nota di allarme nella voce.
«Benissimo! Solo un piccolo… incidente. Niente di cui preoccuparsi.»
Pessima scelta di parole, realizzò appena le pronunciò.
«Incidente?» esclamò infatti SiZhui. «Sto entrando. Con permesso.»
E un istante dopo mise piede nella stanza, chiamandolo.
Ormai non sarebbe servito a niente dirgli di andare via, lo avrebbe solo fatto preoccupare di più.
«Sono qui, dietro il paravento.» disse, rassegnato.
Esattamente come si aspettava, l’espressione di SiZhui quando lo vide fu di puro sconcerto. Ovviamente non poteva biasimarlo, doveva essere una scena piuttosto bizzarra.
«Cosa… sta succedendo?» chiese suo figlio, confuso.
«È una lunga storia.» rispose Wei WuXian, ridacchiando e sollevandosi dalla tinozza. Quello che ottenne fu solo di sgocciolare acqua ovunque e non riuscire comunque a gestire la massa di ciocche arruffate che gli scendeva sulla schiena.
«Che ne dici di raccontarmela mentre ti aiuto a pettinarti?»
Non vedendo via di scampo, Wei WuXian si sedette a gambe incrociate sul pavimento mentre il ragazzo si sistemava in ginocchio alle sue spalle, armato di pettine. Certo, era imbarazzante dover parlare di una questione simile con suo figlio, ma lì, nei Meandri delle Nuvole, non aveva nessuno con cui confidarsi. Anzi, a ben vedere non aveva nessuno in assoluto con cui parlare di “certi problemi”. La sua reputazione gli rendeva praticamente impossibile farsi degli amici e quello era il motivo per cui si sentiva particolarmente fortunato per aver incontrato MianMian quel giorno.
«C’entra Hanguang-jun?» indagò SiZhui, tentando di districare un nodo particolarmente ostico.
«In parte.» sospirò Wei WuXian. «Beato te, A-Yuan, che non hai ancora di questi problemi sentimentali.»
Non poté vedere ma percepì chiaramente un sopracciglio dell’altro alzarsi. Ridacchiò, perfettamente consapevole della relazione segreta del figlio.
«Cos’è successo esattamente?» incalzò SiZhui. «Cosa c’entra Hanguang-jun con te a testa in giù in una tinozza?»
Non potendo più tergiversare, Wei WuXian gli raccontò dei pettegolezzi, delle compere a Caiyi, dell’incontro con MianMian e dei suoi consigli.
SiZhui continuò a pettinarlo in silenzio per un po’, sciogliendo gentilmente gli intrichi e passando il pettine sull’intera lunghezza di quelle onde corvine.
«Baba, sul serio pensi che Hanguang-jun possa amarti di meno per questo?» chiese infine.
Wei WuXian sobbalzò leggermente. Non era stato detto in tono ostile, ma alle sue orecchie suonava comunque come un’accusa.
«No, certo che no. Solo che io…»
S’interruppe, mordendosi un labbro. Ora si sentiva davvero stupido.
«Hai pensato di mettere su una sorta di gioco delle parti per fargli una sorpresa?» gli venne incontro SiZhui.
«Una cosa del genere.»
Non si sarebbe abbassato a spiegare a suo figlio che voleva vedere la scintilla di desiderio che si accendeva negli occhi di Lan WangJi quando si parlava del Patriarca di Yiling, rivolta verso di lui. Aveva ancora una briciola di dignità.
«Posso darti una mano con i capelli, se vuoi.» disse quindi SiZhui, stupendolo. «ZiZhen ha due sorelle ed è un esperto di cosmetici, ci ha spiegato come usare prodotti come questi per apparire sempre al meglio.»
Wei WuXian era senza parole: uno dei segreti dell’aspetto sempre impeccabile dei Lan gli si era appena rivelato davanti agli occhi.
«Certo, maestro! Insegnami i segreti!» esclamò, facendolo ridere.
Poi osservò con occhio attento il modo in cui il ragazzo distribuiva le gocce d’olio lisciante sui suoi capelli, in modo da non ungerli troppo ma da renderli molto più morbidi e facili da districare.
Seduto sul pavimento, con solo un paio di lanterne a illuminare di luce calda la stanza e con le mani gentili del suo bambino che lo pettinavano, Wei WuXian finalmente riuscì a rilassarsi. Era piacevole, ogni tanto, lasciarsi coccolare da qualcuno che non fosse il suo adorato marito.
«Sai, baba, credo di capire perchè vuoi farlo.» disse a un certo punto SiZhui. «È bello fare qualcosa per la persona che si ama. Ed è bello che questa ci guardi con ammirazione. Però, se vestire i panni del Patriarca di Yiling ti fa sentire a disagio o ti riporta alla mente brutti ricordi, non dovresti farlo. Sono sicuro che nemmeno Hanguang-jun lo vorrebbe, perché lui desidera sopra ogni cosa che tu sia felice.»
Wei WuXian si voltò di scatto, cogliendolo di sorpresa e facendogli cadere il pettine dalle mani. Lo abbracciò e lo strinse a sè.
«Sei davvero tale e quale a tuo padre.» brontolò contro la stoffa bianca della veste di SiZhui. «Cos’ho fatto per meritare un figlio così premuroso? Il mio povero cuore non è preparato.»
«Baba! Non ho finito di pettinarti!» protestò SiZhui, ridendo.
Wei WuXian lo lasciò andare e gli permise di terminare il lavoro, promettendogli che non avrebbe esagerato e che non si sarebbe spinto oltre quello che si sentiva di fare.
Quando giunse l’ora di coricarsi, SiZhui si congedò educatamente e, solo una volta sulla porta, Wei WuXian si ricordò di chiedere il reale motivo della visita del ragazzo.
«Ero un po’ preoccupato. A cena non hai detto una parola, anche se eri al tavolo con Zewu-jun e Shifu e sei stato fuori tutto il giorno. Mi chiedevo se andasse tutto bene, ma mi hai già ampiamente risposto.»
Sorrise gentilmente e Wei WuXian non riuscì a fare a meno di posargli una mano sulla testa, in una carezza.
«Grazie, A-Yuan.» disse, sentendosi il cuore pieno di tenerezza. «Per quello che hai fatto e per quello che sei. Riposa bene.»
Il ragazzo arrossì appena e s’inchinò rispettosamente, celando appena dietro le mani unite un sorriso carico di calore.
Per i due giorni seguenti Wei WuXian fece del suo meglio per contenere l’agitazione. Non c’era molto che potesse fare se non attendere che arrivasse il momento di andare all’appuntamento con MianMian e indugiare nei trattamenti che SiZhui gli aveva insegnato, compiacendosi del fatto che i suoi capelli fossero giorno dopo giorno più morbidi e luminosi. Era davvero come l’effetto di una magia e quando si guardava allo specchio poteva quasi intravedere la fisionomia del vecchio sé stesso, anche se probabilmente lui non era mai stato così pulito e in ordine.
Quando giunse il giorno dell’appuntamento, si vestì come al solito con l’hanfu grigio e nero, ma lasciò la chioma libera, appena trattenuta dal nastro rosso sulla nuca, giusto per vedere che effetto faceva.
In città nessuno sembrò badarci davvero, ma quando MianMian lo vide, all’ingresso della sala da tè, spalancò gli occhi.
«Stai…» iniziò, ma si bloccò. «Gli assomigli un sacco.»
Wei WuXian sorrise.
«Stavi per dirmi che sto bene, vero? Lo so!» esclamò. «Il tuo trattamento funziona davvero!»
Mosse la testa per far ondeggiare la chioma, entusiasta.
La donna sospirò e sorrise a sua volta, condiscendente, come una madre che guarda un figlio imprevedibile.
«Certo che funziona. Posso indicarti un negozio dove procurartelo, se vuoi.»
Entrarono insieme nel locale, ordinarono il consueto tè e MianMian gli allungò un involto di stoffa.
«Ecco la sopraveste che ti avevo promesso. Ho tentato di essere il più accurata possibile con quello che mi ricordavo e alcuni ritratti trovati in giro.»
Wei WuXian accettò il pacchetto con espressione stupefatta.
«Esistono ritratti attendibili di quel tempo? Pensavo che la gente si fosse limitata a scarabocchi scacciademoni o vignette satiriche di dubbio gusto.»
MianMian scosse la testa mentre sorseggiava il suo tè.
«Sembra incredibile, ma al tempo c’erano persone, poche in verità e che tendevano a tenere per sé le loro opinioni, che non ti osteggiavano. Anzi, alcuni addirittura ti ammiravano per la tua opposizione al potere. Tra questi c’erano diversi artisti che hanno creato ritratti molto belli.» spiegò. «Ovviamente al tempo non potevano venderli o divulgarli, ma dopo la tua morte alcuni hanno iniziato a circolare.»
Prese un rotolo di pergamena dalla manica e lo dispiegò sul tavolo.
«Questo è un piccolo esempio.»
L’immagine ritraeva il Patriarca di Yiling di spalle, i lunghi capelli corvini che fluttuavano nell’aria e le ampie vesti che ondeggiavano attorno alla sua figura. Appena al di sopra delle sue mani sollevate, il Sigillo della Tigre era sospeso in aria, circondato da volute di energia maligna. Alle sue spalle uno spicchio di luna illuminava con luce fredda la scena, circondato da uno stormo di corvi neri come la notte. Ai suoi piedi, da quello che sembrava un lago di sangue, emergeva una selva di cadaveri e scheletri dalle ossa sbiancate, che allungavano le mani verso di lui. L’unico tocco di colore nel dipinto in inchiostro nero, era il nastro scarlatto che gli legava i capelli e che, ondeggiando, attraversava l’intera scena come una traccia di sangue fresco.
Era un’opera incredibile. Wei WuXian rabbrividì al solo guardarla.
«Davvero qualcuno mi vedeva così?» mormorò sfiorando la pergamena con la punta delle dita. «È bello ma è anche terrificante.»
«Questo artista ti ha fatto diversi ritratti, anche immagini più classiche.» disse MianMian. «Se vuoi posso provare a recuperarne alcuni e portarteli la prossima volta che vengo a Gusu. Questo puoi tenerlo, se ti fa piacere. Ma se non lo vuoi, ti capisco.»
«No, lo prendo volentieri! È molto più di quanto pensassi qualcuno avrebbe mai potuto creare su di me. Pensavo di essere solo oggetto di scherno e di brutte dicerie, invece qualcuno mi vedeva così. Lo terrò come monito a non ripetere gli errori del passato.»
Il suo entusiasmo iniziale era un po’ scemato davanti a quell’immagine bellissima e spaventosa. Era certo che MianMian gliel’avesse portata per fargli piacere, per mostrargli che qualcuno lo aveva apprezzato a suo tempo, ma ai suoi occhi appariva principalmente il timore che doveva incutere anche in chi non lo odiava. Sembrava davvero una figura maestosa e terribile.
«Sicuro di volerlo ancora fare?»
La voce della donna lo distrasse dai suoi pensieri.
«Cosa? Oh, la veste! Certo, senza dubbio!» esclamò, con foga. «Voglio che Lan Zhan muoia di desiderio nel vedermi!»
MianMian si massaggiò la fronte, mentre le sue spalle si abbassavano in una posa rassegnata.
«Allora pagami una giara di Sorriso dell’Imperatore, anzi due, come compenso per il lavoro e per quello che mi racconterai da qui in poi.»
Wei WuXian rise e ordinò tre giare.
Non era male avere un’amica con cui confidarsi, dopotutto.
Lan WangJi aveva trascorso un’intera settimana alla Torre della Carpa Dorata, impegnato in una discussione sulla gestione dei territori dei clan e il mantenimento o meno delle torri di guardia istituite anni prima da Jin GuangYao. Era un argomento importante e Jin Ling aveva bisogno di tutto l’appoggio possibile da parte degli altri grandi clan per contrastare chi premeva per abbatterle. Lan WangJi sapeva che era fondamentale mantenere l’ordine nei territori e che era suo dovere contribuire, ma al tempo stesso aveva sofferto la lontananza più di quanto pensasse. Non ne poteva più di discussioni, dibattiti, polemiche e litigi. Voleva solo il silenzio del suo Jingshi e Wei WuXian tra le braccia. Lasciarlo a casa era stato un errore, lui sarebbe sicuramente riuscito a sostenere la loro causa con più efficacia, non avrebbe mancato di farlo presente a suo zio. Ma, più di tutto, lo avrebbe avuto vicino e sarebbe stato più felice.
Se avesse potuto, per una volta, non seguire le regole, sarebbe andato dritto da lui senza pensare di porgere prima omaggio a suo fratello e a suo zio, ma aveva un rapporto da fare e diverse questioni pratiche da spiegare. La sua oasi felice avrebbe dovuto aspettare fino a quella sera.
Il pomeriggio trascorse lentamente, tra mille documenti, messaggi riportati e lettere consegnate. Sapere di averlo così vicino e non poterlo andare a cercare, non poterlo abbracciare, era una tortura per Lan WangJi. Avrebbe assolto a tutti i suoi doveri ma non gli si poteva chiedere di esserne anche entusiasta.
Quando l’ora di cena arrivò, finalmente tirò un sospiro di sollievo. Certo, avrebbero dovuto aspettare di essere soli per potersi finalmente scambiare qualche effusione, ma almeno avrebbe avuto Wei WuXian seduto accanto a sé.
E invece Wei WuXian non si fece vedere.
Lan WangJi iniziava a essere turbato: che fosse successo qualcosa e nessuno si fosse preoccupato di metterlo al corrente?
Fece del suo meglio per terminare la cena nel minor tempo possibile ma si poté congedare solo quando anche suo zio e suo fratello ebbero finito. Quando finalmente raggiunse il corridoio che conduceva al Jingshi, camminando speditamente - poiché era proibito correre - venne di nuovo interrotto da un incontro con i discepoli. Lan SiZhui s’inchinò educatamente augurandogli un bentornato a casa mentre Lan JingYi, dopo i consueti convenevoli, sorrise sfacciatamente.
«Wei-qianbei sarà felice! Scommetto che si è sentito solo in questi giorni.» esclamò. «Si è annoiato così tanto che è pure andato a Caiyi per un appuntamento!»
SiZhui gli rifilò una gomitata nelle costole, ma ormai il danno era fatto.
«Appuntamento?» fece Lan WangJi, mentre nella sua mente risuonava un campanello d’allarme.
«Sì, l’ha visto ZiZhen durante delle commissioni. Era in una sala da tè che chiacchierava con una bella signora.»
«JingYi! I pettegolezzi sono proibiti!» lo sgridò SiZhui, allarmato.
«Non è un pettegolezzo, sto solo riportando un fatto!» protestò JingYi, prima di rendersi conto dell’effettivo problema. «Ma! Ma non è successo niente di male! Erano solo chiacchiere! Lo sappiamo tutti che Wei-qianbei è molto socievole, no? Eh?»
SiZhui si portò una mano alla fronte, sospirando.
Lan WangJi non attese oltre, voltò loro le spalle e tornò a incamminarsi a passo sempre più spedito.
Spalancò la porta della propria stanza senza bussare e avanzò a grandi passi, prima di fermarsi, impietrito, davanti al letto. Quello che vide lo lasciò totalmente senza parole.
Wei WuXian era semidisteso sul materasso, sostenendosi su un gomito, le gambe leggermente piegate al di sotto dell’ampia veste che gli lasciava scoperte le caviglie. Una cascata di capelli corvini gli scendeva sulle spalle, spargendosi sulle lenzuola bianche come fili di seta, appena trattenuti da un nastro scarlatto. Le ampie maniche della veste, decorate con motivi che richiamavano lingue di fiamma, si allargavano attorno alla sua figura. Lo scollo era più ampio del solito, lasciando intravedere la veste intima rossa e un ampio lembo di pelle pallida. Gli angoli delle sue labbra erano appena sollevati in un sorriso malizioso, ma i suoi occhi brillavano di una luce sanguigna, pericolosa.
Lan WangJi rimase immobile a fissarlo, i pensieri sparpagliati come foglie al vento e qualcosa di strettamente aggrovigliato al di sotto dello stomaco. Voleva dire qualcosa, fare delle domande, ma quella visione del passato gliele aveva gelate tutte in gola, in un nodo impossibile da deglutire. Sentiva le orecchie andare a fuoco, ma non riusciva a muovere un muscolo.
Lui era così… così… Il termine incantevole non rendeva giustizia a quello che stava vedendo ma, allo stesso tempo, era crudele. Scatenava in lui un miscuglio di emozioni che non riusciva a gestire: ammirazione, attrazione e desiderio, certo, ma anche angoscia, tristezza, un senso di ansia che si arrampicava nel suo petto lasciandolo senza fiato. Era una brama che si legava troppo strettamente al ricordo di una perdita così dolorosa da lasciare una cicatrice indelebile. Era troppo.
Doveva essere rimasto immobile a fissarlo per un tempo troppo lungo, perché vide lo sguardo di Wei WuXian farsi incerto e saettare da un lato all’altro, prima che il giovane saltasse in piedi. Una risatina nervosa aleggiò sulle sue labbra mentre con uno strattone liberava il nastro e si raccoglieva i capelli nella consueta coda spettinata. Con un gesto rapido si sfilò la sopraveste e la ripiegò su un braccio come a volerla celare.
«È stata davvero un’idea sciocca.» disse, scuotendo appena la testa. «Non ci badare, Lan Zhan, ti prego. Era uno scherzo. Una delle mie solite sciocchezze.»
Detto questo, infilò la porta e sparì nel corridoio prima che Lan WangJi avesse il tempo di dire nulla.
Quindi rimase lì, in piedi in mezzo alla stanza, con la certezza assoluta di aver compiuto un grave errore e nessuna idea su come rimediare, sperando che Wei WuXian tornasse e le cose tra di loro fossero di nuovo normali.
E Wei WuXian tornò, ma solo molto tardi quella sera. Lan WangJi lo sentì e si sollevò a sedere sul letto per aspettarlo, ma l’altro mosse appena una mano in segno di saluto, nell’oscurità.
«Torna a dormire, Lan Zhan, è tardi. Io dormirò di qua.» mormorò indicando l’altra stanza del Jingshi.
Lan WangJi moriva dalla voglia di abbracciarlo, ma se lui non se la sentiva o era a disagio, non lo avrebbe forzato in nessun modo.
Non chiuse occhio tutta la notte.
L’indomani mattina giunse senza che la notte avesse portato alcun consiglio utile. Lan WangJi non ne veniva a capo. Il fatto che Wei WuXian lo avesse evitato il giorno prima lo aveva stranito, sapere che aveva incontrato una donna lo aveva turbato, vederlo agghindato in quel modo lo aveva sconvolto, ma soprattutto vederlo allontanarsi così lo aveva ferito. Non sapeva che pesci pigliare nè cosa potesse essere successo. Non capiva se fosse colpa sua o se l’altro fosse nel pieno di uno dei suoi soliti voli pindarici. E siccome era di nuovo sparito e non poteva chiederglielo direttamente, poté solo andare dall’unica altra persona che lo avrebbe ascoltato senza giudicare e che forse avrebbe saputo dargli delle risposte: suo fratello.
Lan XiChen stava meditando sul portico di fronte ai propri appartamenti e aprì gli occhi quando lo sentì avvicinarsi sul ghiaino del giardino.
«WangJi.» lo salutò con un sorriso.
«Xiong-zhang.» rispose Lan WangJi, inchinandosi. «Disturbo la tua meditazione.»
«Certo che no. Vieni pure avanti, c’è qualcosa che ti turba?»
Lan XiChen lo scrutò socchiudendo gli occhi e giunse all’ovvia conclusione.
«Qualcosa non va con Wei-gongzi? Mi sono sorpreso di non vederlo a cena ieri.»
Lan WangJi annuì, poi si sforzò di mettere in parole quello che pensava.
«Ha visto una donna mentre non c’ero.» disse.
Il suo tono suonò meno neutro di quanto volesse, inasprito dalla gelosia.
Lan XiChen inclinò appena la testa, perplesso.
«So che è stato a Caiyi per delle commissioni, magari ha incontrato una vecchia conoscenza. Oppure semplicemente ha chiacchierato con qualcuno in modo casuale. È un tipo molto socievole, non me ne preoccuperei.»
Lan WangJi individuò immediatamente il tentativo del fratello di blandirlo, ma non se ne irritò: se XiChen fosse stato al corrente di qualcosa di compromettente era certo che sarebbe stato sincero con lui. Se riteneva che non fosse nulla di rilevante, probabilmente era così. Questo però non rispondeva al suo problema principale.
«Ieri sera era… strano. Mi stava aspettando vestito come una volta.»
«Come una volta?» domandò Lan XiChen, confuso.
«Come il Patriarca di Yiling.»
A quelle parole vide suo fratello spalancare gli occhi, poi socchiuderli e prendere un respiro come nel tentativo di mantenere la calma.
«Non avrei dovuto fargliela passare liscia, quella volta al tempio di Guanyin.» lo sentì borbottare.
«Xiong-zhang!» esclamò Lan WangJi, allarmato.
«Non temere, non mi permetterei mai di alzare le mani su tuo marito, WangJi. Solo che certe volte sa davvero mettere a dura prova la pazienza. Non ci badare. Poi cos’è successo?»
«Nulla. È saltato in piedi ed è scappato via dicendo che era uno scherzo. Ma non sembrava divertito. È tornato a notte fonda ed è andato a dormire nell’altra stanza.»
Quella era la cosa che gli era pesata di più. Si era sentito rifiutato per un motivo che nemmeno aveva compreso. Gli era chiaro di aver fatto qualcosa di sbagliato ma non aveva idea di cosa.
«Xiong-zhang, ho fallito in qualcosa, è chiaro. Puoi aiutarmi a capire in cosa? Non voglio che Wei Ying sia deluso da me.»
Lan XiChen sospirò.
«Posso fare delle ipotesi, ma penso che la cosa migliore che tu possa fare è chiederlo direttamente a lui. Parlare è sempre la soluzione più semplice per venire a capo delle incomprensioni.»
Parlare. Quello che non era riuscito a fare il giorno prima e che probabilmente aveva portato a quella situazione. Se era l’unica cosa da fare, allora l’avrebbe fatta e se fosse stato necessario scusarsi, avrebbe fatto anche quello. Ora la cosa più importante era trovare suo marito.
Marito che, in quello stesso momento, se ne stava con la faccia affondata nel cuscino del letto di Lan SiZhui.
«Avresti dovuto vedere la sua faccia!» si lamentò. «Sembrava che avesse visto un fantasma, era orripilato.»
SiZhui, seduto accanto a lui, gli posò gentilmente una mano sul braccio.
«Dubito che Hanguang-jun possa mai essere orripilato da te, baba.»
«Ma questa volta lo era!»
Wei WuXian, l’uomo che non si vergognava mai delle peggiori frivolezze, ora si sentiva imbarazzato di sé stesso, della propria futile vanità e di tutto il teatrino che aveva messo in piedi per mera soddisfazione personale. Altro che non far sfigurare suo marito, voleva solo essere guardato con ammirazione e quello sguardo inorridito era quello che si era meritato.
«Butterò via quella veste e l’olio per capelli. È stato tutto uno stupido errore. Mi sia di lezione per non ascoltare le malelingue. Dopotutto la regola di vietare i pettegolezzi nei Meandri delle Nuvole esiste per un motivo!»
«Adesso stai esagerando, come al solito.» gli disse SiZhui. «Ti stai lasciando prendere dalla paranoia. Avevi buone intenzioni, non era un pensiero del tutto egoistico, e poi, anche lo fosse stato, cosa c’è di male a desiderare di essere guardati con ammirazione dalla persona che si ama? Se fosse qualcosa di negativo, io sarei il peggior criminale esistente.»
Arrossì appena mentre lo diceva e Wei WuXian si sollevò a sedere. Allungò un braccio e lo strinse a sé, accarezzandogli la testa.
«Ah, ravanellino mio, tu sei davvero speciale e io sono il genitore peggiore del mondo che riversa addosso a suo figlio le sue beghe matrimoniali.»
«Sai che se posso essere d’aiuto lo faccio con piacere.»
In quel momento due colpi decisi alla porta li fecero sobbalzare entrambi.
SiZhui si affrettò ad andare ad aprire e s’inchinò rispettosamente all’ingresso di Lan WangJi. Quest’ultimo non vi badò e si rivolse direttamente a Wei WuXian.
«Dobbiamo parlare.» disse, in tono neutro.
Allungò una mano e lo prese per un polso, inducendolo ad alzarsi. Non lo strattonò, ma era chiaro che voleva essere seguito.
Non andava bene. Lan WangJi era sicuramente arrabbiato, ma non voleva litigare con lui davanti a SiZhui, quindi si lasciò guidare fuori dalla stanza.
«Grazie, A-Yuan.» disse, congedandosi e ricevendo in risposta un sorriso d’incoraggiamento.
Lan WangJi lo riportò nel Jingshi, facendolo sedere sul letto. Wei WuXian sentiva il disagio scorrere tra loro e non riuscì più a tenere a freno la lingua.
«Lan Zhan, davvero, era uno scherzo. Non prenderla così seriamente. Se sei arrabbiato e vuoi punirmi, va bene, ma non rimanerci male. Non volevo…»
L’altro gli coprì la bocca con una mano, impedendogli di continuare.
«Hai visto qualcuno mentre non c’ero.» disse.
Quelle parole spiazzarono completamente Wei WuXian. Significava forse che si stava preoccupando per la cosa sbagliata? Che in realtà Lan WangJi era venuto a sapere delle sue uscite e si era innervosito perché era geloso?
«È vero.» rispose quindi, cautamente. «Ma non l’ho fatto di nascosto. Ero andato a Caiyi per delle commissioni e ho incontrato MianMian in un negozio.»
«MianMian.» fece Lan WangJi, l’espressione che si oscurava.
«Sì! Non ci vedevamo da un sacco e abbiamo preso un tè insieme, è stato divertente! Mi era mancato chiacchierare con qualcuno di esterno. E poi mi ha dato una mano, ha cucito la veste e mi ha dato consigli per i capelli… Ah, ma questo adesso non ha importanza! Lan-er-gege, non sarai davvero ancora geloso di MianMian? È una storia così vecchia!»
Man mano che parlava il suo tono si era fatto meno controllato e più squillante. Se il problema era quello, poteva gestirlo tranquillamente tra uno scherzo e una provocazione.
Era stato divertente parlare con MianMian e gli aveva fatto bene avere un punto di vista esterno sui suoi turbamenti. Inoltre non avrebbe mai scordato la sua faccia mentre ordinava due giare di Sorriso dell’Imperatore dopo aver ascoltato fino allo sfinimento che marito meraviglioso fosse Lan WangJi e di quali prodezze fosse capace.
«Ha detto che la prossima volta che verrà in città mi manderà un messaggio. Possiamo andare a incontrarla insieme.» continuò, mentre posava una mano sul petto dell’altro e con due dita si arrampicava lungo il colletto della veste. «Sempre se Hanguang-jun è d’accordo che questo indegno marito veda altre persone.»
Lan WangJi prese tra le sue la mano che lo stuzzicava.
«Puoi vedere chiunque ti faccia piacere.» disse in tono pacato.
«Quindi non sei arrabbiato per MianMian?» chiese Wei WuXian, non osando ritirare la mano.
Lan WangJi scosse la testa.
Niente da fare, non sarebbe sfuggito alle conseguenze della sua stupida idea. Non potendo fare altro, Wei WuXian si rassegnò all’inevitabile.
«Va bene. Allora per l’altra cosa non mi giustificherò oltre. Procedi come più ritieni opportuno.»
Lan WangJi lo scrutò per alcuni istanti, poi sollevò le mani davanti a sè e chinò appena la testa.
«Mi scuso.» disse.
Wei WuXian non sapeva cosa rispondere. Non aveva la più pallida idea del perché l’altro si stesse scusando ed era così convinto di essere quello che meritava il biasimo da non prendere nemmeno in considerazione che Lan WangJi potessere provare qualcosa di diverso dall’avversione per quello che aveva fatto.
«È chiaramente successo qualcosa e in qualche modo ti ho deluso. Non sono riuscito a capire come quindi, ti prego, spiegamelo.»
Davanti a quella sincerità, a quell’offerta di scuse non dovute, Wei WuXian si sentì stringere il cuore. Non sarebbe dovuta andare così.
Prese il viso di Lan WangJi tra le mani e lo indusse ad alzare lo sguardo.
«Non è stata colpa tua.» disse con un pallido sorriso. «Sono io che mi sono fatto un sacco di castelli in aria da solo, ho architettato un teatrino per mia soddisfazione personale e, quando non è andata come mi aspettavo, mi sono sentito in imbarazzo e me la sono data a gambe. Ah, sono uno sciocco, Lan Zhan.»
Suo marito gli prese le mani tra le sue e le tenne strette.
«Raccontami.» lo pregò, e la sua espressione era così sinceramente preoccupata che Wei WuXian non potè fare a meno di spiegargli tutto dall’inizio alla fine, sentendosi sempre più sciocco ogni minuto che passava e vergognandosi di ogni cosa che aveva fatto e pensato in quei giorni.
Lan WangJi non lo lasciò andare e non distolse lo sguardo nemmeno per un istante, costringendolo a tenere gli occhi bassi per non incrociare i suoi e imbarazzarsi ancora di più.
«Chi ha detto che non sei alla mia altezza?» chiese, alla fine del racconto.
Wei WuXian scosse la testa.
«Non ho idea di chi fossero quelle persone e non ha nemmeno importanza. Non avrei dovuto dare credito alle loro parole.»
Lan WangJi, che ancora teneva le sue mani, lo tirò verso di sé e lo avvolse in un abbraccio.
«Wei Ying è bellissimo e perfetto in ogni sua forma.» gli sussurrò all’orecchio. «È intelligente, è arguto e mi rende felice. Nessuno è autorizzato a sminuirlo, mai.»
Wei WuXian voleva protestare e coprirsi la faccia con le mani, ma Lan WangJi continuava a tenerlo stretto, impedendoglielo. Quindi si limitò ad affondare il volto contro la sua spalla.
«Non devi dirlo per forza per farmi piacere.» mugolò. «Lo so benissimo che il vecchio me ti piaceva, non devi fingere che non sia così. Non mi offenderò, davvero, è un dato di fatto che fosse molto più attraente.»
Lan WangJi rimase in silenzio per un po’, Wei WuXian poteva quasi sentirlo raccogliere i pensieri per trasformarli in parole.
«Lo era.» disse infine. «E lo amavo molto. Ma non era felice e il mio amore non è bastato a salvarlo. Ora che sei qui, che sei vivo e sei con me, rivedere quella forma mi fa provare desiderio, è vero, ma anche struggimento e dolore per qualcosa di così importante che non sono riuscito a proteggere. Non ho bisogno di questo. Ho bisogno solo di te.»
Se Wei WuXian non fosse già stato nascosto contro la spalla di Lan WangJi, probabilmente l’avrebbe fatto ora. Invece si raggomitolò solo di più, mormorando un: «Lan Zhaaaan…» soffocato dalla stoffa, che sembrava a metà tra una protesta e una richiesta di pietà.
Lan WangJi lo scostò da sé e lo guardò negli occhi.
«Il mio cuore, il mio corpo e la mia anima appartengono a te e a te soltanto.» disse, e prima che Wei WuXian potesse protestare di nuovo, lo baciò.
Era estremamente raro per lui rimanere a corto di parole, ma tutto quel discorso di Lan WangJi, lo aveva spiazzato e non sapeva come reagire. Non aveva mai messo in dubbio l’amore che suo marito provava per lui, ma sentirlo ribadire con tanta schiettezza e sincerità lo aveva commosso al punto da non riuscire a rispondere adeguatamente.
«Vuoi sapere quanto ti desidero?» mormorò Lan WangJi sulle sue labbra.
Wei WuXian annuì appena, aspettandosi di venire spinto sul materasso, invece venne trascinato in avanti, ritrovandosi a guardare il marito dall’alto in basso.
Lan WangJi si era steso sulle lenzuola candide, lasciando che i suoi capelli scuri si spargessero tutto intorno in onde morbide. Con un gesto fluido scostò la veste e gli permise di sistemarsi comodamente tra le sue gambe. Poi lo afferrò per il colletto e lo trascinò in avanti, coinvolgendolo in un nuovo bacio, questa volta molto più appassionato.
Le mani di Wei WuXian già vagavano sul suo petto, alla ricerca di nastri da allentare.
«Era questo che volevo dal Patriarca di Yiling.» disse Lan WangJi, il respiro appena affrettato contro la sua guancia. «E non ho mai cambiato idea.»
Wei WuXian lo baciò di nuovo, nell’impeto del momento, mettendo a tacere ogni pensiero che non riguardasse quell’esatto istante nel tempo in cui il suo amore era tra le sue braccia e si concedeva a lui completamente. Non era la prima volta che succedeva, certo, ma era sempre un’emozione unica e in quel momento il suo cuore non avrebbe potuto desiderare conferma migliore.
Tempo dopo giacevano sul letto, coperti solo per metà dalle lenzuola candide. Il suo meraviglioso marito riposava con la testa sul suo petto, sereno e appagato, e Wei WuXian non si era mai sentito tanto felice in vita sua. Il nastro frontale dei Lan era avvolto attorno alle dita con cui gli stava accarezzando i capelli e sentiva che tutti i dubbi che lo avevano assillato fino a poco prima erano svaniti. Erano stati davvero insensati ed era stato ingiusto nei confronti di Lan WangJi dare loro tanta importanza. Era grato di quello che aveva e ne avrebbe fatto tesoro per sempre.
In quel momento Lan WangJi sollevò le palpebre e lo fissò con i suoi occhi color del miele, appena appannati dal sonno.
«Ben svegliato.» mormorò Wei WuXian, posandogli un bacio sulla fronte. «È quasi ora di pranzo.»
Lo sguardo di Lan WangJi si fece immediatamente più attento e i suoi occhi si spalancarono.
«Non dirmi che avevi appuntamento con tuo fratello e tuo zio per stilare i rapporti?»
Quando Lan WangJi annuì, una risata nacque spontanea sulle sue labbra.
«Ah, Lan Zhan, Lan Zhan, questa cattiva compagnia ti ha davvero rovinato!» esclamò. «Non c’è niente da fare, per evitare questo genere di situazioni, alla prossima conferenza dovrò assolutamente partecipare anch’io!»
Lan WangJi annuì, con un piccolo sorriso sulle labbra.
«Verrò con te a incontrare MianMian. Devo ringraziarla per la veste e i consigli, erano ottimi.» disse.
Wei WuXian rise di nuovo lo abbracciò con entusiasmo.
«Ma certo! Dobbiamo raccontarle nel dettaglio quanto siano stati utili!»