Dreams are all but gone (cap. 7) END
May. 20th, 2024 02:54 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Dreams are all but gone
Fandom: Mo Dao Zu Shi
Rating: safe
Personaggi: Wei WuXian, Lan WangJi, Lan SiZhui, Jin Ling
Pairings: WangXian, ZhuiLing
Beta: Leryu
Word count: 5900
C’era voluto del bello e del buono per convincere Wei WuXian a non partecipare alla caccia di quella sera e l’ultima delle argomentazioni che prese in considerazione era la sua salute.Solo quando aveva visto Fata avanzare al fianco di Jin Ling, aveva stabilito che non sarebbe stato conveniente rimanere sulle spalle di Lan WangJi per tutto il tempo. Nonostante questo, aveva passato tutta la serata imbronciato o brontolando mentre si dedicava a disegnare nuovi talismani di scorta. L’idea era quella di crearne per nuovi usi, ma quando era di quell’umore non aveva mai intuizioni interessanti. Aveva addirittura pensato di usare la sagoma di carta per volare a vedere come se la cavavano i ragazzi, ma, a quel punto, Lan WangJi lo aveva afferrato per le spalle e lo aveva spinto contro una parete, baciandolo con una passione che gli aveva svuotato la mente all’istante. Le sue mani erano subito volate tra i capelli di Lan WangJi a giocare con il suo nastro frontale, che ben presto era finito a terra insieme ai suoi vestiti e al suo stesso nastro. Il legno laccato della parete aveva graffiato contro la sua schiena quando Lan WangJi lo aveva sollevato di peso facendogli avvolgere le gambe attorno alla sua vita. L'incavo del collo di Wei WuXian si riempì di morsi e un sospiro sonoro lasciò le sue labbra; non c’era più stato posto per altro che loro due e i loro corpi intrecciati.
Un ottimo metodo di distrazione, pensò più tardi, mentre se ne stava disteso tra le lenzuola sfatte, coccolando Lan WangJi, che teneva la testa appoggiata sul suo petto.
«Ah, Lan Zhan…» sospirò. «Sai sempre come farmi fare quello che vuoi.»
Un sorriso soddisfatto si dipinse sulle sue labbra mentre si chinava a posare un bacio sui capelli dell’uomo che dormiva accanto a lui. Dopotutto, non gli era mancata per nulla quella caccia notturna.
Per questo, quando avvertì un incerto bussare alla porta, si stranì. Chi poteva essere a quell’ora di notte, quando tutte le persone che lo conoscevano erano fuori? Magari si trattava di qualcuno che aveva sbagliato porta? Un ubriaco di ritorno da una notte di baldoria? Chiunque fosse, non era carino lasciarlo fuori senza indicazioni.
Facendo attenzione a non svegliare Lan WangJi, sgusciò via dal suo abbraccio e dalle coperte, s’infilò i pantaloni e si buttò sulle spalle la vestaglia.
«Sì, chi…?»
Quando aprì la porta, un mormorio giunse alle sue orecchie.
«Aiutami, shishu…»
Lo spettacolo che si trovò davanti gli spezzò la voce e gli gelò il sangue.
Jin Ling e Lan SiZhui erano riversi a terra con le vesti coperte di sangue, entrambi apparentemente privi di sensi.
L’immagine del ricordo di un sogno si sovrappose crudelmente alla realtà e una voce irosa gli rimbombò nelle orecchie.
«Distruggi ogni cosa che tocchi! Sei un portatore di morte!»
Le sue mani presero a tremare incontrollabilmente e un grido gli sfuggì dalle labbra, carico del più puro terrore.
«LAN ZHAN!»
Il compagno gli fu accanto in un istante.
«Wei Ying!» lo chiamò, afferrandolo per le spalle.
Il suo occhio critico analizzò la situazione in un attimo. Si chinò a sentire il battito di entrambi i ragazzi, poi tornò a focalizzarsi su di lui.
Wei WuXian aveva l’impressione che tutto si muovesse al rallentatore e che avesse contorni sfocati. Stava tremando dalla testa ai piedi, sapeva di dover smettere ma non ci riusciva. E non riusciva nemmeno a staccare gli occhi dai suoi bambini insanguinati. Morti? No, per gli dei. No, no, no…
«Wei Ying!»
Le mani di Lan WangJi che lo scuotevano lo fecero tornare alla realtà.
«Ho bisogno che tu sia con me adesso. Sono vivi entrambi, ma devono essere portati subito da un guaritore. Puoi farlo?»
«Certo…»
Lan WangJi gli posò un bacio sulla fronte, poi si chinò subito a sollevare SiZhui tra le braccia. La vista dei tre squarci sulla parte davanti della veste e tutto il sangue che la ricopriva fece rabbrividire Wei WuXian. Non era da lui impressionarsi per cose del genere, era un coltivatore demoniaco che maneggiava cadaveri, ma al pensiero di perdere i suoi bambini…
Raccolse Jin Ling e se lo strinse al petto, poi si affrettò dietro Lan WangJi.
«Com’è potuto succedere?!»
La voce di Jiang Cheng risuonò irosa nell’infermeria.
Alcuni guaritori avevano tentato di blandirlo ma erano stati allontanati con gesti bruschi e il crepitare di Zidian alla sua mano destra. Ora nessuno si frapponeva tra lui e il suo disgraziato fratello.
Wei WuXian tuttavia non gli badava minimamente: se ne stava rannicchiato su una sedia accanto al letto in cui giaceva Lan SiZhui e teneva stretta la mano del ragazzo. Tremava e sembrava in stato di shock.
Gli avevano detto che si era trattato di un brutto incidente durante la caccia, quindi trovarselo davanti in infermeria aveva mandato all’aria tutte le sue certezze.
«Sono venuti a chiamarmi perchè c’è stato un incidente, trovo entrambi i ragazzi in fin di vita e tu ti presenti in modo così…»
Lo squadrò da capo a piedi, dai pantaloni leggeri alla vestaglia aperta, fino ai capelli sciolti che gli ricadevano in ciocche scomposte sugli occhi.
«… Indecente!»
Irritato, fece per afferrare una coperta e lanciargliela, ma Lan WangJi lo prevenne. Si sfilò la sopraveste e gliela appoggiò sulle spalle, stringendolo poi a sé e strofinandogli la schiena per scaldarlo.
«Inveire in questo modo non è d’aiuto, capoclan Jiang.» disse in tono freddo. «Wei Ying è già abbastanza provato.»
«Oh, certo, è provato! Non è suo nipote quello esanime in un letto!»
Lo sguardo di Lan WangJi avrebbe incenerito un sasso.
«Lo è. E l’altro è suo figlio.»
«Basta, Lan Zhan. Jiang Cheng. Non è il momento.» intervenne Wei WuXian con voce flebile. «Il guaritore ha detto che Jin Ling non corre rischi e che A-Yuan è vivo praticamente grazie a lui. Non aggraviamo la situazione inutilmente.»
Jiang Cheng incrociò le braccia e si appoggiò alla parete in fondo alla stanza, da dove poteva tenere d’occhio l’intera situazione. Non gli era ancora chiaro cosa fosse successo esattamente, sapeva solo che i ragazzi avevano bussato alla porta di Wei WuXian stremati e feriti ed erano stati portati in infermeria. Dopo tutte le raccomandazioni che gli aveva fatto, Jin Ling avrebbe dovuto spiegargli un bel po’ di cose.
Rimasero tutti nell’infermeria per il resto della notte. Lan WangJi provò più volte a convincere il compagno ad andare a riposare, o almeno a stendersi su uno dei letti disponibili, ma quello non volle saperne. Jiang Cheng rimase stoicamente nel suo angolo a guardare quei due e i guaritori affaccendarsi attorno ai feriti, finché non gli garantirono che erano entrambi fuori pericolo. Non si sarebbe perdonato se fosse successo qualcosa al figlio della sua amata sorella e l’eventuale morte del ragazzino Lan avrebbe scatenato un incidente diplomatico di proporzioni colossali. Sarebbe stato terribilmente seccante. Di certo, più che vedere suo nipote e suo fratello piangere.
Solo quando sorse il sole e un intendente venne a cercarlo con le incombenze della giornata, accettò di lasciare la stanza, non senza aver prima dato l’ordine di venire informato di qualsiasi cambiamento.
Non aveva chiuso occhio tutta la notte, nonostante Lan WangJi gli avesse ripetuto più volte di andare a riposare. Non aveva intenzione di lasciare il fianco del suo bambino finché non fosse stato certo oltre ogni ragionevole dubbio che non corresse più alcun rischio. Le sue ferite erano state pulite, medicate e trattate con un unguento per prevenire l’avvelenamento da zombie, dopo che i guaritori avevano stabilito che fossero state effettivamente inferte da artigli. Gli avevano anche detto che il trasferimento di energia vitale fatto da Jin Ling era stato provvidenziale: senza quello l’infezione sarebbe stata inevitabile e la perdita di sangue troppo abbondante. Anzi, era stato addirittura eccessivo, al punto da causare il collasso dell’altro. Ora la situazione era stabile: le ferite di SiZhui avrebbero impiegato un po’ di tempo a rimarginarsi, ma non avrebbero lasciato conseguenze e Jin Ling aveva solo bisogno di riposare e recuperare le forze.
Quando Jiang Cheng lasciò l’infermeria per gli impegni della giornata, Wei WuXian si concesse finalmente di appoggiare la testa sopra le braccia incrociate, sul materasso accanto a SiZhui. Ora che sapeva che tutto si sarebbe risolto per il meglio, le forze lo stavano abbandonando. Non voleva andare a casa e lasciare i ragazzi ancora incoscienti, ma faticava a tenere gli occhi aperti.
«Wei Ying, vai a riposare.» tentò per l’ennesima volta Lan WangJi. «Posso rimanere io a vegliare su di loro. Non sarai di nessun aiuto se collasserai anche tu.»
Wei WuXian scosse piano la testa.
«Sono venuti da me. Voglio essere qui quando si riprenderanno.»
Come evocata dalle sue parole, una vocina si levò dal letto accanto.
«Jiujiu…?»
Wei WuXian si alzò di scatto e si precipitò in quella direzione.
«Jin Ling! Come ti senti? Ah, Jiang Cheng è appena rientrato alla residenza, posso andare a chiamarlo, se vuoi.»
Il ragazzo sembrò confuso e lo scrutò per un attimo inclinando la testa, poi distolse lo sguardo, mentre le sue guance si arrossavano.
«Grazie, shishu.» mormorò.
A quell’appellativo, Wei WuXian si sentì salire le lacrime agli occhi e lo abbracciò di slancio, incurante del sobbalzo di sorpresa dell’altro.
«Pensavo di morire! Non fatemi più spaventare in questo modo!» esclamò, continuando a stringerlo finchè Lan WangJi non gli fece notare che il ragazzo stava tentando di dire qualcosa.
«Non c’è bisogno di fare così.» brontolò Jin Ling, voltandosi di lato per tentare di nascondere il rossore che ancora gli colorava il volto. «Piuttosto, dov’è SiZhui? Sta bene vero?»
Dall’urgenza nella sua voce, entrambi capirono quanto fosse preoccupato e perché non fosse riuscito a controllarsi nello scambio di energia.
Wei WuXian si scostò un poco per mostrare l’altro letto dove era disteso il giovane Lan.
«Non si può dire che stia ancora bene, ma sta dormendo e si riprenderà. Gli hai salvato la vita.»
Per tutta risposta, Jin Ling si lasciò sfuggire un sospiro sollevato e si portò una mano a coprire gli occhi.
«Non sapevo quello che stavo facendo…» mormorò. «Si è buttato in mezzo per proteggermi… C’era così tanto sangue, non sapevo cosa fare…»
Quando la sua voce si spezzò, Wei WuXian lo abbracciò di nuovo.
«Sei stato bravo. Hai fatto quello che potevi, l’hai tenuto in vita e l’hai riportato da noi. Sei stato ammirevole.»
Era forse la prima volta che Jin Ling si lasciava consolare così da lui e Wei WuXian si sentì sciogliere il cuore. Abbracciare il figlio della sua Shijie che era stato salvato e aveva a sua volta salvato il suo bambino dava l’impressione di un cerchio che si chiudeva e gli trasmetteva un senso di pace.
Fu Lan WangJi a interrompere quel piccolo idillio.
«A-Yuan dormirà ancora per un po’ e Jin Ling ha bisogno di riposo.» disse appoggiandogli una mano sulla spalla. «È ora che anche tu dorma un po’.»
Il suo tono non ammetteva repliche, quindi Wei WuXian capitolò.
Sul volto di Jin Ling si disegnò un sorrisetto.
«In effetti, shishu, hai un’aria più disastrata del solito.»
Wei WuXian lo punzecchiò su una guancia.
«Ehi.» brontolò. «Adesso non esageriamo con la confidenza.»
Dopo che Wei WuXian e Lan WangJi furono usciti, Jin Ling rimase disteso per un po’ di tempo in silenzio. Si sentiva particolarmente stanco e privo di forze, ma non stava male nel senso specifico del termine. Sapeva che avrebbe dovuto dormire per riprendersi più in fretta, ma la sua mente non poteva fare a meno di ripercorrere ancora e ancora i momenti terribili trascorsi nel bosco e lungo la strada, prima di crollare davanti alla porta del suo secondo zio. Se non fosse riuscito nel suo intento, se Lan SiZhui fosse morto… No, non voleva nemmeno pensarci. Era così arrabbiato con lui! Cosa gli era saltato in mente? Non era la sua guardia del corpo, non era tenuto - non doveva assolutamente - mettersi in pericolo per proteggerlo!
Infuriato, si voltò su un fianco e fu in quel momento che vide SiZhui sollevare una mano e portarsela lentamente al volto.
«Cosa…» lo sentì mormorare.
Jin Ling balzò dal letto, ignorando il capogiro che rischiò di assalirlo.
Avevano detto che avrebbe dormito ancora per un po’, che non si era ripreso. Forse doveva chiamare i guaritori.
«SiZhui.» si azzardò a chiamare, accostandosi al letto.
Quello spostò su di lui lo sguardo ceruleo, appannato e confuso.
«Jin Ling…?»
Un istante dopo spalancò gli occhi.
«Jin Ling! Stai bene?» esclamò tentando di alzarsi a sedere e ricadendo subito tra le lenzuola con un gemito dolorante.
«Io sì, che sto bene! Sei tu quello che si è quasi fatto infilzare da uno zombie!» gli strillò contro Jin Ling, non riuscendo a trattenere il tono di voce alterato. Poi si lasciò cadere in ginocchio accanto al letto e gli prese una mano. «Ho davvero creduto di impazzire, non sapevo cosa fare, ho pensato che saresti morto. Che ti avrei perso. Non… non me lo sarei mai perdonato. Perchè sei sempre così… così… impulsivo quando si tratta di proteggermi, che non pensi alle conseguenze. Tutti pensano che tu sia il discepolo modello di GusuLan, ma io la vedo, quella voglia di fare colpi di testa, di cacciarti nei guai, e non posso accettare che sia per colpa mia.»
Che accidenti stava blaterando? Doveva smetterla. Doveva smetterla subito.
«Perchè tu sei una persona meravigliosa, sei abile, sei gentile, sei bellissimo e mi piaci tantissimo, ma hai il vizio di sacrificarti. Proprio come tuo padre, quando ha ceduto il suo nucleo dorato a mio zio, siete tali e quali, e io non voglio vedere la persona che amo morire davanti a me per proteggermi!»
Vide SiZhui sgranare gli occhi e fissarlo con espressione sconvolta. Due piccole lacrime si formarono agli angoli dei suoi occhi e scivolarono sulle sue guance. Lentamente, dolorosamente, allontanò le coperte e si mise in piedi, dopo aver liberato la mano dalla stretta di Jin Ling.
Il ragazzo rimase paralizzato e incredulo a guardarlo zoppicare, con una mano premuta sulla ferita, fino a uscire dalla stanza.
«SiZhui…?» mormorò, imbarazzato e mortificato al tempo stesso.
Cos’era appena successo? Si era davvero dichiarato in un fiume di parole senza senso? E SiZhui era davvero scappato dalla stanza, da lui?
Si prese la testa tra le mani. Oh, che disastro. Aveva appena distrutto con le sue mani una delle poche cose belle che gli fossero mai successe. Era un idiota completo, lui e la sua boccaccia a cui non sapeva dare un freno.
«Jin Ling!»
Una voce nota lo indusse ad alzare la testa.
«Jiujiu.»
Suo zio era sembrato sul punto di dire qualcosa, ma la sua espressione burrascosa si spense non appena posò gli occhi su di lui. Jin Ling si rese conto della lacrima che gli scorreva sulla guancia solo quando questa cadde e gli bagnò la veste da camera.
«Ero venuto a controllare se eri sveglio.» disse Jiang Cheng facendoglisi subito vicino. «Stai male? Qualcuno dei guaritori ti ha trattato in modo irrispettoso?»
Era incredibile come suo zio diventasse apprensivo solo in situazioni come quella.
Jin Ling scosse la testa.
«No, nessuno mi ha trattato male e nel complesso credo di essere solo molto stanco.» disse. «E molto stupido.»
Jiang Cheng gli rivolse un’espressione confusa, chiaramente non capendo il punto di quell’ultima affermazione.
«In effetti ho reali motivi per pensare che tu lo sia, considerando lo stato in cui sei rientrato dalla caccia e quello che mi dovrai spiegare.» commentò. «Ma immagino tu ti riferisca ad altro.»
Jin Ling si ritrovò a pensare che gli sarebbe piaciuto avere qualcuno con cui parlare, con cui sfogare tutta l’apprensione che aveva provato prima e che, per motivi diversi, stava provando anche ora, ma suo zio non era la persona adatta da cui cercare comprensione. Chissà, forse qualcuno come Wei WuXian lo avrebbe ascoltato senza prenderlo in giro, non troppo almeno, ma per il momento doveva accontentarsi di quello che aveva.
«Ho detto qualcosa di…» Sospirò. «… irrispettoso a Lan SiZhui. Ho parlato senza pensare e non l’ha presa bene.»
Jiang Cheng si accigliò.
«Quando ti ho suggerito di intrattenere rapporti civili con i Lan, non intendevo salvarne uno e poi insultarlo. Sei davvero troppo simile a…»
Sbuffò e distolse lo sguardo.
«In ogni caso è tua responsabilità evitare che si crei un incidente diplomatico, non ho intenzione di mettere una pezza alle tue stupidaggini, ora che hai un ruolo di rilievo. Vedi di non mettere nei guai l’intero clan Jin per le tue antipatie private.»
Antipatie. Magari fosse stato così.
«Jiujiu, credo che sarebbe un miracolo se SiZhui volesse ancora parlarmi. Probabilmente non mi guarderà più in faccia.» rispose Jin Ling, abbattuto.
Aveva frainteso tutto. L’atteggiamento durante la visita a Pontile del Loto, la loro vicinanza al tramonto, le parole di SiZhui quando non era lucido. Era stato tutto un enorme errore, anche se non riusciva a capacitarsi di come fosse stato possibile. Gli erano sembrati segnali così chiari. Ma di certo era stato tutto nella sua testa, filtrato dai suoi desideri. Una persona esemplare come SiZhui non avrebbe mai potuto provare qualcosa per un ragazzino come lui.
«Allora dovrai scusarti con Hanguang-jun.» sentenziò suo zio, e Jin Ling si sentì morire.
Wei WuXian si era appena disteso sul letto, sforzandosi di allontanare dalla mente le immagini di quella notte da dietro le palpebre chiuse, quando bussarono alla porta. Lan WangJi, che teneva il guqin sulle ginocchia e aveva cominciato a suonare per garantirgli un riposo sereno, s’interruppe e fece per alzarsi, ma l’altro era già balzato dal letto e corso ad aprire. Quando si trovò davanti SiZhui, con una mano premuta sulle bende che si stavano arrossando e gli occhi pieni di lacrime, per poco non si sentì cedere le gambe, di nuovo.
«A-Yuan! Cos’è successo?» esclamò, turbato. «Santo cielo, vi siete messi tutti d’accordo per farmi venire un infarto entro la fine della giornata?»
Lan WangJi gli fu subito accanto e senza dire una parola sostenne il ragazzo che si reggeva in piedi a stento. Quello non vi badò particolarmente, troppo concentrato su altro.
«Baba!» esclamò disperato. «Perchè non me l’hai detto? Forse non avrei potuto essere d’aiuto, ma almeno non avresti sofferto da solo!»
«Aspetta, di cosa stai parlando?»
Wei WuXian mosse istintivamente un passo indietro. Quando qualcuno gli faceva quella domanda, di solito l’argomento era sempre lo stesso. Però non era possibile che SiZhui fosse venuto a saperlo.
«Del tuo nucleo dorato! Jin Ling ha detto che l’hai ceduto a suo zio!»
Wei WuXian si sentì gelare. Jin Ling. Non aveva tenuto in considerazione quella possibilità, si era completamente dimenticato della presenza del nipote al tempio di Guanyin, o forse aveva solo sperato che non avesse capito. Ma Jin Ling non era uno sciocco e non aveva un vero motivo per tenere celata la cosa. Solo… perché adesso?
«So cosa significa, l’ho letto nei trattati di medicina! So cosa comporta! E la coltivazione demoniaca! Per tutto questo tempo, tu…»
SiZhui, si piegò in avanti, stringendosi la ferita e Wei WuXian gli fu subito vicino.
«Calmati, A-Yuan, ti stai facendo del male.» disse, preoccupato.
Per quanto quella rivelazione potesse sconvolgerlo, ora era molto più importante che suo figlio non soffrisse più di quello che già stava facendo.
Lan WangJi sollevò il ragazzo di peso e lo portò nella stanza, adagiandolo sul letto.
«Le tue ferite si sono riaperte.» disse, notando le bende macchiate. «Devi tornare in infermeria.»
«Lo farò, ma prima voglio sapere cos’è successo.» disse SiZhui, voltandosi a guardare Wei WuXian, con le guance rigate di lacrime e lo sguardo implorante. «Baba, ti prego…»
Wei WuXian si sedette accanto a lui, mentre Lan WangJi faceva lo stesso dal lato opposto.
«È una storia di tanto tempo fa. Ora non ha più così importanza. Erano brutti tempi, c’era la guerra, i Wen avevano bruciato Pontile del Loto e Jiang Cheng ed io eravamo riusciti a scappare solo grazie al sacrificio della signora Yu. Ma poi lui è stato catturato e…»
S’interruppe. Lan WangJi allungò una mano per stringerne una delle sue e trasmettergli la sua vicinanza. Non devi raccontarlo se non vuoi, significava quella stretta. Ma SiZhui aveva bisogno di sapere.
«Per farla breve, ho tentato di salvarlo, ma abbiamo finito per essere salvati entrambi da Wen Qing e Wen Ning. Ma Jiang Cheng aveva perso il suo nucleo a causa di Wen ZhuLiu e, insomma, lui era l’erede del clan e io non ero nessuno. Avevo promesso alla signora Yu che l’avrei protetto a costo della vita. Quindi ho chiesto a Wen Qing, che era letteralmente il miglior medico in circolazione, di darmi una mano.» Alzò le spalle sforzandosi di apparire tranquillo. «Il resto si sa.»
La stretta della mano di Lan WangJi sulla sua aumentò.
C’erano stati i Colli dei Sepolcri, l’energia risentita che prendeva possesso di lui, l’isolamento, l’incapacità di usare ancora una spada, la necessità di ricominciare da zero. E poi la morte che lo accompagnava ovunque andasse, la vita a Yiling in cui la vicinanza di un piccolo orfano era stata l’unico spiraglio di luce in un cammino oscuro, l’assedio, il sangue… Ma non era necessario che lui sapesse anche queste cose.
Si rese conto di avere le guance bagnate solo quando sentì la stretta di SiZhui attorno al suo petto.
«Io… so così poco! E tu, voi, avete sofferto così tanto. Non sminuire questo dolore, lascia che lo portiamo insieme! Lascia che ti stia vicino!»
Parole cariche di amore, che caddero dentro di lui come gocce di calore, facendo sciogliere quelle lacrime che sempre tentava di trattenere. Era ora di smettere di fingere che andasse tutto bene, che fosse solo una seccatura passeggera, per non dare fastidio, per non pesare sugli altri, per evitare che si stancassero di lui quando diventava un problema.
Circondò SiZhui con un braccio.
«È vero.» ammise con un sospiro. «Ha fatto male. Per due notti e un giorno, ha fatto male. E anche dopo. Ha fatto tutto così male. Lo sogno continuamente, non riesco a dimenticarlo, anche se vorrei. Lo zio, la signora Yu, Jin ZiXuan, Wen Qing, Shijie, la Città Senza Notte, l’assedio, la… la mia morte.» Scosse la testa. «Vorrei solo dimenticare, che voi dimenticaste, che non doveste più soffrire per colpa mia.»
Sentì le braccia di Lan WangJi circondarli entrambi e stringerli.
«Non è stata colpa tua, hai sempre fatto del tuo meglio con i mezzi che avevi. Forse non potremo aiutarti a dimenticare, ma siamo qui con te e possiamo portare questo fardello insieme.»
«Sì!» ribadì SiZhui commosso. «Quando ti senti triste, puoi venire da noi! Imparerò a suonare Clarity per esserti d’aiuto e cercherò nei trattati di medicina qualcosa che possa servire a farti stare meglio. Tu però parlacene, non tenerti tutto dentro. Per favore!»
«SiZhui ha ragione.» ribadì Lan WangJi. «Sono traumi difficili da elaborare e l’aiuto degli altri è fondamentale. Noi siamo qui per te.»
«Come se tu fossi un gran chiacchierone, vero, Lan Zhan?» tentò di scherzare Wei WuXian, ma la sua battuta cadde nel vuoto.
«Ho sempre avuto qualcuno a cui appoggiarmi.» rispose seriamente il compagno. «Dopo che ti ho perso sono stato in reclusione per tre anni, se non ci fosse stato mio fratello, non avrei mai superato quel periodo. Tu non hai mai avuto nessuno e noi siamo qui per sopperire a quella mancanza. Puoi fidarti di noi, siamo la tua famiglia.»
«La mia famiglia…» ripetè Wei WuXian, assaporando la parola.
Non ne aveva più avuta una, da quando i suoi genitori erano morti. Si era illuso che i Jiang lo fossero, ma, a parte Shijie, non era mai stato davvero così. Ora però era diverso.
«Il mio compagno, il mio bambino…» mormorò, assorto. «Mio marito, mio figlio…»
Lasciò che quelle parole si depositassero dentro di lui, che prendessero forma e consistenza, che diventassero reali.
Si abbandonò al loro abbraccio.
«Vi amo immensamente.»
Ed era un sollievo incredibile dirlo ad alta voce.
Restarono avvolti in quell’abbraccio confortante per un tempo indefinito, crogiolandosi gli uni nel calore e nella vicinanza degli altri. Wei WuXian raccontò finalmente i propri sogni, collegandoli alla realtà dei fatti avvenuti. SiZhui pianse di nuovo, consapevole della crudeltà di cui si era macchiato il suo stesso sangue. Lan WangJi li consolò entrambi, porto sicuro in cui rifugiarsi da ogni tempesta.
«È stato uno shock rendermi conto che avevo di nuovo un nucleo dorato funzionante.» disse a un certo punto Wei WuXian, lasciando i pensieri scorrere liberi. «Grazie all’energia risentita potevo fare di tutto e in questa vita il suo utilizzo non mi danneggia, ma imparare di nuovo a usare il flusso vitale è stato impegnativo. Ancora adesso devo concentrarmi per far muovere Suibian. Com’è venuto in mente a Jin Ling di tirare fuori questo discorso adesso, a distanza di così tanto tempo?»
Quel riferimento all’amico fece irrigidire SiZhui.
«Oh.» mormorò portandosi una mano a coprire le labbra. «Oh, no.»
Subito entrambi si voltarono verso di lui, preoccupati.
«Ti fa male la ferita?» chiese Lan WangJi. «Saremmo dovuti tornare in infermeria subito.»
«No, io… Jin Ling ha detto quella cosa nel bel mezzo di un discorso che…»
Si coprì la faccia con entrambe le mani mentre le sue guance si arrossavano.
Wei WuXian gliele spostò, più preoccupato che mai.
«Cosa ha detto?»
«Che… gli piaccio tantissimo. Che mi ama. E io me ne sono andato piangendo! Oh, per gli dei, avrà pensato che lo odio!»
Il sorriso di Wei WuXian si allargò da un orecchio all’altro.
«Oh, no, no, no. Niente panico. Ora torni in infermeria, ti fai medicare come si deve e poi gli dici che anche a te piace tantissimo. Che eri solo sconvolto per una notizia inaspettata. Semplice. Andrà tutto a posto.»
O almeno sperava che sarebbe stato semplice. Voleva disperatamente che quei due ragazzini fossero felici e avrebbe fatto di tutto per aiutarli.
«Andiamo, ti accompagno!»
Ma Lan WangJi gli posò una mano sulla spalla, bloccandolo.
«Tu devi riposare.» disse risoluto, poi sollevò SiZhui tra le braccia, come se non pesasse nulla. «Lo porto io e torno subito da te.»
Wei WuXian rispose con un piccolo sorriso rassegnato.
«E va bene. In bocca al lupo, ravanello!»
«Quante volte ti ho detto che anche se c’è Fata con te non devi ingaggiare più di uno scontro alla volta?!»
Quando SiZhui e Lan WangJi rientrarono in infermeria, la prima cosa che sentirono furono gli aspri rimproveri di Jiang Cheng.
«Quante volte?»
«Tante.» rispose in tono rassegnato Jin Ling.
«E allora, perché fai sempre di testa tua? Questa volta poteva finire molto male!»
«Ho capito, jiujiu, me lo stai ripetendo da un’ora.»
«E non è ancora sufficiente a farlo entrare in quella tua testaccia, a quanto pare!»
Quando videro entrare i due Lan, si zittirono entrambi e Jin Ling spalancò gli occhi.
«SiZhui!» esclamò.
Nel suo tono traspariva una velata speranza, ma a nessuno sfuggì l’occhiataccia che gli lanciò Jiang Cheng.
Lan WangJi fece distendere il figlio sul letto, poi chiamò i guaritori, che approntarono immediatamente un paravento e si occuparono di lui. SiZhui era consapevole di avere un aspetto terribile, aggravato dal sangue che macchiava di nuovo le bende e le vesti bianche, ma quello che più gli importava in quel momento era riuscire a rassicurare Jin Ling. Si impose la pazienza: non poteva parlare davanti a tutta quella gente e confidava nel fatto che suo padre trovasse il modo di allontanarli.
Quando finirono di medicarlo, furono i guaritori stessi a dire che avevano entrambi bisogno di riposo, evitando però con attenzione di rivolgersi direttamente al capoclan.
«Mi congedo.» disse Lan WangJi. «Non vorrei mai essere di disturbo.»
SiZhui percepì il suo sguardo e il minuscolo sorriso che gli rivolse e lo ricambiò con affetto.
«Ritiratevi tutti!» esclamò il capoclan Jiang, come se fosse stata una sua iniziativa. Poi lanciò un’ultima occhiata intimidatoria a Jin Ling. «E tu, scusati come si deve!»
Il ragazzo distolse lo sguardo, imbronciato.
Quando tutti se ne furono andati, SiZhui si sollevò lentamente a sedere, facendo attenzione alla propria ferita, e sorrise nella sua direzione.
«Di cosa ti dovresti scusare?» chiese, tentando di alleggerire l’atmosfera, ma Jin Ling gli parve più a disagio che mai.
«Di… beh… di quello che ti ho detto.» rispose, continuando a non guardarlo. «Pensavo che… No, non ha importanza quello che pensavo, ho detto una stupidaggine e ti ho messo a disagio. Mi dispiace, dimentica tutto, ti prego.»
«Ma io non voglio!»
Vide gli occhi di Jin Ling spostarsi finalmente su di lui, incerti, timorosi.
«A-Ling, per favore, vieni qui.» disse, mentre il cuore gli batteva a mille. Doveva riuscire a spiegarsi, a fargli capire. «Perdonami, verrei io da te ma non riesco a muovermi come vorrei.»
Il giovane Jin gli fu accanto in un attimo.
«Non voglio dimenticare quello che hai detto, perchè mi ha reso molto felice.»
Vide l’attimo esatto in cui la speranza di Jin Ling si trasformò in scetticismo e ricordò le parole di Wei WuXian.
«Sono io in realtà a dovermi scusare. Ho reagito in modo esagerato a una cosa di cui non ero a conoscenza e se non l’avessi chiarita subito… Ma non è colpa tua, non…»
«Il nucleo dorato!» esclamò Jin Ling, battendosi una mano sulla fronte. «Non lo sapevi! Oh, cielo, sono un idiota! Se mi odi hai perfettamente ragione!»
Stavano mancando il punto del discorso. Perché era così difficile? SiZhui gli prese una mano tra le sue.
«No. A-Ling, guardami. Non ti odio. Non ti odio affatto. Al contrario, mi piaci tanto. Davvero tanto. Al punto che non so esprimermi decentemente, se non buttandomi davanti a uno zombie che ti sta aggredendo. Chi è adesso quello che fa stupidaggini, eh?»
Gli occhioni dorati di Jin Ling si spalancarono ancora di più.
«Sul serio?»
«Sul serio.» ribadì SiZhui che, sentita la tensione sciogliersi, ora aveva solo voglia di ridere, sollevato.
Jin Ling sollevò una mano e gliela appoggiò su una guancia.
«A-Yuan…» mormorò, per poi interrompersi subito. «No, scusa.»
SiZhui coprì la mano con la sua.
«A-Yuan va bene.»
Erano così vicini. Sarebbe bastato sporgersi in avanti di pochi centimetri…
Invece allungò una mano dietro la testa e sciolse il nodo del suo nastro frontale. Lo sfilò e lo porse a Jin Ling.
«Lo accetteresti?»
La sua voce tremò appena. Un conto era scambiarsi tenere effusioni, agire in modo corretto era un’altra cosa e lui era un Lan nonostante tutto, non si sarebbe comportato da sconsiderato. Ma non poteva nemmeno pretendere che qualcun altro accettasse un impegno del genere.
Jin Ling lo fissò a bocca aperta, paonazzo.
«Cosa…» balbettò. «Io… tu…»
«Non sei obbligato, se non vuoi. So che è un fardello.»
«Ma quale fardello?!» esclamò Jin Ling, sfilandogli il nastro dalle mani e avvolgendoselo attorno a un polso. Poi si spinse in avanti e premette le labbra sulle sue. Gli tenne il volto tra le mani mentre esclamava, risoluto: «Tu non sei un fardello!» E lo baciò di nuovo.
SiZhui non poteva credere che stesse succedendo davvero. Se l’era immaginato tante di quelle volte che per un attimo pensò che anche quello fosse frutto della sua fantasia. Ma non era così, Jin Ling era lì e lo stava baciando davvero, aveva addirittura accettato il suo nastro. Era incredibile.
Osò appena appoggiargli le mani sulle spalle, per non risultare troppo invadente, ma Jin Ling gliele afferrò e se le portò dietro il collo.
«Puoi toccarmi, non mordo.» disse a un soffio dalle sue labbra. «Non ho la minima intenzione di tenerti più lontano di così per un bel po’!»
SiZhui sorrise, intenerito, e se lo strinse addosso, finchè il fastidio alle ferite non lo costrinse ad allentare la presa. Quindi Jin Ling appoggiò la testa sulla sua spalla, intrecciando le loro dita.
«Un Lan, chi l’avrebbe mai detto…» mormorò tra sé.
«Doveva essere destino, è scritto nel tuo nome.» commentò SiZhui con un sorriso, guadagnandosi uno sguardo confuso. «Rulan.»
Jin Ling arrossì furiosamente.
«Detesto quel nome!» sbottò. «Me l’ha dato…»
«Il mio baba.» concluse SiZhui. «Che non odi più, vero? Quindi non hai motivo di non apprezzarlo.»
«Sicuramente aveva una cotta per Hanguang-jun già all’epoca, altrimenti non se ne sarebbe uscito con un nome del genere.» brontolò Jin Ling.
«Chi lo sa? Ma a me piace tanto… A-Lan.»
Jin Ling si coprì la faccia con la mano libera.
«Ti prego, smettila. È davvero troppo imbarazzante!»
E SiZhui rise dolcemente.
Passarono un paio di giorni prima che SiZhui potesse lasciare l’infermeria senza correre il rischio che le ferite si riaprissero. Ovviamente la sua prima visita fu ai genitori, ma poi nessuno lo vide in giro per il resto della giornata.
Wei WuXian appoggiò il gomito al davanzale della finestra del piano superiore del suo alloggio e sospirò deliziato. La vista che si godeva da quel punto sopraelevato era incantevole. Lan WangJi lo raggiunse e gli circondò la vita con le braccia.
«Hai visto qualcosa di bello?» gli mormorò all’orecchio.
Wei WuXian gli indicò un punto sotto di loro, senza smettere di sorridere.
All’altezza della strada, celati alla vista da un folto cespuglio, si trovavano Lan SiZhui e Jin Ling, seduti sul prato. Quest’ultimo era appoggiato al tronco di un albero e fissava l’altro con un misto di imbarazzo e adorazione. SiZhui raccolse una sua ciocca di capelli e se la portò alle labbra, facendolo arrossire, poi lo spinse contro il tronco e lo baciò. Jin Ling gli circondò il collo con le braccia e si abbandonò a quella passione appena sbocciata.
Wei WuXian sospirò.
«Ha proprio preso il romanticismo da te. Ah, che bella la gioventù! Gli amori appassionati, il sangue che si scalda per un nonnulla…»
Lan WangJi lo fissò, chiaramente perplesso, come se l’altro stesse parlando di qualcosa di cui non poteva godere in prima persona.
«Senti, Lan Zhan.» continuò, il tono fattosi più serio, ma carico di affetto. «Vedendo come stanno bene i nostri bambini, in fondo penso che anche noi non abbiamo bisogno di nient’altro. Non ci servono una cerimonia, abiti sfarzosi e l’approvazione del mondo. Possiamo sposarci qui, solo io e te. Io ti appartengo, tu mi appartieni, non ci serve altro.»
Lan WangJi lo strinse di più e gli posò un bacio nell’incavo del collo.
«Ho te, non mi serve altro.» confermò.
Non fu una cerimonia, ma un semplice scambio di promesse alla sola presenza di Lan SiZhui come testimone, nella loro stanza, lì a Pontile del Loto. Non ci furono abiti sgargianti scarlatti e dorati, solo uno scambio di nastri. Wei WuXian si legò i capelli con il nastro frontale bianco di Gusu, Lan WangJi si cinse la fronte con quello rosso del suo amato. Completarono i tre inchini poi si strinsero a vicenda in un abbraccio che suggellava il loro amore.
Avrebbero affrontato il resto della loro vita insieme, non avevano bisogno d’altro.
END