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Titolo: Chains
Fandom: Mo Dao Zu Shi
Rating: nsfw
Personaggi: Wei WuXian, Lan WangJi, Wen Qing
Pairings: WangXian
Word count: 5674


«Non lo farò! Non se ne parla nemmeno!»
La voce di Wei WuXian riecheggiò alterata nella caverna deserta.
Un sospiro seccato accolse quelle parole.
«La questione non è in discussione.» disse Wen Qing, in tono freddo.
«Si tratta di me, è in discussione eccome!»
«Non lo è proprio per il fatto che non sei nelle condizioni di prendere nessuna decisione. Guardati. Non ti reggi nemmeno in piedi.»
Wei WuXian fu costretto ad ammettere che aveva ragione. Ormai erano giorni che restava confinato nella sua grotta, che aveva tappezzato di talismani e sigilli di contenimento. Per via dell’energia risentita del Sigillo della Tigre, certo, ma di conseguenza per limitare anche sé stesso. L’energia dentro di lui aveva iniziato a comportarsi in modo anomalo qualche giorno prima: si era sentito poco bene fin dal mattino, debole, vagamente stordito e con un gran mal di testa. Poi era successo qualcosa, non ricordava nemmeno cosa da tanto si fosse trattato di un’inezia, che lo aveva infastidito. Aveva alzato una mano per fare cenno alla persona che gli stava parlando di allontanarsi, che non era il momento, ma dalle sue dita era scaturita una fiammata di energia che aveva scagliato a terra il malcapitato privo di sensi. Allarmato, Wei WuXian si era precipitato a soccorrerlo, ma il crepitio di energia sulle sue dita gli aveva quasi carbonizzato la manica. Aveva fatto un salto indietro, sconvolto sia da quello che era successo che dalla sua mancanza di controllo. Le persone attorno a lui lo stavano fissando: nessuno aveva gridato perché lo conoscevano bene, sapevano che era il loro protettore e che non li avrebbe mai feriti di proposito, ma poteva sentire chiaramente la loro paura. Non capiva cosa stesse succedendo, quindi era rientrato immediatamente alla sua grotta e aveva chiesto a Wen Qing qualcosa per il mal di testa: doveva essere dovuto a quello.
Il giorno dopo, mentre ripeteva a Wen Ning che stava bene e non doveva preoccuparsi per lui, gli aveva dato una pacca sulla spalla e lo aveva trapassato da parte a parte con una lama di energia che, se fosse stato vivo, lo avrebbe ucciso sul posto. Aveva ritirato la mano, tremando, e si era rifugiato sul fondo della grotta, rifiutandosi di uscire per i giorni successivi. La testa gli pulsava, sentiva tremori in tutto il corpo e la sua pelle era bollente.
«Ho la febbre?» si era chiesto. Ma questo non chiariva le sue perdite di controllo.
Aveva fatto un controllo delle matrici di contenimento del Sigillo della Tigre e tutte erano al loro posto, intonse. Se non vi erano segni di danneggiamento nei suoi schemi e il sigillo non aveva subito alterazioni, allora il problema doveva essere lui. Forse il malessere abbassava la soglia della sua attenzione e quindi gli causava quelle perdite di controllo, se era davvero così la situazione era grave. Non poteva rischiare di fare del male o addirittura uccidere qualcuno per colpa della sua debolezza.
Per questo motivo aveva eretto una barriera all’ingresso della sua grotta, grazie ad alcuni sigilli e talismani, che impediva l’ingresso a chiunque. Sarebbe rimasto lì finchè non si fosse sentito meglio. Ovviamente le cose non erano andate come aveva sperato e il giorno dopo si era sentito anche peggio, febbricitante e percorso da brividi che gli procuravano scintille di energia sulla pelle.
«Wei WuXian!»
La voce di Wen Qing dall’ingresso aveva attirato la sua attenzione.
«Cos’è questa barriera? Fammi entrare!»
Lui aveva scosso la testa, poi, rendendosi conto che non poteva vederlo, aveva aggiunto: «Potrei farti del male. Ho solo un po’ di febbre, lascia la medicina all’ingresso.»
Lei ovviamente non ci era cascata nemmeno per un secondo.
«A-Ning mi ha detto quello che è successo. Non può essere una semplice febbre. Sono un medico, devo visitarti e non posso farlo da qui.»
«No…» aveva protestato lui, ben consapevole che non sarebbe comunque riuscito a tenerle testa. Non ci riusciva in condizioni normali, figuriamoci quando stava male.
«Smettila di fare i capricci!» lo sgridò infatti lei. «Non mi farai del male, so come difendermi. E tu hai bisogno di aiuto. Non costringermi a distruggere questa barriera, non è resistente come sembra.»
Non era affatto certo che lei ci sarebbe riuscita, ma non era certo nemmeno delle proprie capacità al momento e non era davvero il caso di rischiare una fiammata di ritorno che avrebbe potuto ferirla. Si era quindi alzato dal suo giaciglio e aveva raggiunto l’entrata barcollando, per staccare i talismani dalle pareti.
Wen Qing lo aveva fissato con sguardo critico.
«Va molto peggio di due giorni fa. Quante volte ti ho ripetuto di prenderti cura di te stesso?»
«Ci ho provato.» aveva risposto lui, tenendosi a debita distanza.
Lei aveva fatto un passo all’interno e subito aveva spalancato gli occhi. Non gli aveva dato il tempo di allontanarsi ulteriormente, lo aveva afferrato per un braccio e aveva premuto due dita sul suo polso.
«Stai così da tre giorni?» aveva chiesto, allarmata.
«È solo una febbre, magari un raffreddore. Se mi dai qualcosa per farla abbassare passerà subito.»
Lei aveva scosso la testa, agitata.
Lui aveva sentito l’energia pizzicare sulla pelle e aveva sottratto il polso dalle sue mani con un gesto secco.
«Non è un raffreddore, è un sovraccarico di energia. Senza il nucleo dorato a drenarla, l’energia risentita si è accumulata nel tuo corpo in quantità eccessiva, per questo non ne hai il controllo. È pericoloso, può portare a una deviazione del qi.»
Se Wen Qing era turbata, doveva trattarsi di una cosa seria. Non che lui avesse timore di una deviazione del qi, dopo aver ceduto il suo nucleo dorato non temeva praticamente più nulla di quello che poteva accadere al suo corpo, ma se fosse morto in quel momento i Wen avrebbero perso la loro unica protezione.
«Cosa devo fare?» aveva chiesto.
Lei lo aveva fissato intensamente.
«Ci sono poche cose che possono portare alla dissipazione di una tale quantità di energia.» aveva detto. «La violenza inflitta, quella subita e…»
«Allora il problema è risolto! Stanotte andremo a caccia di zombie selvaggi e scaricherò tutta l’energia in eccesso!»
Se era così semplice non c’era motivo di preoccuparsi tanto.
Wen Qing aveva scosso la testa.
«Non zombie o mostri.» aveva detto. «Assorbiresti la loro energia risentita e sarebbe peggio.»
Il pensiero dell’alternativa l’aveva turbato.
«Non ucciderò delle persone.» aveva detto in tono perentorio.
Lei aveva scosso la testa, di nuovo.
«Non te l’avrei mai permesso.»
L’aria intorno a loro crepitava di energia. Wei WuXian era saltato indietro appena in tempo prima che un’ondata la investisse. Si era accucciato a terra ansimando.
«Devo sigillarmi.» aveva detto. Non c’era altra soluzione. Non avrebbe ucciso nessuno, non voleva fare del male. Se non c’erano alternative, avrebbe imprigionato sé stesso. «Aiutami.»
«No! C’è un modo…»
Ma Wei WuXian non avrebbe ascoltato nulla finché non fosse stato certo di non nuocere a nessuno.
«Posso creare un sigillo che tenga a bada l’energia, come la matrice del Sigillo della Tigre. Rallenterà qualsiasi conseguenza. Ma non posso farlo da solo.»
Alla fine Wen Qing aveva ceduto e lo aveva assecondato, aiutandolo a tracciare il sigillo sul terreno roccioso. Wei WuXian si era seduto al centro e le aveva indicato dove piazzare i talismani di contenimento.
Non ancora soddisfatto, aveva alzato su di lei uno sguardo fin troppo deciso e le aveva detto senza mezzi termini: «Legami.»
«Cosa?!»
«Sono pericoloso, se dovessi perdere la testa e strappare i talismani, romperei il sigillo. Se dovessi avere una deviazione del qi non si sa come potrei reagire, se uscissi di qui e facessi del male a qualcuno non me lo perdonerei.»
Lei aveva sospirato di rassegnazione e annuito, anche se chiaramente non era affatto d’accordo con quella soluzione estrema.
Solo dopo essersi precluso ogni via di fuga, Wei WuXian aveva accettato di proseguire la conversazione ma, quando finalmente aveva sentito quale fosse la terza opzione, si era pentito amaramente di quella decisione.
«Non lo farò.» ribadì per l’ennesima volta. «Non lo posso accettare. Piuttosto preferisco l’opzione della violenza subita. Puoi amputarmi un arto, quello che vuoi. Magari è meglio il braccio sinistro… anche se in effetti non mi serve più il destro per la spada, quindi non fa differenza.»
«Ma ti senti?!» scattò Wen Qing, seccata. «Non sei lucido! Come ti salta in mente di parlare così? E comunque non ho gli strumenti per fare un’operazione del genere.»
«Non importa. Puoi usare Suibian. Posso farlo io. Perderò abbastanza sangue da dissipare l’energia risentita.»
«Morirai dissanguato!» gli urlò Wen Qing, al limite della sopportazione. «Davvero preferiresti tagliarti un braccio che fare sesso con qualcuno?»
«Ovviamente.»
«Tutto questo è assurdo.»
Irritata, la donna gli voltò le spalle e percorse a grandi passi lo spazio che li divideva dall’uscita della caverna.
Wei WuXian si concesse di sospirare di sollievo: forse l’aveva convinta a desistere. O forse no, realizzò quando la vide tornare indietro. Con un gesto deciso, lei sciolse il nodo che le legava la cintura.
«Sono un medico, è mio dovere prendermi cura dei pazienti. Questa è una condizione medica e come tale va trattata.»
Wei WuXian sbiancò.
«No! Oh, no no no! Non lo farai! Non lo farò!»
Strattonò i polsi imprigionati e il sigillo sotto di lui si illuminò di un rosso sanguigno.
«Ti farò del male. Lo so, lo sento. Ti prego, Wen-jie, ascoltami! Posso gestirlo, davvero!»
«Tu forse puoi gestirlo, ma noi non possiamo gestire te se perderai di nuovo il controllo. Non puoi rimanere così. Le deviazioni del qi non sono cosa con cui scherzare.»
Però si era riannodata la veste e almeno questo significava che non intendeva più fare nulla di avventato e terribilmente inappropriato.
«Dammi un giorno, Wen-jie, massimo due. Se non starò meglio penseremo a qualcosa. Andrà bene, ne sono certo.»
In qualche modo quelle parole sembrarono convincerla, perché lei sospirò per l’ennesima volta, rassegnata, e lasciò la grotta, non prima di aver rimesso i talismani barriera al loro posto.
Wei WuXian si accasciò su un fianco. Aveva fatto il gradasso, aveva detto di poter gestire quella situazione, la verità era che si sentiva malissimo, la pelle scottava e lo stomaco era annodato dolorosamente, qualcosa nel suo basso ventre si stava addensando in una massa bollente che gli imperlava la fronte di sudore. Ansimò.
Doveva concentrarsi. Forse meditare gli sarebbe stato d’aiuto a contenere quei sintomi, ma anche stare seduto con la schiena dritta era difficoltoso.
Quando Lan WangJi aveva ricevuto la missiva segnalata come di massima urgenza, era rimasto perplesso. Di solito nessuno scriveva a lui direttamente, le richieste di soccorso venivano inviate al clan e smistate dagli assistenti di suo fratello. Inoltre quella lettera gli richiedeva di recarsi da solo a Yiling per una questione di vita o di morte. Chiunque altro avrebbe pensato che si trattava di una trappola, di un’imboscata da parte di qualcuno che mirava a eliminare una figura rilevante nel panorama politico attuale, ma Lan WangJi non aveva esitato nemmeno un attimo: a Yiling si trovava l’unica persona al mondo a cui non avrebbe mai negato il suo aiuto. Quindi era saltato sulla spada e non si era fermato finché non era giunto a destinazione. Si era però stupito di trovare nel luogo convenuto, una locanda nei pressi del mercato, non la persona che si aspettava bensì l’ultima superstite della nobiltà Wen.
«Wen-guniang.» s’inchinò rispettosamente.
Lei era seria e compassata come la ricordava, ma lo stringersi delle sue mani tradiva un certo nervosismo.
«Vi ringrazio per aver risposto così sollecitamente alla mia richiesta, Hanguang-jun.» disse.
«È accaduto qualcosa di grave all’insediamento?» non poté trattenersi dal chiedere Lan WangJi.
Forse erano stati attaccati, avevano bisogno di aiuto e nessuno sarebbe accorso. Oppure era accaduto qualcosa a…
«Wei Ying?»
Non poteva negare che quella fosse l’informazione che gli premeva di più.
Wen Qing abbassò lo sguardo per un attimo, poi lo rialzò, decisa.
«Ha bisogno del vostro aiuto. Solo qualcuno con una forza pari alla sua può farlo.» disse e, ancora prima di sapere di cosa si trattasse, Lan WangJi seppe che l’avrebbe fatto.
Quando giunsero alla grotta, Wen Qing lo invitò a proseguire da solo dopo aver annullato la barriera che bloccava l’ingresso.
«Non credo che avrete bisogno del mio aiuto, ma se dovesse succedere qualcosa mi troverete nella mia capanna. Ho alcuni pazienti che mi aspettano.»
Lan WangJi annuì e si avviò, sempre più preoccupato per la situazione. Quando gli era stata spiegata aveva tentennato solo una frazione di secondo prima di affermare che per il benessere di Wei WuXian avrebbe fatto qualunque cosa, ma non era preparato all’ondata di energia risentita che lo investì appena messo piede nella grotta. Era talmente densa da poter essere percepita come una nebbia rossa che infestava l’aria, insinuandosi fin dentro i polmoni. Con una mano disegnò a mezz’aria un sigillo di purificazione che gli permettesse di respirare meglio e proseguì, inoltrandosi tra le pareti di roccia. Quando raggiunse il fondo e si trovò davanti il centro di quell’energia, barcollò visibilmente.
Wei WuXian era inginocchiato a terra, al centro di una matrice di contenimento chiaramente disegnata con il sangue - il suo? -, le vesti disfatte e i capelli sciolti. Dei pesanti ceppi gli stringevano i polsi e li bloccavano con catene ricoperte di talismani che terminavano in grossi anelli fissati alla roccia. La sua pelle, visibile attraverso lo scollo aperto sul petto, era arrossata e umida di sudore, percorsa da tremiti. Sembrava stesse davvero male ma, allo stesso tempo, vederlo in quello stato provocò in Lan WangJi un diverso tipo di brivido.
«Wei Ying.» provò a chiamarlo.
Lui alzò la testa e la scosse appena per allontanare i capelli dagli occhi. Erano lucidi, febbricitanti, e brillavano di un bagliore sanguigno.
Lan WangJi era venuto a patti con i suoi sentimenti già parecchio tempo prima, lasciando sbocciare la cotta adolescenziale in un amore più adulto e paziente. Voleva essergli di supporto, aiutarlo, proteggerlo per quello che poteva. Eppure la vista di lui in quel momento gli aveva annodato le viscere, scompigliato i pensieri e incendiato le guance. Wen Qing lo aveva avvertito di quale sarebbe stato il suo compito ma nulla avrebbe potuto prepararlo a una visione del genere.
«Sei bello quanto il sole che sorge.» si ritrovò a pensare, mentre la sua coscienza scalpitava per farlo sentire in colpa ma lui la ignorava.
Poi Wei WuXian mosse quelle labbra rosse che non riusciva a smettere di fissare e mormorò qualcosa.
«Di tutte le persone, non tu…»
Parole che gli giunsero come una doccia fredda di realtà.
Per quanto quello che provava potesse essere intenso, Wei WuXian non aveva mai dato segno di quel tipo di interesse verso di lui, lo aveva sempre definito rigido e noioso, a giudicare da quella reazione probabilmente lo odiava anche. Sentì il cuore sprofondare. Cercò di convincersi che non aveva importanza, che l’avrebbe aiutato in ogni caso, che il suo sentimento non era così debole da venire meno per un motivo così labile. Ma il suo sguardo puntato addosso faceva male, lo faceva sentire indegno. Come se fosse venuto a ferirlo, a punirlo in un momento in cui era già vulnerabile e sofferente.
«Non farei mai nulla che potesse farti del male.» avrebbe voluto dirgli.
Invece si avvicinò, superò la linea della matrice, quella dei talismani e gli posò una mano sulla spalla.
Wei WuXian s’irrigidì e tentò di scostarsi, l’energia risentita divampò attorno a loro e Lan WangJi fece appena in tempo a proteggersi con un nuovo sigillo purificante. Quando riaprì gli occhi, se lo trovò avvinghiato addosso.
«Di tutte le persone, non tu…»
Wei WuXian non era riuscito a impedirsi di dare voce a quel pensiero disperato: di tutte le persone che avrebbe accettato che potessero vederlo in quello stato, non Lan WangJi, che già aveva una bassa opinione di lui, se non lo detestava proprio. Lan WangJi di cui aveva sempre desiderato l’amicizia e la stima, senza mai riuscire a farsi appioppare definizioni diverse da “fastidioso”, “spudorato” e “arrogante”. Lan WangJi che ammirava con tutto sé stesso e forse qualcosa di più, e che ora lo fissava con uno sguardo intenso e del tutto indecifrabile, come se si stesse trovando davanti la peggiore delle creature oscure che era suo dovere debellare.
Forse era quello il punto, forse era davvero venuto a ucciderlo per dissipare l’energia risentita, magari era addirittura un emissario dei clan, che approfittavano di questa sua condizione di vulnerabilità per eliminarlo una volta per tutte. Poteva accettarlo. Ai suoi occhi, in quel momento, morire per mano di Lan WangJi era più accettabile di qualunque altra cosa lui fosse venuto a fare.
Ma poi Lan WangJi avanzò, oltrepassò la matrice e lo toccò. Wei WuXian sentì una vampata di calore attraversarlo. Chiuse gli occhi e tentò di opporre resistenza, ma il suo corpo aveva volontà propria. Allungò le braccia per circondare il collo di Lan WangJi e tirarselo addosso. Caddero entrambi sul pavimento roccioso in un groviglio di stoffa bianca e nera.
«Wei Ying.» lo sentì ansimare accanto al suo orecchio.
«Lan Zhan.» rispose, con una voce che non sembrava nemmeno la sua tanto era carica di desiderio.
Non voleva che succedesse così. Il suo primo bacio era stato rubato da una persona estranea e aveva finto che non gli importasse, ma almeno la sua prima volta avrebbe voluto che avvenisse con qualcuno che lo amava.
Desiderava così tanto che Lan Zhan lo amasse…
«Sono un uomo, queste cose non hanno importanza per me.» si ripeté. «Sono solo formalità, non importa, non importa.»
Ma gli importava al punto che, anche se il corpo seguiva i suoi impulsi e le sue necessità, non poté impedire ai suoi occhi di riempirsi di lacrime.
Lan WangJi se ne accorse e s’immobilizzò a fissarlo. Pensava che fosse stupido? Incoerente? Infantile? O che fosse una strategia per… Per cosa? La sua testa non riusciva a pensare lucidamente.
Lan WangJi si chinò in avanti e gli posò un bacio leggero sulle ciglia umide.
«Non ti farò del male.» disse. «Lo giuro.»
Lui voltò la testa, a celare gli occhi lucidi.
«Non importa se mi fai del male. Amami.» avrebbe voluto gridargli. «Amami e basta. Voglio solo questo.»
Se si fosse mostrato ancora più vulnerabile sarebbe stato peggio. Si morse le labbra. La frangia gli ricadde sul volto, a celarne l’espressione.
Lan WangJi lo strinse. Aveva l’impressione che le sue mani stessero tremando. Non ne aveva davvero motivo, eppure…
Poi, all’improvviso, la sua assenza lasciò il vuoto tra le sue braccia.
Wei WuXian sbarrò gli occhi, allarmato.
«Lan Zhan!»
La sua voce uscì flebile, disperata. La detestava. Detestava tutto di quella situazione.
Quando vide le lacrime negli occhi di Wei WuXian, Lan WangJi si sentì un verme. Lui chiaramente non voleva nulla di quello che stava accadendo, forse il suo corpo ne aveva bisogno, ma la sua mente e il suo cuore lo rifiutavano. Probabilmente lo vedeva come l’ennesimo aggressore, qualcuno venuto per ferirlo di nuovo.
«Non ti farò del male. Lo giuro.»
Parole mormorate mentre gli baciava le ciglia, eppure lui non lo guardava.
Lo tenne stretto per un attimo poi, sospirando, si districò dall’abbraccio e dalle vesti scomposte e si alzò. Subito la voce di Wei WuXian invocò il suo nome, tesa.
«Sono qui.» rispose.
Non intendeva andarsene, aveva promesso di aiutarlo ed era quello che avrebbe fatto, ma aveva bisogno di un attimo. Se si fosse lasciato guidare dall’istinto avrebbe finito per fargli del male per davvero, per la troppa irruenza e il desiderio che provava. Invece voleva che, nel disagio - nel disgusto? nell’orrore? - lui patisse il meno possibile.
Si avviò all’entrata della grotta e ripristinò i talismani che Wen Qing aveva staccato per disattivare la barriera, aggiungendo alcuni sigilli rinforzanti in modo che nessuno si potesse avvicinare neanche per sbaglio. Poteva solo immaginare quanto mortificante fosse quella situazione per il Patriarca di Yiling, che suscitava timore in tutto il mondo della coltivazione. Si guardò attorno e individuò alcune coperte ripiegate su un giaciglio di poco più che paglia. Davvero lui dormiva lì? Viveva così? Non era il momento di chiederselo. Le raccolse e tornò sul fondo della grotta, per distenderle sul pavimento roccioso, coprendo la matrice di contenimento.
Wei WuXian scosse la testa, freneticamente.
«No! No, la matrice…!»
«È ancora attiva, non preoccuparti.»
Con gesti precisi tracciò una serie di sigilli purificanti tutto attorno, poi tornò a concentrarsi su di lui. Gli afferrò i polsi incatenati e, con due brevi scariche di energia, spezzò i ceppi che li bloccavano. Le catene ricaddero lungo i muri e Wei WuXian scattò all’indietro.
«No!»
«Non farò nulla con te legato in quel modo.» disse Lan WangJi, risoluto.
«Non posso controllarla! Ti aggredirà, ti farà del male!»
«Non sono il tuo carceriere. E sono abbastanza forte per tenere a bada quell’energia. Non mi farai nulla.»
Si sfilò Bichen dalla cintura e la appoggiò appena fuori dal cerchio. Poi prese Wei WuXian per le spalle e lo guidò a distendersi sulle coperte, stupendosi di non vederlo divincolarsi o rifiutare il suo tocco.
Il suo viso era arrossato, i suoi occhi troppo lucidi.
«Baciami, Er-gege.» disse, afferrandolo per lo scollo della veste e trascinandolo verso il basso. «E facciamola finita.»
I suoi gesti erano smaniosi ma il tono della sua voce era esasperato. In qualche modo aveva accettato quello che stava per succedere, semplicemente voleva che si concludesse in fretta. A questo punto non poteva che accontentarlo.
La veste scomposta gli era ricaduta dalle spalle, lasciando il petto scoperto e il sigillo Wen che gli aveva bruciato la carne in vista. La pelle, che così tante volte Lan WangJi aveva immaginato come candida e immacolata, era in realtà segnata da tante piccole cicatrici, segni di battaglie e di sofferenze patite. Sull’addome spiccavano due cicatrici più grandi, poco distanti l’una dall’altra. Una era certamente ciò che restava della ferita di una spada, la riconobbe Lan WangJi, probabilmente ricordo del duello con Jiang Cheng che aveva sancito definitivamente il suo allontanamento dal clan. L’altra era più sottile e sembrava fosse stata ricucita sapientemente. Si chiese di cosa si trattasse. Prima che potesse fare nulla, Wei WuXian scorse la direzione del suo sguardo e la coprì con la mano, scuotendo la testa. Lan WangJi decise che non era davvero il momento di parlarne, a maggior ragione se lui non voleva. Lasciò scorrere la punta delle dita sulla sua pelle fino a giungere alla cintura, che allentò lasciando che la stoffa della veste ricadesse di lato, svelando ciò che restava di quello che ai suoi occhi appariva un corpo stupendo nonostante le ferite.
Wei WuXian avvolse le braccia attorno al suo collo e lo trascinò di nuovo in avanti.
«Ho detto baciami!» protestò, e Lan WangJi non poté che eseguire, sentendo una vampata di calore attraversarlo a quel contatto.
Wei WuXian gli strattonò le vesti.
«Tutta questa stoffa! » si lamentò.
Lan WangJi si staccò da lui solo il tempo necessario a sollevarsi sulle ginocchia per liberarsi prima della sopraveste, poi della cintura e degli strati sottostanti.
Tornò a chinarsi su di lui, gli baciò le labbra, gli occhi chiusi, le guance, scese sul collo e si fermò sul marchio impresso sul suo petto. Vi posò le labbra, con reverenza, e lo sentì rabbrividire. Un sospiro sottile, così in contrasto con le mani che lo cercavano smaniose, raggiunse le sue orecchie.
«Lan Zhan… per favore…»
Pelle contro pelle, labbra contro labbra, poteva sentire l’energia crepitare attorno a loro. Non faceva male, era una sorta di solletico e lo attirava verso di sé. Era desiderio.
Sapeva che non si sarebbe più fermato.
Quando Lan Zhan posò le labbra sul marchio Wen che gli segnava il petto, Wei WuXian si sentì percorrere da un brivido da capo a piedi. Aveva bisogno di più contatto e ne aveva bisogno adesso. Lo cercò con le mani, tirandolo verso di sé per quello che poteva.
«Lan Zhan… per favore…»
Odiava suonare così desideroso, ma non poteva farne a meno. Era quello che provava davvero, era diventata una necessità.
Gli avvolse le gambe intorno alla vita. Voleva sentirlo contro di sé.
Non stava pensando lucidamente, sentiva caldo, troppo caldo. Sapeva che Lan WangJi stava facendo qualcosa che gli provocava scariche di piacere lungo la schiena, ma i suoi pensieri si sparpagliavano come foglie al vento e non riusciva ad afferrarne nemmeno uno. Le sue labbra emettevano suoni, sospiri, gemiti, esclamazioni sconnesse. Ricevevano baci come rassicurazione.
Poi sbocciò in lui il dolore. La sua voce si alzò di tono.
Faceva male. Faceva bene. L’energia bruciava dentro di lui, attorno a lui. Dietro le palpebre chiuse, strette, ebbe l’impressione di vedere la matrice brillare di un rosso troppo intenso. Qualcosa contrastava quel colore malsano, un alone azzurrino al limite della sua visuale. Lo conteneva, lo abbracciava.
«Sono qui.» disse una voce al suo orecchio, in risposta alla sua invocazione di un nome. «Sono qui. Non ti lascio.»
Si azzardò ad aprire gli occhi. Scie di lacrime scivolarono lungo le sue guance già bagnate e vennero asciugate da baci leggeri. Tutto attorno brillava una luce azzurra.
L’energia dentro di lui bramava ancora di essere liberata e non aveva più motivo di trattenerla, non avrebbe più ferito nessuno. Lì, tra quelle braccia, lui non sarebbe più stato ferito.
Durò un tempo infinito eppure terminò in un istante.
Wei WuXian si abbandonò sulle coperte e sulle sue stesse vesti sfatte, esausto, svuotato, il languore che gli impediva di muovere un singolo muscolo. Il corpo di Lan WangJi era caldo accanto al suo, le sue braccia che lo avvolgevano.
«Stai bene?» si sentì chiedere.
Non riuscì ad articolare una risposta.
Delicatamente, Lan WangJi gli prese una mano tra le sue e posò due dita sul polso. Una scintilla azzurra brillò tra loro e un formicolio si diffuse sulla sua pelle. Faceva il solletico ma era piacevole, sembrava quasi che Lan WangJi lo stesse accarezzando. O forse era davvero così, forse quelle che sentiva tra i capelli erano davvero le sue dita.
La sua mente si stava gradualmente schiarendo, iniziando a percepire anche l’indolenzimento e la spossatezza del corpo. A poco a poco avvertì anche l’energia che stava fluendo in lui dal punto di contatto, pacata e tranquilla, stabile, del tutto diversa dal turbinio risentito di prima. Lo faceva sentire bene.
«Sto bene.» mormorò quindi.
I tasselli della realtà, di quello che era appena successo, stavano tornando al loro posto e in qualche modo sapeva che avrebbe dovuto sentirsi a disagio se non addirittura infuriato, ma la verità era che aveva desiderato per così tanto tempo appoggiare la testa sulla spalla di Lan WangJi come stava facendo ora che non aveva la forza di privarsene tanto presto.
«Amami.» aveva pensato, nella follia del momento. E poi se ne era approfittato. Era stato egoista e, per quanto l’altro fosse venuto per aiutarlo, si era preso quello che voleva senza un minimo di pudore. Non era qualcuno che si potesse amare. Era felice che quel pensiero fosse rimasto per sé. Un nodo indesiderato gli strinse lo stomaco: sarebbe finito tutto molto presto e Lan WangJi, il suo Lan Zhan, se ne sarebbe tornato nei Meandri delle Nuvole e probabilmente non lo avrebbe rivisto mai più. Perché chi avrebbe voluto rivedere una creatura che si era fatta possedere dall’energia risentita al punto da perdere il controllo in quel modo? Gli sarebbe rimasto solo quel pessimo ricordo di lui e probabilmente lo avrebbe detestato ancora di più. Wei WuXian invece avrebbe sempre pensato che, nel momento del bisogno, quando nessuno poteva soccorrerlo e lui stesso non lo avrebbe accettato, era venuto a cercarlo e gli aveva offerto il suo aiuto. Sarebbe stato un ricordo dolce nelle notti buie di Yiling, una consapevolezza solo sua.
«Prima hai detto una cosa.»
La voce di Lan WangJi lo colse alla sprovvista. Gli rivolse uno sguardo confuso.
Era abbastanza certo di aver detto tante, troppe cose, la maggior parte senza senso e che avrebbe fatto meglio a dimenticare in fretta. Nulla di tutto quello era importante.
«Volevo capire se parlavi sul serio.»
Sicuramente no, sicuramente era stata l’energia risentita a parlare, ma tanto valeva sapere di cosa si trattava.
«Mi scuso per qualunque sciocchezza inopportuna sia uscita da questa bocca.»
«Hai detto che mi ami.»
Wei WuXian sgranò gli occhi, sbiancando. Tutto il calore e il conforto che aveva sentito fino a quel momento svanirono lasciando solo gelo. Istintivamente, si sottrasse all’abbraccio.
Oh, che enorme disastro.
«Hai detto che mi ami.»
Quando Lan WangJi aveva sentito quelle parole, pronunciate a voce alta nell'impeto del momento, tra una preghiera e un gemito, si era bloccato per un istante e l’aveva fissato, cercando di capire se fossero frutto di un delirio momentaneo o se si trattasse di una verità troppo a lungo celata. Non ci era riuscito. Wei WuXian era chiaramente fuori di sé e non avrebbe saputo dargli una risposta in quel momento. Per questo aveva atteso che entrambi si riprendessero e ora il suo cuore batteva a mille nella speranza di una risposta.
Lo vide spalancare gli occhi, che avevano perso la sfumatura rossastra per tornare al loro consueto - bellissimo - grigio argento. Lo sentì irrigidirsi e allontanarsi, spaventato. Perchè? Non ne aveva motivo.
«Wei Ying.» tentò di richiamarlo.
Stava tremando.
Lan WangJi allungò una mano verso le sue vesti ripiegate e ne estrasse un talismano per generare calore, poi raccolse la sopraveste bianca e gliela appoggiò sulle spalle, a coprire una nudità che forse ora lui sentiva inopportuna.
«Te l’ho già detto, non hai motivo di avere timore.»
Un battito di ciglia, uno sguardo fuggevole, poi la sua espressione si fece rassegnata, il capo chino.
«Rinnovo le mie scuse.» disse.
Lan WangJi non poteva credere alle proprie orecchie. Aveva appena ricevuto delle scuse per il regalo più immenso e desiderato che potesse immaginare.
Non si fermò a pensare se fosse la cosa giusta da fare, afferrò Wei WuXian per le spalle e lo avvolse in un abbraccio stretto. Non voleva lasciarlo andare mai più.
«Lan Zhan!» protestò lui, sulle prime allarmato. Poi, a poco a poco, lo sentì rilassarsi nella sua stretta. «Aspetta, vuoi dire che tu…?»
Lan WangJi annuì contro la sua spalla.
«Vuoi dire che ti piaccio?»
La voce di Wei WuXian era incredula.
«Mi piaci.»
«Che… mi ami?»
Lan WangJi annuì di nuovo, sempre tenendolo stretto.
«Ti amo.»
Era assurdo che lui non l’avesse ancora capito. Pensava ancora a quella sciocchezza della rivalità? O peggio, che non gli piacesse affatto? Erano stati due sciocchi fino a quel momento, entrambi convinti che l’altro li detestasse. Quanto tempo sprecato, non intendeva perderne un minuto di più.
Si staccò quel tanto che bastava da poterlo guardare in faccia, da poter cercare i suoi occhi per una muta conferma, poi lo baciò, e questa volta fu un bacio fin troppo consapevole. Lan WangJi gli regalò tutto il suo amore, la forza di un sentimento che finora era stato soffocato, che anelava sbocciare e vivere alla luce del sole. Si sentì accolto, accettato, ricambiato con un entusiasmo che non avrebbe mai immaginato.
Finirono entrambi di nuovo distesi sulle coperte, ancora troppo stanchi ed emotivamente provati per riuscire a fare altro che regalarsi a vicenda tocchi teneri e piccoli baci a fior di labbra. Finalmente Wei WuXian si rilassò tra le sue braccia, si lasciò stringere senza timore, abbandonandosi ai semplici gesti d’affetto che sempre avrebbe voluto rivolgergli.
Ora che lo vedeva più tranquillo, Lan WangJi si azzardò a dare voce ai suoi dubbi.
«Wei Ying, quella cicatrice.»
Lui accennò un sorriso.
«Quale delle tante?» scherzò, anche se sapeva benissimo a quale si riferiva. «Oh, quella. Non è niente di cui preoccuparsi. Forse un giorno ti racconterò da dove arriva, ma adesso non ha davvero nessuna importanza.»
Lan WangJi gli lasciò credere di poter sviare il discorso così facilmente, non voleva turbarlo ancora. Per adesso gli era sufficiente vedere il suo sorriso.
«Sai, Lan Zhan.» continuò Wei WuXian, prendendo l’estremità del suo nastro frontale e rigirandoselo tra le dita. Una volta glielo avrebbe strappato di mano, ora lo osservava rapito, desiderando solo di donarglielo per sempre.
«Sono stato invitato alle celebrazioni per il primo mese di mio nipote la prossima settimana. Se la situazione non fosse migliorata non sarei potuto andare, quindi anche per questo ti ringrazio.»
Quelle parole trasmisero un vago allarme a Lan WangJi.
«Andrai da solo?» chiese.
«Pensavo di portare Wen Ning, nel caso fosse una trappola. Almeno avrei modo di difendermi. Ma non credo sarà necessario, l’invito arriva dalla mia shijie e ho davvero tanta voglia di rivederla.»
«Non portarlo.»
Le parole erano scivolate fuori da sole, spinte da una sorta di presagio, una strana sensazione che pungolava il fondo della sua mente.
«Lascia che resti qui a proteggere l’insediamento. Verrò io con te.»
Lo sguardo di Wei WuXian s’illuminò.
«Lo faresti davvero?»
«Mn.»
Se qualcuno gli avesse giocato un brutto tiro, se si fosse davvero trattato di una trappola, chiunque l’avesse organizzata avrebbe avuto delle remore in più ad attaccare anche la seconda giada di Gusu, con il rischio di mettersi contro l’intero clan Lan. Avrebbe potuto proteggerlo e allo stesso tempo evitare qualsiasi macchinazione ci fosse dietro quell’invito piuttosto sospetto.
«Grazie, Er-gege!» esclamò Wei WuXian, sollevandosi su un gomito e schioccandogli un bacio sulle labbra del tutto inaspettato che lo lasciò imbambolato a fissarlo.
Sorrideva. Sembrava tornato il ragazzino di una volta. Era bellissimo.
«Senti, Lan Zhan, cosa ne dici di una seconda prima volta? Senza energia risentita di mezzo, così magari me la ricorderò meglio!»
Gli strizzò un occhio e Lan WangJi seppe che non sarebbe mai riuscito a negargli nulla.