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Titolo: Semplicemente irresistibile - Remake
Fandom: Tsubasa reservoire chronicle
Rating: safe
Personaggi: Fay Flourite, Yuui Flourite, Kurogane, Li Shaoron, Clamp cast
Pairings: Kurogane/Fay, Shaoron/Yuui
Note: Versione riveduta, corretta e prolungata della mia omonima fanfiction del 2010
Beta:
Word count: 3904

Cap. 6
Speranza - Con l'aiuto di tutti

Shaoron non aveva perso tempo. La prima volta che si era recato alla “Corte di Valeria” per il sopralluogo, ricordava di aver visto tra gli ospiti Tomoyo Daidoji, figlia della proprietaria delle Industrie Daidoji, dirette concorrenti della Reed Enterprise. Lei sarebbe stata un aggancio perfetto per un eventuale sponsor, doveva fare in modo di parlare con lei e convincerla. Era molto probabile che Yuui la conoscesse e avesse il suo numero personale, ma chiedere a lui era fuori discussione, quindi aveva improvvisato chiamando il centralino aziendale e dicendo di avere un’impellente necessità di parlare con la signorina. Ovviamente si aspettava di non venire nemmeno preso in considerazione, quindi disse di chiamare per conto dell’ufficio recupero crediti della Reed Enterprise, anche se ormai non ne faceva più parte, e che la faccenda era personale e molto urgente. La chiamata venne inoltrata un paio di volte poi finalmente una voce giovane e dal tono gentile, rispose.
«Cosa posso fare per la Reed Enterprise?» chiese, con solo una punta di ironia.
«Le chiedo scusa, in realtà non lavoro più per la Reed Enterprise da questa mattina.» chiarì Shaoron. «La mia chiamata è strettamente personale, ma quello era l’unico modo per poter parlare direttamente con lei.»
«Capisco. Allora cosa posso fare per lei, Li-san?» rispose, leggermente stupita.
«Si tratta del ristorante “La corte di Valeria”.»
Shaoron illustrò brevemente la situazione in cui si trovava il locale di Yuui e Fay, spiegando il ruolo che aveva avuto il suo ex capo Fei Wong, lo stato in cui versava Yuui e l’idea che aveva avuto per acquistare l’immobile.  
Tomoyo rimase in silenzio per un po’, come soppesando la veridicità di tutto quello che aveva sentito.
«Tu sei il ragazzo che ultimamente andava spesso a trovare Yuui-san, vero?» chiese infine.
Shaoron non poté che confermare.
«Immagino che ci sia un motivo molto serio dietro questo cambio di bandiera.»
Di nuovo Shaoron confermò.
«E considerando le tue frequenti visite ne dedurrei che questo motivo si chiama Yuui-san, dico bene?»
Non era nella sua natura sbandierare certi sentimenti ai quattro venti, ma in questo gioco non era importante che fosse lui a uscirne vincitore.
«Dice benissimo, Daidoji-san.» annuì, quindi.
La sentì sospirare, soddisfatta.
«Anch’io ho conosciuto una persona molto importante alla “Corte di Valeria” e sono molto affezionata a quel locale e ai suoi proprietari. Se ti va di vederci di persona, potremmo definire meglio le modalità della serata di beneficenza e l’appoggio che possono dare le Industrie Daidoji in qualità di sponsor.» disse. «Ho già in mente la grafica dei volantini pubblicitari!»
Shaoron scagliò un pugno in aria, in un muto gesto di trionfo: il primo ostacolo era stato superato.

Gli aggiornamenti raggiunsero Fay via messaggio quello stesso pomeriggio. Tomoyo aveva accettato di sponsorizzare l’evento e non solo, si era offerta di intrattenere i partecipanti con una sua esibizione al pianoforte e aveva pensato che potessere essere d’aiuto invitare una sua vecchia conoscenza del mondo dello spettacolo, la cantante pop Oluha.
Fay non poté credere ai suoi occhi quando lesse quel nome sullo schermo. Oluha era conosciutissima nel panorama musicale del momento e vantava milioni di fan. La sua sola presenza sarebbe bastata per attirare più persone di quante la “Corte di Valeria” ne avesse mai viste in tutta la sua esistenza. Tomoyo si era anche fatta carico della grafica e della distribuzione dei volantini pubblicitari con un entusiasmo che aveva spiazzato Shaoron ma che non stupiva affatto Fay: era una ragazza gentile che si spendeva sempre per essere d’aiuto agli altri, niente di strano che avesse preso a cuore la loro causa. 
Quando lo comunicò a Yuui, il fratello sembrò riscuotersi un po’ dall’apatia in cui era caduto e una luce si accese nei suoi occhi. 
«Dici davvero?» esclamò. «Persino una persona importante come Oluha si è interessata al nostro piccolo ristorante?»
«Certo! Magari lo farà solo per fare un favore a Tomoyo-chan, ma resta il fatto che porterà tanta gente. Kuro-pon ha detto che ci fornirà frutta e verdura gratis per il catering di quella serata e il fornitore di carne e il pescivendolo hanno detto lo stesso. Tomoyo-chan mi ha anche informato che Himawari-chan ha convinto la padrona del negozio di fiori dove lavora part-time a regalarci gli invenduti per abbellire il locale. »
Era enormemente gratificante e scaldava il cuore vedere quante persone si stavano dando da fare per loro e dimostravano loro il loro affetto.
«Hai visto, Yuui-chan? Non siamo affatto soli. La gente ti vuole bene, ama la tua cucina e vuole che la “Corte di Valeria” resti aperto.»
Yuui aveva gli occhi lucidi, per la prima volta non per via della tristezza. 
«È incredibile.» mormorò. «Non avrei mai pensato che sarebbe successo.»
Fay era euforico.
«Invece è proprio così! Dobbiamo fissare la data! Sarà un enorme successo e raccoglieremo quanto basta per riscattare il locale!»
Contagiato dal suo entusiasmo, anche Yuui si animò.
«Hai ragione, possiamo farcela! E, prima di tutto, questa sera riapriremo! Mi sono macerato fin troppo nell’autocommiserazione lasciando fare tutto a te, è ora di darsi una mossa.»
Fay sorrise, sollevato di vedere di nuovo il fratello energico come la situazione richiedeva, e si guardò bene dal rivelargli che la maggior parte delle buone notizie giungeva proprio dalla causa primaria del suo precedente abbattimento.
Quella sera si presentarono a cena sia Tomoyo e Himawari che Eagle con al seguito la piccola Hikaru, Lantis e Geo, barista del suo pub. Sembrava che i clienti abituali fossero tornati in massa a frequentare il ristorante e i due fratelli Flourite non avrebbero potuto esserne più felici. Fay indugiò solo per un attimo sulla punta di tristezza che gli causava l’assenza di Ashura, ma si sforzò di mettere da parte subito il pensiero. 
Giunta l’ora di chiusura, nessuno di loro accennò a lasciare il locale, anzi, Tomoyo fece sedere tutti attorno a uno dei tavoli più grandi e organizzò una specie di assemblea generale.
«La prima cosa da stabilire è la data.» esordì, con il classico piglio di chi è abituato a gestire ben più problematiche riunioni aziendali. «Quanto tempo abbiamo, Yuui-san?»
Yuui, che si era trovato involontariamente a capotavola e quasi aveva sperato che nessuno lo interpellasse, fece un rapido conto mentale.
«Un paio di settimane, direi. Non di più.»
«Allora direi che il giorno migliore è sabato prossimo. Ci da abbastanza tempo per preparare tutto, fare pubblicità e allestire il locale.» stabilì Tomoyo.
«A proposito di locale.» si intromise Eagle. «Se davvero sarà presente Oluha e volete organizzare uno spettacolo che richiami più gente possibile, avrete bisogno di uno spazio ben più grande di questo.»
Mimò un gesto che racchiudeva l’intera sala e spostò lo sguardo da Tomoyo a Yuui e Fay.
«Se volete,» continuò. «vi offro il mio pub come spazio per l’evento e ci aggiungo anche gli alcolici.»
«L’“Infinity Pub” è un locale delizioso!» esclamò Hikaru, al suo fianco. «Sarebbe bellissimo se l’evento si svolgesse lì!»
Più guardava gli uomini attorno a lei, più Yuui si chiedeva come si fosse creata una situazione del genere, eppure tutti guardavano quella ragazzina dai grandi occhi innocenti con un’adorazione assoluta e lei era completamente a proprio agio.
«Non vorremmo crearle disturbo, Eagle-san.» iniziò il giovane chef, ma subito l’altro agitò una mano dell’aria come a scacciare un pensiero futile. 
«Sciocchezze! Qui tutti stanno facendo la loro parte, quindi tocca anche a me. Vi offro spazio, palco, alcolici, il mio miglior barista - accennò a Geo - il mio addetto alla sicurezza - indicò Lantis - e se vi avanza spazio nello spettacolo scommetto di avere almeno un paio di ballerine del gruppo di Caldina che parteciperebbero volentieri. Senza contare che sarebbe una gran pubblicità anche per me, quindi saremmo pari.»
«Fantastico!» esclamò Tomoyo, entusiasta. «Allora abbiamo una data e un luogo. Domani manderò in stampa i volantini e darò le indicazioni a chi si occupa della campagna social.»
Yuui aggrottò le sopracciglia, confuso, e spostò lo sguardo da lei a Fay.
«Campagna social? State parlando di quel vecchio account Instagram? Chi se ne occuperebbe?»
«Un mio collaboratore di fiducia.» rispose Tomoyo, senza che il suo sorriso s’incrinasse minimamente. «Fay-san gli ha fornito le credenziali di quel vecchio account per aggiornarlo. Inoltre creerà eventi sulle maggiori piattaforme appoggiandosi alle pagine ufficiali delle Industrie Daidoji. Non deve preoccuparsi, è una persona molto capace, sono certa che farà un ottimo lavoro.»
Yuui però non era affatto preoccupato, piuttosto era commosso dal fatto che tante persone si stessero dando da fare per loro e avessero a cuore la loro causa.
Fay, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, spiando di sottecchi Eagle come se non si fidasse della sincerità della sua offerta, alle rassicurazioni di Tomoyo sembrò rilassarsi.
«Preparerò anch’io qualcosina da portare in scena! Ho sempre desiderato provare a stare su un palco!»

Una volta che tutto venne stabilito, i giorni che li separavano dal grande evento sembrarono scorrere più veloci del solito. Tra i preparativi e la cucina del ristorante Yuui non aveva il tempo di pensare a nient’altro e anche la sua sofferenza a volte sembrava sovrastata da tutto quello che aveva da fare. Ovviamente non aveva dimenticato il tradimento di Shaoron, ma riusciva a metterlo da parte a sufficienza per non farne il centro delle sue giornate e crogiolarsi nell’infelicità. C’era così tanto da fare che a volte passavano ore senza che gli tornasse in mente e aveva iniziato a sperare che, grazie a quell’iniziativa, all’idea di suo fratello e all’aiuto di tutti, sarebbero riusciti a realizzare un sogno su cui non aveva osato indugiare nemmeno nelle sue più sfrenate fantasie. 
Mancavano solo due giorni e stava dando gli ultimi ritocchi al menù del catering per la serata, quando Fay piombò in cucina e gli saltò al collo, al settimo cielo.
«Yuui-chan, grandi notizie!» esclamò, rischiando di fargli perdere l’equilibrio per il troppo entusiasmo. «Tomoyo-chan ha appena chiamato e ha detto che abbiamo venduto tutti i biglietti disponibili per la capienza dell’“Infinity Pub”! Siamo al completo!»
Yuui rimase per un istante senza parole: era assolutamente incredibile. Certo, molte persone erano sicuramente state attirate dall’esibizione di Oluha, eppure non poteva fare a meno di pensare che lo stavano facendo per lui e sentirsi enormemente grato.
«Anche la mia esibizione ormai è pronta.» continuò Fay. «Sarà una serata perfetta!»
«Basta che non ti affatichi troppo.» puntualizzò Yuui, che non aveva la più pallida idea di cosa il fratello avesse preparato, visto che continuava a ripetergli che sarebbe stata una sorpresa. «Il tuo braccio sta appena guarendo. »
«Sto bene, Yuui-chan.» ripetè Fay per quella che doveva essere la millesima volta. «Ormai sono guarito quasi del tutto, ma ti prometto che non farò sforzi inutili. Ho studiato apposta dei movimenti adatti. Piuttosto, come va il menù?»
Yuui lasciò quindi cadere il discorso precedente e iniziò a illustrargli tutto quello che aveva intenzione di preparare per l'aperitivo e cena in piedi che si sarebbero tenuti al pub: pizzette, torte salate, cannoncini e barchette di pasta sfoglie ripieni delle mousse più deliziose, girelle e muffin salati, ma anche tortine dolci alla frutta, coppette di tiramisù e il piatto forte della serata, gli eclaire al caramello. 
«Wow…» commentò Fay. «È tutto… semplicemente irresistibile!»
«Lo spero davvero!» esclamò Yuui, augurandosi che, almeno per quella volta, non ci fossero bizzarri risvolti sugli ospiti e che il suo cosiddetto dono se ne stesse tranquillo in panchina a osservare le cose che prendevano finalmente la giusta piega.

Quando la serata giunse per davvero, Fay non stava più nella pelle. Nonostante l’iniziale diffidenza e la preoccupazione all’idea di infilarsi nella tana di un Vision, con tutte le conseguenze che questo poteva comportare, alla fine aveva dovuto ammettere che Eagle si comportava come il perfetto padrone di casa e li aveva aiutati davvero in tutto. Aveva messo a disposizione la piccola cucina del pub a completo uso e consumo di Yuui, aveva chiesto a Geo di adattare i drink e i cocktail della serata al rinfresco preparato da loro, aveva addirittura concesso loro l’uso dei camerini delle ballerine per cambiarsi in vista dello spettacolo. Ormai Fay si era convinto che anche se era un Vision, forse Eagle era davvero una brava persona e desiderava solo aiutarli.
Per l’occasione il palco dove normalmente si esibivano ballerini e ballerine era stato coperto da un pesante drappo di velluto rosso, come nel più elegante dei teatri. I fiori forniti da Himawari abbellivano ogni tavolino, ogni sedia, ogni colonna. I faretti del soffitto, angolati in modo ideale verso il palco, contribuivano a creare nella sala un’atmosfera soffusa ed elegante. Non si sarebbe mai pensato che quello fosse un locale dove normalmente ci si scatenava, si beveva e si infilavano banconote negli slip degli spogliarellisti. 
Quando, sbirciando tra i tendaggi, notò l’arrivo di Kurogane, fece il giro del palco e lo raggiunse sorridendo con aria giuliva.
«Ben arrivato, Kuro-pon!» esclamò.
Il fruttivendolo lo squadrò da capo a piedi, mentre sul suo volto si dipingeva un’espressione orripilata.
«Cosa diavolo ti sei messo addosso?!» tuonò, indicando l’abitino nero da cameriera, sormontato da un grembiulino bianco ornato di pizzi delicati, il fiocchetto rosso al collo e le parigine bianche che lasciavano poco spazio all’immaginazione.
Fay rise, deliziato.
«È adorabile, non trovi? Ho pensato che una divisa diversa dal solito avrebbe entusiasmato di più gli ospiti.»
Fece una giravolta e una piccola riverenza.
«Non lo trovo affatto!» sbottò Kurogane. «A maggior ragione dopo tutto quello che mi hai raccontato sui Vision e quello in cui volevano coinvolgerti. A volte non capisco davvero cosa ti passa per la testa!»
Quelle parole placarono Fay, che rispose in modo più pacato.
«Non preoccuparti. Eagle-san non ha più niente a che fare con i Vision e non c’entra nulla con le persone di quella volta. Lui ci sta aiutando davvero e la mia idea era solo quella di rendere un po’ più sbarazzina la serata, dopo tutta questa ostentazione di eleganza.» 
Sbirciò Kurogane di sottecchi e il suo ghigno tornò ad allargarsi.
«E in fondo credo che se tu davvero non apprezzassi, avresti staccato gli occhi dalle mie gambe già da un pezzo.»
Se le occhiatacce potessero incenerire, di Fay sarebbe rimasto ben poco, ma questo non era ancora possibile e il giovane cameriere scappò a raggiungere il fratello sull’onda di una sequela di insulti quasi per nulla dissimulati.
Yuui stava dando gli ultimi ritocchi alla tavolata del rinfresco.
«Spero davvero che questa volta non ci siano conseguenze. Ho tentato di non pensare a niente.» disse, prima di notare l’abbigliamento del fratello e lasciarsi sfuggire un piccolo sbuffo divertito. «Stai bene.» 
«Lo so! Ho sempre pensato che il pizzo mi donasse!» rispose Fay, prima di aggiungere: «Non preoccuparti, vedrai che andrà tutto liscio come l’olio. Questa serata sarà un successo!»
Gli ospiti avevano già iniziato ad arrivare e in poco tempo la sala fu piena di gente. Come avevano immaginato, la maggior parte era stata attirata dalla presenza di Oluha ma, ogni volta che qualcuno prendeva qualcosa dal tavolo del rinfresco, non mancava di ricordare il vero scopo della serata e di lasciare qualche apprezzamento allo chef. Yuui ne era lusingato.
La prima esibizione, per scaldare un po’ gli animi e preparare l’entrata in scena del pezzo forte, fu quella delle ballerine del gruppo di Caldina, come preventivato da Eagle. Le fanciulle, in abiti succinti e ricoperti di medagliette e lustrini, si esibirono in una danza dapprima lenta e sensuale e successivamente sempre più movimentata e vivace. Quando la musica terminò all’improvviso dopo un coinvolgente crescendo, l’intera sala applaudì entusiasta. Se l’intenzione era stata quella di anticipare il clou della serata, il pubblico si era già dimostrato abbastanza esaltato da non necessitare nessun rimando. 
I pesanti tendoni del sipario si chiusero lentamente e il brusio del pubblico aumentò con trepidazione nel silenzio che seguì. Poi una musica delicata iniziò a diffondersi nell’aria. Le luci si abbassarono e un unico faretto bianco puntò al centro del palco, ancora celato. Persino Fay, che aveva assistito e preso parte alle prove dello spettacolo, sentì un piccolo nodo di anticipazione stringergli lo stomaco. 
Quando il sipario si aprì, l’unica luce illuminò una figura solitaria al centro del palco. Oluha indossava un semplice abitino nero e i morbidi riccioli scuri, in contrasto con la pelle lattea, erano sciolti sulle spalle, senza nessuna delle acconciature elaborate che mostrava durante le sue consuete esibizioni. Sulla sua schiena si aprivano due ali nere meccaniche supportate da ingranaggi di squisita fattura seampunk, così come il microfono retrò che stringeva tra le mani, anch’esso ornato di delicate piume. L’unica nota di colore vibrante in quel quadro bianco e nero era il rossetto rosso che delineava le sue labbra.
Il pubblico trattenne il fiato alla sua vista.
I tendaggi del sipario di aprirono completamente per mostrare un pianoforte a cui era seduta Tomoyo in un elegante abito da sera. La musica d’ingresso sfumò gradualmente in un brano noto e la versione acustica di “Kaze no machi e”, ultimo singolo della cantante in cima a tutte le classifiche, incantò gli spettatori. La voce di Oluha era delicata e struggente, giungeva dritta al cuore, e l’accompagnamento soave ed elegante. Persino Fay rimase senza parole e Yuui, al suo fianco, che non aveva avuto tempo per assistere prima alle prove dello spettacolo, aveva le lacrime agli occhi. Anche tra gli spettatori spuntarono alcuni fazzoletti, a dimostrazione del grande coinvolgimento che le due donne sul palco erano riuscite a suscitare. 
Suo malgrado Fay dovette lasciare il fratello in quello stato di commozione per andare a prepararsi per la propria esibizione, ma non lo fece prima di avergli stretto con calore una mano.
«Sta andando tutto bene, Yuui-chan.» mormorò. «Tutto bene.»
Si avviò quindi verso il camerino che gli era stato assegnato, dove trovò già Caldina ad aspettarlo. Indossare da solo un kimono non sarebbe stata un’impresa facile e la ballerina si era gentilmente offerta di dargli una mano, vista la sua esperienza con gli abiti di scena. Il kimono era un prestito di Yuuko-san per cui la strega, stranamente, non aveva chiesto nulla in pagamento. Di pregiata seta lilla, ricamato con delicate farfalle dalle sfumature più scure, fasciava la figura di Fay perfettamente, dandogli un aspetto elegante che mai si sarebbe aspettato. Con i capelli il discorso si rivelò più complicato visto che le sue ribelli ciocche bionde non ne volevano sapere di sottostare a una severa acconciatura giapponese, ma alla fine Caldina ebbe ragione di loro grazie a un numero imprecisato di forcine e a un prezioso pettine dorato a sua volta decorato di farfalle laccate che gli fissò sulla sommità dello chignon improvvisato. Fay avrebbe voluto riprodurre anche il trucco delle geisha ma, oltre a non avere tempo a sufficienza prima della fine dell’esibizione di Oluha, non aveva nemmeno le fattezze adatte a quel tipo di make up. Si limitò quindi a un po’ di cipria, che schiarì ulteriormente il suo incarnato già pallido, un filo di kajal nero a sottolineare gli occhi e un rossetto laccato rosso che gli diede l’aspetto di una bambola di porcellana.
«Sei una bomba, cocco!» esclamò Caldina, mandandogli un bacio volante con la punta delle dita. 
«Tutto grazie a te, Caldina-chan!» rispose Fay, prendendo i ventagli tradizionali in tinta con l’abito e preparandosi alla sua uscita sul palco.
«Falli secchi!» lo incoraggiò lei, facendogli il segno della vittoria mentre dall’esterno iniziavano a giungere le note del brano tradizionale che avrebbe accompagnato la sua esibizione.
Fay rispose al gesto e si affrettò a raggiungere la sua postazione.
Come aveva promesso a Yuui, la sua non sarebbe stata una performance che avrebbe messo a dura prova il braccio appena guarito, ma allo stesso tempo sperava che sarebbe stata abbastanza d’impatto da colpire gli spettatori. Contava molto sul contrasto tra l’abbigliamento e la danza tradizionale e il suo aspetto tutt’altro che giapponese per stupire il pubblico.
Quando il sipario si aprì, con il faretto puntato direttamente su di lui, non ebbe modo di vedere nessuna reazione delle persone che si trovavano nel buio sottostante, ma questo non lo scoraggiò. Si era impegnato tantissimo per quello spettacolo e ora avrebbe mostrato i frutti di quell’impegno. Sulle note del koto che aleggiavano per il locale silenzioso, iniziò a muovere i ventagli in forme sinuose, ad aprirli e chiuderli ritmicamente, disegnando figure con le lunghe maniche del kimono. Delicato. Flessuoso come una canna al vento. La danza ripercorse figure tradizionali e passi di più recente invenzione. Fay aveva studiato un sacco le movenze di geisha professioniste e si era esercitato innumerevoli volte per ogni rotazione del polso o inclinazione delle spalle. Il risultato, sperava, sarebbe stato aggraziato e leggiadro. Il suo unico desiderio era quello di non sembrare ridicolo e quindi rovinare la serata che tutti avevano contribuito a organizzare. Per questo, quando la musica si spense lentamente sulla sua ultima posa e il sipario si chiuse, rimase immobile al centro del palco per alcuni istanti, prendendo un paio di respiri profondi sperando che il batticuore che gli martellava nel petto si placasse. A malapena sentì gli applausi oltre le cortine chiuse.
Quando si sentì di nuovo padrone di sé stesso, scese finalmente dal palco e tornò nel camerino, dove Caldina lo aiutò di nuovo a sciogliere la cintura dell’obi e l’acconciatura. 
Quando finalmente uscì, con il kimono di Yuuko diligentemente ripiegato sottobraccio, l’abitino da cameriera in un sacchetto, la camicia della divisa di tutti i giorni negligentemente sbottonata sul collo e le maniche arrotolate, la tensione si era sciolta del tutto e la stanchezza iniziava a farsi sentire.
Kurogane lo aspettava nel corridoio.
«Kuro-chan, che sorpresa!» esordì Fay, con un sorriso. «Ti è piaciuto lo spettacolo?»
Kurogane aveva un’espressione assorta, come se non avesse ancora del tutto realizzato cosa aveva visto.
«Mi stava bene il kimono di Yuuko-san? Scommetto che lo trovavi più attraente del vestito da cameriera!»
L’intento di Fay era del tutto scherzoso, quindi si stupì quando vide l’altro annuire con sguardo intenso.
«Non mi piacciono gli abbigliamenti sfacciati.» disse. «Ma il kimono tradizionale è sempre molto… interessante se indossato a dovere.»
Un’ammissione del genere da parte di qualcuno che di solito non si sbottonava mai su quanto qualcosa o “qualcuno” potesse piacergli, rischiò quasi di imbarazzare Fay.
Quasi.
«Allora cosa ne dici se aspettassi un po’ a restituirlo a Yuuko-san e lo indossassi di nuovo?» chiese, con espressione appena vagamente maliziosa. «Così potresti aiutarmi a toglierlo… in privato.»
Kurogane si guardò attorno, come se gli fosse appena stato proposto di spogliare Fay lì, nel corridoio del pub.  
«Ti va di venire a casa mia?» chiese quindi quest’ultimo, addolcendo il tono di voce.
Stavano svoltando l’angolo per tornare nella sala del locale e alla realtà dopo quel piccolo momento intimo.
«E tuo fratello?» domandò Kurogane, dubbioso.
Di certo non aveva nessuna voglia di trovarsi tra i piedi un terzo incomodo.
Fay cercò con lo sguardo Yuui e lo vide affiancato da una figura nota che fino a quel momento non si era ancora mostrata. Aveva un’espressione assorta mentre Shaoron gli parlava all’orecchio.
«Credo che questa sera rientrerà molto tardi.» disse Fay, facendo l’occhiolino al suo fidanzato. «Se rientrerà.»
 
 

Power of Dreams

"Posso accettare di pentirmi di aver seguito un sogno che non sono riuscito a realizzare, ma non voglio pentirmi di aver rinunciato a inseguirlo."

Takagi "Shujin" Akito

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