fairy_circles: (Default)
[personal profile] fairy_circles
Titolo: Semplicemente irresistibile - Remake
Fandom: Tsubasa reservoire chronicle
Rating: safe
Personaggi: Fay Flourite, Yuui Flourite, Kurogane, Li Shaoron, Clamp cast
Pairings: Kurogane/Fay, Shaoron/Yuui
Note: Versione riveduta, corretta e prolungata della mia omonima fanfiction del 2010
Beta:
Word count: 4001

Cap. 5
Tentativi - Riequilibrare la bilancia

Dopo la riappacificazione con Fay e la promessa dell’altro di prendersi più cura di sé stesso, Kurogane si era in parte tranquillizzato e aveva iniziato a riflettere razionalmente sulla situazione. Tra quello che gli era stato riferito e quello che aveva visto con i suoi occhi, era giunto alla conclusione che qualcosa di strano stava succedendo alla “Corte di Valeria”. Fino a un paio di settimane prima era stato un ristorante rispettabile le cui uniche note di colore erano uno chef capace, un assistente fin troppo suscettibile e un cameriere insopportabilmente adorabile. Ora invece sembra il fulcro di ambigui scoppi di passione e pericolose esplosioni d’ira, reazioni decisamente spropositate se rapportate alle persone che le sperimentavano. Ripensando a quali erano stati i suoi stessi pensieri dopo aver bevuto il caffè che aveva dato il via alla dichiarazione dei suoi sentimenti, ricordò di aver pensato addirittura che Fay o Yuui avessero potuto averci messo qualcosa, ma aver poi scartato quell’ipotesi. Yuui soprattutto, era una persona troppo corretta per anche solo pensare a scherzi del genere. Restava però la possibilità che il cibo fosse in qualche modo contaminato e, se si trattava di un problema comune a tutti i clienti, magari non era il cibo, ma l’acqua. Poteva esserci qualcosa nelle tubature del ristorante che, in qualche modo, alterava le percezioni di chi la beveva. Magari c’erano di mezzo i Vision, o forse quello strano drugstore che aveva aperto poco tempo prima proprio a fianco alla “Corte di Valeria”. Se così fosse stato e nessuno ci aveva ancora pensato, era suo dovere far presente il problema e tentare di metterci una pezza. Non si aspettava certo che Yui né tantomeno Fay ne sapessero qualcosa di idraulica, quindi, quella mattina, si era presentato alla porta sul retro armato di cassetta degli attrezzi piena di chiavi inglesi e kit per l’analisi dell’acqua potabile.
Fay lo accolse con un’espressione sconcertata.
«Ti ringrazio davvero per il pensiero, ma non è necessario, Kuro-pon.» disse. «Non credo proprio che l'acqua delle nostre tubature sia contaminata.»
«Questo lascialo decidere a me quando avrò finito di controllare.» rispose Kurogane, superandolo e dirigendosi verso la cucina. «Tuo fratello è al lavoro?»
Fay lo seguì scuotendo la testa.
«No, è di sopra. Non sta decisamente bene, penso che terremo chiuso anche oggi. Forse apriremo stasera, dipende se Yuui-chan se la sente. Ieri sera alla fine è crollato per la stanchezza, erano giorni che non dormiva a dovere e quello che è successo è stato il colpo di grazia.»
Kurogane commentò solo con un cenno del capo. Dopo aver assistito alla scena della sera prima, se n’era andato per non risultare invadente in qualcosa che non lo riguardava, ma Fay lo aveva aggiornato via messaggio dopo che il fratello si era addormentato. Scoprire che quel ragazzo era in realtà l’esattore che tanto temevano e che lo aveva preso in giro per motivi incomprensibili doveva essere stato davvero un duro colpo per Yuui e risultava crudele persino agli occhi di uno come Kurogane. Prendersi una pausa non poteva fargli che bene e inoltre significava che nessuno sarebbe stato in cucina mentre lui lavorava.
Raggiunto il locale, posò a terra la cassetta degli attrezzi e si sfilò il cappotto, rimanendo in maniche di camicia, che arrotolò alla buona. Aprì gli sportelli sotto il lavandino e si diede da fare con il controllo di giunti e valvole.
Alle sue spalle sentiva Fay trafficare e ogni tanto qualcuno entrare e uscire spostando stoviglie.
«Scusa se ti disturbiamo, Kuro-tan, ma se Yuui-chan stasera starà meglio vorrei che trovasse tutto pronto e in ordine.» si giustificò il suo ragazzo, mentre Watanuki toglieva una pila di pentole da un armadio e le portava nella stanza accanto.
Mentre svitava un bullone, il cervello di Kurogane s’inceppò sul fatto di aver appena definito Fay il “suo ragazzo” e il gesto troppo energico che ne seguì gli costò un’improvvisa doccia fredda. Riemerse da sotto il lavandino imprecando, completamente zuppo, con i capelli gocciolanti e la camicia che si attaccava alla pelle. Seccato come non mai con sé stesso, se la tolse di dosso con pochi gesti bruschi e fece per strizzarla nel lavandino.
«Va tutto bene, Kuro-myu?» chiese Fay, affacciandosi alla porta. «Oh.»
Kurogane poté vedere l’istante esatto in cui i suoi occhi si spalancavano posandosi sul suo torace nudo e la sua reazione istintiva fu quella di stritolare la povera camicia bagnata.
«Vuoi un asciugamano?» continuò Fay, senza staccargli gli occhi di dosso.
Prima che arrivasse una risposta, si sporse oltre l’ingresso, afferrò qualcosa e tornò in cucina.
«Non che mi dispiaccia la vista, ovviamente.» commentò con un sorrisetto malizioso, passandogli l’asciugamano e sedendosi a godersi lo spettacolo.
Kurogane grugnì qualcosa di intellegibile, rifiutandosi di ammettere persino a sé stesso la possibilità di essere in imbarazzo.
In quel momento Watanuki marciò in cucina trasportando una pila di piatti diretto alla sala.
«Non trovi che qui dentro faccia troppo caldo, Watanuki-kun?» disse Fay, sventolandosi con una mano, le guance decisamente arrossate.
«È inverno, Fay-san. Fuori ci saranno sì e no un paio di gradi.» fu la risposta brontolata dell’assistente, che ignorò del tutto la scena e sparì dietro la porta.
Fay rise e Kurogane si rituffò sotto il lavandino.

A mezzogiorno aveva finito di controllare tutte le tubature del ristorante e, non ritenendo necessario smontare anche quelle della casa al piano di sopra, aveva dovuto arrendersi a un nulla di fatto. Tutti i test dicevano chiaramente che nell’acqua non era presente nessuna sostanza anomala. A questo punto anche la razionalità di Kurogane iniziava a vacillare e gli veniva in mente un’unica soluzione possibile. A mali estremi, estremi rimedi.
Approfittando del fatto che Fay era tornato al piano di sopra per vedere come stava il fratello, afferrò il telefono e richiamò un numero noto.
Una voce di donna rispose con un tono allegro al secondo squillo.
«Ciao, tesoro!»
«Ciao, mamma. Ho bisogno di un consiglio per una cosa importante.»
Quasi poté sentire il sorriso allargarsi sulle labbra di sua madre.
«È quel biondino adorabile di cui mi parli sempre vero? Vi siete finalmente messi insieme?»
Kurogane divenne di tutti i colori e si coprì la faccia con una mano.
«No!» sbottò. «Cioè, sì. Ma non è questo il punto!»
Prese fiato.
«Ho bisogno di sapere in che modo posso esorcizzare uno spirito maligno.»
Dall’altro capo della linea scese il silenzio.
Sua madre era una miko, una sacerdotessa shintoista, che ancora prestava servizio in un tempio nel paese di campagna dove abitava, e prendeva sempre molto sul serio il suo lavoro.
«Si tratta di qualcosa di grave?» chiese quindi, senza più traccia d’ironia nella voce.
«Nel ristorante di due miei clienti succedono cose molto strane e la gente si comporta in maniera, come dire, molto sopra le righe. È accertato che non circolino sostanze e non c’è nemmeno il rischio di intossicazioni alimentari. Ho escluso tutte le possibilità che mi venivano in mente. Ci sono stati anche episodi violenti, un cliente ha ferito Fay… voglio dire, il cameriere.»
Sua madre ponderò quelle spiegazioni e poté sentire chiaramente il fruscio di pergamene srotolate.
«Posso spiegarti un rituale semplice per purificare l’ambiente.» disse infine. «Se però il problema dovesse persistere, forse è meglio che venga a dare un’occhiata.»
I suoi genitori abitavano in campagna, piuttosto distante dalla città in cui si trovava lui e si vedevano di rado, nonostante questo detestava l’idea di costringere sua madre a un viaggio come quello.
«Potrei approfittarne per venire a trovarti e conoscere finalmente il tuo delizioso fidanzato!» esclamò poi lei, tornando allegra e facendogli stabilire che, qualsiasi cosa fosse successa, se la sarebbe cavata da solo.
«Non sarà necessario.» si affrettò a dire. «Sono certo di poter trovare un sacerdote in un tempio qui vicino e…»
In quel momento Fay si affacciò alla porta della cucina, scuotendo energicamente la testa, con l’espressione di chi aveva origliato l’intera conversazione e non approvava la piega che stava prendendo.
«Scusa, mamma, devo andare.» disse quindi Kurogane, stupito. «Ti chiamo più tardi, tu intanto mandami quel rituale via mail. Grazie.»
Chiuse in fretta la telefonata e aggrottò la fronte verso il nuovo venuto.
«Ti metti a origliare le conversazioni private, ora?» lo rimproverò.
Fay gli rivolse un sorrisetto di scuse.
«Di solito no, ma ti ho sentito parlare di esorcismi e mi sono incuriosito. Kuro-pon, senti, non è davvero necessario esorcizzare la “Corte di Valeria”. Quello che sta succedendo è solo colpa mia.»
Kurogane sbuffò piantandosi le mani sui fianchi.
«A meno che tu non stia drogando la cucina di tuo fratello, non vedo come potrebbe esserlo. Dovresti smetterla di commiserarti tirandoti addosso responsabilità che non hai.»
«Non mi commisero affatto. È stato il risultato di un mio desiderio. Sediamoci, Kuro-tan, devo raccontarti una cosa…»

Quel pomeriggio, al proprio negozio, Yuuko ricevette due visite. La prima da un ragazzo che le annunciò di aver abbandonato per sempre il lavoro alle dipendenze della Reed Enterprise. Lo sconosciuto, che celava sotto l’aria sicura e spavalda un animo decisamente affranto, chiese se esisteva la possibilità di riparare al male che aveva fatto durante quel periodo.
La seconda visita che ricevette colei che era comunemente conosciuta come la Strega delle Dimensioni fu quella di un giovane biondo che richiese di annullare un desiderio precedentemente espresso. Non era pratica comune ma il poveretto sembrava sinceramente pentito e disposto a qualunque pagamento.
Per entrambi la risposta fu: «Quando la bilancia raggiungerà l’equilibrio, ognuno avrà ciò che gli spetta.»

Fay era stato accompagnato al negozio della strega da Kurogane, dopo avergli raccontato tutto del suo desiderio e di come, nonostante suo fratello si fosse ormai reso conto di quello che stava succedendo, non potesse rivelargli l’origine di tutto. Conoscendo Yuui, avrebbe finito per incolparsi di tutto e questo gli era intollerabile. Kurogane aveva ascoltato la sua spiegazione in silenzio, con le sopracciglia aggrottate, e non aveva commentato nemmeno una volta terminata. Semplicemente gli aveva intimato di alzarsi e di andare di corsa da Yuuko. Probabilmente la sua familiarità con il misticismo era stata l'unica cosa che aveva salvato Fay dall’essere preso per matto. Tuttavia nel negozio poteva entrare solo chi ne aveva bisogno, quindi si erano salutati all’ingresso.
Fay era stato accolto da due ragazzine che lo avevano condotto attraverso il negozio, che appariva più come un’abitazione tradizionale fatta di lunghi corridoi e delicate porte scorrevoli, fino alla sala dove la padrona riceveva gli ospiti.
Yuuko lo aveva accolto in un salotto avvolto dal tenue fumo della pipa che lei stessa stava fumando e, dopo aver ascoltato la sua richiesta, aveva chiarito anche il più grave dei suoi dubbi: le azioni dei clienti che erano stati influenzati dalla cucina di Yuui non andavano contro il loro libero arbitrio. Nessuno era stato costretto a comportarsi in una certa maniera contro la propria volontà, semplicemente i sentimenti di Yuui, attraverso il cibo, avevano sbloccato dei desideri già nascosti dentro di loro. Così chi era innamorato si era dichiarato, chi era in cerca di compagnia aveva trovato il coraggio di farsi avanti e chi covava rancore l’aveva espresso nel peggiore dei modi. Questo non aiutava Fay a sentirsi meglio di fronte alle conseguenze di quanto successo, ma per lo meno avrebbe potuto rassicurare Yuui sul fatto di non avere responsabilità.
Dopo avergli dato la sua risposta, Yuuko aveva fatto cenno alle due ragazzine di condurlo in un piccolo salotto privato, mentre lei si assentava momentaneamente per far fronte ad altre questioni. Così Fay si era trovato faccia a faccia con Shaoron e aveva dovuto reprimere a forza l’istinto di sbottare tutti gli epiteti che gli aveva affibbiato negli ultimi giorni.
Tra loro c’erano solo un tavolino basso, una teiera e un paio di tazze fumanti.
«Dobbiamo riequilibrare la bilancia.» disse invece tentando di mantenere il tono più neutro possibile.
«Temo esistano pochi modi.» rispose Shaoron con l’aria di chi la sapeva più lunga di quanto lasciasse intendere.
«La mia felicità fa parte dell’accordo. Non vedrò più Kuro-tan se questo riporterà il sorriso a Yuui-chan.»
Sarebbe stato disposto a farlo. Yuuko gli aveva fatto notare come tutte le vicende sentimentali che avevano coinvolto lui e il fratello fossero state alternate, come compensandosi l’una con l’altra, e che quello costituisse il pagamento. In poche parole Fay pagava il suo desiderio con la propria felicità o quella del fratello.
«Questo servirebbe solamente a sbilanciare di nuovo la situazione.» rispose Shaoron appoggiandosi all’indietro sul pavimento e allungando le gambe sotto il tavolino basso.
Fay mal sopportava quell’atteggiamento strafottente, ma aveva la netta impressione che il vero Shaoron fosse un altro. L’espressione che aveva intravisto mentre era in compagnia di Yuui era l’esatto opposto di quella che mostrava al mondo. Nessuno sarebbe stato capace di guardare qualcun altro con quegli occhi innamorati e mentire. O almeno lo sperava, visto che era tutto quello che gli rimaneva.
«Allora devi venire a fare pace con Yuui-chan.» disse. «Non ci sono altre alternative. Come tutte le favole insegnano, c’è un solo modo per spezzare qualunque incantesimo: il bacio del vero amore. Non esiste arma più potente.»
L’occhiata di Shaoron lo fece sentire un perfetto idiota.
«Credo che tu abbia letto troppi libri.» sentenziò il ragazzo.
Lo sguardo di Fay si affilò mentre si posava su di lui.
«Sai che ti dico? Non hai tutti i torti. Se ti vedesse di nuovo, Yuui-chan s’infurierebbe e avrebbe solamente ragione. Non si può provare nulla di diverso dall’odio per un tipo così. Inoltre nessun gesto proveniente da te avrebbe efficacia, visto che sei un essere spregevole che si è avvicinato a lui solo per interesse. Non sei mai stato innamorato.»
Era una palese provocazione, uno sfogo in cui Fay credeva solo in parte. Non sperava davvero di ottenere un qualsiasi risultato, quindi l’espressione ferita di Shaoron lo stupì.
«Se solo sapesse… Se solo Yuui sapesse quanto male mi fa averlo ferito in quel modo. Se esistesse la possibilità di riparare…»
Il mormorio del ragazzo si perse tra i fumi del tè posato tra loro sul tavolino e Fay si sentì quasi in colpa per le parole appena pronunciate. Gli era bastato poco per capire che la persona che aveva davanti non era quella orribile che credeva: forse esisteva davvero la possibilità di riportare il sorriso Yuui.
Stava per dire qualcosa di incoraggiante quando Shaoron lo interruppe.
«Forse una possibilità esiste!» esclamò. «Se potessimo azzerare il problema dell’affitto del ristorante, la bilancia si equilibrerebbe di nuovo. Dopotutto è stato quello a dare il via ai vostri guai.»
Il giovane cameriere lo fissò, perplesso.
«Sai, vero, che nessuno di noi ha soldi sufficienti per pagare il tuo ex capo? È il motivo per cui tutto questo è successo, appunto.»
«Lo so, ma…»
In quel momento una delle due ragazzine che li avevano accolti all’ingresso - Maru o Moro, Fay non ricordava quale fosse delle due - entrò nella stanza scostando uno dei pannelli della parete e reggendo tra le braccia una pila di fogli. Passò loro a fianco, scostò con un piede il pannello della parete di fronte e sparì dietro di esso. Un foglio svolazzò oltre lo shoji un attimo prima che venisse chiuso e si posò sul tavolino accanto alle loro tazze.
I due gli lanciarono un’occhiata distratta ma, appena lo sguardo di Shaoron si posò su di esso, la sua espressione si illuminò.
«Ma certo!» esclamò, sollevandolo.
Era un volantino colorato che annunciava in lettere sgargianti un “Grande spettacolo con le migliori Drag Queen” che sarebbe andato in scena di lì a pochi giorni in un teatro della città.
«Il modo migliore per risolvere definitivamente la questione dell’affitto è comprare il ristorante. E il modo migliore per fare soldi in poco tempo è uno spettacolo di beneficenza.» continuò.
Fay continuava a fissarlo con sconcerto. Se fosse stato così semplice non sarebbero arrivati a quel punto.
«So esattamente quanto vale l’immobile dove abitate.» disse Shaoron, evidentemente intenzionato a scalfire il suo scetticismo.
Estrasse il telefono, picchiettò sullo schermo un paio di volte e lo voltò per mostrarlo a Fay. La cifra che vi lampeggiava sopra lo lasciò senza fiato: immaginava che fosse elevata, ma quella era superiore alle sue più tragiche aspettative. Shaoron però non aveva finito.
«Prima di lavorare all’ufficio recupero crediti sono stato PR alla Reed Enterpire, so quello che faccio. Il vostro ristorante è conosciuto nel quartiere, anche se ha pochi clienti affezionati. Vostra zia Erda era un’istituzione, sono certo che molti la ricordano e non vorrebbero veder sparire la sua eredità.»
Fay bloccò sul nascere l’istinto di chiedere che ne sapeva lui di loro zia Erda e tutta la loro storia - probabilmente raccontatagli da Yuui - e s’impose di ascoltare.
«Potremmo organizzare una serata di beneficenza per raccogliere i fondi necessari che vi diano la possibilità di acquistare il ristorante e la casa, così da non essere più costretti a chiudere i battenti.»
«Lo fai sembrare facile.» brontolò Fay che vedeva chiaramente tutte le cose che potevano andare storte in quel piano e che avrebbero finito per far soffrire Yuui ancora di più.
«È facile.» confermò Shaoron. «O meglio, ci sono delle cose da organizzare e questioni da chiarire, ma è più che fattibile. Dammi questa possibilità di riscattarmi, non avete nulla da perdere.»
Tranne la speranza, avrebbe voluto rispondere Fay, ma davanti a quell’entusiasmo non se la sentì.
«E va bene, ma…»
Restava Yuui, a cui non poteva certo presentare le cose così come stavano.
«Yuui-chan non ti perdonerà solo per questo.»
«Non ha importanza che lo faccia, basta che sia felice. Tu digli che hai avuto questa idea, non hai bisogno di nominare nè me nè Yuuko-san. Al resto penserò io, mi farò vivo in settimana.»
Si scambiarono velocemente i numeri di telefono poi Shaoron si alzò e uscì quasi di corsa, lasciando il proprio tè intoccato sul tavolo.
Fay sorseggiò il proprio e poi si lasciò cadere sul tatami con le braccia dietro la testa. Avrebbe potuto essere la più grande delle idee o il più clamoroso dei disastri.

Quando rientrò alla “Corte di Valeria”, Fay non si stupì di vedere ancora il cartello “chiuso” appeso alla porta. Stava per girare la chiave nella serratura, quando una voce femminile che chiamava il suo nome lo indusse a voltarsi. Con grande stupore si trovò davanti Tomoyo, mano nella mano con la graziosa Himawari.
«È chiuso anche oggi, Fay-san?» chiese la ragazza, con una leggera nota di preoccupazione nella voce. «Yuui-san sta forse poco bene?»
«Purtroppo sì.» rispose Fay, tentennando appena, incerto sulla giustificazione da fornire.
Era la prima volta che qualcuno si preoccupava per la chiusura del locale.
Tomoyo sembrava davvero dispiaciuta.
«Oh, capisco. Spero che si rimetta presto allora.» rispose. «Non vedo l’ora di gustare ancora i suoi dolci deliziosi. Dopotutto si può dire che sia grazie a loro se ora siamo felici.»
Strinse la mano di Himawari e la ricciolina sorrise dolcemente.
«A scuola vogliono provare tutti la cucina del “ristorante dell’amore”. Dopo aver visto persino Fuuma-kun e Kamui-kun andare d’accordo, la voce si è sparsa. Quindi dica a Yuui-san che verremo presto.» aggiunse con un piccolo inchino.
Fay annuì e, quando le due ragazze si allontanarono, fece finalmente il suo ingresso nell’atrio silenzioso. Le luci erano spente, le sedie ancora sui tavoli. Di suo fratello nessuna traccia.
«Yuui-chan!» chiamò, entrando in cucina. «Yuui-chan, ci sei?»
Non trovando nessuno, Fay salì velocemente nell’appartamento del piano superiore. Il cucinotto era deserto, così come la piccola sala e la stanza di Yuui: probabilmente era uscito a fare due passi. Forse gli avrebbe fatto bene, pensò Fay, scoraggiato, mentre apriva la porta della propria stanza. Rimase quindi di stucco quando lo vide affacciato alla finestra, lo sguardo perso tra il cielo e i palazzi di fronte.
«Yuui-chan, cosa ci fai qui? Oh, non importa! Non immagineresti mai cosa mi hanno appena detto!»
Tutto quell’entusiasmo era diretto a risollevargli il morale ma quello che ottenne fu uno strano borbottio.
«È l’oriente e Giulietta è il sole…»
«Giulietta?» fece Fay, perplesso.
C’era chiaramente qualcosa che non andava.
«Fay, tu citeresti Shakespeare a qualcuno che non ami?» continuò Yuui con voce spenta.
«Se chiamassi Kuro-tan “Giulietta” probabilmente non vivrei abbastanza per raccontartelo!» rispose scherzosamente nel tentativo di sdrammatizzare, ma con scarsi risultati.
Yuui sembrava su un altro pianeta.
«Non importa, lascia perdere.» rispose. «Piuttosto, voglio chiamare la Reed Enterprise per firmare l’istanza di cessata attività.»
Aveva pronunciato quelle parole con un distacco inusuale e una voce incolore. Fay aveva ascoltato in silenzio, non credendo alle proprie orecchie. «Ma… non puoi!» proruppe alla fine. «Avevi detto che ci avremmo provato fino alla fine, che avremmo trovato il modo! Proprio adesso che…»
Si trattenne a stento dal rivelare l’intenzione di Shaoron di trovare una soluzione.
«… che la voce si è sparsa e la gente vuole provare il ristorante miracoloso!» disse invece.
Yuui si voltò appena, mostrandogli un’espressione stanca e rassegnata che Fay aveva sperato di non vedere mai.
«Non esiste nessun miracolo, Fay. Questo… dono, o come lo vuoi chiamare, non ha fatto che gettare scompiglio nelle vite di tutti.»
Vedendolo in quello stato, Fay avrebbe voluto raccontargli dei volti raggianti di Tomoyo e Himawari, del colloquio con Yuuko, delle parole di Shaoron, ma in quel momento non sarebbe servito a nulla. Yuui vedeva solo la sua vita finita in pezzi e il suo amore infranto.
«Ascoltami, Yuui-chan! Mentre ero fuori mi è venuta un’idea. Arrenderci così non è giusto nei confronti di zia Erda, dei clienti che ci supportano e nemmeno nei nostri, dopo che ci siamo impegnati tanto per far funzionare le cose. Organizzeremo una raccolta fondi per comprare il ristorante! Se sarà nostro, nessuno potrà più cacciarci.»
Yuui lo fissò come se stesse parlando una lingua sconosciuta.
«È una completa follia.» sentenziò alla fine. «Non hai idea di quanti soldi servano per una cosa del genere e noi siamo soli. Non c’è nessuno che potrebbe aiutarci.»
Fay sorrise debolmente, scuotendo la testa.
«Oh, Yuui-chan. A volte mi chiedo come puoi essere così cieco.»

Quando l’uomo vestito di una lunga e inusuale tunica bianca e azzurra fece il suo ingresso nel negozio di Yuuko, quella che ricevette non fu esattamente una calorosa accoglienza.
«Cosa sei venuto a fare, pseudo-imprenditore e mago da strapazzo?» lo apostrofò bruscamente la strega.
«Via, Yuuko, mia cara, la magia non paga le bollette.» rispose lui con un sorriso serafico.
La donna si accomodò su uno dei divanetti della sala e accavallò le lunghe gambe, mantenendo tuttavia un’espressione assai poco amichevole.
«Tuo fratello ha già combinato abbastanza danni mettendosi in mezzo in un’unione stabilita dal destino e io non tollero di avere clienti insoddisfatti. Dovresti saperlo, Clow Reed.»
L’uomo si accomodò a sua volta di fronte a lei, continuando a sorridere.
«Per questo ho portato un pegno di pace.» disse porgendole un foglio.
Yuuko lo scorse velocemente e aggrottò le sopracciglia.
«I sentimenti del ragazzo sono sinceri e intendo offrirgli il mio aiuto prima che la faccenda passi nelle mani di Sakurazuka.» continuò Clow versandosi una tazza di tè dalla teiera sul tavolino davanti a loro.
Nel sentire quel nome l’espressione di Yuuko, se possibile, peggiorò.
«Seishiro Sakurazuka è un uomo senza il senso della misura, farebbe molto meglio a non mettersi contro l’Hitsuzen. Tuo fratello è uno stolto se fa affidamento su un tipo simile.»
«Fei Wong è solo un gran testardo.» tentò di blandirla Clow, ma con scarsi risultati.
Il piede perfetto, che calzava una scarpa dal tacco vertiginoso, continuò a battere a terra irritato.
«D’accordo, d’accordo. Come ti ho detto sono qui con una buona offerta. Dopotutto nessuno di noi desidera lasciare un cliente insoddisfatto, dico bene? È ora che io riprenda in mano le redini della Reed Enterprise.»

Power of Dreams

"Posso accettare di pentirmi di aver seguito un sogno che non sono riuscito a realizzare, ma non voglio pentirmi di aver rinunciato a inseguirlo."

Takagi "Shujin" Akito

June 2025

S M T W T F S
12 34567
891011121314
15161718192021
22232425262728
2930     

Tags