The Bet - La scommessa (Giorno 3)
Aug. 14th, 2009 11:10 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Stai pensando a me?
Stai pensando a me?
Stai pensando a me o forse a lei?
Dammi un bacio e dimmi se c’è ancora lei.
Stai toccando me?
Stai abbracciando me o no?
La mia bocca è qui, Giuda irresistibile.
Chiudi gli occhi e poi un respiro…
(Il mio amore unico – Dolcenera)
La giornata era iniziata decisamente bene ed era anche continuata in modo piuttosto tranquillo, per quanto si potesse definire tranquilla una giornata all’Horitsuba Gakuen. La preside non aveva avuto idee balzane, Fay non aveva fatto esplodere nulla e Yuui era addirittura riuscito a spiegare alla classe la sua intenzione di annullare il test del giorno prima. La notizia era stata accolta da espressioni sollevate e da grandi sorrisi che lo avevano fatto sentire meno in colpa. Solo una persona non sembrava contenta: Shaoron lo scrutava con lo sguardo sospettoso di chi si chiede dov’è la fregatura. Alla fine dell’ora, Yuui era letteralmente scappato dall’aula di economia domestica e durante la pausa pranzo si era aggregato a Fay e Kurogane, anche a costo di passare per il terzo incomodo. Voleva evitare a tutti i costi che il ragazzo lo sorprendesse di nuovo da solo e gli facesse delle domande sul suo comportamento incoerente. Non avrebbe saputo che risposte dargli.
Quella sera decise che sarebbe di nuovo rientrato con il fratello, ma per evitare incontri anche fortuiti, sbirciò prima dalla finestra della sala professori. Con un sospiro di sollievo realizzò che il cortile era deserto, i ragazzi se n’erano andati tutti. Ormai tranquillo, Yuui si voltò per recuperare la giacca e la borsa.
«Yo! »
Il cuore di Yuui fece un balzo fino in gola, per poi precipitare sul fondo dello stomaco.
«Vuoi farmi venire un infarto?! » esclamò il giovane professore d’istinto.
Shaoron fece una smorfia.
«Siamo un po’ nervosetti, eh? E io che speravo ti fossi calmato. »
«Chissà di chi è la colpa? » borbottò Yuui, inveendo mentalmente contro la propria sfortuna.
Evidentemente non c’era modo di evitarlo, per quanto ci provasse. La preside Ichihara l’avrebbe definito Hitsuzen, inevitabile.
«Cosa posso fare per te? » chiese quindi, sforzandosi di mantenere un tono di voce neutro.
«Volevo solo vedere come stavi. Ci ho pensato parecchio e forse ho capito perché te la sei presa tanto. » rispose Shaoron.
Yuui si sentì percorrere da un brivido: gli occhi troppo acuti di Shaoron erano una minaccia costante.
«Quando siamo entrati in classe eri tranquillo eppure dopo due minuti hai dato i numeri. » continuò il ragazzo. «Non è successo niente, tranne che Shaoran ha nominato la faccenda di Tomoyo nell’aula di musica. È stato quello che ti ha dato fastidio, vero? »
Yuui gli voltò le spalle. Aveva colpito nel segno, perdendosi una sfumatura, certo, ma comunque nel segno.
«Anzi, ti ha seccato ancora di più che per rispondere io abbia usato le tue parole. »
Ok, centro completo. Visto che la porta non era raggiungibile, iniziò a considerare la finestra come via di fuga. Dopotutto erano al piano terra, non si sarebbe fatto male.
«Yuui, sei geloso? »
Quelle parole lo fecero voltare di scatto. Era esattamente la conclusione a cui non sarebbe mai voluto arrivare.
«Che sciocchezza! » esclamò, tentando di calmare i battiti improvvisamente accelerati.
«Sai cos’è successo davvero? Tomoyo non stava guardando me, ma Shaoran. Da quando lui e Sakura si frequentano lo sta tenendo d’occhio, ma in quel momento non sarebbe stato carino farglielo notare. Comunque sia, non m’interessa se le ragazze mi guardano. A me piaci tu. »
Yuui rimase per l’ennesima volta spiazzato e rimanere senza parole decisamente non gli piaceva.
«Perché ti sei fissato con me? Potresti avere qualunque ragazza della scuola. » disse.
«Tu. » ripeté Shaoron.
«Non ha senso. Tu sei uno studente, io un professore e siamo entrambi uomini. »
«Tu. »
«Abbiamo quasi dieci anni di differenza, sono troppo vecchio per te. »
«Tu. »
«Sono fidanzato. Sto per sposarmi. »
«Mi piaci solo tu. »
Yuui aprì la bocca per elencare l’ennesima ragione, ma di fronte a quello sguardo che non vacillava minimamente stava diventando difficile pensare.
«Non mi importa la differenza di età, di ruoli o se hai una fidanzata. » continuò Shaoron. «Se sei arrabbiato, va bene. Se sei geloso, va bene. Quello che provo non cambierà e nemmeno quello che provi tu, per quanto ti ostini a negarlo. »
Senza dargli il tempo di replicare avanzò, costringendolo ad indietreggiare fino a trovarsi la finestra alle spalle. Allungò una mano e gli prese il mento tra le dita.
«Sei davvero testardo. Quando capirai? » mormorò a pochi centimetri dalle sue labbra.
In quel momento la porta della sala professori si spalancò e Fay fece il suo ingresso squillando allegramente: «Io sono pronto! Andiamo, Yuui-chan? »
In una frazione di secondo Shaoron si allontanò lasciandolo appoggiato al vetro con espressione frastornata. Yuui registrò appena l’occhiata stupita di Fay prima di rispondere.
«Sì! Sì, andiamo subito! »
«No. » La voce di Shaoron stroncò sul nascere quel patetico tentativo di fuga. «Sono venuto apposta per avere dei chiarimenti sul test di ieri, non può andarsene adesso a metà spiegazione. »
«Possiamo parlarne domani in classe? » chiese Yuui, sentendosi molto come qualcuno che si arrampica sui vetri.
«Per me non c’è problema, ma non so se lei gradirebbe che tutta la classe venisse a conoscenza della discussione. »
Yuui rabbrividì. Era una prospettiva terrificante, ne andava della sua reputazione e del suo posto di lavoro.
«Non preoccuparti, Yuui-chan, finisci pure di dare le tue spiegazioni a Li-kun. » intervenne Fay, evidentemente convinto di venire in suo aiuto. «Ci vediamo a casa. »
Yuui avrebbe voluto protestare, corrergli dietro, dirgli di non abbandonarlo in quella situazione paradossale, ma non riuscì a spiccicare parola finché il fratello non lasciò la stanza. Rimasto di nuovo solo con il ragazzo tentò disperatamente di raccogliere le idee, mentre Shaoron tornava a concentrare la propria attenzione su di lui.
«Senti. » cominciò, portandosi una mano alla fronte nel tentativo di concentrarsi meglio. «Sono davvero fidanzato. Elizabeth. La mia fidanzata si chiama Elizabeth. »
«Uhm… molto chic, ma non ti si addice. » commentò Shaoron, seguendo con un dito il profilo del suo viso. «Il suo nome stona accanto al tuo. »
Yuui si irrigidì sotto quel tocco. Era normale che non riuscisse ad arrabbiarsi? Che non gli venisse in mente neanche una frase sarcastica con cui rispondere?
«Chissà cosa direbbe la tua preziosa Elizabeth se vedesse che in questo momento muori dalla voglia di baciarmi. »
Le guance di Yuui bruciavano, letteralmente.
«Non è…» iniziò, ma Shaoron lo interruppe accostando il proprio volto al suo con espressione seducente.
Si passò lentamente un dito sulle lebbra e Yuui deglutì a vuoto.
«Sei sicuro? » mormorò il ragazzo. «Stai davvero pensando a lei in questo momento? Guarda, questa bocca appartiene solo a te. Davvero non la vuoi? »
Shaoron sostituì il dito con la lingua, accarezzando il labbro superiore con espressione provocante, senza staccare gli occhi dai suoi. Non lo toccava fisicamente, ma Yuui si sentì tremare dalla testa ai piedi e l’istante seguente, senza capire come, si era impossessato di quelle labbra. Dopo un attimo di esitazione, dovuto probabilmente alla sorpresa, Shaoron prese il sopravvento con decisione in quel bacio, costringendo Yuui ad indietreggiare di nuovo, fino a sbattere con la schiena contro il vetro della finestra. Il giovane insegnante annaspò alla ricerca di un appiglio e quando sentì la stoffa sotto le dita, afferrò un lembo di tenda.
In uno sprazzo di lucidità realizzò che quella finestra dava sul cortile e che suo fratello era appena uscito. Se si fosse voltato indietro…
Con un gesto maldestro tirò la lunga tenda e vi si appoggiò contro, celando sé stesso e Shaoron ad eventuali sguardi esterni. Era tutto quello che il suo povero cervello, decisamente in avaria, riusciva ad elaborare in quel momento. Quando iniziò a sentire necessità d’aria, si staccò respirando affannosamente, ma Shaoron non lo lasciò. Sentì le sue labbra percorrere il profilo della mascella e scendere sul collo. Chissà come, scoprì che la sua camicia era slacciata e scivolava dalla spalla destra. Un gemito strozzato gli sfuggì quando Shaoron prese a leccare e succhiare la pelle sensibile sopra la clavicola. Con l’altra mano intanto gli accarezzava il fianco sinistro, scendendo lungo la coscia. Istintivamente Yuui strinse quel corpo invitante contro il suo, cingendogli la vita con un braccio mentre la mano libera risaliva la schiena, perdendosi tra i folti capelli scuri.
«A chi stai pensando? »
La voce del ragazzo gli giunse ovattata, come da una grande distanza.
«Chi stai toccando? Chi stai abbracciando? »
Era decisamente sleale fargli delle domande in un momento del genere, quando Yuui non riusciva nemmeno ad elaborare un pensiero di senso compiuto, ma di questo si sarebbe reso conto solo più tardi. In quel momento riuscì solo a sentire la propria voce, completamente diversa da come la ricordava, che rispondeva con un gemito: «Sha… Shaoron-kun…»
Quella reazione sembrò soddisfare il ragazzo, che gli circondò a sua volta la vita con le braccia e gli posò un bacio sulle labbra, molto più leggero e dolce dei precedenti.
«Ti amo. » mormorò. «Più di quanto tu possa immaginare. Per questo è meglio che ora tu vada. Come vedi il mio autocontrollo non è poi così saldo. »
Yuui aprì gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte, mettendo a fuoco la stanza e il ragazzo abbracciato a lui. Evidentemente erano in due ad avere un autocontrollo debole. Nonostante si ripetesse ogni volta di tenerlo a distanza, finiva immancabilmente per ricascarci. Questo avrebbe dovuto farlo arrabbiare, lo faceva arrabbiare, ma i baci di Shaoron gli rendevano impossibile pensare e quando razionalizzava era ormai troppo tardi. Avrebbe dovuto fargli un discorso serio, da persona adulta, ma come poteva se ogni volta i suoi neuroni andavano in vacanza? Era sicuro che Shaoron lo sapesse e facesse spudoratamente apposta a comportarsi in quel modo per non dover affrontare l’argomento.
«Stai rimuginando di nuovo per conto tuo. » lo distrasse la voce del ragazzo ancora stretto a lui. «Se non vai velocemente cambierò idea e ti salterò addosso seduta stante. »
Yuui arrossì a quelle parole pronunciate in tono serio.
«Questo non è…» cominciò tentando di sottrarsi all’abbraccio, ma Shaoron lo trattenne.
«Stai calmo, non agitarti. » mormorò. «Stavo solo scherzando. Ho abbastanza coscienza per non fare niente che non voglia anche tu. »
Sollevò una mano e accarezzò lentamente i ciuffi biondi che gli ricadevano, scompostamente, ai lati del viso.
«Sei la mia scommessa, la mia preziosa scommessa dorata. Non ti farei mai del male. »
Così dicendo allentò la stretta attorno alla sua vita e Yuui, più confuso che mai, non riuscì a far altro che raccogliere le sue cose e uscire di corsa dalla stanza.
Il rientro a casa si rivelò più arduo del previsto, considerando che Yuui era uscito dalla scuola in fretta e furia e, dopo aver percorso due isolati di corsa, si era reso conto di non avere la più pallida idea di dove si trovasse. Frustrato e irritato con sé stesso per non aver controllato la direzione, si era visto costretto a chiedere indicazioni ed aveva finito per fare un giro tre volte più lungo del necessario. Tutto per colpa dell’agitazione che si sentiva addosso, i sentimenti contrastanti che non riusciva a chiarire, le reazioni poco consone del suo corpo quando la mente ordinava tutt’altro, almeno quando era lucida. In ultima analisi era tutta colpa di Shaoron. Se non fosse venuto a capo in fretta dell’intera faccenda, probabilmente sarebbe impazzito.
Quando finalmente riuscì a rientrare, si chiuse la porta alle spalle con uno stanco: «Sono tornato. »
Adesso che aveva chiuso fuori il resto del mondo, forse sarebbe riuscito a ragionare con calma. Appoggiò la borsa e appese la propria giacca, poi, passando davanti allo specchio dell’ingresso, si accorse che i primi bottoni della sua camicia erano ancora slacciati. Avvicinandosi per sistemarla, il suo sguardo inorridito cadde sulla macchia rosso vivo sulla spalla destra.
«Oddio! » si lasciò sfuggire a voce alta.
«Cosa succede, Yuui-chan? » chiese allarmato Fay, affacciandosi alla porta della sua stanza.
Yuui riabbottonò velocemente la camicia, tentando di darsi un contegno.
«Ah… ehm… Oddio, com’è tardi! Devo preparare la cena! » esclamò, precipitandosi in cucina.
Fay lo seguì osservandolo mentre si legava il grembiule. In un altro qualsiasi momento a Yuui la compagnia del fratello avrebbe fatto piacere, ma ora non si sentiva esattamente socievole. Era talmente a disagio che si sarebbe nascosto nel forno.
«In effetti è tardi. » disse Fay. «È successo qualcosa? »
Yuui afferrò una zucchina e cominciò ad affettarla, consapevole dei propri gesti nervosi.
«Mi sono… perso. » confessò in imbarazzo. «Sono uscito in fretta e non ho guardato dove andavo.»
Fay scoppiò a ridere.
«Il solito! Fai tanto il preciso ma poi sei più sbadato di me! Li-kun ti sconvolge a tal punto? »
Yuui calò il coltello con tanta forza da lasciare il segno inciso sul tagliere. Fay fece un salto indietro spaventato.
«Ok… ehm… stavo scherzando. » disse. «Forse è meglio se vado a mangiare da Kurotan. »
Quando lo vide uscire dalla stanza, Yuui realizzò l’involontaria reazione brusca che aveva avuto e gli corse dietro, mortificato.
«No! » esclamò. «No, Fay, scusami. Sono stanco e… arrabbiato con me stesso. Non volevo prendermela con te, non andare via. Preparo il timballo di zucchine che ti piace tanto. »
Il fratello tornò sui suoi passi con un sorriso.
«Lo faccio solo per il timballo, perché uno Yuui-chan che mi fa preoccupare così tanto non lo merita. »
Quando finalmente riuscirono a sedersi a tavola, Yuui capì che era giunto il momento di dare delle spiegazioni al fratello. Fay non gliene aveva chieste ma il fatto che si stesse preoccupando bastava e avanzava.
«Sono arrabbiato con me stesso perché non so più cosa fare. » esordì. «Sono sempre stato convinto che la mia strada fosse tracciata. Ho sempre avuto un obiettivo da raggiungere e lavoravo per quello. Quando sono stato adottato, ho fatto di tutto per non far pentire i miei genitori della loro scelta. Man mano che crescevo, mi sono impegnato per diventare una persona indipendente, in grado di tornare in Giappone. Quando ti ho ritrovato ho giurato a me stesso di prendermi cura di te e di proteggerti da tutto. Quando mia madre ha cominciato ad organizzare il matrimonio con Beth, sapevo già che era un passo necessario. Ho sempre saputo come reagire alle situazioni, adesso invece sono completamente in balia di… non so neanche come definirlo! »
«Di un sentimento? » gli venne in aiuto Fay, sorridendo dolcemente. «Di quella persona? »
Yuui sospirò mentre le sue guance si tingevano di rosa.
«Di quella persona, sì, che mi spiazza, che supera ogni barriera gli pongo davanti, che ripete in continuazione di amarmi, ma poi sembra prendermi in giro. Sta distruggendo tutte le mie certezze e le mie convinzioni e la cosa peggiore è che io glielo lascio fare! »
«Evidentemente ha molto ascendente su di te. » commentò Fay. «Adesso bisogna solo capire una cosa: quali sono i tuoi sentimenti. Se non ricambi il suo amore faresti bene a chiarirlo subito una volta per tutte, per il bene di entrambi. Mentre se li ricambi…»
«Non posso farlo! » lo interruppe Yuui. «Mi devo sposare! C’è Beth! »
«Lascia perdere per un momento quella e ciò che devi o non devi fare. Pensa a quello che vorresti se non avessi obblighi di sorta. È giusto che sia così, Yuui-chan, sei stato legato per troppo tempo. »
Yuui provò a riflettere seriamente in quel senso: cosa avrebbe fatto se non fosse stato fidanzato? Niente gli impediva di lasciarsi andare un po’, dopotutto. Ormai doveva ammetterlo: Shaoron gli piaceva parecchio. Era decisamente attratto da lui e non solo fisicamente. La sua personalità decisa lo affascinava, sembrava che quel ragazzo non avesse mai dubbi e fosse disposto a tutto per ottenere ciò che voleva. Però era un suo studente, quindi la cosa era eticamente e moralmente improponibile. Ecco un altro vincolo: la moralità comune. Una storia d’amore tra un professore venticinquenne e un suo allievo minorenne era fuori dal mondo. Senza contare, si rese conto Yuui, arrossendo come un pomodoro, che era più che chiaro chi dei due avrebbe avuto il predominio nella coppia. L’affermazione di Shaoron “sembri una ragazzina” gli era rimasta ben impressa nella mente. Peccato che lui non fosse una ragazzina! Cominciò a riconsiderare seriamente l’idea di chiudersi nel forno.
La sua espressione doveva essere palesemente tormentata, perché Fay intervenne di nuovo.
«Vedi? Questo è un altro dei tuoi problemi. Pensi troppo. Per una volta dovresti seguire l’istinto. »
«Me lo dice sempre anche lu… ehm, quella persona. »
«Lui. Lui. Dillo pure, Yuui-chan, ormai l’ho capito! » esclamò Fay ridendo del suo imbarazzo. «Spero che prima o poi riuscirai anche a dirmi il suo nome. »
Seguire l’istinto. Era una parola, quando da un parte aveva venticinque anni di educazione italiana eticamente e moralmente corretta (e anche un po’ bigotta) e dall’altra aveva un ragazzino pronto a tenfìdergli agguati che mandavano in tilt il suo cervello e i suoi ormoni e che minacciava di saltargli addosso. Ora basta. Avrebbe messo sul piatto della bilancia i pro e i contro di entrambe le possibilità e avrebbe deciso razionalmente.
«Forse. » rispose a Fay. «Prima o poi. Adesso devo riflettere. »
Gli parve di cogliere la parola «Ancora? » mormorata da suo fratello mentre sparecchiava, ma la ignorò. Ripose con cura i piatti nel lavello e cominciò a far scorrere l’acqua. Prese guanti e detersivo e iniziò a lavarli con metodo. Pulire era un ottimo modo per tenere le mani occupate mentre la mente vagava. Strofinando le pentole cominciò ad immaginare come sarebbe stato, ipoteticamente, dire a Elizabeth che non la poteva sposare. Non l’avrebbe presa bene e sua madre, con molte probabilità, l’avrebbe ucciso. Passando a pulire i fornelli e il piano di cottura si chiese, per l’ennesima volta, cosa ci trovasse in lui Shaoron. E lui cosa ci trovava in Shaoron?
Tutto il fascino dell’imprevisto che irrompe in una vita perfettamente pianificata, si rispose. Messo così sembrava quasi romantico. Strizzò la spugna e la sciacquò dal sapone.
Ok, lista dei pro e dei contro.
Se avesse sposato Elizabeth:
- La sua vita sarebbe rimasta in carreggiata.
- Sarebbe vissuto accanto a una persona che ancora non conosceva bene.
- Probabilmente si sarebbe annoiato.
- Non avrebbe potuto fare l’insegnante ancora per molto.
- Sarebbe dovuto tornare in Italia a prendere il suo posto come chef.
- Esistevano molte e serie possibilità che dovesse lasciare Fay.
- Ma era poi così sicuro di amare Elizabeth?
Se avesse accettato la corte di Shaoron:
- La sua vita avrebbe subito una svolta inaspettata.
- Avrebbe mandato a monte una cerimonia in programma da mesi.
- Elizabeth lo avrebbe odiato.
- I suoi genitori lo avrebbero odiato.
- Fay però sarebbe stato contento, forse.
- Molto probabilmente sarebbe stato licenziato, ammesso che qualcuno non lo denunciasse.
- Però avrebbe avuto a fianco una persona che lo amava.
Prospettiva allettante, si disse sarcasticamente, mentre passava dalla cucina al bagno: il matrimonio o la galera. Guardandosi attorno, si accorse che Fay si era ritirato già da un pezzo e che lui non se ne era neanche accorto. Si accanì sul lavandino del bagno con ancora maggior impegno. Pulire lo aiutava a riflettere meglio e così perse completamente la cognizione del tempo.
Era mezzanotte passata quando Fay si affacciò alla porta del bagno con un grande sbadiglio.
«Cosa fai ancora sveglio, Yuui-chan? »
«Pulisco la vasca da bagno, non vedi? » rispose Yuui sollevando la testa e allontanando dagli occhi le ciocche bionde con le mani guantate ricoperte di sapone. «Vivere in un ambiente pulito e ordinato aiuta ad avere pensieri puliti e ordinati. »
«Sarà, ma io preferisco il mio disordine creativo. » commentò Fay con una smorfia. «Comunque volevo dirti che prima, a tavola, ho dimenticato di dirti una cosa importante. Ha chiamato di nuovo Elizabeth e sembrava parecchio seccata. »
A quelle parole Yuui lasciò cadere la spugna. Si era completamente dimenticato di chiamarla.
Forse la risposta di cui era disperatamente alla ricerca l’aveva sempre avuta davanti agli occhi.