Writing Week - Day 7 - Pozione
May. 3rd, 2020 03:27 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Pozione
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: safe
Personaggi: Keith Kogane, Lance McClain, Pidge Holt
Pairings: Keith/Lance, hint Shiro/Pidge
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Partecipa alla Writing Week di Fanwriter.it - Lista Witchcraft
Beta:
Word count: 1441
Keith ricordava tutto quello che era successo. Non distintamente, certo, alcuni momenti erano avvolti dalla nebbia dei sensi e forse erano stati davvero posseduti dalla Dea e dal Dio che ne avevano fatti il loro tramite, ma la sensazione del calore del corpo di Lance contro il suo era qualcosa che non si poteva dimenticare. Era stata un’esperienza straordinaria, Lance era stato straordinario: dolce, sensuale, appassionato, aveva emanato energia pura, al punto che Keith ne aveva sentite le scintille sulla pelle. Avrebbe ricordato quella sensazione per tutta la vita.
Eppure, quando si erano risvegliati nella radura la mattina dopo il rito, l’atmosfera tra loro si era fatta strana. Lance era diventato schivo, si era rivestito in fretta e aveva sciolto il cerchio con gesti bruschi. Keith avrebbe voluto baciarlo, dirgli che quella era stata la nottata più bella della sua vita, ma l’altro gli rivolse solo un sorrisetto imbarazzato.
« Grazie per quello che hai fatto. » disse. « Il rito è stato un successo. Ora faresti bene ad andare a riposare, questo genere di cerimonie lascia sempre il fisico molto provato. »
Keith avrebbe voluto dirgli che stava benissimo, interessarsi piuttosto a come si sentiva lui, ma Lance non gliene diede occasione, voltandogli le spalle e incamminandosi nella direzione da cui era venuto la sera prima.
Keith era totalmente confuso.
Dopo essere tornato nella sua stanza, essersi ripulito - rotolarsi nell’erba in preda alla passione poteva avere degli inconvenienti - ed essersi sdraiato a riposare, non riusciva a smettere di pensarci. La notte prima Lance era stato molto esplicito: aveva detto di aver chiesto ad Allura di prendere il suo posto perché era una cosa che desiderava da molto tempo. Aveva detto di essere felice di trovarsi lì e di partecipare al rito con Keith, quindi perchè ora aveva quell’atteggiamento distante? Gli balenò in mente un’ipotesi che, per quanto azzardata, avrebbe potuto essere plausibile, sebbene detestasse la sola idea.
Poteva essere che Lance avesse sentito il suo disagio e il suo desiderio per via dell'empatia e li avesse interpretati come propri, in buona fede. Sarebbe stato tipico di lui fare tutto il possibile per alleviare la sofferenza di qualcuno. Il resto doveva averlo fatto quella specie di pozione afrodisiaca che avevano bevuto prima del rito. Per questo, una volta riacquistata la lucidità, ricordando il trasporto provato durante la cerimonia, doveva essersi sentito in imbarazzo. Keith stesso, in una situazione simile, sarebbe scappato a gambe levate.
Era un pessimo ragionamento, odiava l’idea di aver in qualche modo indotto Lance a fare qualcosa contro la sua volontà. Non c’era cerimonia sacra che tenesse come giustificazione per essersi portato a letto qualcuno non consenziente o non in grado di discernere causa pozione o altro. Doveva trovare Lance e scusarsi a dovere, fare ammenda se necessario. Spiegargli che invece il trasporto che lui aveva provato era reale, lo provava tuttora, ma non lo avrebbe imposto. Preferiva un rifiuto e una porta in faccia a una simile ipotesi.
Per prima cosa provò a cercarlo da Hunk, ma nessuno venne ad aprirgli. Era possibile che non fosse in casa o che si stesse a sua volta riprendendo dalla notte dei riti, Keith preferì non indagare oltre. La seconda scelta più logica sarebbe stata andare da Allura, ma non era certo di sentirsela in quel momento, per questo optò per tentare prima da Pidge.
La ragazza lo accolse facendogli cenno di fare silenzio.
« Shiro sta ancora dormendo. » spiegò con un sorriso. « Questa notte abbiamo partecipato ai riti in onore della Dea ed era molto entusiasta. »
Vedere quell’espressione dolce sul volto di una ragazza di solito così pragmatica, fece sentire meglio anche Keith. Il suo amico era stato molto fortunato a incontrare una persona come lei e augurava loro ogni felicità possibile. In tutta sincerità parlare con Shiro gli avrebbe fatto comodo per scaricare un po’ di pressione e schiarirsi la mente, ma avrebbe potuto farlo più tardi.
« Sospettavo saresti venuto. » continuò Pidge, mantenendo quell’espressione serena. « Lance è nel giardino sul retro, se vi mettete a fare chiasso vi ammazzo. »
Ovviamente.
« Visto che sei qui, renditi utile. » continuò. « Ci sono questi da piantare. »
Gli allungò un sacchettino con dei semi e Keith si chiese come avesse potuto pensare che Pidge fosse dolce. Ma almeno aveva trovato Lance, si disse uscendo e attraversando i vari cespugli di erbe medicinali alternati a spezie e ai primi timidi fiori primaverili.
Il ragazzo era seduto a terra verso il fondo del giardino e stava interrando qualcosa con le mani. Quando lo vide avvicinarsi, assunse un’aria vagamente imbarazzata.
« Ehi, ciao… qual buon vento ti porta qui? »
« Volevo parlarti. » iniziò Keith, deciso ad andare dritto al punto senza giri di parole. « Siccome non ti trovavo, ho cercato un po’ in giro. »
« Non avevo voglia di stare in casa, ma siccome Pidge non sopportava che le stessi tra i piedi, mi ha spedito qui fuori a piantare i fiordalisi. » tergiversò Lance, indicando i semi che aveva in un piccolo sacchetto.
« Sì, ne ha dati anche a me. » confermò Keith indicando la propria busta su cui era scarabocchiata la parola “papaveri”.
A quella vista Lance arrossì vistosamente.
« Comunque non sono qui per fare giardinaggio, volevo parlarti di questa notte. Del rito e… di quello che è successo. »
Ebbe la netta impressione che Lance si stesse raggomitolando su sé stesso.
« Sì, anch’io te ne volevo parlare, in realtà. Stavo solo racimolando un po’ di coraggio. Volevo chiederti scusa come si deve per essermi imposto in quel modo. Avrei dovuto consultarti prima, darti la possibilità di scegliere e non metterti davanti al fatto compiuto dando per scontato che ti stesse bene. Sono stato arrogante e ingiusto. Probabilmente ti eri già figurato una notte con Allura, chi non l’avrebbe fatto, e poi non hai avuto scelta. L’entusiasmo che hai dimostrato è stato davvero onorevole. »
Keith era senza parole. Per un attimo si augurò che stesse scherzando, come se il suo “entusiasmo” si potesse davvero simulare. A meno che non ci fosse di nuovo lo zampino della pozione.
« Nonono! » esclamò. « Aspetta! Non è così! Non…! Sono io che mi devo scusare. Non ero convinto, sentivo che c’era qualcosa di sbagliato e ho desiderato che fossi tu. È stata colpa mia! Con i miei sentimenti ti ho fatto credere di volere questo scambio e quella pozione afrodisiaca ha fatto il resto. Mi sento un verme per averti praticamente costretto. »
Keith abbassò lo sguardo, in preda al senso di colpa, ma quando seguì solo silenzio si azzardò a rialzarlo.
« Afrodisiaco? » chiese Lance, più confuso che mai. « Quale afrodisiaco? Intendi la pozione di Pidge? »
« Ovviamente. »
« Keith, ho assistito personalmente alla preparazione di quella pozione. Ti assicuro che non era una droga. Conteneva camomilla, verbena e passiflora, non era niente di più di un infuso rilassante. E poi lascia che ti dica una cosa: distinguere tra le mie emozioni e quelle altrui, specialmente a livello di volontà e desideri, è stata una delle prime cose che mi hanno insegnato quando ho sviluppato questo potere. »
« Quindi… »
« Quindi quando dicevo di essere lì perchè lo desideravo ero serio e lucidissimo. Keith, tu non hai fatto niente di sbagliato. »
Se le cose stavano così, allora…
« Anche io ero lucido quando dicevo di essere felice che fossi tu e di averlo desiderato! Lo sono anche adesso! Non avrei voluto nessun altro! »
« Ma allora tu… »
« Assolutamente! E tu… »
Il loro sguardi s’incontrarono e, per un frazione di secondo, Keith percepì di nuovo la scintilla di quella notte.
L’atmosfera venne interrotta da un leggero battito di mani e una voce sarcastica che esclamava: « Ma che bravi, avete scoperto l’acqua calda! Ora scambiatevi quei semi e fatela finita. »
Si voltarono entrambi verso Pidge, che li osservava a pochi passi di distanza, Keith di nuovo confuso, Lance rosso in viso come un pomodoro maturo.
Senza guardarlo, gli allungò il sacchetto con i semi di fiordaliso e si coprì la faccia con una mano, al limite dell’imbarazzo, quando ricevette quelli di papavero.
« I fiordalisi rappresentano il sentimento sincero e la dolcezza. » disse Pidge in tono accademico. « I papaveri rossi si donano a chi sta passando una crisi d’amore per invitarlo a reagire. »
Keith strabuzzò gli occhi.
« Una crisi d’amore? »
Mentre Lance balzava in piedi strillando: « La spiegazione non era necessaria, Pidge! », ma la ragazza già si stava congratulando con sé stessa per il proprio ruolo di cupido.
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: safe
Personaggi: Keith Kogane, Lance McClain, Pidge Holt
Pairings: Keith/Lance, hint Shiro/Pidge
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Partecipa alla Writing Week di Fanwriter.it - Lista Witchcraft
Word count: 1441
Keith ricordava tutto quello che era successo. Non distintamente, certo, alcuni momenti erano avvolti dalla nebbia dei sensi e forse erano stati davvero posseduti dalla Dea e dal Dio che ne avevano fatti il loro tramite, ma la sensazione del calore del corpo di Lance contro il suo era qualcosa che non si poteva dimenticare. Era stata un’esperienza straordinaria, Lance era stato straordinario: dolce, sensuale, appassionato, aveva emanato energia pura, al punto che Keith ne aveva sentite le scintille sulla pelle. Avrebbe ricordato quella sensazione per tutta la vita.
Eppure, quando si erano risvegliati nella radura la mattina dopo il rito, l’atmosfera tra loro si era fatta strana. Lance era diventato schivo, si era rivestito in fretta e aveva sciolto il cerchio con gesti bruschi. Keith avrebbe voluto baciarlo, dirgli che quella era stata la nottata più bella della sua vita, ma l’altro gli rivolse solo un sorrisetto imbarazzato.
« Grazie per quello che hai fatto. » disse. « Il rito è stato un successo. Ora faresti bene ad andare a riposare, questo genere di cerimonie lascia sempre il fisico molto provato. »
Keith avrebbe voluto dirgli che stava benissimo, interessarsi piuttosto a come si sentiva lui, ma Lance non gliene diede occasione, voltandogli le spalle e incamminandosi nella direzione da cui era venuto la sera prima.
Keith era totalmente confuso.
Dopo essere tornato nella sua stanza, essersi ripulito - rotolarsi nell’erba in preda alla passione poteva avere degli inconvenienti - ed essersi sdraiato a riposare, non riusciva a smettere di pensarci. La notte prima Lance era stato molto esplicito: aveva detto di aver chiesto ad Allura di prendere il suo posto perché era una cosa che desiderava da molto tempo. Aveva detto di essere felice di trovarsi lì e di partecipare al rito con Keith, quindi perchè ora aveva quell’atteggiamento distante? Gli balenò in mente un’ipotesi che, per quanto azzardata, avrebbe potuto essere plausibile, sebbene detestasse la sola idea.
Poteva essere che Lance avesse sentito il suo disagio e il suo desiderio per via dell'empatia e li avesse interpretati come propri, in buona fede. Sarebbe stato tipico di lui fare tutto il possibile per alleviare la sofferenza di qualcuno. Il resto doveva averlo fatto quella specie di pozione afrodisiaca che avevano bevuto prima del rito. Per questo, una volta riacquistata la lucidità, ricordando il trasporto provato durante la cerimonia, doveva essersi sentito in imbarazzo. Keith stesso, in una situazione simile, sarebbe scappato a gambe levate.
Era un pessimo ragionamento, odiava l’idea di aver in qualche modo indotto Lance a fare qualcosa contro la sua volontà. Non c’era cerimonia sacra che tenesse come giustificazione per essersi portato a letto qualcuno non consenziente o non in grado di discernere causa pozione o altro. Doveva trovare Lance e scusarsi a dovere, fare ammenda se necessario. Spiegargli che invece il trasporto che lui aveva provato era reale, lo provava tuttora, ma non lo avrebbe imposto. Preferiva un rifiuto e una porta in faccia a una simile ipotesi.
Per prima cosa provò a cercarlo da Hunk, ma nessuno venne ad aprirgli. Era possibile che non fosse in casa o che si stesse a sua volta riprendendo dalla notte dei riti, Keith preferì non indagare oltre. La seconda scelta più logica sarebbe stata andare da Allura, ma non era certo di sentirsela in quel momento, per questo optò per tentare prima da Pidge.
La ragazza lo accolse facendogli cenno di fare silenzio.
« Shiro sta ancora dormendo. » spiegò con un sorriso. « Questa notte abbiamo partecipato ai riti in onore della Dea ed era molto entusiasta. »
Vedere quell’espressione dolce sul volto di una ragazza di solito così pragmatica, fece sentire meglio anche Keith. Il suo amico era stato molto fortunato a incontrare una persona come lei e augurava loro ogni felicità possibile. In tutta sincerità parlare con Shiro gli avrebbe fatto comodo per scaricare un po’ di pressione e schiarirsi la mente, ma avrebbe potuto farlo più tardi.
« Sospettavo saresti venuto. » continuò Pidge, mantenendo quell’espressione serena. « Lance è nel giardino sul retro, se vi mettete a fare chiasso vi ammazzo. »
Ovviamente.
« Visto che sei qui, renditi utile. » continuò. « Ci sono questi da piantare. »
Gli allungò un sacchettino con dei semi e Keith si chiese come avesse potuto pensare che Pidge fosse dolce. Ma almeno aveva trovato Lance, si disse uscendo e attraversando i vari cespugli di erbe medicinali alternati a spezie e ai primi timidi fiori primaverili.
Il ragazzo era seduto a terra verso il fondo del giardino e stava interrando qualcosa con le mani. Quando lo vide avvicinarsi, assunse un’aria vagamente imbarazzata.
« Ehi, ciao… qual buon vento ti porta qui? »
« Volevo parlarti. » iniziò Keith, deciso ad andare dritto al punto senza giri di parole. « Siccome non ti trovavo, ho cercato un po’ in giro. »
« Non avevo voglia di stare in casa, ma siccome Pidge non sopportava che le stessi tra i piedi, mi ha spedito qui fuori a piantare i fiordalisi. » tergiversò Lance, indicando i semi che aveva in un piccolo sacchetto.
« Sì, ne ha dati anche a me. » confermò Keith indicando la propria busta su cui era scarabocchiata la parola “papaveri”.
A quella vista Lance arrossì vistosamente.
« Comunque non sono qui per fare giardinaggio, volevo parlarti di questa notte. Del rito e… di quello che è successo. »
Ebbe la netta impressione che Lance si stesse raggomitolando su sé stesso.
« Sì, anch’io te ne volevo parlare, in realtà. Stavo solo racimolando un po’ di coraggio. Volevo chiederti scusa come si deve per essermi imposto in quel modo. Avrei dovuto consultarti prima, darti la possibilità di scegliere e non metterti davanti al fatto compiuto dando per scontato che ti stesse bene. Sono stato arrogante e ingiusto. Probabilmente ti eri già figurato una notte con Allura, chi non l’avrebbe fatto, e poi non hai avuto scelta. L’entusiasmo che hai dimostrato è stato davvero onorevole. »
Keith era senza parole. Per un attimo si augurò che stesse scherzando, come se il suo “entusiasmo” si potesse davvero simulare. A meno che non ci fosse di nuovo lo zampino della pozione.
« Nonono! » esclamò. « Aspetta! Non è così! Non…! Sono io che mi devo scusare. Non ero convinto, sentivo che c’era qualcosa di sbagliato e ho desiderato che fossi tu. È stata colpa mia! Con i miei sentimenti ti ho fatto credere di volere questo scambio e quella pozione afrodisiaca ha fatto il resto. Mi sento un verme per averti praticamente costretto. »
Keith abbassò lo sguardo, in preda al senso di colpa, ma quando seguì solo silenzio si azzardò a rialzarlo.
« Afrodisiaco? » chiese Lance, più confuso che mai. « Quale afrodisiaco? Intendi la pozione di Pidge? »
« Ovviamente. »
« Keith, ho assistito personalmente alla preparazione di quella pozione. Ti assicuro che non era una droga. Conteneva camomilla, verbena e passiflora, non era niente di più di un infuso rilassante. E poi lascia che ti dica una cosa: distinguere tra le mie emozioni e quelle altrui, specialmente a livello di volontà e desideri, è stata una delle prime cose che mi hanno insegnato quando ho sviluppato questo potere. »
« Quindi… »
« Quindi quando dicevo di essere lì perchè lo desideravo ero serio e lucidissimo. Keith, tu non hai fatto niente di sbagliato. »
Se le cose stavano così, allora…
« Anche io ero lucido quando dicevo di essere felice che fossi tu e di averlo desiderato! Lo sono anche adesso! Non avrei voluto nessun altro! »
« Ma allora tu… »
« Assolutamente! E tu… »
Il loro sguardi s’incontrarono e, per un frazione di secondo, Keith percepì di nuovo la scintilla di quella notte.
L’atmosfera venne interrotta da un leggero battito di mani e una voce sarcastica che esclamava: « Ma che bravi, avete scoperto l’acqua calda! Ora scambiatevi quei semi e fatela finita. »
Si voltarono entrambi verso Pidge, che li osservava a pochi passi di distanza, Keith di nuovo confuso, Lance rosso in viso come un pomodoro maturo.
Senza guardarlo, gli allungò il sacchetto con i semi di fiordaliso e si coprì la faccia con una mano, al limite dell’imbarazzo, quando ricevette quelli di papavero.
« I fiordalisi rappresentano il sentimento sincero e la dolcezza. » disse Pidge in tono accademico. « I papaveri rossi si donano a chi sta passando una crisi d’amore per invitarlo a reagire. »
Keith strabuzzò gli occhi.
« Una crisi d’amore? »
Mentre Lance balzava in piedi strillando: « La spiegazione non era necessaria, Pidge! », ma la ragazza già si stava congratulando con sé stessa per il proprio ruolo di cupido.