[Voltron] Desiderio
Jul. 14th, 2017 12:00 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Desiderio
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: verde
Personaggi: Keith Kogane
Pairings: Keith-centric, Shiro/Keith
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Post S2.
Patecipa all'evento "La notte di Tanabata" di Fanwriter.it
Prompt: A è partito/sparito e B conserva il tanzaku scritto la notte di Tanabata. Bonus: Desiderio su carta
Beta:
Word count: 711 (fdp)
« Tra poche ore entreremo nel sistema di Vega. Si tratta di una zona sicura, dove è stata verificata l'assenza di truppe galra. Qui avremo modo di riprenderci dalla battaglia e riorganizzare le forze. »
La voce di Allura suonava stanca e debilitata, la principessa doveva essere a pezzi sia fisicamente che emotivamente dopo uno scontro di quel genere.
Quello era il momento che tutti avevano aspettato, che avevano desiderato per tutto quel tempo e che avrebbero voluto festeggiare. Era la vittoria che si meritavano. Eppure nessuno aveva la voglia e neppure la forza di far festa.
Shiro era scomparso e il gruppo era letteralmente crollato.
Keith non aveva nemmeno voglia di parlare con gli altri: l'impressione era quella di vivere in una bolla, dove tutto quello che la sua mente riusciva a percepire era l'assenza di Shiro.
Lance, Hunk e Pidge, avevano provato a dirgli qualcosa, persino Allura aveva fatto un tentativo, ma non era servito a nulla: Keith si sentiva come un guscio vuoto e non accettava la vicinanza di nessuno.
Quando aveva appreso della loro destinazione, si era sentito stringere il petto. Gli altri non potevano saperlo, ma quella stella, Vega, insieme sua compagna Altair, avevano un significato particolare per lui, legato proprio a Shiro.
Ormai erano passati due anni, eppure quella notte di Tanabata trascorsa nel deserto era più vivida che mai nei suoi ricordi. Le carezze, i baci, i desideri, tutto era vivo e reale. Solo che Shiro non era più con lui.
Quando fu certo che tutti fossero tornati alle loro stanze, Keith si rifugiò in quello che era diventato il suo nascondiglio negli ultimi giorni, l'unico luogo dove sapeva che nessuno sarebbe andato a cercarlo e dove segretamente sperava di poter trovare delle risposte: la cabina del Leone Nero.
Black non aveva più dato segni di vita da quando l'abitacolo si era aperto, rivelandosi vuoto, ma Keith sperava, forse per assurdo, che reagisse alla sua presenza e ai suoi pensieri su Shiro.
Anche quella sera, si sedette al posto di guida e afferrò i comandi, chiudendo gli occhi.
« La pazienza porta concentrazione... La pazienza porta concentrazione... La pazienza porta concentrazione... »
Si sforzò con tutto sé stesso di entrare in sintonia con il leone, di fargli percepire che voleva aiutare Shiro, ma aveva bisogno di lui per farlo. Voleva trovarlo, con tutto il cuore, voleva salvarlo, riportarlo indietro e...
Shiro, Shiro, Shiro...
« Maledizione! »
Il pugno picchiò secco sulla console di comando.
« Non posso farcela da solo! Non posso... Non... Shiro... »
Keith non era emotivo, non nel modo in cui la maggior parte delle persone poteva interpretare quel termine, ma la tempesta di sentimenti che sentiva in quel momento gli impediva quasi di respirare. Chiuse gli occhi più forte che poté, per impedire ad una lacrima crudele di scivolargli su una guancia e strinse i pugni nelle tasche, per non rischiare di provocare danni alla struttura dei comandi.
« So che vorresti che io comandassi Voltron, ma non posso farlo. Abbiano bisogno di te. Ho bisogno di te! Shiro... non lasciarmi di nuovo indietro... »
Fu in quel momento che le sue dita si chiusero su una striscia di carta, stropicciata e sbiadita, che aveva sempre avuto con sé fin da quella notte di due anni prima. Il tanzaku di Tanabata, un semplice foglietto su cui scrivere i desideri, che racchiudeva tutti i sentimenti e il calore di quella notte.
Era stato il pegno d'amore che si erano scambiati prima della partenza di Shiro per la missione Kerberos, e poco tempo dopo Keith si era ritrovato con il fiato spezzato, a picchiare pugni contro un muro per evitare che le lacrime scorressero mostrando al mondo quanto si sentisse morire dentro.
Ma poi Shiro era tornato.
“Che Orihime possa sempre mostrarmi la strada per tornare da te.”
Questo era ciò che era scritto sul tanzaku e Keith lo strinse tra le mani, per l'ennesima volta, sperando con tutto sé stesso che quel desiderio si realizzasse.
Non potendo fare altro, si raggomitolò sul sedile di quella cabina di pilotaggio estranea e pregò che la principessa celeste gli riportasse la persona più importante della sua vita, mentre una lacrima solitaria e troppo a lungo trattenuta, trovava finalmente la strada tra le sue ciglia.
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: verde
Personaggi: Keith Kogane
Pairings: Keith-centric, Shiro/Keith
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Post S2.
Patecipa all'evento "La notte di Tanabata" di Fanwriter.it
Prompt: A è partito/sparito e B conserva il tanzaku scritto la notte di Tanabata. Bonus: Desiderio su carta
Word count: 711 (fdp)
« Tra poche ore entreremo nel sistema di Vega. Si tratta di una zona sicura, dove è stata verificata l'assenza di truppe galra. Qui avremo modo di riprenderci dalla battaglia e riorganizzare le forze. »
La voce di Allura suonava stanca e debilitata, la principessa doveva essere a pezzi sia fisicamente che emotivamente dopo uno scontro di quel genere.
Quello era il momento che tutti avevano aspettato, che avevano desiderato per tutto quel tempo e che avrebbero voluto festeggiare. Era la vittoria che si meritavano. Eppure nessuno aveva la voglia e neppure la forza di far festa.
Shiro era scomparso e il gruppo era letteralmente crollato.
Keith non aveva nemmeno voglia di parlare con gli altri: l'impressione era quella di vivere in una bolla, dove tutto quello che la sua mente riusciva a percepire era l'assenza di Shiro.
Lance, Hunk e Pidge, avevano provato a dirgli qualcosa, persino Allura aveva fatto un tentativo, ma non era servito a nulla: Keith si sentiva come un guscio vuoto e non accettava la vicinanza di nessuno.
Quando aveva appreso della loro destinazione, si era sentito stringere il petto. Gli altri non potevano saperlo, ma quella stella, Vega, insieme sua compagna Altair, avevano un significato particolare per lui, legato proprio a Shiro.
Ormai erano passati due anni, eppure quella notte di Tanabata trascorsa nel deserto era più vivida che mai nei suoi ricordi. Le carezze, i baci, i desideri, tutto era vivo e reale. Solo che Shiro non era più con lui.
Quando fu certo che tutti fossero tornati alle loro stanze, Keith si rifugiò in quello che era diventato il suo nascondiglio negli ultimi giorni, l'unico luogo dove sapeva che nessuno sarebbe andato a cercarlo e dove segretamente sperava di poter trovare delle risposte: la cabina del Leone Nero.
Black non aveva più dato segni di vita da quando l'abitacolo si era aperto, rivelandosi vuoto, ma Keith sperava, forse per assurdo, che reagisse alla sua presenza e ai suoi pensieri su Shiro.
Anche quella sera, si sedette al posto di guida e afferrò i comandi, chiudendo gli occhi.
« La pazienza porta concentrazione... La pazienza porta concentrazione... La pazienza porta concentrazione... »
Si sforzò con tutto sé stesso di entrare in sintonia con il leone, di fargli percepire che voleva aiutare Shiro, ma aveva bisogno di lui per farlo. Voleva trovarlo, con tutto il cuore, voleva salvarlo, riportarlo indietro e...
Shiro, Shiro, Shiro...
« Maledizione! »
Il pugno picchiò secco sulla console di comando.
« Non posso farcela da solo! Non posso... Non... Shiro... »
Keith non era emotivo, non nel modo in cui la maggior parte delle persone poteva interpretare quel termine, ma la tempesta di sentimenti che sentiva in quel momento gli impediva quasi di respirare. Chiuse gli occhi più forte che poté, per impedire ad una lacrima crudele di scivolargli su una guancia e strinse i pugni nelle tasche, per non rischiare di provocare danni alla struttura dei comandi.
« So che vorresti che io comandassi Voltron, ma non posso farlo. Abbiano bisogno di te. Ho bisogno di te! Shiro... non lasciarmi di nuovo indietro... »
Fu in quel momento che le sue dita si chiusero su una striscia di carta, stropicciata e sbiadita, che aveva sempre avuto con sé fin da quella notte di due anni prima. Il tanzaku di Tanabata, un semplice foglietto su cui scrivere i desideri, che racchiudeva tutti i sentimenti e il calore di quella notte.
Era stato il pegno d'amore che si erano scambiati prima della partenza di Shiro per la missione Kerberos, e poco tempo dopo Keith si era ritrovato con il fiato spezzato, a picchiare pugni contro un muro per evitare che le lacrime scorressero mostrando al mondo quanto si sentisse morire dentro.
Ma poi Shiro era tornato.
“Che Orihime possa sempre mostrarmi la strada per tornare da te.”
Questo era ciò che era scritto sul tanzaku e Keith lo strinse tra le mani, per l'ennesima volta, sperando con tutto sé stesso che quel desiderio si realizzasse.
Non potendo fare altro, si raggomitolò sul sedile di quella cabina di pilotaggio estranea e pregò che la principessa celeste gli riportasse la persona più importante della sua vita, mentre una lacrima solitaria e troppo a lungo trattenuta, trovava finalmente la strada tra le sue ciglia.