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Titolo: Un'avventura d'inverno
Fandom: Crossover Frozen/Rise of the Guardians
Rating: verde
Personaggi: Elsa, Anna, Kristoff, Pitch Black
Pairings: Jack/Elsa
Riassunto: "«Ma che buffo, ora lo trovi straordinario? » disse, forzando l’ironia della voce. «Eppure mi sembrava che fino a poco tempo fa mi giudicassi… come avevi detto? Una persona che si sentiva sola e si immaginava le cose per tenersi compagnia. O mi sbaglio? Non c’era nessuna presenza oscura a palazzo, nessuno spirito della neve, solo la mia immaginazione. »"
Disclaimer: Frozen e tutti i suoi personaggi appartengono alla Disney. Rise of the Guardians e tutti i suoi personaggi appartengono alla Dreamworks.
Note: Ambientata dopo la fine di Frozen ma molto prima di Rise of the Guardians.
Dedicata ad
pinkabbestia per ringraziarla dei preziosi consigli. ♥
Beta:
mystofthestars
Word count: 1809 (fdp)
Vedendo la principessa avvicinarsi di corsa, seguita a ruota dalla regina, le guardie stanziate al portone si misero immediatamente sull’attenti, pronte a ricevere ordini. Era piuttosto tardi ed era inusuale che qualche abitante del palazzo, a maggior ragione se uno dei reali, si presentasse da loro con tutta quella fretta: doveva essere successo qualcosa di grave.
«Aprite le porte! » esclamò infatti la principessa Anna, con voce quasi tremante che ne tradiva l’emozione.
Per un istante le guardie si scambiarono uno sguardo perplesso, indugiando sulla figura della regina, alle spalle della ragazza, ma quando anche quest’ultima annuì, si affrettarono ad eseguire l’ordine.
Dalle pesanti porte appena spalancate, filtrò una folata di vento gelido e carico di neve e, quando poté togliersi una mano dagli occhi e la visuale fu chiara, Elsa scorse un gruppetto di persone risalire il ponte che separava il castello dalla città. Dal loro abbigliamento era chiaro che provenissero dalle montagne e, alla testa del gruppo, camminava un ragazzo dai capelli chiarissimi che reggeva un bastone ricurvo.
Alla sua vista la giovane s’irrigidì sul posto. Jack? E quello un passo dietro a lui era…
«Kristoff!! »
Lo strillo di Anna spezzò la quiete silenziosa del cortile e la ragazza attraversò di slancio il portone per precipitarsi sul ponte.
Elsa rimase immobile ad osservare la scena, impossibilitata a qualunque reazione. Jack era tornato, era lì, a pochi passi da lei, dopo che lo aveva creduto perso per sempre. Era stato tutto quel tempo con Kristoff, senza fare nulla per avvertirla nonostante potesse facilmente muoversi alla velocità del vento. Aveva lasciato che li credesse tutti morti.
«É perché, di fatto, non gliene importa. » le sussurrò all’orecchio una voce dolorosamente familiare.
Ma no, che sciocchezza, non era possibile. Di certo c’era un motivo serio, magari si trattava di una strategia per cogliere Pitch con le mani nel sacco.
Una risata fredda echeggiò proprio al suo fianco.
«Una strategia di Frost? Contro di me? Non scherziamo! »
Sì, in effetti forse era sciocco come ragionamento, se avesse avuto quel genere di idea di certo gliene avrebbe parlato. Probabilmente la spiegazione era molto più ovvia.
«Vedo che inizi a capire e che dentro di te ti sei già data la giusta risposta. É inutile arrovellarsi quando è tutto così semplice. »
«Già, è semplice…»
«Aveva altro per la testa, tutto qui. Per lui non sei importante. »
Elsa alzò gli occhi verso il gruppo che stava varcando ora le porte: Anna si era letteralmente appesa al collo di Kristoff e non sembrava per nulla intenzionata a mollare la presa, impedendogli quasi di camminare. Gli occhi di entrambi brillavano di gioia e le parole si accavallavano l’una sull’altra mentre ognuno voleva dare una spiegazione di quanto successo o fornire la sua versione. Jack volteggiava appena sopra le loro teste, commentando con entusiasmo ed aggiungendo le sue esclamazioni a quelle dei due ragazzi. Si comportava in modo estremamente naturale, come se loro potessero vederlo ed interagire di conseguenza. Anzi, addirittura Kristoff si voltava spesso nella sua direzione e annuiva.
«Se non fosse stato per Jack, non ce l’avremmo mai fatta! » esclamò ad un tratto.
«Presentamelo, voglio ringraziarlo personalmente! » fece eco Anna.
Kristoff le restituì uno sguardo perplesso.
«Sta volando sopra la tua testa da dieci minuti buoni. » disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Volando? »
Dal tono circospetto di Anna s’intuiva quanto quel termine la spiazzasse.
«Aspetta? Di quale Jack stai parlando? »
«Come sarebbe quale? Jack Frost, ovviamente, il protettore dei tagliatori di ghiaccio. »
Anna si portò una mano alla testa.
«Per favore, non posso credere che sia tu che Elsa…»
«Anche Elsa può vederlo? »
«Kristoff…»
«Oh, andiamo! Puoi credere ad un pupazzo di neve parlante e non a Jack Frost? Se non fosse stato per lui, che ci ha avvertito dell’imboscata, ora non sarei qui. »
Anna fu sul punto di rispondere, magari di protestare ancora sull’assurdità della situazione, quando una palla di neve la colpì in piena faccia. Stordita e sorpresa, scosse la testa per togliersi di dosso i cristalli di ghiaccio e, quando aprì di nuovo gli occhi, scorse mille scintille azzurre che volteggiavano appena sopra il suo naso. Spostando lo sguardo si rese conto che, a pochi passi da lei, un ragazzo dai capelli candidi che reggeva un bastone bizzarramente ricurvo, la stava additando ridendo come un matto.
«Ma… non è possibile… Sei davvero Jack Frost? » balbettò esterrefatta.
«In carne, ossa e neve! Più o meno! » esclamò lo spirito entusiasta, esibendosi in una capriola a mezz’aria.
Anna era senza parole.
«É tutto vero? » chiese ancora rivolta a Kristoff.
«Assolutamente, meravigliosamente vero. » confermò questi.
«Ma è straordinario! Io… davvero… Elsa! »
Quando però si voltò verso la sorella, quello che vide la lasciò di stucco: la Regina sembrava avvolta da un alone oscuro, che conferiva sfumature buie al suo vestito e perlacee alla sua pelle. Lo sguardo che le rivolse era ghiaccio allo stato puro. Avanzò lentamente, lo sguardo fisso su Anna ed un lieve sorriso ad incresparle le labbra. Tuttavia, da quel lieve gesto non traspariva il mimino calore e i suoi occhi sembravano un pozzo di oscurità.
La ragazza indietreggiò istintivamente di un passo, mentre il tono della sua voce si faceva allarmato.
«Elsa, che succede? »
Al suo fianco anche Jack e Kristoff diedero evidenti segni di nervosismo. La Regina però non parve notarli o, se lo fece, li ignorò completamente.
«Ma che buffo, ora lo trovi straordinario? » disse, forzando l’ironia della voce. «Eppure mi sembrava che fino a poco tempo fa mi giudicassi… come avevi detto? Una persona che si sentiva sola e si immaginava le cose per tenersi compagnia. O mi sbaglio? Non c’era nessuna presenza oscura a palazzo, nessuno spirito della neve, solo la mia immaginazione. »
Anna continuò a fissare la sorella e, a poco a poco, ebbe l’impressione che alle sue spalle prendesse forma una sagoma scura, qualcosa che fino ad un attimo prima non poteva nemmeno immaginare. Sentì Jack ringhiare alle sue spalle e distinse appena la parola: «Pitch. »
Se si trattava davvero dell’“Uomo Nero” di cui le aveva parlato Elsa, cos’aveva fatto a sua sorella? E perché ora lei stava parlando in quel modo? In realtà non ebbe nemmeno il tempo di chiederselo, perché vide un turbinio di ghiaccio nero formarsi tra le sue mani e, dalla posizione che assunsero, era chiaro che intendeva scagliarlo contro di loro.
«Ora mostrerò, a te e a tutti, la mia vera forza! » esclamò la Regina. «Vi farò capire che avreste sempre fatto bene a temermi, che avrei dovuto camminare tra voi a testa alta e non nascondermi come se fossi stata io quella sbagliata. Chi mi ha costretta a vivere rinchiusa, pagherà per tutte le sue colpe!»
Avanzò minacciosa e la tormenta in miniatura che si era formata tra le sue mani, venne liberata verso il gruppetto che la fissava atterrito. La maggior parte dei tagliatori di ghiaccio corse a rifugiarsi, insieme alle guardie, tra gli anfratti delle mura, mentre Kristoff si chinò in avanti per proteggere Anna. Quasi non si resero conto che Jack era balzato in avanti, con il bastone in pugno, pronto a frapporsi fra loro e la raffica di ghiaccio nero. Tenendo le braccia tese nonostante la forza della folata, riuscì a creare una sorta di barriera di neve che, a contatto con la magia di Elsa, si consolidò in un’elaborata scultura composta da stalattiti e guglie minacciose che puntavano in tutte le direzioni.
«Elsa! Cosa ti sta succedendo? » esclamò il giovane spirito con una nota disperata nella voce. «Non lasciarti plagiare dalla parole di Pitch, lui vuole solo trascinarti nell’oscurità! »
«Forse potrà sembrare così a voi, ma lui è stato l’unico ad aprirmi gli occhi, a mostrarmi la realtà com’era e a farmi capire quanto tutti voi, in tutto questo tempo, non abbiate fatto altro che complottare per tenere a freno il mio potere! Ma ora lo libererò completamente, così capirete di cosa dovete avere davvero paura! »
Jack s’irrigidì, mentre Anna e Kristoff, alle sue spalle, lanciavano esclamazioni sgomente: loro non potevano capire cosa stava succedendo, ma lo spirito del gelo ormai l’aveva intuito, e non poteva che biasimare sé stesso se la situazione era degenerata fino a quel punto così rapidamente. Non avrebbe dovuto lasciare Elsa o, per lo meno, avrebbe dovuto mostrarle di credere maggiormente in lei. Le incertezze che le aveva lasciato, gli spiragli di timore, le ansie profonde, erano state terreno fertile per le lusinghe di Pitch e, per quanto fosse convinto della sua forza, Elsa restava comunque una ragazza che aveva sofferto tanto, troppo, per poter restare indifferente a quel genere di insinuazioni. Il suo potere era un’esca fin troppo succulenta per uno come l’Uomo Nero e il fatto di aver pensato che volesse semplicemente diffondere la sua paura, era stato ingenuo da parte sua. Ora gli appariva chiaro come il sole che Pitch cercava in Elsa un’alleata e il suo obiettivo era di impossessarsi del potere del ghiaccio. A conferma di quell’ipotesi, vide che ad un semplice gesto della ragazza, una nube oscura si materializzò sotto i suoi piedi sollevandola nell’aria, in modo che i cristalli di neve potessero piovere sull’intero cortile del palazzo e congelare ogni cosa.
Atterrito da quello che sarebbe potuto succedere e, ancora di più, da come Elsa si sarebbe sentita quando e se fosse tornata in sé, Jack la seguì spiccando un balzo nell’aria e lasciandosi alle spalle Anna e Kristoff.
«Elsa, per favore. » la chiamò in tono accorato. «Tu non vuoi tutto questo, io lo so. Pitch ti sta manovrando, sta sfruttando la tua tristezza e la tua paura, non puoi lasciarglielo fare! »
Quello che ottenne in risposta fu solamente una risata gelida, la conferma che le sue parole, così com’erano, non potevano raggiungerla.
Era tutto buio, un’oscurità soffocante che la circondava togliendole il respiro. Tutto quello che avrebbe voluto in quel momento era sedersi in un angolo e piangere. Piangere come faceva da bambina, quando era terrorizzata alla sola idea di avvicinare qualcuno eppure, allo stesso tempo, era tutto ciò che desiderava al mondo. Sapeva di non poterlo fare, di essere un pericolo per chiunque la toccasse, eppure non riusciva ad impedire a sé stessa di sognare qualcuno che le tendesse la mano per guidarla fuori da quella solitudine senza fine, qualcuno che le dicesse: “Non preoccuparti, va tutto bene, vai bene così come sei.”. Ovviamente non era mai accaduto e mai sarebbe accaduto neanche in futuro, la soluzione possibile era una sola e per raggiungerla doveva imporre la sua forza su chi l’aveva sempre bistrattata e rinchiusa.
«Non fargli del male! »
«Ad essere sempre buoni non si ottiene un bel niente. »
«Ma io voglio bene a tutti loro. »
«Se loro te ne volessero, ora non saresti in questa situazione. Dovresti essermene grata, è la tua rivalsa.»
«Ma io…»
«Non ti preoccupare, lascia fare a me e tu sta’ a guardare. »
Elsa chiuse gli occhi e si raggomitolò di nuovo nell’oscurità. Se non vedeva non avrebbe provato dolore, se non sentiva non avrebbe potuto essere ferita. Se non aveva nessuno, non poteva essere abbandonata di nuovo.
Fandom: Crossover Frozen/Rise of the Guardians
Rating: verde
Personaggi: Elsa, Anna, Kristoff, Pitch Black
Pairings: Jack/Elsa
Riassunto: "«Ma che buffo, ora lo trovi straordinario? » disse, forzando l’ironia della voce. «Eppure mi sembrava che fino a poco tempo fa mi giudicassi… come avevi detto? Una persona che si sentiva sola e si immaginava le cose per tenersi compagnia. O mi sbaglio? Non c’era nessuna presenza oscura a palazzo, nessuno spirito della neve, solo la mia immaginazione. »"
Disclaimer: Frozen e tutti i suoi personaggi appartengono alla Disney. Rise of the Guardians e tutti i suoi personaggi appartengono alla Dreamworks.
Note: Ambientata dopo la fine di Frozen ma molto prima di Rise of the Guardians.
Dedicata ad

Beta:

Word count: 1809 (fdp)
Vedendo la principessa avvicinarsi di corsa, seguita a ruota dalla regina, le guardie stanziate al portone si misero immediatamente sull’attenti, pronte a ricevere ordini. Era piuttosto tardi ed era inusuale che qualche abitante del palazzo, a maggior ragione se uno dei reali, si presentasse da loro con tutta quella fretta: doveva essere successo qualcosa di grave.
«Aprite le porte! » esclamò infatti la principessa Anna, con voce quasi tremante che ne tradiva l’emozione.
Per un istante le guardie si scambiarono uno sguardo perplesso, indugiando sulla figura della regina, alle spalle della ragazza, ma quando anche quest’ultima annuì, si affrettarono ad eseguire l’ordine.
Dalle pesanti porte appena spalancate, filtrò una folata di vento gelido e carico di neve e, quando poté togliersi una mano dagli occhi e la visuale fu chiara, Elsa scorse un gruppetto di persone risalire il ponte che separava il castello dalla città. Dal loro abbigliamento era chiaro che provenissero dalle montagne e, alla testa del gruppo, camminava un ragazzo dai capelli chiarissimi che reggeva un bastone ricurvo.
Alla sua vista la giovane s’irrigidì sul posto. Jack? E quello un passo dietro a lui era…
«Kristoff!! »
Lo strillo di Anna spezzò la quiete silenziosa del cortile e la ragazza attraversò di slancio il portone per precipitarsi sul ponte.
Elsa rimase immobile ad osservare la scena, impossibilitata a qualunque reazione. Jack era tornato, era lì, a pochi passi da lei, dopo che lo aveva creduto perso per sempre. Era stato tutto quel tempo con Kristoff, senza fare nulla per avvertirla nonostante potesse facilmente muoversi alla velocità del vento. Aveva lasciato che li credesse tutti morti.
«É perché, di fatto, non gliene importa. » le sussurrò all’orecchio una voce dolorosamente familiare.
Ma no, che sciocchezza, non era possibile. Di certo c’era un motivo serio, magari si trattava di una strategia per cogliere Pitch con le mani nel sacco.
Una risata fredda echeggiò proprio al suo fianco.
«Una strategia di Frost? Contro di me? Non scherziamo! »
Sì, in effetti forse era sciocco come ragionamento, se avesse avuto quel genere di idea di certo gliene avrebbe parlato. Probabilmente la spiegazione era molto più ovvia.
«Vedo che inizi a capire e che dentro di te ti sei già data la giusta risposta. É inutile arrovellarsi quando è tutto così semplice. »
«Già, è semplice…»
«Aveva altro per la testa, tutto qui. Per lui non sei importante. »
Elsa alzò gli occhi verso il gruppo che stava varcando ora le porte: Anna si era letteralmente appesa al collo di Kristoff e non sembrava per nulla intenzionata a mollare la presa, impedendogli quasi di camminare. Gli occhi di entrambi brillavano di gioia e le parole si accavallavano l’una sull’altra mentre ognuno voleva dare una spiegazione di quanto successo o fornire la sua versione. Jack volteggiava appena sopra le loro teste, commentando con entusiasmo ed aggiungendo le sue esclamazioni a quelle dei due ragazzi. Si comportava in modo estremamente naturale, come se loro potessero vederlo ed interagire di conseguenza. Anzi, addirittura Kristoff si voltava spesso nella sua direzione e annuiva.
«Se non fosse stato per Jack, non ce l’avremmo mai fatta! » esclamò ad un tratto.
«Presentamelo, voglio ringraziarlo personalmente! » fece eco Anna.
Kristoff le restituì uno sguardo perplesso.
«Sta volando sopra la tua testa da dieci minuti buoni. » disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Volando? »
Dal tono circospetto di Anna s’intuiva quanto quel termine la spiazzasse.
«Aspetta? Di quale Jack stai parlando? »
«Come sarebbe quale? Jack Frost, ovviamente, il protettore dei tagliatori di ghiaccio. »
Anna si portò una mano alla testa.
«Per favore, non posso credere che sia tu che Elsa…»
«Anche Elsa può vederlo? »
«Kristoff…»
«Oh, andiamo! Puoi credere ad un pupazzo di neve parlante e non a Jack Frost? Se non fosse stato per lui, che ci ha avvertito dell’imboscata, ora non sarei qui. »
Anna fu sul punto di rispondere, magari di protestare ancora sull’assurdità della situazione, quando una palla di neve la colpì in piena faccia. Stordita e sorpresa, scosse la testa per togliersi di dosso i cristalli di ghiaccio e, quando aprì di nuovo gli occhi, scorse mille scintille azzurre che volteggiavano appena sopra il suo naso. Spostando lo sguardo si rese conto che, a pochi passi da lei, un ragazzo dai capelli candidi che reggeva un bastone bizzarramente ricurvo, la stava additando ridendo come un matto.
«Ma… non è possibile… Sei davvero Jack Frost? » balbettò esterrefatta.
«In carne, ossa e neve! Più o meno! » esclamò lo spirito entusiasta, esibendosi in una capriola a mezz’aria.
Anna era senza parole.
«É tutto vero? » chiese ancora rivolta a Kristoff.
«Assolutamente, meravigliosamente vero. » confermò questi.
«Ma è straordinario! Io… davvero… Elsa! »
Quando però si voltò verso la sorella, quello che vide la lasciò di stucco: la Regina sembrava avvolta da un alone oscuro, che conferiva sfumature buie al suo vestito e perlacee alla sua pelle. Lo sguardo che le rivolse era ghiaccio allo stato puro. Avanzò lentamente, lo sguardo fisso su Anna ed un lieve sorriso ad incresparle le labbra. Tuttavia, da quel lieve gesto non traspariva il mimino calore e i suoi occhi sembravano un pozzo di oscurità.
La ragazza indietreggiò istintivamente di un passo, mentre il tono della sua voce si faceva allarmato.
«Elsa, che succede? »
Al suo fianco anche Jack e Kristoff diedero evidenti segni di nervosismo. La Regina però non parve notarli o, se lo fece, li ignorò completamente.
«Ma che buffo, ora lo trovi straordinario? » disse, forzando l’ironia della voce. «Eppure mi sembrava che fino a poco tempo fa mi giudicassi… come avevi detto? Una persona che si sentiva sola e si immaginava le cose per tenersi compagnia. O mi sbaglio? Non c’era nessuna presenza oscura a palazzo, nessuno spirito della neve, solo la mia immaginazione. »
Anna continuò a fissare la sorella e, a poco a poco, ebbe l’impressione che alle sue spalle prendesse forma una sagoma scura, qualcosa che fino ad un attimo prima non poteva nemmeno immaginare. Sentì Jack ringhiare alle sue spalle e distinse appena la parola: «Pitch. »
Se si trattava davvero dell’“Uomo Nero” di cui le aveva parlato Elsa, cos’aveva fatto a sua sorella? E perché ora lei stava parlando in quel modo? In realtà non ebbe nemmeno il tempo di chiederselo, perché vide un turbinio di ghiaccio nero formarsi tra le sue mani e, dalla posizione che assunsero, era chiaro che intendeva scagliarlo contro di loro.
«Ora mostrerò, a te e a tutti, la mia vera forza! » esclamò la Regina. «Vi farò capire che avreste sempre fatto bene a temermi, che avrei dovuto camminare tra voi a testa alta e non nascondermi come se fossi stata io quella sbagliata. Chi mi ha costretta a vivere rinchiusa, pagherà per tutte le sue colpe!»
Avanzò minacciosa e la tormenta in miniatura che si era formata tra le sue mani, venne liberata verso il gruppetto che la fissava atterrito. La maggior parte dei tagliatori di ghiaccio corse a rifugiarsi, insieme alle guardie, tra gli anfratti delle mura, mentre Kristoff si chinò in avanti per proteggere Anna. Quasi non si resero conto che Jack era balzato in avanti, con il bastone in pugno, pronto a frapporsi fra loro e la raffica di ghiaccio nero. Tenendo le braccia tese nonostante la forza della folata, riuscì a creare una sorta di barriera di neve che, a contatto con la magia di Elsa, si consolidò in un’elaborata scultura composta da stalattiti e guglie minacciose che puntavano in tutte le direzioni.
«Elsa! Cosa ti sta succedendo? » esclamò il giovane spirito con una nota disperata nella voce. «Non lasciarti plagiare dalla parole di Pitch, lui vuole solo trascinarti nell’oscurità! »
«Forse potrà sembrare così a voi, ma lui è stato l’unico ad aprirmi gli occhi, a mostrarmi la realtà com’era e a farmi capire quanto tutti voi, in tutto questo tempo, non abbiate fatto altro che complottare per tenere a freno il mio potere! Ma ora lo libererò completamente, così capirete di cosa dovete avere davvero paura! »
Jack s’irrigidì, mentre Anna e Kristoff, alle sue spalle, lanciavano esclamazioni sgomente: loro non potevano capire cosa stava succedendo, ma lo spirito del gelo ormai l’aveva intuito, e non poteva che biasimare sé stesso se la situazione era degenerata fino a quel punto così rapidamente. Non avrebbe dovuto lasciare Elsa o, per lo meno, avrebbe dovuto mostrarle di credere maggiormente in lei. Le incertezze che le aveva lasciato, gli spiragli di timore, le ansie profonde, erano state terreno fertile per le lusinghe di Pitch e, per quanto fosse convinto della sua forza, Elsa restava comunque una ragazza che aveva sofferto tanto, troppo, per poter restare indifferente a quel genere di insinuazioni. Il suo potere era un’esca fin troppo succulenta per uno come l’Uomo Nero e il fatto di aver pensato che volesse semplicemente diffondere la sua paura, era stato ingenuo da parte sua. Ora gli appariva chiaro come il sole che Pitch cercava in Elsa un’alleata e il suo obiettivo era di impossessarsi del potere del ghiaccio. A conferma di quell’ipotesi, vide che ad un semplice gesto della ragazza, una nube oscura si materializzò sotto i suoi piedi sollevandola nell’aria, in modo che i cristalli di neve potessero piovere sull’intero cortile del palazzo e congelare ogni cosa.
Atterrito da quello che sarebbe potuto succedere e, ancora di più, da come Elsa si sarebbe sentita quando e se fosse tornata in sé, Jack la seguì spiccando un balzo nell’aria e lasciandosi alle spalle Anna e Kristoff.
«Elsa, per favore. » la chiamò in tono accorato. «Tu non vuoi tutto questo, io lo so. Pitch ti sta manovrando, sta sfruttando la tua tristezza e la tua paura, non puoi lasciarglielo fare! »
Quello che ottenne in risposta fu solamente una risata gelida, la conferma che le sue parole, così com’erano, non potevano raggiungerla.
Era tutto buio, un’oscurità soffocante che la circondava togliendole il respiro. Tutto quello che avrebbe voluto in quel momento era sedersi in un angolo e piangere. Piangere come faceva da bambina, quando era terrorizzata alla sola idea di avvicinare qualcuno eppure, allo stesso tempo, era tutto ciò che desiderava al mondo. Sapeva di non poterlo fare, di essere un pericolo per chiunque la toccasse, eppure non riusciva ad impedire a sé stessa di sognare qualcuno che le tendesse la mano per guidarla fuori da quella solitudine senza fine, qualcuno che le dicesse: “Non preoccuparti, va tutto bene, vai bene così come sei.”. Ovviamente non era mai accaduto e mai sarebbe accaduto neanche in futuro, la soluzione possibile era una sola e per raggiungerla doveva imporre la sua forza su chi l’aveva sempre bistrattata e rinchiusa.
«Non fargli del male! »
«Ad essere sempre buoni non si ottiene un bel niente. »
«Ma io voglio bene a tutti loro. »
«Se loro te ne volessero, ora non saresti in questa situazione. Dovresti essermene grata, è la tua rivalsa.»
«Ma io…»
«Non ti preoccupare, lascia fare a me e tu sta’ a guardare. »
Elsa chiuse gli occhi e si raggomitolò di nuovo nell’oscurità. Se non vedeva non avrebbe provato dolore, se non sentiva non avrebbe potuto essere ferita. Se non aveva nessuno, non poteva essere abbandonata di nuovo.