fairy_circles (
fairy_circles) wrote2024-12-29 06:02 pm
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It ends with us (cap. 4)
Titolo: It ends with us
Fandom: Mo Dao Zu Shi
Rating: safe
Personaggi: Lan SiZhui, Jin Ling, Wei WuXian, Lan WangJi, Jiang Cheng
Pairings: ZhuiLing, WangXian
Word count: 4252
Note: seguito diretto di "Dreams are all but gone"Quando SiZhui riaprì gli occhi, tutto quello che poté avvertire fu solo dolore.
Tentò di guardarsi attorno, di capire dove si trovasse, ma vedeva solo buio. La sua mente era confusa: ricordava di essersi trovato nei boschi poco fuori Lanling, di aver appena lasciato la Torre della Carpa Dorata e di essere stato sul punto di mettersi in volo sulla sua spada per rientrare a Gusu. Da lì in poi, tutto era avvolto dalla nebbia. Ricordava vagamente, come in un sogno, un pungente dolore alla spalla, forse alla testa. Qualcuno che lo strattonava, che gli stringeva i polsi, la sua vista che si oscurava e la sua mente che perdeva il contatto con la realtà. Realtà che, in quel momento, lo colpì come uno schiaffo: delle spesse corde gli bloccavano i polsi sopra la testa e, per quanto strattonasse, non riusciva a liberarsi. Provò ad attingere alla sua forza spirituale per spezzare quelle costrizioni ma scoprì con orrore di non esserne in grado. Il panico lo assalì. Aveva perso il suo nucleo dorato? Aveva sempre creduto che non esistessero altre persone come la “Mano Fondinucleo” che era stata al soldo dei Wen durante la guerra. Il gelo del terrore s’impossessò di lui: com’era possibile? Chi? Perchè? L’ansia gli impedì per alcuni minuti di essere razionale e di rendersi conto che, in effetti, il suo nucleo era ancora al suo posto. Solo che l’energia che produceva era immobile. Qualcuno aveva bloccato i suoi meridiani. Si stava chiedendo chi avesse potuto fare una cosa del genere e per quale motivo, se si trattava di una rimostranza verso il suo clan o verso i suoi genitori, quando uno spiraglio di luce gli ferì gli occhi. Qualcuno era entrato nella stanza. Non poteva vederli, portavano dei cappucci calati sul volto, ma poteva udire il tono dei loro sussurri. Sembravano eccitati.
«Per favore, chiunque voi siate, non è necessario arrivare a questo. Possiamo trovare un accordo.» tentò.
Una risata lo raggiunse.
«Un accordo?» disse una voce beffarda. «Con te? Non facciamo accordi con i cani.»
SiZhui sentì la paura crescere. Quel modo di parlare, quella rabbia, quelle parole fecero suonare un campanello d’allarme dentro di lui. Non era la prima volta che sentiva quell’epiteto. Tremò.
Uno degli uomini brandì qualcosa di luminoso. SiZhui non capiva cosa fosse ma il terrore gli attanagliò lo stomaco.
«Per favore…» tentò di nuovo.
«Fallo stare zitto.» disse una voce imperiosa.
«Che importa se urla? Qui non lo sentirà nessuno.» ribatté un’altra.
«Non voglio correre rischi inutili.»
SiZhui prese ad agitarsi quando qualcuno lo afferrò alle spalle. Tentò di nuovo di usare la propria energia, ma era come tentare di attingere acqua da un pozzo asciutto. Qualcosa gli tirò i capelli. No, era il suo nastro frontale.
«No, fermi! Quello…»
Non poté finire la frase. Il nastro gli venne incastrato tra i denti e legato stretto dietro la nuca. Non riusciva a ragionare lucidamente. Il panico gli ghiacciava il sangue nelle vene. La sua vista si appannò e per un attimo ebbe l’impressione di vedere una sorta di nebbia scura circondare le figure ammantate attorno a lui. Sbatté le palpebre: non era un’impressione, era reale. Non l’aveva mai percepita così chiaramente. Era energia risentita.
L’uomo davanti a lui sollevò la barra luminosa che teneva in mano.
«Cane Wen!» ringhiò. «Ora assaggerai la tua stessa medicina!»
Era un ferro rovente.
SiZhui scosse la testa freneticamente, impossibilitato a pronunciare qualsiasi parola.
L’uomo sollevò il ferro.
L’energia risentita avvolse tutto.
Wei WuXian non riusciva a stare fermo. Aveva percorso a grandi passi l’intero perimetro del Jingshi almeno dieci volte e non accennava a fermarsi. La sua ansia stava raggiungendo livelli di guardia e, se non avesse avuto subito notizie, sarebbe saltato su Suibian e si sarebbe precipitato a Lanling alla faccia di tutti gli atti di diplomazia del mondo.
«Wei Ying.» lo chiamò Lan WangJi, dal tavolo dov’era seduto a lavorare.
«Lo so, Lan Zhan, lo so.» rispose.
Era consapevole di essere un disturbo per il marito che tentava di concentrarsi, ma non ce la faceva.
«A-Yuan avrebbe dovuto essere già qui. E se avesse avuto intenzione di fermarsi di più alla Carpa Dorata, ci avrebbe avvisati. Non è da lui sparire così, dev’essere successo qualcosa.»
Forse era solo paranoico - “oh, per gli dei, fa che sia solo paranoico!” - forse SiZhui aveva semplicemente perso la cognizione del tempo mentre amoreggiava con Jin Ling e si era dimenticato del giorno di rientro. Eppure, qualcosa gli diceva che non era così e di solito il suo sesto senso non sbagliava.
«Puoi contattare Jin Ling.» disse Lan WangJi.
La sua voce sembrava calma e distaccata, ma Wei WuXian poteva sentire come l’ansia stesse contagiando anche lui.
«Sì, hai ragione. È inutile tergiversare.»
Con passo deciso, si diresse a uno scaffale accanto alla libreria e ne estrasse un rotolo di pergamena. L'aveva incantato tempo prima con una variante di sua invenzione del talismano del trasporto e l’aveva diviso in tre parti, dando le restanti al figlio e al nipote: ora funzionava come un sistema di comunicazione pressoché istantaneo.
Afferrò l’inchiostro e scrisse una domanda con poche, rapide pennellate, sforzandosi di non apparire come un genitore inutilmente apprensivo.
Si morse l’unghia del pollice mentre attendeva la risposta. Jin ling poteva aver buttato il rotolo da qualche parte, senza interessarsene. Poteva non vederlo o semplicemente non badargli. Poteva decidere che era una seccatura e non rispondergli. Ogni secondo che passava, il suo nervosismo aumentava.
Poi, finalmente, i primi tratti di pennello apparvero sulla carta.
Wei WuXian sbiancò.
Vedendolo in difficoltà, Lan WangJi lo raggiunse immediatamente.
«Cosa dice?»
«Che A-Yuan ha lasciato la Torre della Carpa Dorata due giorni fa.»
Wei WuXian afferrò la manica del marito.
«Avrebbe già dovuto essere qui! Lan Zhan, perchè non è qui?»
Lan WangJi coprì la sua mano con la propria.
«Andiamo a cercarlo.» disse. «Partiamo subito per Lanling.»
Avrebbero potuto optare per metodi di viaggio tradizionali, ma Wei WuXian non aveva voluto sentire ragioni ed era stato il primo a balzare sulla spada, intenzionato a raggiungere la destinazione il più velocemente possibile. Avrebbe volato incessantemente giorno e notte, se necessario. Purtroppo il suo controllo non era ancora ottimale, soprattutto sulle lunghe distanze, e il suo ostinato rifiuto di fare una pausa a metà percorso aveva portato Suibian a inclinarsi pericolosamente rischiando di farlo precipitare. Lan WangJi se n’era accorto all’istante e lo aveva afferrato al volo, trascinandolo sulla propria spada. Bichen aveva stabilità sufficiente a trasportarli entrambi senza problemi. Wei WuXian si aggrappò alla veste del marito, le sue mani tremavano.
«Non sono nemmeno in grado di andare da mio figlio con le mie forze.» ringhiò, irritato con sé stesso.
Lan WangJi gli appoggiò una mano sui capelli, per calmarlo.
«Sei solo turbato. Questo inficia il controllo del qi.» disse.
Wei WuXian avrebbe voluto ribattere che, per quanto fosse a sua volta turbato, questo a lui non succedeva. Anzi, stava trasportando sulla sua spada due persone senza sforzo.
Ricacciò in gola quelle parole, ancora più irritato. Non poteva dire una cosa del genere, sarebbe stato mostruosamente ingiusto. Inoltre, era consapevole della differenza tra il suo livello di coltivazione, con il suo nuovo nucleo dorato e le abilità a stento recuperate, e quello di Lan WangJi. Anche suo marito era in ansia per SiZhui, non si meritava certo che lui si mettesse a fare i capricci.
«Sono così preoccupato.» sospirò invece, appoggiando la fronte contro il suo petto.
La mano di Lan WangJi scivolò lungo la sua schiena, rassicurante.
«Lo sono anch’io.» disse. «Un passo per volta, prima di tutto dobbiamo capire cos’è successo, poi agiremo di conseguenza.»
Wei WuXian strinse i denti e annuì. Sì, doveva mantenere la calma e ragionare lucidamente.
Quando giunsero alla Torre della Carpa Dorata, imbruniva.
Jin Ling era in cima alla lunga scalinata che conduceva al palazzo principale e quando li vide arrivare iniziò a sbracciarsi.
«Shishu!» esclamò, non appena furono smontati da Bichen. «Cos’è successo ad A-Yuan?»
Era pallido e aveva afferrato il bordo della sua manica esattamente come aveva fatto lui con Lan WangJi prima di partire.
«Quando ci siamo salutati andava tutto bene! Perchè non è tornato a casa? Dov’è andato?»
Wei WuXian gli strinse le mani, scuotendo la testa.
«Non lo so, A-Ling. Siamo venuti qui per questo, per scoprirlo.»
«Mi sembra così assurdo che se ne sia andato di sua volontà!» continuò Jin Ling. «Andava tutto bene, stavamo bene. Non è successo nulla che…»
S’interruppe e Lan WangJi lo incalzò.
«Cosa?»
«Non so se possa c’entrare, ma in questi giorni mi sembrava preoccupato per qualcosa. Ha detto che non dovevo pensarci, che riguardava solo lui e che me ne avrebbe parlato non appena ne fosse venuto a capo. Ho pensato che si trattasse di qualche dilemma morale legato alle regole del clan e al nostro… rapporto.» Scosse la testa. «Sono stato uno sciocco, avrei dovuto insistere perchè me ne parlasse. O forse non ha niente a che fare con questo e qualcuno gli ha fatto del male. Non so cosa pensare!»
Vedendolo in quello stato, Wei WuXian gli circondò la vita con un braccio e lo condusse verso l’interno del palazzo. Avevano bisogno di un posto tranquillo dove parlare, non era il caso di farlo sulla pubblica piazza. Qualcosa gli diceva che le preoccupazioni di SiZhui erano legate a qualcosa a lui ben noto, ma non era suo compito svelarne la natura. Ora dovevano solo concentrarsi per capire cosa fosse successo.
Dopo il colloquio con Jin Ling, che sembrava aver stabilito che non fosse successo nulla di anomalo al giovane Lan durante il soggiorno alla Carpa Dorata, decisero che la cosa migliore da fare fosse organizzare squadre di ricerca che battessero a tappeto il percorso tra Lanling e Gusu.
Jin Ling schierò tutti gli uomini disponibili che aveva alla residenza, spiegando loro che si trattava di una questione di vita o di morte e che il primo discepolo di GusuLan era disperso. Chiunque avesse avuto notizie sarebbe stato adeguatamente ricompensato. Dopo che questi si furono dispersi, avviati ognuno alla propria area di ricerca, Wei WuXian estrasse Chenqing e fece per portarselo alle labbra. Avevano bisogno di tutto l’aiuto possibile.
Non fece in tempo a suonare una sola nota, che una voce lo chiamò da sopra il tetto del padiglione.
«Gongzi.»
Sollevando lo sguardo vide Wen Ning che li osservava con la sua espressione neutra.
Scambiò un’occhiata d’intesa con Lan WangJi, poi spiccò un balzo e lo raggiunse.
«Stavo per chiamarti.» esordì. «Ho bisogno del tuo aiuto.»
«Sono al corrente, gongzi.» annuì Wen Ning. «Quando siete partiti in tutta fretta dai Meandri delle Nuvole, vi ho seguiti perché ero preoccupato che fosse successo qualcosa di grave.» Abbassò la voce e si avvicinò di un passo. «A-Yuan è l’unica famiglia che mi è rimasta, farò di tutto per ritrovarlo!»
Wei WuXian gli strinse una spalla con una mano.
«Grazie.» mormorò.
Quando anche Wen Ning fu partito, Wei WuXian tornò dal marito.
«Andiamo anche noi.» disse e Lan WangJi annuì.
«Vengo anch’io!» esclamò Jin Ling, ma Wei WuXian scosse la testa.
«È meglio che tu rimanga qui. E no, non lo dico perché penso che sia pericoloso e tu non abbia le capacità, ma sei un capoclan ora e hai le tue responsabilità. Inoltre, è necessario che qualcuno resti nel caso A-Yuan torni. Ti faremo sapere immediatamente qualsiasi novità.»
Poteva vedere la frustrazione nello sguardo di Jin Ling, ma anche una nuova consapevolezza farsi strada nella sua espressione. Alla fine il ragazzo annuì e li lasciò andare.
Le ricerche proseguirono ininterrottamente per due giorni e due notti. Gli uomini del clan Jin si davano il cambio in turni, facendo rapporti regolari al capoclan, mentre Wen Ning, che era l’unico a non aver bisogno di riposare, mangiare o dormire, riportava le proprie notizie direttamente a Wei WuXian. Wei WuXian che, in quei due giorni, non aveva chiuso occhio e a malapena si era concesso un boccone e qualche sorso d’acqua.
«Dobbiamo tornare alla Torre della Carpa.» disse Lan WangJi, la mattina del terzo giorno, quando lo vide barcollare e appoggiarsi di peso al tronco di un albero.
«Cosa? No! Non abbiamo ancora trovato A-Yuan! Non sappiamo cosa gli sia successo!» protestò Wei WuXian.
«Wei Ying, sei stremato. Non ti reggi in piedi. Hai bisogno di riposare.»
«Riposerò quando avremo ritrovato nostro figlio!» esclamò Wei WuXian, testardo.
Era vero, era stanco, ma questo non aveva la minima importanza. Quello che contava era riportare a casa SiZhui sano e salvo. Il nodo che gli stringeva lo stomaco parlava chiaro: non si sarebbe fermato finché non avesse trovato il suo bambino.
«Ti prego, ascoltami. Ti stai facendo del male e non potrai essere di nessun aiuto se crollerai per la stanchezza. Wen Ning può proseguire all’infinito, ma tu hai bisogno di dormire.»
«Non se ne parla! Non finché non sarò sicuro che sta bene!»
Lan WangJi sospirò. La sua mano si mosse fulminea, Wei WuXian non la notò nemmeno. Avvertì solo due colpi ai lati del torace, poi tutto attorno a lui si fece buio.
Si risvegliò al suono di una voce a lui nota. Qualcuno stava alzando i toni non troppo distante da lui e questo aveva aiutato a dissipare il torpore che lo aveva avvolto. A fatica sollevò le palpebre e mise a fuoco l’ambiente che lo circondava: non aveva idea di dove si trovasse. Spostò appena lo sguardo di lato e incrociò quello addolorato di Lan WangJi.
«Lan Zhan… cos’è successo?» domandò Wei WuXian, faticando a riordinare i pensieri.
Dove si trovava? Com’era finito lì?
Lan WangJi chinò appena la testa.
«Perdonami.» mormorò.
Quell’unica parola gli fu d’aiuto a rimettere insieme i pezzi della sua memoria confusa.
Si era rifiutato di andare a riposare e suo marito lo aveva fatto svenire colpendo i punti nevralgici dei suoi meridiani. Quindi, quella in cui si trovava doveva essere una delle stanze per gli ospiti della Torre della Carpa.
Aprì la bocca per protestare ma, davanti all’espressione affranta di Lan WangJi, la richiuse, vergognandosi di sé stesso. Suo marito era pallido, il suo volto appariva tirato e segnato da occhiaie. Anche lui non riposava degnamente da giorni e non si era risparmiato nelle ricerche. Era stanco e Wei WuXian non aveva fatto altro che aggravare quella condizione. Quanto doveva essere stato preoccupato per lui per agire in modo tanto drastico? Ora poteva vedere chiaramente anche il suo senso di colpa. Era stato davvero uno sciocco testardo.
Accennò un sorriso e sollevò una mano per posarla sulla guancia del marito.
«Non scusarti, avevi ragione. Sarei crollato di lì a poco, stavo in piedi per pura forza di volontà.»
L’espressione di Lan WangJi si addolcì appena, mentre copriva la mano con la sua.
«Quanto ho dormito? Ci sono novità?» chiese quindi Wei WuXian.
«Solo qualche ora. Wen Ning è ancora in giro ed è arrivato il capoclan Jiang.»
Wei WuXian balzò a sedere sul letto.
«Jiang Cheng è qui?!»
In effetti ora riconosceva la voce che lo aveva destato: era quella del suo shidi che stava ancora parlando in modo alterato fuori dalla porta della stanza.
«Non è tuo compito!» stava dicendo. «Tutti si stanno chiedendo cosa stai combinando e il perché di questo dispiegamento di forze. Inoltre, questo modo di fare mina anche la tua credibilità all’interno del clan. I tuoi sottoposti smetteranno di seguirti, se continuerai a dimostrare una così scarsa fiducia in loro.»
«Non posso fidarmi di qualcuno che attenta alle persone a cui tengo.»
La voce di Jin Ling suonava debole, stanca.
«Non è detto che abbia a che fare con il clan Jin, potrebbe trattarsi di una questione che riguarda i Lan. Se ne dovrebbero occupare loro.» proseguì Jiang Cheng.
A quelle parole, Wei WuXian si alzò, ricacciando indietro la debolezza, e si avviò alla porta, Lan WangJi solo un passo dietro di lui.
Spalancò la porta e i due nel corridoio si voltarono immediatamente.
Jin Ling appariva sciupato, le sue vesti erano stropicciate e i capelli non perfettamente acconciati come al solito. La pelle del suo viso era spenta e oscurata dalle occhiaie. Jiang Cheng, al contrario, appariva energico come sempre e gli lanciò un’occhiata nient’affatto stupita.
Wei WuXian sentì la frustrazione prendere il sopravvento.
«Jiang Cheng, mio figlio è scomparso, non so nemmeno se sia vivo o morto, pensi davvero che me ne stia lavando le mani?!» sbottò.
Immediatamente sentì la stretta di Lan WangJi sul braccio, sia a dargli supporto sia a impedirgli di dire o fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.
Lo sguardo di Jiang Cheng si spostò sul suo volto e Wei WuXian lo vide spalancare gli occhi. Non era certo di cosa l’altro stesse vedendo, ma non era qualcosa che si fosse aspettato. Sollevò una mano nella sua direzione, ma Lan WangJi si frappose tra loro.
«Volevo solo accertarmi che il mio shixiong stesse bene, visto che già mio nipote sembra non dormire da giorni. Inizio ad avere dei dubbi sul tuo prenderti cura di lui, Hanguang-jun.»
Lan WangJi s’irrigidì e Jin Ling mosse un passo avanti.
«Jiujiu!» esclamò, scandalizzato.
«Taci. Sembrate entrambi dei morti viventi e lo sai.»
«Smettila, Jiang Cheng.» s’intromise Wei WuXian con un tono di voce inaspettatamente fermo. «Siamo tutti stanchi e preoccupati e non è insultando mio marito che le cose miglioreranno. Se non puoi essere d’aiuto, forse è meglio che torni a Yunmeng.»
Jiang Cheng lo fissò dritto negli occhi, pallido e con i pugni stretti.
«Sai benissimo che sono qui solo per di Jin Ling. Non è un bene per la sua posizione comportarsi in questo modo.»
Jin Ling perse definitivamente la pazienza.
«Non m’importa un accidente della mia posizione!» urlò. «Non intendo starmene con le mani in mano mentre la persona che amo è dispersa!»
Jiang Cheng spostò su di lui lo sguardo sconvolto.
«Cosa…?»
Jin Ling scosse la testa.
«Non voglio più discutere. Jiujiu, sei libero di fare come preferisci. Quello che di cui m’importa ora è solo ritrovare A-Yuan.»
Girò sui tacchi e si avviò lungo il corridoio esclamando a gran voce: «Dove sono i rapporti? Avevo detto di consegnarmene uno ogni ora!»
Jiang Cheng spostò lentamente lo sguardo verso Wei WuXian.
Lan WangJi si teneva ancora tra di loro, con una mano sul braccio del marito.
«Ovunque mettiate piede, seminate problemi.» disse il capoclan Jiang, con espressione ancora irritata. «Darò ordine ai miei uomini di unirsi alle ricerche. E tu.» Puntò un dito verso Wei WuXian. «Vedi di mangiare qualcosa, che si vede lontano un miglio che ti reggi in piedi a stento.»
Detto questo, li ignorò e si avviò a grandi passi nella stessa direzione in cui era sparito Jin Ling.
Jin Ling si sentiva la testa ronzare. Non ricordava da quanto tempo non toccasse il letto e le poche ore che era riuscito a dormire in quei giorni erano state funestate dai peggiori incubi. L’idea di non vedere mai più SiZhui lo distruggeva. Continuavano a passargli davanti agli occhi i momenti passati insieme: le lezioni di guqin, quelle di tiro con l’arco, la visita alla camera del tesoro, la gita in barca andata male, le effusioni appassionate nell’erba. Sopra a tutto questo, però, aleggiava lo sguardo ansioso che il suo fidanzato aveva avuto in quei giorni. SiZhui non aveva voluto dirgli di cosa si trattasse e Jin Ling non riusciva a perdonarsi di non aver insistito. Se questa sparizione fosse stata legata a quelle preoccupazioni, significava che forse avrebbe potuto aiutarlo e non l’aveva fatto.
Si passò una mano tra i capelli, frustrato. Non sapeva cosa pensare. Inoltre, c’erano quei due del clan LaolingQin che avevano incontrato sulla strada verso Lanling, che ora gli sembravano sempre più sospetti. Avevano detto di essere stati invitati alla Torre della Carpa Dorata per motivi di studio, ma lui non ricordava di aver mai inviato o ricevuto richieste di quel tipo, men che meno di averli poi rivisti a palazzo come da loro promesso. Forse suo zio aveva ragione, richiedere un’investigazione sui discepoli esterni e sulla maggior parte del personale interno non era stata la mossa più saggia e discreta, ma non riusciva a togliersi dalla testa che la risposta fosse proprio lì sotto il suo naso.
Si sedette al tavolo ingombro di rapporti e per un attimo si concesse di appoggiare la fronte sul piano di legno. Era così stanco, ma non si sarebbe concesso nessun riposo finché non fosse stato certo che SiZhui fosse al sicuro.
Un leggero tocco sul tavolo lo indusse ad alzare la testa. Una tazza di tè era appoggiata accanto a lui e di fronte si trovava Jiang Cheng.
«Jiujiu…»
Oh, già, c’era anche quello. Aveva appena urlato in faccia a suo zio che era innamorato di un ragazzo. Un ottimo tempismo.
«Bevi, ti schiarirà la mente.» disse Jiang Cheng, accomodandosi di fronte a lui.
Jin Ling voleva dimostrargli che non era più un bambino e che nessuno poteva dirgli cosa dovesse o non dovesse considerare importante, ma all’improvviso si rese conto che con un atteggiamento del genere si sarebbe dimostrato, per l’appunto, infantile. Quindi chinò appena il capo verso suo zio.
«Grazie, jiujiu.»
Accettò la tazza e sorseggiò la bevanda rigenerante.
Jiang Cheng appoggiò il volto su una mano e sospirò.
«Sei tale e quale a quel degenerato dell’altro tuo zio. Non può essere ereditario, sarà contagioso?»
Jin Ling aggrottò le sopracciglia.
«Se è un insulto, io…!»
Non avrebbe permesso a nessuno di parlare male del sentimento che lo legava a SiZhui, nemmeno al suo unico consanguineo rimasto.
«Certo che è un insulto. Frequentare Wei WuXian ti fa male, sei diventato testardo esattamente come lui. Agite entrambi senza pensare, sull’onda dell’emotività.»
«Cos…»
«Certe cose vanno affrontate con razionalità, sia per ottenere i migliori risultati in poco tempo, sia per minimizzare i danni.» Jiang Cheng agitò una mano nell’aria. «Beh, sia quel che sia, ora la cosa più importante è ritrovare il ragazzino Lan. Poi mi spiegherai perchè non mi hai informato che avevo un secondo nipote.»
Jin Ling sentì il calore salirgli alle guance. Si era aspettato che suo zio gli facesse una scenata, che gli urlasse addosso addirittura, visti i precedenti con Wei WuXian. Invece sembrava stupito ma non del tutto contrario. In ogni caso, non aveva tempo per pensare a queste cose adesso, doveva concentrarsi sui rapporti e trovare indizi utili.
«Ho mandato i miei uomini ad affiancare i tuoi e Wei WuXian e Lan WangJi sono usciti di nuovo. Sono certo che avremo presto notizie.» disse Jiang Cheng. «Come procedono le indagini interne?»
Jin Ling sospirò e si apprestò a raccontare i suoi sospetti sui due appartenenti al clan Qin. Non era certo della loro identità e delle loro intenzioni: tutto quello che aveva, era la sensazione che il loro precedente incontro non fosse stato casuale e, se non era lui stesso l’oggetto del loro interesse, allora doveva trattarsi per forza di SiZhui.
«Anzi, sembravano addirittura stupiti di vedermi.» aggiunse. «Come se non si aspettassero che il capoclan potesse trovarsi lì in quel momento.»
«Non posso biasimarli.» commentò caustico Jiang Cheng.
«Sono serio, jiujiu. Li ho liquidati come scocciatori, ma chi se ne andrebbe a spasso nei boschi la sera andando deliberatamente incontro ad altre persone, per poi affannarsi a trattare quell’incontro come fortuito? Forse miravano ad A-Yuan e la mia presenza ha rovinato i loro piani. Quello che mi chiedo è perchè? Che motivo potevano avere di aggredire il primo discepolo di GuguLan?»
Jiang Cheng scosse la testa.
«Siamo qui a spremerci le meningi nel cercare un collegamento, quando magari si tratta davvero di dissapori tra i Lan e altri clan. O di qualche sgarbo compiuto da Wei WuXian.»
«No, non avrebbe senso. Sarebbe troppo casuale. Nessuno se la prenderebbe con un membro a caso del clan, se si trattasse davvero di malcontento. E se fosse colpa di shishu, avrebbero ben altri modi per fargli arrivare delle minacce dirette. Non riesco a togliermi dalla testa che si tratti di un rancore personale, ma non capisco in nessun modo perché. Cosa A-Yuan possa aver fatto per attirarsi l’odio di qualcuno.»
«A volte basta la sola invidia.»
Invidia. In effetti tutto nella figura di SiZhui, dal suo portamento alle sue capacità, suscitava ammirazione. Ma lui non era mai stato il tipo di persona che si vantava dei propri traguardi personali, quindi era difficile che qualcuno lo prendesse in antipatia. Tuttavia, al punto morto in cui erano, Jin Ling non vedeva altra motivazione possibile, per quanto effimera.
In quel momento, un bussare concitato alla porta gli fece alzare di scatto la testa.
«Capoclan, rapporto!» esclamò la voce di uno dei suoi comandanti.
«Vieni avanti!»
Quello entrò e s’inchinò brevemente sia a lui che a Jiang Cheng.
«Capoclan! Abbiamo ricevuto in questo momento l’ultimo dispaccio. Il Generale Fantasma ha trovato Lan gongzi in una baracca nei pressi del fiume! Hanguang-jun e Wei gongzi sono già sul posto.»
Jin Ling balzò in piedi tanto velocemente che un capogiro lo aggredì. Barcollò per un istante, ma allontanò la mano che Jiang Cheng aveva allungato verso di lui.
Afferrò Suihua e, senza una parola, si precipitò fuori.