Estate a Yunmeng
Jul. 30th, 2024 04:28 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Estate a Yunmeng
Fandom: Mo Dao Zu Shi
Rating: safe
Personaggi: Wei WuXian, Lan WangJi, Lan SiZhui, Jin Ling, Lan JingYi, Jiang Cheng
Pairings: WangXian, ZhuiLing
Word count: 12323
«Andiamo a Yunmeng!»
A quell’esclamazione di Wei WuXian, tutti si voltarono a guardarlo stupiti.
Avevano appena terminato una lezione sui talismani del fuoco, generalmente utilizzati anche per riscaldare gli ambienti, ed erano tutti piuttosto accaldati. L’estate era finalmente arrivata anche ai Meandri delle Nuvole, le giornate erano ancora fresche, ma il gelo dell’inverno era ormai alle spalle. Il sole splendeva, il cielo era azzurro, nonostante la foschia che ammantava perennemente i picchi di Gusu, e Wei WuXian era stato colto da un’improvvisa nostalgia delle estati della sua infanzia passate a sguazzare nei canali.
Di lì a pochi giorni le lezioni sarebbero terminate e tutti gli studenti avrebbero fatto ritorno alle proprie famiglie quindi, almeno per un po’, tutti avrebbero avuto del tempo libero. Lui e Lan WangJi non avevano ancora deciso come impiegarlo. Avrebbero potuto partire per un viaggio alla ricerca di luoghi da esorcizzare o cacce notturne da portare a termine, ma cosa ci sarebbe stato di meglio di un po’ di tempo in un luogo romantico come Yunmeng?
«È una pessima idea.»
A parlare era stato ovviamente Jin Ling, che si era attardato con il gruppetto Lan alla fine della lezione.
«Andiamo, chi? E perchè? Non potete andarvene a zonzo senza il permesso del mio jiujiu e lui non ve lo darà mai.»
Wei WuXian non si fece minimamente scoraggiare e gli fece l’occhiolino.
«Per questo sarai tu a chiederglielo.» puntualizzò. «L’estate è il momento migliore per raccogliere i semi di loto e pensa, A-Yuan non ha mai avuto l’occasione di farlo.»
Circondò con un braccio le spalle del figlio, che aveva improvvisamente preso colore sulle guance, e sorrise.
«Non è nemmeno mai stato al festival di mezz’estate. Qui a Gusu non hanno idea di cosa sia davvero un festival.» continuò.
«Baba!» protestò SiZhui, visibilmente in imbarazzo, mentre lo sguardo di Jin Ling si spostava su di lui.
«Davvero?» chiese il giovane Jin direttamente al capo discepolo.
«Certo che è vero!» esclamò Wei WuXian prima che il ragazzo potesse rispondere. «Guardalo, ti sembra uno che è mai stato a divertirsi a un festival? Questi piccoli, innocenti Lan sono cresciuti nelle privazioni, non hanno idea di cosa voglia dire godersi la vita.»
«Baba, smettila!» esclamò di nuovo SiZhui, scandalizzato da tanta sfacciataggine. «A-Ling, non devi…»
«Andremo a Yunmeng!» lo interruppe Jin Ling. «Coglieremo i semi di loto e andremo al festival di mezz’estate. Ci penserò io a parlare con jiujiu!»
SiZhui sospirò ma Wei WuXian sorrise, raggiante. Era stato più semplice di quanto pensasse e ora si sarebbero goduti l’estate in un posto dove avrebbero potuto rilassarsi e divertirsi. Non era mai riuscito a stare con Lan WangJi a Yunmeng senza che capitasse un problema dopo l’altro e ogni loro soggiorno era stato costellato di ansie, nervosismi, spaventi e litigi. Questa volta sarebbe stato diverso, sarebbe stata la loro prima, vera vacanza romantica.
«Allora andremo tutti!» esclamò Lan JingYi, prendendo sottobraccio il compagno Ouyang ZiZhen.
Il sorriso di Wei WuXian si gelò per una frazione di secondo: oh, beh, sarebbe stata una vacanza romantica con prole al seguito.
A Jiang Cheng non poteva importare di meno che il ragazzino Lan non avesse mai raccolto i semi di loto o non avesse mai assistito al festival di mezz’estate, così come non aveva nessun interesse ad assecondare le stravaganti richieste di uno shixiong con cui sentiva di avere ancora un rapporto conflittuale. Tuttavia non era mai stato davvero in grado di negare qualcosa a Jin Ling, non quando lo chiedeva con quell’aria speranzosa, quindi non aveva potuto fare altro che capitolare.
Gli alloggi assegnati alla delegazione Lan in visita vennero selezionati tra quelli più lontani dalla residenza principale, in modo che il suo shixiong e la sua bizzarra famiglia allargata non gli capitassero tra i piedi nemmeno per sbaglio e lui potesse godersi l’estate in santa pace. I giovani Lan ricevettero delle stanze in un edificio che si affacciava su uno dei canali principali, mentre Wei WuXian e suo marito vennero alloggiati in una casetta indipendente con un portico grazioso dalla parte opposta del canale. Nessuno fece domande sull’ovvio motivo di quella sistemazione separata e Wei WuXian ne fu estremamente soddisfatto.
«Potremo oziare tutto il giorno sotto il portico!» esclamò, entusiasta. «Non è fantastico, Lan Zhan?»
Lan WangJi annuì, chiaramente scettico, ma non obiettò.
Quell’intento, infatti, non durò più di una decina di minuti, trascorsi i quali sia i ragazzi che Wei WuXian iniziarono a lamentarsi per il caldo. I giovani Lan non erano per nulla abituati a quelle temperature e questo era anche parte del motivo per cui Wei WuXian aveva accettato di portarli con sé. Voleva che si divertissero e si godessero l’estate in maniera spensierata, con meno regole e vestiti possibili.
Proprio per questo fu il primo a togliersi gli stivali e ad arrotolare i pantaloni fino al ginocchio per immergere i piedi nell’acqua fresca del canale.
Lan WangJi gli lanciò un’occhiata di sbieco che durò qualche secondo di troppo ma non commentò. Quel silenzio non fu altro che un incoraggiamento.
«Coraggio, ragazzi! Fatelo anche voi!» esclamò, vedendoli titubanti. «È estate, è normale scoprirsi un po’. Qui a Pontile del Loto non ci farà caso nessuno e il vostro Hanguang- jun non vi sgriderà.»
«Sei proprio senza vergogna, shishu…» commentò Jin Ling, che però nel frattempo si era già sfilato la sopraveste e aveva tuffato i piedi in acqua.
«Senti da che pulpito!» lo prese in giro Lan JingYi.
«Io posso perchè sono ancora giovane.»
«Mi stai dando del vecchio?!» si scandalizzò Wei WuXian, portandosi una mano al petto.
«Che impudente!» rincarò Lan JingYi.
«Beh, non si può dire che tu sia di primo pelo, qianbei.» ribattè Jin Ling.
«Ragazzi, per favore…»
Lan SiZhui tentò di intervenire per placare gli animi, come sempre, ma Wei WuXian lo precedette e, con un gesto fulmineo e inaspettato, spinse Jin Ling giù dal pontile. Il ragazzo precipitò in acqua con uno strillo e riemerse un attimo dopo con un urlo indignato.
Lan JingYi scoppiò in una sonora risata, imitato da Wei WuXian.
«Largo ai giovani, allora.» commentò sarcastico quest'ultimo, mentre SiZhui, sollecito come sempre, si stava chinando in avanti per soccorrere il compagno.
Wei WuXian lanciò un’occhiata di sottecchi a Lan WangJi per verificare che non si fosse effettivamente seccato per quel comportamento poco consono, ma notò un minuscolo sorriso aleggiare sulle sue labbra. Ovviamente l’algida Seconda Giada di Lan non avrebbe mai riso apertamente per un motivo così triviale, ma nemmeno avrebbe impedito agli altri - men che meno al suo amato - di farlo.
Rinfrancato da quella vista, Wei WuXian lasciò da parte ogni remora e saltò a sua volta in acqua. Un istante dopo era circondato da ragazzini che sguazzavano nella parte bassa del canale, sotto lo sguardo vigile e tutto sommato tollerante di Hanguang-jun.
Il giorno seguente si svolse all’incirca allo stesso modo, con i discepoli e Wei WuXian che passarono la maggior parte del tempo in acqua, le vesti sollevate e i pantaloni arrotolati sopra il ginocchio. Le temperature si erano fatte roventi e i giovani Lan, per nulla abituati a quel clima, trovavano che quello fosse l’unico modo di sopportarlo. A differenza loro, Lan WangJi sedeva immobile sotto il portico, nella posizione del loto. Sembrava aver passato la maggior parte del tempo a meditare quando Wei WuXian lo raggiunse a mattina inoltrata.
«Non mi aspettavo che raggiungessimo queste temperature così presto nella stagione.» commentò lasciandosi cadere accanto a lui sul pontile, i piedi nudi che penzolavano oltre il bordo, verso l’acqua. «Forse non sono più abituato al clima di Yunmeng.»
I ragazzi erano da poco rientrati per prepararsi per il pranzo e attorno a loro regnava il silenzio, interrotto solo dallo sciacquio delle foglie di loto ai lati del canale.
Wei WuXian si sventolò con una mano e con l’altra allentò la cintura che gli chiudeva la veste, fino a sfilarla del tutto. L’ampio scollo sul petto si aprì fino a rivelare l’assenza di una sottoveste e l’esposizione di decisamente troppa pelle.
«Dovresti rinfrescarti un po’ anche tu, Lan Zhan.» commentò. «Tutti quegli strati di vestiti con questo caldo non ti fanno bene.»
Percepì ancora prima di vedere lo sguardo di disapprovazione del marito e l’arrossarsi delle sue orecchie di fronte a tanta audacia all’aperto e in pubblico. Era già pronto con una battuta provocante sulle labbra per prenderlo un po’ in giro, quando lo vide vacillare e perdere parte della sua postura elegante.
Immediatamente gli fu accanto e gli circondò le spalle con un braccio.
«Lan Zhan! Che succede?» esclamò, allarmato, mentre l’altro si appoggiava a lui.
Scosse piano la testa.
«Solo un leggero capogiro.» disse.
Wei WuXian gli appoggiò una mano sulla fronte. Scottava. Tutto il suo corpo era troppo caldo.
«È un colpo di calore.» disse, preoccupato. «Vieni, torniamo in camera. Ce la fai ad alzarti?»
Lan WangJi annuì, ma barcollò non appena fu di nuovo in piedi. Wei WuXian lo sostenne e lo guidò fino alla loro stanza, adagiandolo poi piano sul letto.
Lo aiutò a sciogliere i nastri che tenevano chiuse le sue vesti e, strato dopo strato, gliele lasciò cadere dalle spalle fino a lasciarlo solo con la veste intima. Lo invitò a sdraiarsi e corse a prendere una brocca d’acqua con un bicchiere e una bacinella.
Ora si sentiva tremendamente in colpa: aveva sottovalutato il problema, pensando di poterlo accantonare con dei semplici giochi in acqua, ma era ovvio che per i Lan, cresciuti in montagna, quelle temperature fossero proibitive. Come lui pativa l’inverno di Gusu, Lan WangJi doveva trovare insopportabile l’estate di Yunmeng, ma di certo non si sarebbe abbassato a sguazzare nei canali come i discepoli.
«Bevi qualcosa, Lan Zhan.» gli disse, porgendogli il bicchiere mentre l’altro si sollevava leggermente su un gomito e accettava, obbediente. «Mi dispiace tanto, sono stato uno sciocco. Non volevo certo che stessi male. Appena starai meglio possiamo tornare a Gusu.»
Lan WangJi scosse subito la testa.
«Non serve.»
«Ma questo caldo ti fa male e non voglio che tu debba patirlo.»
«E io non voglio portarti via dal luogo in cui desideravi venire.»
Con Lan WangJi non c’era partita e Wei WuXian sapeva benissimo che non l’avrebbe spuntata quando si trattava di qualcosa che riguardava lui stesso.
Sospirò e immerse un panno nella bacinella, per poi appoggiarlo sulla fronte calda del marito.
«Va bene, ma adesso riposa. M’inventerò qualcosa.»
Non appena lo vide chiudere gli occhi, si affrettò a frugare tra i bagagli che aveva portato con sé: era certo di aver messo da qualche parte l’inchiostro e la scorta di carta per talismani.
Si trovavano ancora nelle ore più calde che seguivano il pranzo, quando Jin Ling aveva deciso che quello era il momento migliore per mettere in pratica il suo proposito di mostrare a SiZhui i passatempi tipici di Yunmeng.
«Andiamo a cogliere i semi di loto!»
Lan JingYi e Ouyang ZiZhen gli rivolsero espressioni entusiaste.
«Avete un lago privato?» esclamò il primo.
«Certo!» fece, tronfio, Jin Ling. «Ma non è lì che andremo, altrimenti che divertimento ci sarebbe? Andremo in quello di qualcun altro.»
Quell’affermazione, fatta con la massima leggerezza, mise sul chi vive Lan SiZhui.
«Vuoi dire che andremo a rubarli? Sai, vero, che è sbagliato?» non poté fare a meno di obiettare.
Tre paia di occhi si posarono su di lui, in vari gradi di sguardi di sufficienza.
«Non fare il guastafeste, SiZhui.» disse Lan JingYi. «Per una volta che la signorina Jin propone un’attività divertente, dovremmo approfittarne.»
«Signorina a chi?» sbottò Jin Ling, seccato. «Vuoi andare a cogliere i semi di loto a nuoto?»
ZiZhen intervenne prima che i due si azzuffassero per l’ennesima volta.
«Andiamo, ragazzi. Non credo che ci sia niente di male nel divertirci un po’. I laghi sono grandi e non penso che nessuno noterà se manca qualche seme. Se ci beccheranno, torneremo indietro e sarà come se non fosse successo niente.»
I due contendenti si voltarono verso di lui come se avesse appena parlato la voce della ragione e persino SiZhui dovette ammettere che non aveva tutti i torti. In fondo Jin Ling, in quanto nipote del capoclan, si poteva dire essere il signorino di quel luogo, quindi non avrebbe dovuto avere limitazioni di spostamenti. E qualche seme di loto in meno non avrebbe davvero fatto del male a nessuno.
«E va bene.» capitolò infine. «Ma promettetemi che farete attenzione.»
Lo sguardo di Jin Ling si spostò immediatamente su di lui.
«Farete?» domandò, confuso.
«Beh, io…»
«Non pensarci nemmeno! Ovvio che verrai anche tu!» esclamò JingYi, interrompendo le proteste dell’amico sul nascere. «Per una volta il perfetto e stimato capo discepolo di GusuLan si divertirà come un essere umano!»
Sentendosi senza via d’uscita, Lan SiZhui concesse loro un sorrisino incerto.
«Se è proprio necessario…»
«Lo è!» confermò Jin Ling con convinzione, ponendo fine a ogni remora. «Vieni, vedrai che ti divertirai un sacco!»
Istintivamente, prese per mano SiZhui e, solo quando notò che il compagno lanciava occhiate a JingYi e ZiZhen, si rese conto del suo errore. Lo lasciò andare immediatamente.
«Scusa…» sillabò a fior di labbra mentre gli altri due non guardavano.
SiZhui scosse la testa e sorrise.
Ormai era diventato normale per entrambi comportarsi in modo affettuoso l’uno con l’altro al punto da dimenticarsi che la loro relazione non era ancora di dominio pubblico. A SiZhui dispiaceva non poterne parlare con qualcuno come JingYi, che conosceva praticamente da tutta la vita e con cui era cresciuto, ma lui e Jin Ling avevano deciso di comune accordo di tenere la cosa privata ancora per un po’. Non erano preoccupati della reazione degli amici, ma lo spargersi della voce avrebbe potuto creare problemi al nuovo capoclan Jin, ancora di troppo recente insediamento per sopportare un ennesimo scandalo sulla casata.
«Allora? Andiamo?» li richiamò Lan JingYi, riscuotendolo dai suoi pensieri. «I semi di loto non si rubano da soli!»
I due rimasti indietro lo raggiunsero affrettando il passo e Jin Ling, galantemente, allungò una mano per aiutare SiZhui a salire sulla barca che li attendeva ormeggiata al piccolo molo.
Il giovane Lan vi salì in modo piuttosto titubante e si sedette a poppa, dove l’imbarcazione sembrava più stabile, augurandosi che nessuno si muovesse troppo.
Jin Ling e JingYi si misero ai remi e, ben presto, la barchetta prese a scivolare spedita tra le foglie di loto in direzione di uno dei laghi più grandi.
La temperatura del primo pomeriggio era afosa come sempre, ma sull’acqua si poteva percepire una brezza rinfrescante che non raggiungeva la terraferma. Il profumo del loto in fiore permeava l’aria con le sue note dolci e le grandi foglie, di un verde lucido e brillante, erano una gioia per gli occhi. Se si fosse trattato solo di una gita per ammirare le bellezze del luogo, sarebbe stato molto piacevole, si disse SiZhui sospirando. Invece si fermarono nel bel mezzo del lago, in un punto dove i baccelli spuntavano invitanti e carichi di semi, e i suoi amici iniziarono a raccoglierli a manciate.
«Sono buoni per davvero!» esclamò JingYi, incredulo, mentre si infilava in bocca diversi semi.
«Certo! Ne dubitavi?» brontolò Jin Ling, sempre pronto a dargli contro, ma comunque imitandone il gesto.
«Con te non si può mai essere sicuri, signorina Jin.»
«Smettila con questa storia!»
Ouyang ZiZhen si pose in mezzo a loro sollevando tra le mani un fiore di loto perfettamente sbocciato.
«Invece di litigare dovremmo esaltare la bellezza di questo momento e la meraviglia della natura con dei versi composti apposta per l’occasione.» disse.
Dua paia di occhi spalancati si posarono su di lui, mentre SiZhui, sempre seduto sul fondo della barca, tentava di stare il più immobile possibile e con lo sguardo fisso sulle assi del fondo. Se non si fosse mosso forse anche gli altri avrebbero smesso di agitarsi e la barca avrebbe ondeggiato molto meno. Di conseguenza il suo stomaco, magari, avrebbe smesso di dargli noia.
«Il fiore di loto, candido e inebriante, aleggia tra le onde come ali di…» iniziò a decantare ZiZhen, interrotto dalle risate di Jin Ling e JingYi.
«Non sei granché come poeta!» esclamò il giovane Jin, tenendosi la pancia con le mani per placare l’eccesso di riso.
«Meno male che Wei-qianbei diceva che eri dotato per la letteratura!» rincarò JingYi.
«Wei-qianbei apprezza le mie doti, a differenza di voi zotici.» si offese ZiZhen, ritraendo il fiore che teneva sollevato tra le mani e rintanandosi a prua della barca a consolarsi con una manciata di semi.
«Shishu non sa un bel niente di poesia e letteratura!» continuò Jin Ling, ancora ridendo.
SiZhui avrebbe voluto ribattere che, in realtà, suo padre, essendo stato capo discepolo di YunmengJiang, era versato nelle sei arti, tra cui spiccava anche la composizione poetica e letteraria. Hanguang-jun conservava alcuni dei suoi scritti di gioventù e tempo prima glieli aveva mostrati, per confermare quella tesi. Vi erano anche alcune opere artistiche frutto di innegabile talento. Tuttavia non riuscì a dire una parola perché il suo stomaco decise che ne aveva avuto abbastanza di tutto quel rollio e della gente che si agitava, peggiorandolo, costringendolo a piegarsi oltre il bordo della barca.
Quando rialzò la testa pochi istanti dopo, respirando a fondo per bloccare i conati, si rese conto che tutti e tre i compagni erano sbiancati e lo fissavano. Jin Ling fu il primo a riprendersi e si precipitò al suo fianco.
«A-Yuan! Cosa succede?» esclamò, preoccupatissimo, appoggiandogli una mano sulla fronte sudata. «Hai mangiato troppi semi di loto?»
SiZhui riuscì appena a scuotere la testa, nonostante detestasse vederlo così in ansia.
«È la barca!» esclamò ZiZhen, ricordando quel particolare.
«È vero!» ribadì JingYi. «Scusami, SiZhui, sono uno sciocco! L’avevo dimenticato!»
SiZhui fece per rispondere che non aveva importanza, ma Jin Ling lo prevenne.
«Sei suo amico da tanto tempo e non riesci a ricordarti una cosa così importante?» lo sgridò.
«Non l’ho fatto apposta! A Gusu non prendiamo quasi mai le barche quindi non capita spesso che ci siano problemi.» lo rimbeccò JingYi. «Ma poi perchè ti scaldi tanto?»
«Perchè io non mi dimenticherei mai qualcosa che fa male ad A-Yuan!»
«Ragazzi, ragazzi, per favore.» intervenne SiZhui, alzando le mani per placare il battibecco tra i due. «Non ha importanza, davvero. Solo, torniamo a riva, ok?»
Immediatamente ZiZhen si posizionò a prua per bilanciare la barca, i due contendenti si zittirono e si misero ai remi per tornare a terra il più velocemente possibile.
Quando rientrarono a riva, Jin Ling insistette perché si facesse dare un’occhiata da Hanguang-jun, per essere certi che il suo fosse solo un malore passeggero e, nonostante SiZhui gli avesse ripetuto che non era necessario, alla fine si vide costretto a cedere.
Bussò con discrezione alla porta dell’alloggio dei suoi padri ma, sulle prime, non ottenne risposta.
«Forse sono usciti.» ipotizzò, facendo un passo indietro, già pronto ad allontanarsi.
Jin Ling però non era tipo da darsi per vinto così facilmente.
«SHISHU!» strillò, dando due colpi decisi alla porta.
Dall’interno giunse un’esclamazione, seguita da un’imprecazione piuttosto colorita.
Quando la porta si aprì, vennero investiti da un refolo di aria fredda, mentre Wei WuXian sorrideva loro, soddisfatto.
«Ce l’ho quasi fatta!» annunciò, lasciandoli perplessi.
Lan SiZhui accantonò immediatamente ogni dubbio quando vide la mano sinistra del padre gocciolare sangue sul pavimento.
«Baba!» esclamò, allarmato, afferrandola. «Cos’è successo? Come ti sei ferito? Dobbiamo medicarti subito!»
«Eh? Ma no, è una sciocchezza! Guarirà subito!»
«Shishu!» esclamò Jin Ling, piantandosi le mani sui fianchi con aria di rimprovero.
Tuttavia non poté aggiungere altro perché Wei WuXian lo zittì sventolandogli un dito sotto il naso.
«Sssh! Non alzare la voce. Lan Zhan non si sente bene e sta riposando.»
A quelle parole, anche SiZhui si bloccò e smise di trascinarlo all’interno della stanza.
«Hanguang-jun sta male?»
«Un colpo di calore.» spiegò Wei WuXian. «Questa temperatura mette alla prova anche il più stoico dei Lan. Per questo stavo lavorando a qualcosa che potesse essere d’aiuto.»
Indicò il tavolo in mezzo alla stanza, su cui spiccava ora un grosso blocco di ghiaccio.
«Ho provato ad alterare la struttura di un talismano del fuoco, invertendo i tratti in modo che generasse freddo invece che calore, ma ho finito il cinabro ed ero talmente preso che mi seccava l’idea di abbandonare il lavoro a metà per andare a chiederlo a Jiang Cheng. Così ho usato il sangue, l’ho fatto spesso nei rituali di coltivazione demoniaca ed è sempre stato efficace.»
Alzò le spalle con noncuranza e i due ragazzi inorridirono.
«Baba, è pericoloso!» esclamò SiZhui.
«E ovviamente qualcosa è andato storto!» rincarò Jin Ling.
«Ma no! È solo stato, diciamo così, troppo efficace.» minimizzò Wei WuXian. «Non avevo tenuto conto del fatto che, in effetti, il sangue moltiplica esponenzialmente il potere degli incantesimi in cui viene usato. In più mi sono distratto quando avete bussato e mi è sfuggito di mano. Il risultato è il blocco di ghiaccio che vedete sul tavolo. Ma è un’ottima cosa, perché significa che il nuovo talismano funziona, devo solo perfezionarlo! Così Lan Zhan non patirà più il caldo!»
SiZhui scosse appena la testa davanti a quel fiume di parole appassionate e gli prese di nuovo la mano.
«Va bene, ma ora, per prima cosa, dobbiamo medicarti. Hanguang-jun non sarebbe contento di sapere che ti sei ferito mentre facevi qualcosa per lui. Poi Jin Ling ti porterà dell’altro cinabro.»
«Ehi! Perchè io?» protestò il compagno chiamato in causa.
SiZhui gli lanciò un’occhiata fin troppo significativa, che lo portò immediatamente a ritrattare.
«Va bene, va bene, ci penso io. Tu però cerca di non tagliarti un arto nel frattempo.» brontolò, avviandosi verso l’uscita.
Una volta soli, SiZhui recuperò un borsello qiankun da cui estrasse il necessario per il primo soccorso e iniziò a medicargli la mano.
«Dovresti prenderti più cura di te, baba.» disse, mentre disinfettava il taglio e lo bendava meglio che poteva.
«Lo so, è che davvero mi mancava poco alla soluzione e se mi fossi distratto avrei perso l’ispirazione. Volevo solo che Lan Zhan non dovesse più stare male per rimanere con me in un posto che non gli è congeniale.»
«Sono sicuro che a lui non importerebbe.»
«Ma importa a me.»
SiZhui sospirò: era una battaglia persa. Sperava solo che suo padre la prossima volta non si dissanguasse preso dalla foga dei suoi esperimenti.
«Piuttosto!» esclamò ad un tratto Wei WuXian, come ricordandosi di qualcosa. «Voi eravate venuti qui perchè…?»
«Niente d'importante, davvero.» si affrettò a rispondere SiZhui. «Jin Ling ha insistito perchè qualcuno mi desse un’occhiata, ma sto bene, non è successo niente.»
Lo sguardo di Wei WuXian si assottigliò mentre lo scrutava.
«Cosa sarebbe esattamente questo niente?»
«Solo un po’ di nausea dovuta alla barca. Una sciocchezza che mi è passata subito non appena messo piede a terra.»
«Questo lascialo giudicare a me. Su, siediti qui e fammi controllare.»
Gli sollevò la manica e posò due dita sul suo polso, in modo da poter sentire se l’energia nei suoi meridiani scorresse liberamente e non vi fossero turbamenti nel suo stato fisico.
SiZhui sorrise tra sé e lo lasciò fare, consapevole di come le parti si fossero appena invertite. Un po’ se l’era cercata, ma in fondo non poteva dire che gli dispiacesse.
L’indomani mattina Wei WuXian si era svegliato presto, incredibilmente prima di Lan WangJi. Non perché fosse stato particolarmente mattiniero ma perchè il marito, ancora provato dal mancamento del giorno precedente, si era attardato a letto più del solito. In realtà non si poteva dire che Wei WuXian avesse davvero riposato come si deve: aveva trascorso buona parte della notte a perfezionare il talismano rinfrescante, fino a quando non era crollato con la testa sul tavolo. Si era svegliato solo un paio d’ore dopo e si era rimesso subito al lavoro. Quando finalmente era riuscito a ottenere il risultato che voleva, il sole era alto e le cicale frinivano fuori dalla finestra.
Entusiasta, era entrato in punta di piedi nella camera da letto dove riposava Lan WangJi, aveva attaccato il talismano alla parete ed era uscito altrettanto di soppiatto, chiudendo il pannello scorrevole per non disturbare il marito.
Ora si trovava piacevolmente sdraiato sul pontile dietro casa, con i piedi che penzolavano oltre il bordo, sfiorando l’acqua. Vista la temperatura elevata, aveva evitato di indossare tutti gli strati del suo abbigliamento abituale, ripiegando su qualcosa di più leggero. Frugando nei loro bagagli aveva recuperato una veste intima di ricambio di Lan WangJi e aveva deciso che indossando qualcosa di bianco forse avrebbe avuto meno caldo. Certo, gli andava larga e lo scollo non si chiudeva bene, ma la morbidezza del tessuto era estremamente piacevole. Per non risultare sconveniente, si era infilato sopra una sopraveste grigia velata, di un tessuto delicato e impalpabile, decorata da preziose lavorazioni rosse. Copriva, ma non troppo ed era abbastanza leggera da non opprimerlo.
Nonostante questo il caldo di metà mattina si stava già facendo fastidioso quindi, dopo aver dato un’occhiata in giro ed essersi accertato che nessuno lo stesse osservando, si lasciò scivolare giù dal pontile, dritto nel canale.
La veste delicata si sollevò immediatamente, aleggiandogli attorno sul pelo dell’acqua come un paio d’ali, mentre la frescura che dava sollievo alla pelle accaldata gli regalò un brivido di piacere. Chiuse gli occhi e si concesse un sospiro di soddisfazione. Tra un attimo sarebbe risalito, la veste si sarebbe asciugata subito sotto il sole e sarebbe stato come se non fosse successo nulla. Nessuno aveva visto niente.
«Wei Ying.»
La voce che chiamava il suo nome lo indusse a spalancare immediatamente gli occhi.
«Lan Zhan!»
In un istante fu acutamente consapevole dello scollo troppo ampio della veste che gli era ricaduto da una spalla e della stoffa bianca che, bagnata, si era fatta semitrasparente. Ora di certo il marito lo avrebbe apostrofato come…
«Spudorato.»
Appunto.
Wei WuXian sorrise, radioso.
«Ben svegliato, Lan Zhan!» esclamò. «Ti senti meglio?»
L’altro annuì, impassibile come sempre, ma Wei WuXian intuì il suo buonumore.
«Grazie al lavoro di Wei Ying.» disse infatti.
«Non è stato niente di che!» si schermì l’interessato, agitando una mano con noncuranza. «Ma mi fa piacere che ti sia stato d’aiuto.»
Si mosse per raggiungere il molo e risalire, ma si bloccò nel vedere Lan WangJi sedersi e un attimo dopo scivolare in acqua accanto a lui.
«Non ci credo! Lan Zhan, non pensavo che l’avresti mai fatto!» esclamò, stupefatto. «Sicuro di stare bene? Non è che il caldo ti ha dato alla testa?»
Ridendo, sollevò una mano gocciolante e la posò sulla guancia del marito, aspettandosi di trovarla accaldata. La pelle invece era inaspettatamente fresca.
«Wow!» non poté trattenersi dal commentare.
Lan WangJi scostò appena i lembi della veste candida e mostrò il talismano appuntato all’interno, tra uno strato e l’altro.
«Funziona molto bene.» ribadì.
Wei WuXian spalancò gli occhi, incredulo per quell’utilizzo a cui non aveva pensato.
«Che colpo di genio!» trillò, gettandogli le braccia al collo senza preoccuparsi di inzuppare completamente i vestiti dell’altro.
Il corpo di Lan WangJi era piacevolmente fresco e Wei WuXian gli si strusciò addosso, in estasi. Sì, era stato davvero bravo a creare quel talismano! L’invenzione del secolo! Avrebbe addirittura potuto commercializzarli, era certo che gli abitanti di luoghi afosi come Yunmeng o Qishan avrebbero fatto carte false per averli. Se non fosse che ora non aveva problemi di soldi, avrebbe potuto…
Una mano stretta sul suo fondoschiena sparpagliò inevitabilmente quei pensieri.
«Lan Zhan! E poi sarei io lo spudorato!» esclamò, fingendo indignazione.
«Sei tu che ti sei lanciato addosso a me.»
«Solo perchè sei fresco!»
Lo sguardo di Lan WangJi si assottigliò.
«Solo per quello?»
Wei WuXian mise su una smorfietta capricciosa.
«Certamente. Ammiro il mio splendido lavoro.»
«Mn.»
La mano di Lan WangJi salì a circondargli la vita, mentre l’altra gli scostava i ciuffi bagnati dagli occhi e gli sollevava il viso.
«Quindi immagino di doverti ringraziare.»
I loro sguardi s’incontrarono, argento che si perdeva nell’oro fuso, e Wei WuXian non riuscì ad aggiungere nessuna battuta arguta prima che il marito catturasse le sue labbra in un bacio che lo lasciò senza fiato. Affondò le dita nei suoi capelli, avvolgendole attorno alle code del nastro frontale e tirandolo leggermente, per gioco. Sentì Lan WangJi fare lo stesso con il nastro scarlatto che raccoglieva i suoi e che, al contrario, si allentò subito lasciandogli ricadere una cascata corvina sulle spalle e nell’acqua. Le braccia del marito lo strinsero di più, sollevandolo senza sforzo, mentre i suoi sospiri e piccoli gemiti di appagamento si scioglievano sulle loro labbra unite.
A malapena si rese conto che Lan WangJi lo aveva sollevato fino al pontile e si era issato accanto a lui, quasi senza interrompere il contatto. Barcollarono entrambi per un paio di passi finché Wei WuXian non si trovò con la schiena premuta contro la parete del portico. Le mani del marito vagavano sotto la stoffa bagnata e trasparente, mentre la sua bocca non lo lasciava un attimo. Un morso nell’incavo del collo gli strappò un’esclamazione più acuta delle altre, subito soffocata da un nuovo bacio. Gli tremavano le gambe, se Lan WangJi non lo avesse sostenuto sarebbe facilmente scivolato a terra.
Un angolino della sua mente tentava di suggerirgli che non era il caso di lasciarsi andare a simili atteggiamenti all’aperto, ma in fondo perché avrebbe dovuto mettere fine a qualcosa di così piacevole?
Quando una mano di Lan WangJi si strinse attorno a una sua coscia, tentando di nuovo di sollevarlo da terra, decise che non gli importava nulla del luogo in cui si trovavano.
«Hanguang-jun! Wei-qianbei!»
I due s’irrigidirono all’istante e Lan WangJi si scostò di un passo.
«Baba! Ci siete?»
«Shishu, non starai ancora dormendo?!»
Le voci dei ragazzi giunsero dalla parte anteriore della casa e in un attimo avrebbero svoltato l’angolo del portico.
Lan WangJi lo lasciò andare, l’angolo delle labbra appena sollevato.
«Vado a cambiarmi.» disse, sparendo dentro casa, e Wei WuXian si lasciò scivolare contro la parete di legno fino a finire disteso a terra. Le gambe non lo avrebbero retto un istante di più.
Aveva il fiato corto, le guance in fiamme, la veste e i capelli disfatti e le labbra sicuramente gonfie, eppure non pensò nemmeno per un attimo di defilarsi a sua volta. Anzi, si godette le espressioni deliziosamente scandalizzate di JingYi, ZiZhen, SiZhui e Jin Ling che avevano appena svoltato l’angolo con una grossa anguria tra le mani.
«La manda jiujiu.» disse Jin Ling senza guardarlo in faccia.
Teneva lo sguardo ostinatamente rivolto verso il pavimento, le guance rosse e le dita nervose che stringevano l’anguria.
«Dice che gliene hanno regalate troppe e non sa cosa farsene. E gli secca che vadano a male.»
Wei WuXian si era messo a sedere e lo fissava dritto negli occhi con un sorriso a trentadue denti, sforzandosi di non ridere del palese disagio che aleggiava tra i ragazzi.
Lo sguardo di JingYi saettava incessantemente da un punto all’altro: dal ricamo di una sua manica alle proprie scarpe, dall’orlo della sua veste alla parete dietro di lui. ZiZhen era arretrato di qualche passo, gli occhi ostinatamente bassi. SiZhui teneva lo sguardo rivolto educatamente da qualche parte attorno al suo orecchio destro, senza guardarlo direttamente, e anche le sue guance erano rosate.
In generale era una visione piuttosto divertente.
«Va bene.» disse infine, accennando ad alzarsi. «Allora sarà il caso che vada a prendere qualcosa per tagliarla.»
Quando si mise in piedi la veste, già larga di suo e strapazzata poco prima, gli scivolò inevitabilmente da una spalla, mettendo in mostra il marchio arrossato alla base del collo.
«Sishu!» strillò Jin Ling, indignato. «Sei indecente!»
Wei WuXian agitò una mano con noncuranza, sbuffando una risatina.
«Oh, figurati. Come se tu, tutto pudico e decoroso, non avessi mai visto una spalla scoperta. Siamo tutti persone adulte qui, no?»
Jin Ling spalancò gli occhi e il suo volto assunse una tonalità di rosso ancora più accesa.
SiZhui, non gli sfuggì, si coprì a sua volta la faccia con le mani.
«Wei Ying.»
La voce che lo raggiunse con un leggero tono di rimprovero veniva dall’ingresso, dove si trovava Lan WangJi, di nuovo vestito di tutto punto.
«Che c’è, Lan Zhan? È vero, non si può dire che siano ancora dei bambini. Dovrebbero essere più avvezzi alle questioni mondane.»
«Wei Ying.» si limitò a ripetere Lan WangJi, mentre il suo sguardo si posava a sua volta sul segno del morso e i suoi occhi si assottigliavano.
«Va bene, va bene, ho capito.» si arrese Wei WuXian, alzando le mani. «Niente più discorsi ambigui davanti ai discepoli e niente più pelle esposta. Vado a cambiarmi e a prendere l’occorrente per l’anguria.»
Sparì dentro casa per un po’ e ne riemerse con una nuova veste asciutta, sempre bianca, i capelli di nuovo raccolti anche se ancora bagnati, una pila di piatti in una mano e Suibian nell’altra.
«Non ho trovato coltelli.» si giustificò agli sguardi confusi dei ragazzi. «E non mi permetterei mai di chiedere alla nobile Bichen di abbassarsi a un compito così frivolo.»
Strizzò l’occhio a Lan WangJi e proseguì. «Suibian andrà benissimo, non è la prima volta che la uso per tagliare la frutta e la sua lama è sempre affilata.»
Lan WangJi sospirò e scosse la testa, rassegnato, e Wei WuXian seppe che gli avrebbe lasciato fare come preferiva.
Poco dopo sedevano tutti sul pontile, con le gambe a penzoloni verso l’acqua e grosse fette succose tra le mani. La spada di Wei WuXian giaceva sulle assi accanto a loro, appiccicosa di polpa rosata.
Jin Ling sputò con assai poca grazia un seme nel canale.
«Le angurie di Yunmeng sono sempre le migliori!» commentò soddisfatto.
«Non posso che concordare.» confermò Wei WuXian con espressione estatica. «Questa polpa zuccherina che si scioglie in bocca è uno dei motivi per cui amo l’estate qui a Pontile del Loto. Jiang Cheng è stato davvero gentile a mandarcene una, quindi ringrazialo a dovere, ragazzino.»
Jin Ling gli lanciò un’occhiata obliqua.
«Potresti ringraziarlo tu.» disse, con un tono che era solo apparentemente provocatorio.
Wei WuXian vide SiZhui scuotere appena la testa e Jin Ling rilasciare un piccolo sbuffo. Un attimo dopo una mano di Lan WangJi coprì la sua che non teneva la fetta di anguria.
In realtà avrebbe voluto vedere Jiang Cheng, magari coinvolgerlo a passare del tempo con loro, ma non era certo di come il suo shidi avrebbe reagito. Già il fatto che avesse dato loro alloggi così lontani dalla residenza principale gli faceva intuire che non avesse alcuna voglia di avere nessuno di loro tra i piedi. Wei WuXian non era un ingrato, adorava la casetta affacciata sul canale che lui e Lan WangJi stavano dividendo in quei giorni e non gli sarebbe mai passato per la mente di lamentarsi di nulla in quella piccola vacanza. Tuttavia doveva ammettere di aver sperato che Jiang Cheng si facesse vivo anche solo per poco, magari addirittura di avere la possibilità di parlare dei vecchi tempi. Ma probabilmente Jiang Cheng odiava anche solo ripensare ai vecchi tempi, gli causava dolore e non voleva nemmeno vederlo. Di certo non lo aveva perdonato.
Era triste, ma non poteva farci niente. Di certo non poteva costringere il suo shidi a incontrarlo se non voleva. Avrebbe fatto il bravo e si sarebbe goduto ogni secondo di quelle giornate con la sua famiglia, che gli apparivano come uno splendido dono.
Si voltò verso Lan WangJi e gli rivolse un debole sorriso che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto essere rassicurante, ma che fece incurvare le sopracciglia al marito.
«Ho sentito che questa sera inizierà il festival di mezz’estate!» esclamò a un tratto JingYi, come a voler spezzare la leggera tensione che si era venuta a creare. «Possiamo andarci, Hanguang-jun?»
Lan WangJi si voltò a fissarlo, prendendosi un attimo prima di rispondere, poi annuì brevemente.
«Siate giudiziosi.» aggiunse un istante dopo.
Entrambi i giovani Lan assentirono, mentre Jin Ling alzava brevemente gli occhi.
Wei WuXian sapeva benissimo che lui non aveva la minima intenzione di essere giudizioso, ma erano giovani e meritavano di godere degli innocui divertimenti di una fiera.
Accantonato il momento di malinconia, finì in un paio di morsi la fetta di anguria che ancora aveva in mano e sputò a sua volta i semi nel canale. Era consapevole che non fosse l’atteggiamento più elegante, ma gli era appena venuta in mente una cosa importantissima.
Si alzò e corse dentro casa, per poi riemergerne poco dopo con un mazzetto di talismani in mano.
«Ecco!» disse, porgendoli con orgoglio a ciascuno dei ragazzi. «Sono i talismani rinfrescanti. Se li appuntate all’interno delle vesti non patirete più il caldo!»
«Almeno questa volta non sono scritti col sangue…» borbottò Jin Ling, guadagnandosi una gomitata da SiZhui e suscitando un’occhiata preoccupata di Lan WangJi.
«Wei Ying…» iniziò, ma il diretto interessato sventolò una mano con noncuranza.
«A Jin Ling piace fare il piantagrane, come al solito. Non è successo niente di strano.»
«Ehi!» fece per protestare Jin Ling, ma SiZhui lo afferrò per un braccio e lo tirò in piedi.
«Grazie, baba! È un pensiero davvero gentile!» esclamò, mentre JingYi e ZiZhen lo seguivano a ruota. «Ci congediamo, per andare a prepararci per questa sera.»
I tre discepoli Lan s’inchinarono a Lan WangJi e trascinarono via il recalcitrante giovane Jin.
Quando si furono allontanati, Lan WangJi prese la mano di Wei WuXian e vi posò un piccolo bacio sul dorso. La ferita sul palmo del giorno prima era già quasi del tutto rimarginata.
«Gli incantesimi di sangue sono pericolosi.» disse con apprensione.
Wei WuXian rigirò la mano che teneva la sua e la baciò a sua volta.
«Ho agito con leggerezza, ma non è successo nulla di grave.» rispose. «Abbiamo solo del ghiaccio in più.»
Sorrise e si appoggiò a lui.
«Sai, Lan Zhan, il festival di mezz’estate è una delle ricorrenze più attese della stagione qui a Yunmeng.» disse, il tono con appena una traccia cantilenante. «Ci sono le bancarelle, vendono un sacco di cose buone ed è pieno di coppiette. Ci sono i fuochi d’artificio e i balli popolari. È tutto molto romantico.»
Si arrotolò una ciocca di capelli attorno a un dito e attese, speranzoso.
Lan WangJi lo guardò di sottecchi.
«Se vuoi andare, basta che tu lo dica.»
Wei WuXian gonfiò le guance, simulando offesa.
«Insomma, volevo che fossi tu a chiedermelo.» brontolò in tono capriccioso.
Sarebbe stato molto più emozionante se fosse stato il suo amato a proporgli di passare una serata a passeggiare per la fiera come una coppia normale, lasciandosi alle spalle per un po’ regole, incomprensioni e innegabili malinconie.
Lan WangJi sospirò, ma gli rivolse un’espressione intenerita.
«Vuoi venire con me al festival di mezz’estate, Wei Ying?» chiese infine.
Il volto di Wei WuXian s’illuminò di un enorme sorriso.
«Ci divertiremo un sacco, Lan Zhan! Ti farò assaggiare tutte le specialità di Pontile del Loto! I tanghulu, le frittelle, i panini al vapore con pesce di lago, i semi di loto con il vino!»
Non vedeva l’ora di portare suo marito a spasso e a godere di una delle festività più gioiose della sua terra natia.
Entusiasta, si alzò dal pontile.
«Vado a farmi bello per il nostro appuntamento di stasera. Vuoi venire a consigliarmi cosa indossare?»
Gli strizzò l’occhio con il chiaro sottinteso di “così possiamo finire quello che è stato interrotto prima” e Lan WangJi non si fece certo pregare.
Su una cosa Wei WuXian aveva avuto ragione: Lan SiZhui non aveva mai messo piede a un festival in vita sua. La rigida educazione Lan sconsigliava ai discepoli di approcciarsi a eventi frivoli come le feste e le sagre di paese e, sebbene alcuni giovani tendessero a soprassedere a questo invito, SiZhui era sempre stato ligio a tutte le indicazioni che gli venivano date. Ora più che mai, in quanto capo discepolo, non avrebbe dovuto indulgere in tali passatempi e piuttosto dedicarsi a qualcosa di più consono, come lo studio o la meditazione. Cosa decisamente difficile quando aveva tre coetanei che gli saltellavano attorno, eccitati come non mai in vista della serata.
«Ci saranno un sacco di bancarelle di dolci!» esclamò Jin Ling. «Potrete gustarne a sazietà e scoprire finalmente una cucina migliore di quella di Gusu!»
«La cucina di Gusu è ottima!» protestò JingYi.
Jin Ling lo degnò appena di uno sguardo.
«Povero, povero bambino…» commentò, poi tornò a rivolgersi agli altri. «Ci saranno anche banchi di artigiani e artisti locali, musica e balli! Vi piacerà così tanto che non vorrete più tornare nei Meandri delle Nuvole!»
SiZhui aveva pensato di accennare che quello non era un bene per il loro addestramento e che avrebbero dovuto imparare a resistere alle tentazioni dei piaceri terreni (come il muro delle regole Lan indicava), ma era consapevole che non avrebbe potuto nulla contro gli occhioni dorati di Jin Ling che brillavano di entusiasmo. Quando il giovane capoclan gli afferrò le mani esclamando con calore: «Vedrai, A-Yuan, sarà bellissimo!» seppe per certo di aver perso ancora prima di giocare la partita.
«Va bene.» capitolò. «Ma cerchiamo di comportarci con giudizio, come ha detto Hanguang-jun, e di non esagerare.»
I tre amici annuirono, anche se poteva leggere nei loro occhi tutt’altra intenzione. Sarebbe stata una lunga serata.
Le bancarelle si estendevano per tutta la lunghezza dei moli di Pontile del Loto, ora gremiti da una folla variopinta. L’aria era piena delle urla dei commercianti che declamavano le proprietà della loro merce e dei profumi dolci delle frittelle e della frutta caramellata. In lontananza, da una piazzetta più interna, proveniva una musica allegra e ritmata. Era un’atmosfera completamente diversa da qualunque SiZhui avesse mai sperimentato prima e ora iniziava a capire perché i compagni ci tenessero tanto.
Il suo naso traditore lo attirò verso una bancarella di dolci e rimase incantato a osservare i lunghi spiedini di frutta caramellata dall’aspetto lucido e brillante. Sembravano gioielli sotto la luce dorata delle lanterne. Da piccolo aveva adorato i tanghulu ma raramente gli era stato concesso di assaggiarli. “Tutto quello zucchero non è salutare” era la saggia motivazione che gli era stata data. Era un discorso molto sensato, quindi anche ora avrebbe fatto esercizio di forza di volontà e avrebbe ignorato quella tentazione.
Un istante dopo uno spiedino rosso brillante gli venne sventolato sotto il naso. Alzando gli occhi incontrò quelli ridenti di Jin Ling.
«Cosa…?»
«Sembrava che lo volessi.» disse il suo amato con espressione dolce.
SiZhui spalancò gli occhi, stupito da quel dono inaspettato.
«So che vuoi essere ligio alle regole e tutto il resto, ma uno strappo ogni tanto è concesso, no?»
SiZhui non poté che sorridere.
«Grazie.» disse, accettando lo spiedino e addentando con gusto la prima fragola.
Sgranocchiò lo sciroppo caramellato che la ricopriva e la dolcezza del frutto gli si sciolse in bocca. Doveva aver assunto un’espressione soddisfatta perchè Jin Ling gli punzecchiò una guancia e rise.
«E noi?»
L’esclamazione indignata li fece voltare entrambi. JingYi e ZiZhen stavano di fronte a loro con le mani sui fianchi.
«Dovresti offrire anche a noi, da buon padrone di casa.» brontolò il giovane Lan.
Jin Ling gli rise in faccia.
«Cosa ti fa pensare che sia interessato a offrire qualcosa a voi?»
«Sei ingiusto, vizi solo SiZhui.» rincarò ZiZhen.
«Lui se lo merita perché non è fastidioso come voi.» lo rimbeccò Jin Ling.
SiZhui sentì che le sue guance si stavano scaldando, quindi afferrò il fidanzato e lo trascinò via per mettere fine a quel battibecco e all’imbarazzo che gli stava suscitando.
Per tutta risposta, quando furono fuori vista, Jin Ling gli appoggiò una mano sul braccio e prese a passeggiare tranquillamente accanto a lui come se fossero una coppia.
«Non temi che qualcuno possa sparlare?» fece SiZhui, titubante.
«Qui sono abituati alle mie stranezze, mi conoscono e mi vogliono bene. Nessuno dirà niente di male.» lo rassicurò Jin Ling.
L’importante era non essere a portata d’occhio di un Lan, sembrava volergli dire.
SiZhui sospirò e si sforzò di accantonare quel pensiero molesto per godersi il festival.
Jin Ling prese a trascinarlo da una bancarella all’altra, mostrandogli le meraviglie dell'artigianato locale, dalla preziosità delle giade intagliate all’eleganza dei tessuti ricamati, fino agli strumenti musicali finemente decorati.
SiZhui era abituato alla finezza e alla sobrietà dei Meandri delle Nuvole quindi ogni oggetto che vedeva gli appariva estremamente ricco e variopinto. Le stoffe e i nastri in particolare attiravano il suo sguardo. Ne raccolse uno di seta celeste e se lo lasciò scorrere tra le dita: era morbido e impalpabile come un ricciolo di fumo. Non era esattamente la tonalità di azzurro che si poteva trovare negli abiti Lan, bensì di un punto più carico e più profondo. Era un colore che gli ricordava il cielo di Gusu in inverno e gli suscitava una dolce nostalgia.
«Prendo questo.»
La voce di Jin Ling lo distrasse da quelle considerazioni.
«Eh?»
Non fece in tempo a porre una domanda più sensata, che il fidanzato gli sfilò il nastro dalle mani, si alzò in punta di piedi e lo annodò ai suoi capelli, lasciando che le code gli scendessero sulla schiena affiancando quelle candide del nastro frontale.
«Si abbina al colore dei tuoi occhi.» disse semplicemente.
«A-Ling!» protestò SiZhui. «Non devi regalarmi ogni cosa che mi piace!»
«Lo so che non devo, ma voglio farlo. Insomma, tu mi aiuti sempre e hai una pazienza enorme con me, quindi mi sembra il minimo fare qualcosa di carino per te. E poi voglio farlo perchè voglio rendere felice…» Abbassò la voce e lo sguardo, arrossendo appena. «… la persona che amo.»
SiZhui avrebbe voluto baciarlo da tanto sentiva il suo cuore pieno di tenerezza, ma lì c’era davvero troppa gente e non si fidava troppo del fatto che non ci sarebbero state malelingue. Si trattava pur sempre del nuovo capoclan Jin. Quindi si limitò a prenderlo per mano e a mormorare un «Grazie.» mentre intrecciava le dita con le sue e lo guidava verso la prossima bancarella.
Il banco successivo esponeva strumenti musicali di pregiata fattura ed entrambi si soffermarono ad ammirare un guqin preziosamente decorato. Non era all’altezza di quelli che erano esposti alla Torre della Carpa Dorata o nelle sale dei tesori dei Meandri delle Nuvole, ma si trattava comunque di uno strumento altamente pregiato. Accanto a esso erano esposti diversi strumenti a fiato tra cui un elegante dizi di giada con una nappa blu all’estremità.
SiZhui lo sollevò e se lo rigirò tra le dita. Suo padre sicuramente sarebbe stato in grado di suonarlo con maestria, ma era altrettanto certo che non avrebbe mai abbandonato Chenqing, per quanto bello e prezioso l’altro strumento potesse essere.
Mentre lo posava sul banco, con la coda dell’occhio vide Jin Ling alzare una mano.
«Non provarci!» lo bloccò.
«Ma…!»
«Non so suonarlo. È bellissimo, ma sarebbe sprecato con me.»
«Non sono d’accordo!»
«Lo so, ma per una volta dammi retta. Piuttosto, comprerò delle corde nuove per il mio guqin.»
Si concentrò quindi sulla scelta di queste ultime, mentre Jin Ling lo seguiva imbronciato. Non era stata sua intenzione farlo rimanere male, ma faticava ad accettare che l’altro spendesse i suoi soldi in modo indiscriminato per lui.
Aveva appena terminato l’acquisto delle corde quando, inaspettatamente, Jin Ling lo afferrò per un braccio e lo trascinò attraverso una stradina che sbucava su una piazzetta più interna. Da lì proveniva una musica allegra e davanti ai loro occhi si spalancò lo spettacolo delle vesti colorate e turbinanti delle danzatrici. Le movenze aggraziate delle fanciulle e le loro espressioni gioiose attirarono immediatamente l’attenzione di SiZhui: nei Meandri delle Nuvole le danze erano proibite poiché considerate licenziose distrazioni, ma lì, in quel momento, non poteva che considerare quello spettacolo splendido.
«Balliamo?» fece Jin Ling, tirandolo appena per una manica.
Alcuni uomini si erano appena affiancati al gruppo di fanciulle e ora le danzatrici si muovevano in sincrono con loro. Ai lati della piazza anche alcune coppie di passanti avevano iniziato a imitare le movenze dei professionisti.
«Non sono capace.» si scusò SiZhui, con espressione contrita.
«Non ha importanza, nemmeno io sono granchè. È solo per divertirsi.»
Non era davvero in grado di dire di no a Jin Ling, quindi un attimo dopo si ritrovarono a piroettare insieme in un intrico di vesti bianche e dorate, ridendo e rischiando di inciampare innumerevoli volte. All’ennesima volta che Jin Ling pestava l’orlo della propria veste scongiurando all’ultimo istante un capitombolo sul selciato, SiZhui lo afferrò per la vita e, ridendo, lo trascinò in un angolo appartato.
«Siamo davvero imbranati!» esclamò riprendendo fiato con un sospiro. «Però mi sono divertito! Grazie per avermi permesso di provare!»
«Non c’è niente da ringraziare! È stato bello!» gli rispose Jin Ling, gli occhi accesi di entusiasmo. «E a proposito di cose per cui non devi ringraziare…»
Frugò in una manica e ne estrasse il dizi di giada che avevano visto alla bancarella precedentemente.
SiZhui sgranò gli occhi ma non riuscì nemmeno a iniziare a rimproverarlo, perché il fidanzato lo interruppe.
«Credi che non veda come guardi tuo padre quando suona? Il guqin ti piace e lo suoni molto bene, ma scommetto che muori dalla voglia di chiedere a shishu di insegnarti il dizi. Solo non ne hai il coraggio.»
Sentendosi scoperto, SiZhui non poté che abbassare lo sguardo: non pensava di essere così trasparente. Non pensava nemmeno che la sua titubanza per quella richiesta fosse così palese. O forse non lo era, era semplicemente Jin Ling che sapeva leggerlo come un libro aperto.
«È che…» iniziò incerto. «Il dizi è una cosa sua. È vero che si diverte a raccontare che da piccolo mi facevo i denti su Chenqing, ma sono storielle. Quel flauto è una parte di lui, per tantissimo tempo è stato la sua unica arma e la sua unica difesa. Tutto quello che aveva. Sarebbe egoista da parte mia portarglielo via.»
Jin Ling si mise le mani sui fianchi e sbuffò.
«Sei la persona più sensibile che conosco ma a volte ti fai davvero troppi scrupoli. Pensi davvero che shishu la prenderebbe come una sottrazione? Lui è uno che adora condividere, sarebbe felicissimo di insegnarti qualcosa che è stato solo suo per tanto tempo. Scommetto quello che vuoi che avrebbe già voluto chiedertelo ma si faceva scrupoli che non t’interessasse e verso Hanguang-jun. Accidenti a voi, che famiglia complicata…»
Gli mise in mano il dizi di giada e SiZhui non poté fare altro che accettarlo.
«Glielo chiederai?»
Un sorriso distese le labbra del primo discepolo di GusuLan, mentre spingeva delicatamente il fidanzato contro la parete.
«Sì. Grazie.» mormorò, prima di chiudere gli occhi su quell’angolino di mondo solo loro e chinarsi per baciarlo.
Era grato e felice come non si era mai sentito, tutto grazie a Jin Ling. Jin Ling che, senza porsi la minima remora, gli avvolse le braccia attorno al collo e ricambiò le effusioni con entusiasmo.
«Si può sapere dove vi eravate cac…!»
L’esclamazione alle loro spalle li fece allontanare e voltare di scatto, come se fossero stati appena investiti da una doccia gelida.
Davanti a loro, Lan JingYi aveva gli occhi sgranati e la bocca spalancata.
Alla vista della sua espressione sconvolta, SiZhui si sentì mancare la terra sotto i piedi.
Lan WangJi si era ritirato prima del marito. La routine dei Lan prevedeva che si coricasse alle nove di sera, ma non voleva costringere Wei WuXian a perdersi parte del festival che si sarebbe svolto anche durante le ore notturne. Di conseguenza si era scusato ma lo aveva anche pregato di non seguirlo in camera e rimanere a godersi il divertimento. Lo aveva lasciato circondato da un gruppetto di vecchie conoscenze del posto che, a dispetto della fama del temibile Patriarca di Yiling redivivo, lo avevano accolto con calore e confidenziali pacche sulle spalle, chiamandolo senza timore “Wei gongzi”. Wei WuXian ne era rimasto piacevolmente stupito e Lan WangJi aveva deciso di reprimere qualsiasi inappropriato moto di gelosia quei sorrisi potessero scatenare in lui e lasciare che suo marito potesse assaporare per una volta la benevolenza altrui.
Si era coricato già da tempo quando degli strani rumori in avvicinamento lo destarono dal suo sonno. Immediatamente vigile, si mise in ascolto: non sembravano suoni dovuti a uno scontro in atto, né disordini provocati da qualcuno con cattive intenzioni. Assomigliavano piuttosto a qualcuno che parlava a voce troppo alta intervallato dalle note stonate di un qualche povero strumento musicale in agonia.
Lan WangJi tornò a distendersi a letto: non si trattava di nulla di fuori dall’ordinario per la notte di un festival, qualcuno che aveva alzato troppo il gomito e che non badava all’ora tarda. Era già pronto a entrare in uno stato di meditazione che l’avrebbe riportato al sonno, quando un’esclamazione irosa gli giunse più chiaramente alle orecchie.
«Se ti ritrovo di nuovo sotto casa a fare casino di notte, ti prendo a calci fino ai Meandri delle Nuvole!»
Era una voce fin troppo familiare.
Ne seguì un tonfo da qualche parte all’esterno e uno strillo indignato.
Lan WangJi si chiese se fosse il caso di intervenire, ma dopo un attimo lo strazio musicale ricominciò e, rabbrividendo, riconobbe a fatica le note di una melodia conosciuta suonata da uno strumento decisamente noto. Le sue povere orecchie non avrebbe potuto sopportare oltre, quindi si decise ad alzarsi e a porre fine alla tortura che Wei WuXian stava infliggendo al povero Chenqing.
Scese con addosso solo la veste da notte e i capelli sciolti, e aprì la porta d’ingresso per trovare suo marito in ginocchio sulle assi del pontile mentre massacrava con il flauto la loro Wangxian.
Aveva il volto arrossato dal caldo e il fiato che sapeva di alcol, i capelli scompigliati e le vesti completamente fradice, scomposte come se fosse stato strattonato malamente da qualcuno. In mano stringeva il dizi maledetto come se fosse stato lo stecco di un tanghulu. Che si fosse ubriacato e avesse fatto a botte con qualcuno? Aveva sperato di lasciarlo in buone mani ma, in fondo, per lui i pericoli sembravano nascosti dietro ogni angolo.
«Wei Ying.» lo chiamò in tono apprensivo, chinandosi per verificare l’eventuale presenza di ferite. «Stai bene?»
Lui sollevò un paio di occhioni argentei lucidi di lacrime.
«Volevo farti una serenata romantica per dimostrarti quanto ti ami e quanto sia felice di essere qui a Yunmeng con te, ma…» Tirò su col naso. «Ma, non so come, sono finito sotto la finestra di Jiang Cheng e lui mi ha tirato una secchiata d’acqua. Che va bene, eh, fa caldo ed è stato piacevole, ma è stato meno divertente essere tirato per il colletto fino a qui.»
Lan WangJi non sapeva se sentirsi in imbarazzo per la “serenata” o irritato con il capoclan Jiang.
«È proprio vero che Jiang Cheng non vuole avere niente a che fare con me…»
Era chiaramente l’alcol a parlare, ma Lan WangJi non poteva negare il fondo di verità di quelle parole.
«Dagli tempo.» si ritrovò a tentare di consolarlo, mentre lo sollevava di peso e muoveva un passo verso l’interno.
«Possiamo rimanere fuori ancora un po’?» gli domandò Wei WuXian, con un tono di voce leggermente più lucido. «Tra poco ci saranno i fuochi d’artificio e mi piacerebbe vederli con te. Oggi è stata una bellissima giornata e vorrei concluderla degnamente.»
A quelle parole Lan WangJi deviò dal proprio percorso e s’incamminò lungo il molo che circondava la casetta fino a far sedere entrambi sul pontile sul retro. Wei WuXian finalmente gli sorrise e si appoggiò a lui.
«Grazie per essere venuto con me al festival. Non ci venivo da tanti anni eppure è rimasto tutto come una volta, persino le persone.» disse con un sospiro appagato. «Ho potuto mangiare le frittelle di Yunmeng, i semi di loto con il vino e i tanghulu con le fragole. Mi hai viziato un sacco, ho potuto addirittura vedere le danze e la cerimonia delle lanterne, sono davvero la persona più felice che possa esistere.»
“Ma non sei riuscito a parlare con il tuo shidi”, avrebbe voluto aggiungere Lan WangJi, ma si guardò bene dall’esprimerlo ad alta voce per non guastargli il ritrovato buonumore.
In quel momento i fuochi cominciarono a fiorire nel cielo e la notte si colorò di mille sfumature luminose. I colori sgargianti si riflettevano negli occhi spalancati del suo amato, mentre li osservava estasiato.
«Sai, Lan Zhan.» disse a un tratto. «C’è una cosa che avrei sempre voluto fare davanti ai fuochi d’artificio.»
Lan WangJi inclinò la testa di lato, curioso.
«Mn. Cosa?»
Prima che potesse porre altre domande, si sentì afferrare per lo scollo della veste e trascinare bruscamente in avanti, mentre il marito si stendeva all’indietro sul pontile.
Tirandoselo addosso, Wei WuXian catturò le sue labbra con bramosia e, se questo era il desiderio del suo amato per concludere degnamente la serata, Lan WangJi non si sarebbe certo tirato indietro.
Chi non si stava godendo per nulla lo spettacolo dei fuochi d’artificio era Lan SiZhui. Il gruppetto di ragazzi si era riunito e ora stava ammirando lo sbocciare dei fiori infuocati nel cielo dal piccolo molo antistante i loro alloggi. Da quando ZiZhen li aveva raggiunti, Lan JingYi non aveva detto una parola e SiZhui si sentiva talmente a disagio da non accettare nemmeno la stretta della mano di Jin Ling durante l’esibizione. Comprendeva come il fidanzato avesse bisogno di supporto in quel momento, ma l’idea di mostrare una qualunque manifestazione di affetto gli provocava un brivido di timore.
Quando i fuochi terminarono, ZiZhen si alzò stiracchiando le braccia sopra la testa.
«Direi che si è fatto abbastanza tardi per andare a dormire.» disse. «È stata davvero una piacevole serata.»
Si avviò lungo il molo ma gli altri tre rimasero dov’erano.
«Avviati pure.» disse JingYi. «Devo dire una parola a SiZhui, poi ti raggiungiamo.»
ZiZhen gli rivolse un’occhiata interrogativa, ma poi alzò le spalle e se ne andò.
Jin Ling, impulsivamente, si aggrappò al bordo della sua manica e SiZhui dovette rilasciare con gentilezza le sue dita.
«Va tutto bene, A-Ling.» disse, accarezzandogli appena il dorso della mano. «Vai a dormire anche tu, arriviamo subito.»
Non era affatto certo che andasse tutto bene, anzi, sentiva che in quel momento tutta la sua vita era appesa a un filo, ma gli veniva spontaneo rassicurarlo. Non che Jin Ling ci cascasse così facilmente.
«Vai a letto, principessina, è tardi.» disse JingYi in tono ironico, guadagnandosi un’occhiata infuocata.
«Se gli farai qualcosa di male, io…»
«Nessuno farà niente di male a nessuno.» lo interruppe SiZhui. «Vai, per favore. Ti raggiungo subito.»
Poteva leggere nello sguardo di Jin Ling qualcosa che assomigliava a una maledizione diretta al suo intero clan, ma alla fine il ragazzo cedette e si allontanò.
JingYi rimase con lo sguardo rivolto verso le acque, insolitamente quieto per essere l’amico che conosceva da una vita. Attorno a loro sentiva una tensione che si sarebbe potuta tagliare con la lama di una spada.
«È decisamente protettivo, eh?» fece alla fine l’altro giovane Lan.
«Già.» sospirò SiZhui, non sapendo cos’altro aggiungere.
Doveva giustificarsi? Ma per cosa? Non intendeva rinnegare quello che provava.
«Avevo dei sospetti da un po’, ma non volevo crederci.» continuò JingYi. «Del resto non trovavo altre spiegazioni per il modo diverso in cui ti tratta, per come ti prende per mano, per come si è infuriato sulla barca. È sempre sollecito con te. Ti chiama A-Yuan. E tu lo guardi come non hai mai guardato nessun altro.»
SiZhui abbassò lo sguardo. Pensava di essere stato discreto, che entrambi lo fossero stati, ma evidentemente non era così.
«Sono molto deluso.» continuò JingYi, e SiZhui sentì lo stomaco annodarsi in una stretta dolorosa.
«Mi dispiace.» riuscì a dire a fatica.
Lan JingYi si voltò di scatto verso di lui, le mani sui fianchi e l’espressione infuriata.
«Sono deluso perchè pensavo che, in qualità di tuo più vecchio amico, sarei stato il primo a venire informato del fatto che ti fossi innamorato! E invece me l’hai tenuto nascosto! Cos’è, non ti fidi di me?»
SiZhui spalancò gli occhi, aprì la bocca e la richiuse, incredulo.
Si era aspettato dei rimproveri, degli insulti addirittura. Si era aspettato di venire apostrofato con disprezzo, di essere chiamato “mezza-manica”, come a volte qualcuno di particolarmente ardito additava suo padre. Certo non di venire sgridato per un motivo del genere.
«Sono molto offeso!» rincarò JingYi, incrociando le braccia e voltandogli le spalle, enfantizzando al massimo la propria posa da onore tradito.
SiZhui era senza parole.
«Sono… molto spiacente…?» si azzardò a dire.
«Te lo stai chiedendo?»
«No, io…»
«Da non credere.»
Rimasero immobili per alcuni istanti, poi finalmente JingYi si voltò verso di lui e gli rivolse un sorriso a trentadue denti.
«Potevi scegliere qualcuno di meno problematico della signorina Jin, ma sono felice per voi. Alla fine se voi state bene, va bene così. Posso anche capire perché non me l’hai detto subito, con tutte le nostre regole da una parte e la nuova carica di capoclan dall’altra. Però, per il futuro, ricordati che per me sei come un fratello e ti supporterò sempre e comunque. M’importa solo della tua felicità.»
Istintivamente, SiZhui mosse un passo indietro, sollevò le mani davanti a sé e s’inchinò profondamente.
«Ti chiedo sinceramente perdono per aver dubitato del tuo appoggio e per essere venuto meno alla tua fiducia.»
Si sentiva in colpa per non essere stato all’altezza delle aspettative di quella persona che era sempre stata al suo fianco fin da che aveva memoria. Era il più grande amico che avesse mai avuto eppure non si era fidato abbastanza di lui.
«Oh, per l’amor del cielo, alzati!» esclamò JingYi, afferrandolo per le braccia e tirandolo su. «Gli inchini riservali per Hanguang-jun. Lui e Wei-qianbei saranno… Aspetta. Lo sanno già, vero?»
SiZhui non riuscì a trattenere un sorrisetto di scuse.
«Figurarsi, avrei dovuto immaginarmelo che non avresti fatto nulla alle spalle di quei due. Wei-qianbei avrà dato i numeri quando ha scoperto che hai insidiato suo nipote.»
SiZhui per poco non scoppiò a ridere al ricordo della reale reazione di suo padre.
«Al contrario! È stato molto supportivo e incoraggiante. Anche troppo!»
JingYi gli passò un braccio attorno alle spalle e prese a trascinarlo lungo il pontile.
«Su, andiamo, o la tua principessina verrà a vedere se ti sto picchiando.» Rimase in silenzio per un attimo, come riflettendo, poi continuò. «Visto che non posso dirlo a Hanguang-jun e Wei-qianbei, resta sempre ZiZhen! Oh, impazzirà quando lo saprà! Comporrà poemi in vostro onore!»
E SiZhui non seppe se sentirsi lusingato o terrorizzato all’idea, ma di certo era sollevato e grato di avere una persona come JingYi al suo fianco.
I giorni erano passati uno dopo l’altro più velocemente di quanto pensassero e il ritorno a Gusu si avvicinava inesorabilmente. Wei WuXian era dispiaciuto all’idea di dover abbandonare quel luogo che gli ricordava tanto la sua infanzia, ma allo stesso tempo era felice di aver avuto la possibilità di trascorrervi del tempo. Per questo motivo aveva deciso di organizzare una sorta di festicciola di addio alla vigilia della partenza, un piccolo regalo anche per SiZhui e Jin Ling che non si sarebbero visti per un po’.
Avevano passato la mattinata a giocare nel canale, con i pantaloni arrotolati sopra il ginocchio e le maniche rimboccate sopra i gomiti. I ragazzi si erano divertiti un sacco e Wei WuXian non si era a sua volta risparmiato. L’unico che aveva mantenuto il decoro, rimanendo seduto sul pontile, era stato Lan WangJi. Salvo poi rivelare uno scandalosissimo piede nudo con tanto di caviglia candida scoperta mentre cambiava posizione, che aveva catalizzato lo sguardo di Wei WuXian al punto da fargli prendere una foglia di loto in piena faccia.
«Scusate!» aveva esclamato, riemergendo dall’acqua e ridendo imbarazzato. «Ma mio marito è una splendida fata e non posso non guardarlo.»
Jin Ling aveva emesso un versetto disgustato, ma tutti avevano notato che non staccava gli occhi dai polsi e dai capelli bagnati di SiZhui.
Dal canto suo, Lan WangJi si era limitato a un piccolo sbuffo divertito.
Ora si trovavano tutti seduti all’ombra del portico mentre Wei WuXian era rientrato a prendere quello che era rimasto dell’anguria, conservata con un metodo tutto speciale.
Stava uscendo con il vassoio tra le mani, quando SiZhui gli si fece incontro con un piccolo sorriso.
«Baba.» mormorò, accennando appena col capo all’altro lato del pontile. «È lì da un po’. A-Ling dice che non crede sia venuto con cattive intenzioni.»
Wei WuXian alzò lo sguardo e incontrò quello corrucciato di Jiang Cheng, che lo fissava da lontano. Qualcosa in fondo al suo stomaco si annodò dolorosamente.
«Forse dovremmo invitarlo a unirsi a noi?» tentò ancora SiZhui.
Wei WuXian non rispose, gli mise in mano il vassoio con l’anguria e si diresse a grandi passi verso il suo shidi.
Per tutta la durata di quel soggiorno aveva avuto l’impressione che Jiang Cheng non lo volesse lì, che la sua presenza lo disturbasse e non volesse avere niente a che fare con lui. Eppure ora era lì e la sua espressione, nonostante le consuete sopracciglia aggrottate, non lasciava trasparire tutto quell’odio e quel disprezzo che si sarebbe aspettato.
Si sforzò di rivolgergli il suo sorriso più luminoso.
«Vuoi unirti a noi? Sono sicuro che anche a Jin Ling farebbe piacere.»
Istintivamente sollevò una mano per afferrarlo e trascinarlo con sé, ma bloccò il gesto a mezz’aria, incerto. Di sicuro un atteggiamento così confidenziale da parte sua lo avrebbe infastidito.
«C’è dell’anguria congelata.» disse invece, per darsi un contegno.
Quell’affermazione sembrò catturare l’attenzione di Jiang Cheng, che gli lanciò un’occhiata interrogativa.
«Dove ti sei procurato il ghiaccio?»
«Oh, è una storia buffa!» esclamò Wei WuXian, cogliendo la palla al balzo e incamminandosi, facendo sì che l’altro lo seguisse. «Stavo facendo degli esperimenti per creare un talismano rinfrescante invertendo i tratti di uno del fuoco e avevo finito il cinabro… Insomma, per fartela breve ho accidentalmente creato un blocco di ghiaccio perenne. E siccome l’anguria che ci hai così gentilmente regalato è avanzata, tra l’altro era buonissima, grazie ancora, ho pensato di congelarla per conservarla. Quindi, anguria congelata!»
Ora Jiang Cheng sembrava confuso, ma nel frattempo avevano raggiunto il capo del molo, quindi gli mise in mano un pezzo di anguria ghiacciata infilzato su uno stecco. Il capoclan Jiang la scrutò con diffidenza ma infine l’addentò. Un brivido gli corse lungo la schiena, ma sembrò apprezzare.
«Quel talismano potrebbe essere molto utile per conservare i cibi in estate.» commentò.
Wei WuXian sorrise, smagliante.
«Quel primo esemplare non è replicabile, ma studierò un modo per renderlo più stabile e te ne manderò una scorta!»
Meglio non fargli sapere che il primo era stato dipinto con il sangue ed era quello che aveva causato la sua innaturale efficacia.
Con la coda dell’occhio notò che Lan WangJi, dal punto in cui era seduto, li stava fissando, come a voler controllare che fosse tutto a posto. Annuì verso di lui per rassicurarlo e l’altro annuì in risposta. “Se dovessero esserci dei problemi, sono qui.” significava.
Quel tacito scambio di sguardi venne interrotto da Jin Ling, che balzò tra loro entusiasta.
«Jiujiu! Finalmente sei arrivato, pensavo non venissi più!» esclamò.
L’occhiata che Jiang Cheng gli lanciò avrebbe incenerito un sasso.
«Non serve che mi guardi così! È da quando mi hai dato l’anguria che so benissimo che volevi raggiungerci. Sarebbe stato bello se fossi venuto al festival di mezz’estate con noi!»
«Ho visto abbastanza di quel festival.» brontolò Jiang Cheng, lo sguardo accusatorio fisso su Wei WuXian, che ridacchiò imbarazzato.
Non si poteva certo dire che quella fosse stata la sua migliore performance. Tuttavia…
«A-Cheng! Se volevi passare del tempo con noi, bastava dirlo!» si ritrovò a esclamare, incredulo. «Pensavo che non ci volessi qui, che ti dessimo fastidio.»
«Ed è così!» sbottò Jiang Cheng, ma ormai Wei WuXian non ci cascava più.
Aveva passato tutto il tempo a rimuginare sul fatto che il suo shidi non volesse parlargli e lui aveva fatto lo stesso, convinto, chissà perchè, che non vi fosse possibilità di riconciliazione. Erano due stupidi.
«Vieni!» esclamò invece, ignorando le rimostranze. «Vieni a mangiare l’anguria! È buonissima! E l’acqua è stupenda, facciamo un bagno!»
Ora che aveva capito che quel suo strano fratello in realtà non lo detestava, non si sarebbe fatto remore a coinvolgerlo nei suoi giochi come faceva una volta. E non si stupì nemmeno di vedere un sorriso furtivo spuntare sulle sue labbra.
Quella sera, dopo che tutti erano rientrati per la cena e per prepararsi per la notte, solo Jiang Cheng era rimasto seduto sul bordo del piccolo molo. Le sue vesti viola si stavano ancora asciugando dopo aver passato il pomeriggio a venire schizzato da suo nipote e da quel ragazzino impenitente del suo shixiong. Era stata una giornata strana. Nonostante avesse desiderato passare del tempo con lui in un’atmosfera rilassata, essere circondato da tanta allegria e leggerezza lo aveva spiazzato. Si sentiva vagamente in colpa, non meritava affatto quell’atteggiamento così conciliante. In quegli ultimi anni non aveva fatto nulla per tentare una riconciliazione con il fratello che, a suo dire, gli aveva distrutto la vita, eppure lui ora lo trattava con tanto affetto che non sapeva come reagire. Wei WuXian aveva sempre avuto tanto amore da dare e lo riversava su chiunque: su Lan WangJi, sui ragazzi Lan, su Jin Ling, in passato sui Wen, tutti tranne lui. Si era sempre sentito così, abbandonato da lui, tradito. Eppure ora, quando lo guardava negli occhi, quei grandi occhi grigi ridenti, che celavano un dolore che spezzava l’anima, temeva di avere sempre avuto torto.
In momenti come quello non poteva fare a meno di pensare a YanLi: lei aveva sempre capito tutto e quello che non poteva capire l’aveva accettato sulla base di una fiducia che lui non era mai stato in grado di provare. Aveva protetto Wei WuXian a costo della vita, mentre lui, accecato dall’odio, aveva reso vano il suo sacrificio guidando un assedio che aveva portato alla sua morte. YanLi non sarebbe stata felice di vederli come erano ora, così distanti e con tanti rammarichi sulle spalle.
«Jiujiu.»
Come evocata da quel pensiero, la voce di Jin Ling spezzò la quiete della sera.
Già, si ritrovò a pensare Jiang Cheng, non aveva più sua sorella, ma aveva lui che era la cosa più bella che lei gli avesse lasciato.
Alzò lo sguardo su di lui e scoprì che alle sue spalle si trovava anche Wei WuXian.
«Ti unisci a noi per cena?» gli chiese il nipote.
Jiang Cheng annuì.
«Tra poco.»
Senza una parola, Wei WuXian si sedette accanto a lui. Non aveva più il sorriso gioviale che lo aveva accompagnato per tutto il pomeriggio, ora la sua espressione era seria, malinconica.
Dopo alcuni attimi trascorsi a guardare l’acqua che scorreva placida tra le foglie di loto nel canale, finalmente parlò.
«A cosa pensi?»
Jiang Cheng era stanco di fingere.
«A jiejie.»
A quelle parole, Jin Ling, che fino a un attimo prima era rimasto in piedi alle loro spalle, si lasciò a sua volta cadere sulle assi del pontile, esattamente in mezzo a loro.
«Scommetto che lei sarebbe stata felice di vederti qui, shishu.» disse.
Jiang Cheng si rese conto che le labbra di Wei WuXian tremavano leggermente mentre le schiudeva per rispondere, quindi lo fece al suo posto.
«Sono certo di sì.»
Jin Ling stava lanciando sguardi di sottecchi a entrambi, mentre gli occhi di Wei WuXian si erano fatti lucidi.
Jiang Cheng avrebbe voluto dire qualcosa che alleggerisse la tensione, ma prima che riuscisse a farlo sentì la mano del nipote stringere la sua e si rese conto che stava facendo lo stesso anche con l’altro suo zio.
«Averti qui è come avere anche lei.» disse Wei WuXian. «Shijie sarebbe entusiasta di vedere quello che sei diventato. Che entrambi siete diventati.»
La sua voce tremava un poco e il fatto che non avesse incluso sé stesso in quel discorso, fece provare uno strano dolore al petto a Jiang Cheng. Wei WuXian era sempre così: gli altri si sperticavano in lodi, ma lui non si considerava nemmeno degno di menzione. Una volta la considerava falsa modestia, ora invece…
«L’anno prossimo potete tornare di nuovo.» disse, cambiando bruscamente discorso. «Yunmeng d’estate dà il meglio di sé e farò in modo di organizzare un festival di mezz’estate ancora più bello.»
Wei WuXian finalmente sorrise.
«Certamente!» esclamò in tono vivace, e qualcosa si sciolse nel cuore di Jiang Cheng.
Si alzò in piedi.
«Diamoci una mossa ad andare a cena o non resterà più niente da mangiare.»
Senza aggiungere altro, s'incamminò lungo il pontile con Jin Ling che gli corse dietro.
Wei WuXian sbuffò una risatina e li seguì.