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fairy_circles ([personal profile] fairy_circles) wrote2024-01-22 05:52 pm

Dreams are all but gone (cap. 3)

Titolo: Dreams are all but gone
Fandom: Mo Dao Zu Shi
Rating: safe
Personaggi: Wei WuXian, Lan WangJi, Lan SiZhui, Jin Ling
Pairings: WangXian, ZhuiLing
Beta: Leryu
Word count: 4456


«A-Xian! Sto per sposarmi. Vieni, dammi un parere.»
Il frusciare della stoffa rossa ricamata d’oro lucente invase il suo campo visivo mentre Shijie piroettava, mostrando entusiasta l’abito nuovo di zecca. Era incantevole: una gioia per gli occhi. L’immagine della felicità. Non potè che rimanere incantato a guardarla sorridere. Se lei stava bene, tutto il resto non aveva importanza. Se Shijie era felice, anche accanto a un pavone come Jin ZiXuan, allora lui non avrebbe più aperto bocca e si sarebbe impegnato ad andare d’accordo con il cognato. Perché Shijie si meritava un mondo di amore.
«Sei bellissima.» le disse.
«Non credo a una sola parola!» rise lei. «Vieni, devi scegliere un nome di cortesia!»
Prese tra le dita il pennello e lo intinse nell’inchiostro, ma quando fece per posarlo sul foglio una goccia cadde macchiando la carta. Una goccia di un rosso intenso.
Quando alzò lo sguardo si rese conto che tutto intorno a sé era buio, il suolo era ricoperto di cadaveri e le sue stesse mani erano macchiate di sangue. Delle dita leggere gli sfiorarono la guancia. Sgranando gli occhi, tornò ad abbassarli e scoprì di tendere Shijie tra le braccia, una ferita orribile che le squarciava il petto e il sangue scuro che le macchiava le vesti. La mano ricadde al suolo senza vita e qualcosa si spezzò dentro di lui.
Non riconobbe nemmeno la sua voce che gridava un’incontenibile disperazione.
Wei WuXian spalancò gli occhi, ansimando, il petto che si alzava e si abbassava a un ritmo troppo accelerato. Portò una mano allo sterno e si sforzò di regolarizzare il respiro. Rimase a fissare le travi del soffitto del Jingshi, impossibilitato a chiudere di nuovo gli occhi per il terrore di rivedere quella scena che lo aveva già distrutto una volta.
«Sto bene. Sto bene. Sto bene.» si ripetè più volte.
Erano solo sogni. Era il passato e non si poteva cambiare. Non poteva più fargli del male. Era tutto a posto.
Quando i suoi polmoni ricominciarono a funzionare normalmente e la sua mente si schiarì, si rese conto di essere solo nel letto. In effetti, notò, era strano che Lan WangJi non lo avesse immediatamente abbracciato dopo un risveglio così brusco. Che si fosse alzato prima del solito? Sbirciò verso la finestra da cui filtrava una luce intensa. Forse era lui ad aver dormito troppo. Se così fosse stato si sarebbe di nuovo attirato i rimproveri di Lan Qiren e non aveva tutta questa voglia di sentirsi strigliare e dare del lavativo.
Con un sospiro, spostò le gambe giù dal letto e si apprestò a vestirsi, quando il suo sguardo cadde sul tavolino da notte. Proprio lì giaceva uno splendido fiore di loto accanto a un biglietto su cui la perfetta calligrafia di Lan WangJi gli augurava il buongiorno.
Wei WuXian sentì le labbra piegarsi in un piccolo sorriso che scacciò almeno in parte l’angoscia dell’incubo: anche se non era fisicamente accanto a lui, il suo amato sapeva sempre come fargli avvertire la sua presenza ed essergli di sostegno.
Lan WangJi si era svegliato alle cinque come al solito. Abbassò lo sguardo sul compagno e lo osservò mentre, per una volta, riposava tranquillo. Wei WuXian non faceva un sonno decente da giorni, quindi non trovò nulla di male nel lasciarlo riposare il più possibile. Il giorno prima gli aveva mostrato i suoi progressi nell’allenamento e sembrava che ormai non avesse più problemi con l’uso dell’energia vitale e del nucleo dorato. Sapeva però che per ottenere quel risultato erano stati necessari molti sforzi e molto impegno. Era davvero orgoglioso di lui e quel sonno supplementare era più che meritato.
Dopo la meditazione mattutina, si era recato in visita dal fratello, che ancora stava osservando il lutto per Jin GuangYao e si teneva lontano da tutto e da tutti. Lan XiChen stava soffrendo enormemente e Lan WangJi aveva l’impressione di poterlo comprendere. Anzi, forse era l’unico a poterlo fare davvero.
Il volto di suo fratello appariva sciupato, gli occhi spenti, ma non per questo si mostrò in disordine o gli negò il suo sorriso gentile. Nonostante, tutto XiChen mostrava sempre di apprezzare le sue visite.
«Come sta Wei-gongzi?» gli chiese, dopo i consueti convenevoli.
«Dorme.» rispose Lan WangJi. «Ieri mi ha mostrato i suoi progressi con la spada. Ha fatto davvero un ottimo lavoro, credo che possa tranquillamente raggiungere il livello che aveva nella… voglio dire… che aveva anni fa.»
Non voleva parlare della vita passata di Wei WuXian, gli sembrava irrispettoso nei confronti del fratello che aveva appena perso qualcuno che di certo non sarebbe tornato.
Lan XiChen sorrise.
«Molto bene. Sono felice per lui.» disse. «E per voi. Immagino che parteciperete insieme alla prossima caccia notturna.»
Lan WangJi annuì, scrutando il fratello con attenzione. C’era qualcosa che non gli stava dicendo?
«WangJi…» iniziò infatti, «Ora che Wei-gongzi è di nuovo in grado di usare il suo potere e sta bene, pensi che desideri rimanere ai Meandri delle Nuvole?»
«Non sta bene.» obiettò Lan WangJi, prima di realizzare il resto della frase. «Cosa intendi, Xion-zhang
Il pensiero fuggevole che Wei WuXian volesse andarsene o che qualcuno della sua famiglia intendesse allontanarlo gli era insopportabile.
«Niente di drastico, didi. Solo mi chiedevo se a entrambi stesse bene questa situazione un po’, passami il termine, ambigua.»
«Ambigua?»
Per Lan WangJi non c’era niente di ambiguo nella loro situazione: si appartenevano a vicenda e così sarebbe stato per sempre; pensava che fosse chiaro a chiunque, ma se non lo fosse stato non aveva importanza, bastava che lo sapessero loro.
Lan XiChen scosse la testa.
«Non è importante, WangJi. Se voi state bene, nessuno ha diritto di parola in proposito.»
Era vero; eppure Lan WangJi aveva già pensato e ripensato a quella situazione sospesa dalla visita a Pontile del Loto e più specificatamente da quei due inchini rivolti agli antenati dei Jiang. Ciò che ne sarebbe derivato era un passo enorme per qualsiasi appartenente al mondo della coltivazione e non aveva mai osato esprimere a nessuno i suoi pensieri. Ma, se suo fratello iniziava a porsi delle domande, era possibile che anche Wei WuXian se le fosse fatte e non avere risposte poteva essere destabilizzante. Forse era giunto il momento di mettere in chiaro le cose, anche a costo di ricevere un rifiuto che gli avrebbe spezzato il cuore.
«Xion-zhang, in realtà io vorrei…» iniziò.
L’emozione di esprimere quel concetto ad alta voce gli chiuse la gola, ma sembrò che suo fratello capisse comunque.
Gli sorrise, gentile e comprensivo.
«Richiederò che sia fatto un ordine di seta rossa di ottima fattura e farò venire dei sarti da Caiyi. Tu pensa solo a parlare con lui.»
Lan WangJi annuì, grato di non dover esprimere oltre il turbine confuso di emozioni che gli vorticava in testa.
«Grazie, Xion-zhang
Quando tornò verso il Jingshi, aveva in mente solo di parlare con Wei WuXian, null'altro aveva importanza. Ignorò completamente alcuni segretari che tentavano di passargli i rapporti delle ultime cacce notturne e anche un paio di studenti giunti per chiedere chiarimenti sulla precedente lezione. Ora non aveva tempo per nessuno, solo per la persona che voleva accanto per sempre.
Quando raggiunse la loro stanza, lo trovò seduto sul davanzale della finestra, dando le spalle all’ingresso. Aveva i capelli sciolti e disordinati, le mani che tenevano un fiore di loto abbandonate in grembo. Sembrava perso nella contemplazione delle vette di Gusu.
«Wei Ying.» lo chiamò dolcemente.
Non ottenne risposta.
«Wei Ying!»
A quel secondo richiamo, il giovane si voltò, rivolgendogli uno sguardo spento prima che i suoi occhi lo mettessero a fuoco e lo riconoscessero.
«Lan Zhan! Buongiorno!» esclamò, forzando un’allegria nella voce che sembrava fuori posto.
«È successo qualcosa?» si preoccupò subito Lan WangJi, ma l’altro scosse la testa.
«Solo un po’ di malinconia.»
«Altri sogni?»
Wei WuXian impiegò un attimo di troppo prima di annuire con aria mesta.
«Ma non devi preoccuparti, Lan Zhan, davvero! Sto bene! Mi passerà!»
Sembrava così smarrito, così solo, che Lan WangJi mise da parte ogni remora e si lasciò cadere in ginocchio di fronte a lui.
«Wei Ying.» disse, sforzandosi di trovare le parole per farsi capire. «Wei Ying, io… vorrei dirti una cosa importante.»
Gli occhi di Wei WuXian si spalancarono stupiti, allarmati, incerti su cosa aspettarsi.
Lan WangJi sciolse il proprio nastro frontale e lo ripiegò con cura in una mano.
«So che abbiamo giocato spesso con questo ma vorrei che tu lo accettassi per davvero. Vorrei che diventassimo compagni di coltivazione. Sai… sai cosa significa?»
Vide le sue labbra tremare e quel tentennamento che gli parve infinito fu sul punto di spezzargli il cuore.
«È per sempre.» disse infine Wei WuXian. «Per l’eternità.»
«Sì. Vuoi passare l’eternità con me?»
Wei WuXian allungò le dita fino a sfiorare il nastro candido, ma invece di prenderlo si lasciò scivolare dal davanzale dritto tra le sue braccia.
«Certo che voglio, Lan Zhan!» esclamò con voce rotta. «Io… io non ho fatto nulla per meritarmi un simile onore e tu sei così fantastico che di certo potresti trovare mille persone migliori di me, ma… ma voglio restare con te! Voglio restare con te per sempre!»
Lan WangJi lo strinse forte quando sentì le lacrime bagnare il tessuto della sua veste: l’avrebbe protetto per sempre, l’avrebbe aiutato a stare meglio, non si sarebbero separati mai più.
«Non piangere…» mormorò dolcemente. «Vorrei solo vederti felice.»
«Ma Lan Zhan!» protestò Wei WuXian sollevandosi un poco e strofinandosi gli occhi. «Mi hai appena chiesto di sposarti, come dovrei reagire? Certo che sono felice!»
Gli si accoccolò di nuovo addosso, prendendo finalmente il nastro bianco dalla sua mano e avvolgendoselo attorno a un polso.
«È vero, ci abbiamo giocato tanto, forse troppo per il significato che ha.»
Lan WangJi vi posò sopra una mano.
«Adesso è tuo, puoi tenerlo.»
«Ma…»
«Il nastro è solo un simbolo, te ne darò uno più prezioso durante la cerimonia.»
Non appena pronunciò quella parola, sentì Wei WuXian irrigidirsi tra le sue braccia.
«Cosa c’è?»
Un leggero scuotere della testa.
«Nulla. Solo, è un po’ da metabolizzare. Sarò il marito e il compagno di coltivazione del famoso Hanguang-jun. È incredibile.»
Lan WangJi gli sollevò il viso e lo baciò delicatamente.
«Sarà presto reale.»
Lan XiChen mantenne la promessa e nei giorni seguenti giunsero sia i sarti che una quantità di seta rossa splendida sufficiente a vestire l’intero clan. I preparativi presero finalmente il via, tra misure, tagli e modifiche dell’ultimo momento.
Wei WuXian faceva di tutto per tenere la mente impegnata e lontana da quei metri di stoffa rossa che lo mettevano profondamente a disagio. In quei giorni si impegnò ancora di più con l’allenamento, tanto che ormai riusciva tranquillamente a tenere testa a SiZhui e avrebbe voluto chiedere direttamente a Lan WangJi di duellare con lui: necessitava di avversari più esperti per migliorare ancora le sue tecniche. Questo, purtroppo, non impedì al giorno della prova di arrivare e fu Lan WangJi stesso, visibilmente emozionato, a portargli il sontuoso abito scarlatto fresco di cucitura.
«Puoi provarlo.» disse, adagiandolo sul grande letto del Jingshi.
SiZhui, che era seduto a prendere il tè insieme a suo padre, si alzò rispettosamente e s’inchinò all’altro genitore.
«Allora mi congedo.» disse.
«Resta.» gli disse semplicemente Lan WangJi, posandogli una mano sulla spalla.
Wei WuXian li ignorò entrambi. Il suo sguardo era fisso sull’abito, immobile.
Davanti ai suoi occhi scorrevano le immagini della sua Shijie che volteggiava avvolta da morbida stoffa rossa e oro. Il suo sorriso radioso, la gioia che trapelava da ogni gesto, da ogni parola.
«A-Xian! Sto per sposarmi!»
«Sei bellissima, Shijie!»
«A-Xian, vieni. Scegli un nome di cortesia.»
Poi l’oscurità, il sangue, un ultimo tocco gentile prima della fine.
«A-Xian… Falli smettere… basta… basta…»
«Shijie, li ho fermati.»
«Bene, ben fatto… A-Xian…»
Shijie…
«Non posso farlo.»
Le parole uscirono prima che riuscisse a mettere loro un freno. Quando se ne rese conto era troppo tardi e alzando gli occhi vide Lan WangJi fissarlo incredulo. Alle sue spalle anche SiZhui sembrava sconvolto.
«Io…» iniziò, ma non c’era davvero modo di rimangiarsi quanto appena detto.
L’espressione di Lan WangJi era terribilmente ferita e l’ultima cosa che avrebbe voluto al mondo era fargli del male.
«Nonono, Lan Zhan, io…»
Afferrò una sua mano e la strinse come un naufrago che stava per affogare.
«Io ti appartengo, lo sai! Non posso vivere senza di te! Sei la persona che mi è più cara al mondo e ti amo tantissimo! Non pensare mai, mai, mai il contrario, nemmeno per un momento!»
Lan WangJi coprì quelle dita che lo stringevano disperate con le sue.
«Ma…?»
Wei WuXian abbassò gli occhi.
«Ma non posso indossare un abito del genere. Non posso. Non dopo aver distrutto la felicità della mia Shijie. Lei era così… così bella e piena di gioia e io… io le ho portato via tutto, persino la sua vita.»
Si portò le mani al volto, coprendosi gli occhi.
«Non me lo merito. Non… non posso e basta.»
Era egoista, terribilmente egoista da parte sua uscirsene con un discorso del genere adesso. Avrebbe dovuto chiarirlo prima, ma semplicemente non ce l’aveva fatta. Aveva ignorato il problema, sperando che si risolvesse da solo e che quel rifiuto, magicamente, scomparisse davanti alla vista dell'abito che avrebbe dovuto rappresentare il suo “per sempre”. Ma non era stato così, e se adesso Lan WangJi avesse deciso che non lo voleva più non avrebbe potuto dargli torto. Era un inutile ragazzino capriccioso che piangeva su un passato ormai lontano e irrimediabile.
Inaspettatamente sentì due braccia forti che lo stringevano, a cui se ne aggiunsero subito due più sottili.
«Va bene così.» disse la voce calda di Lan WangJi accanto al suo orecchio.
Allontanando le mani dal volto vide che entrambe le persone più importanti della sua vita lo stavano abbracciando.
«Baba, tu ti meriti tutta la felicità del mondo.» disse SiZhui in tono gentile.
Wei WuXian scosse la testa: non poteva essere così semplice. Non poteva.
«Wei Ying.» disse Lan WangJi prendendogli il volto tra le mani. «Wei Ying, guardami. Non ha importanza. Un abito è solo un abito e una cerimonia è solo una formalità. Non hanno importanza. Non dobbiamo fare nulla se non vuoi.»
Lan WangJi aveva capito tutto, come sempre. Del resto lui c’era stato, quella notte terribile. Aveva visto con i suoi occhi il sangue versato e tutto quello che era successo. Nessuno meglio di lui poteva comprendere come si sentisse, era stato ingiusto da parte sua dubitarne.
«Mi dispiace.»
«Te l’ho detto tante volte, nessun “mi dispiace” tra di noi. Voglio solo che tu stia bene.»
SiZhui teneva ancora una mano tra le sue.
«Ne hai passate tante, più di quante io possa anche solo immaginare.» disse accarezzandogliela piano. «Non scusarti mai con noi di qualcosa che ti fa soffrire. Non spetta a me dirlo, lo so, ma questa è la tua casa, noi siamo la tua famiglia, non abbiamo bisogno di formalità e scuse. Vogliamo solo il tuo bene.»
Wei WuXian appoggiò la fronte contro quella del suo bambino che ora sembrava così adulto e così saggio. Quelle mani calde che lo stringevano, le braccia che lo sostenevano, lo facevano sentire al sicuro, amato, capito. Era una sensazione strana a cui non era abituato. Per lui era più normale essere frainteso, offendere qualcuno, suscitarne il disappunto o l’ira: quel nuovo supporto gli scaldava il cuore in modi che ancora non era certo di poter capire e accettare del tutto.
«Grazie.» mormorò, lasciandosi cullare dall’abbraccio.
Rimasero così per un tempo che gli parve infinito, in un nido di calore che lo faceva sentire protetto. Quando SiZhui non si sciolse dall’abbraccio se ne accorse a malapena.
«Vi lascio riposare. Buona notte, baba, Hanguang-jun.» disse, inchinandosi a entrambi con la consueta cortesia.
Guardandolo allontanarsi, Wei WuXian non poté trattenersi dall’ammirarlo profondamente.
«È davvero meraviglioso.» mormorò.
«Ti somiglia tanto.» rispose Lan WangJi. «È generoso e gentile come te.»
«Non fare confusione, quello sei tu, Lan Zhan!» tentò di scherzare Wei WuXian, ma l’altro lo guardava con un sorriso che valeva più di mille parole.
Decidendosi finalmente a lasciarlo andare, Lan WangJi si diresse verso il letto, dove raccolse l’abito nuziale e lo ripiegò tra le braccia. Spalancò un’anta dell’armadio e lo infilò sul fondo dello scomparto.
«Domani dirò ai sarti che possono tornare a casa.»
Lo disse in tono neutro, ma Wei WuXian vi lesse comunque una nota di rimpianto.
«Mi…»
«Non dire di nuovo che ti dispiace.» venne interrotto in tono tranquillo.
Sospirò.
«D’accordo. Ma mi dispiace davvero.»
Lan WangJi sbuffò l’accenno di una risatina.
«Faccio preparare il bagno. Hai bisogno di rilassarti come si deve.»
Quando la vasca fu pronta e piena d’acqua fumante, sistemata dai domestici oltre un separè che divideva la camera da letto del Jingshi dallo spogliatoio, Lan WangJi lo invitò a raggiungerlo allungando una mano.
Wei WuXian si lasciò spogliare lentamente, uno strato di vesti dopo l’altro, tessuti neri e scarlatti che si ammucchiavano ai suoi piedi. Quando anche il nastro che gli stringeva i capelli venne sciolto, morbide onde corvine scesero sulle sue spalle, coprendogli buona parte della schiena. Lan WangJi le scostò di lato, scoprendogli il collo e posandovi un bacio gentile.
«Precedimi.» disse. «Ti raggiungo subito.»
Wei WuXian non se lo fece ripetere due volte e s’immerse nell’acqua piacevolmente calda che, a poco a poco, sciolse la tensione che si era accumulata nei suoi muscoli. Lentamente, appoggiò la testa all’indietro, al bordo della tinozza, distese le gambe più che poteva e chiuse gli occhi. Non si era reso conto di essere tanto stanco. In effetti, per lui era normale: capitava spesso che non si rendesse conto di essere arrivato al limite, finché non crollava. Quel giorno si era allenato più del solito per tenere la mente impegnata e quello era il risultato.
Era sul punto di assopirsi, quando sentì finalmente delle braccia avvolgerlo e il corpo solido di Lan WangJi prendere posto accanto al suo. Aprendo a malapena gli occhi, si appoggiò al suo petto. Era piacevole rimanere abbracciati nell’acqua calda, un contatto pelle contro pelle che non permetteva nessuna barriera e metteva a nudo ogni fragilità. Nella sua naturalezza faceva quasi paura.
Senza alzare la testa, le ciocche bagnate che gli ricadevano sulla fronte e sugli occhi, si ritrovò a mormorare: «Mi vuoi ancora?»
Mi vuoi ancora bene? Mi vuoi ancora sposare? Mi vuoi ancora vicino?
Si sentiva così stupido… però non riusciva a scacciare la consapevolezza che, a ogni contrasto, era inevitabilmente seguita una rottura o una perdita che lo aveva lasciato più solo di prima.
Sentì la stretta delle braccia di Lan WangJi farsi più salda, senza la minima esitazione.
«Sempre.» disse. «Per sempre. Mi rendi felice. Ti amo. Ti voglio. Non posso lasciarti… non voglio nessun altro… non può essere nessun altro.»
Wei WuXian sentì il cuore saltare un battito. Erano le stesse parole che lui aveva usato e Lan WangJi aveva ripetuto durante la loro reciproca dichiarazione al tempio di Guanyin. Il confermarsi di un sentimento che non sarebbe mai svanito, che aveva atteso anni ed era disposto ad attenderne altrettanti.
«Lan Zhan…»
«Puoi mostrarti vulnerabile. Puoi sbagliare. Puoi dire di no. Non pensare di non potertelo permettere per via delle conseguenze. Io non ti abbandonerò. Noi non ti abbandoneremo, non perderai più nessuno.»
Sotto il suo orecchio, il cuore di Lan WangJi batteva a un ritmo regolare e sicuro. Ascoltarlo lo calmava.
«Accidenti, Lan Zhan, vuoi davvero farmi piangere.» scherzò debolmente, ma non ebbe la forza di aggiungere altro.
Rimase così, abbandonato contro di lui, avvolto dal tepore rigenerante dell’acqua, mentre la voce sommessa di Lan WangJi intonava una melodia delicata che lo cullò fino a farlo addormentare.
Quando riaprì gli occhi era notte fonda. Lan WangJi lo aveva asciugato e rivestito con una candida veste da notte, e ora dormiva accanto a lui, circondandolo in un abbraccio protettivo, come sempre. Era stato estremamente tenero e ancora Wei WuXian faticava a realizzare cos’avesse fatto per meritarsi tanto amore e devozione. A volte pensava che fosse tutto un sogno e che prima o poi si sarebbe svegliato sulla fredda pietra, là nella sua caverna ai Colli dei Sepolcri.
Lentamente e con attenzione, badando a non fare il minimo movimento brusco che potesse turbare il sonno di Lan WangJi, si districò dal suo abbraccio e posò i piedi nudi sul pavimento, rabbrividendo.
Si avvicinò alla finestra e scostò piano gli scuri, lasciando filtrare all’interno la luce argentea della luna. La notte era limpida e stellata, in cielo non si vedeva neanche una nuvola e le lanterne accese nel cortile creavano solo pallide ombre lungo i muri delle costruzioni. Il silenzio regnava sovrano e tutto era immobile nella notte di montagna. Per questo notò all’istante il baluginio dorato dove non avrebbe dovuto esserci e il movimento inusuale che ne seguì. Accennando un sorriso condiscendente tra sé, spalancò la finestra, balzò sul davanzale e la richiuse. La notte di inizio inverno a Gusu sapeva essere fredda e non voleva che Lan WangJi si prendesse un malanno. A piedi nudi, silenziosamente, spiccò un salto per raggiungere il tetto del Jingshi e da lì quello dell’edificio di fronte. Raggiunse la figura misteriosa alle spalle, con un ghigno.
«Pene d’amore o fuga per l’alcool?» chiese.
Jin Ling sobbalzò talmente tanto che per poco non ruzzolò giù dal tetto.
«Tu!» esclamò, puntandogli contro un dito accusatore. «Cosa ci fai fuori a quest’ora? E in camicia da notte!»
Wei WuXian rise e si strofinò le braccia per scaldarsi.
«In effetti fa freddino. Mi sono svegliato, ti ho visto e mi è venuta voglia di venire a parlarti, tutto qui. Allora? Stai andando di nascosto a Caiyi a prendere delle giare di Sorriso dell’Imperatore?»
«Non sono come te.» brontolò Jin Ling, sedendosi a gambe incrociate sul tetto e incrociando anche le braccia. «Non ho intenzione di violare il coprifuoco e mettermi nei guai.»
«Allora sono pene d’amore?» lo stuzzicò Wei WuXian.
Ebbe la soddisfazione di vederlo arrossire anche nella scarsa luce lunare.
«Ma che sciocchezze.»
Rimasero in silenzio per un po’, entrambi fissando le cime in lontananza, poi Jin Ling parlò di nuovo, in tono sommesso.
«Pensavo al periodo in cui mio padre ha frequentato qui le lezioni.» disse senza guardarlo. «Se gli piaceva studiare, se aveva degli amici, se già amava mia madre.»
Wei WuXian sentì il consueto velo di malinconia calargli addosso come ogni volta che si parlava di Jin ZiXuan e Shijie.
«Tuo padre era…» Si morse la lingua per bloccare la parola che gli era nata spontanea - un pavone - «… una persona molto dotata. E sì, il loro fidanzamento era già stato deciso, ma ancora non si conoscevano bene.»
E poi lui ci aveva messo lo zampino, rischiando di mandare tutto a monte. Non ricordava nemmeno più il numero di volte in cui aveva preso a pugni Jin ZiXuan perché mancava di rispetto alla sua Shijie senza sapere nulla.
«Senti un po’.» lo interruppe Jin Ling, lanciandogli un’occhiata obliqua. «Non c’è bisogno che ogni volta che parli dei miei genitori abbassi le orecchie e ti metti la coda tra le gambe.»
Il paragone canino fece rabbrividire involontariamente Wei WuXian.
«Lo so che non li hai uccisi tu, il mio jiujiu me l’ha detto.»
«Jiang Cheng ha…»
«Sì, mi ha detto tutto. So che la morte di mio padre è stata un incidente e quella di mia madre non è stata colpa tua. Jiujiu era lì, l’ha visto che non sei stato tu. Ha detto che tu non le avresti mai fatto del male.»
Erano parole volutamente pronunciate con noncuranza, ma Wei WuXian si sentì comunque stringere il cuore.
«Shijie era… splendida. Era davvero meravigliosa e meritava tutta la felicità del mondo. Non avrebbe dovuto sacrificare la sua vita per uno come me.»
Anche se non era stato lui a ucciderla fisicamente, era stata colpa sua, era accaduto perché lei l’aveva protetto da un colpo di spada che gli sarebbe stato fatale. Ai suoi occhi era sempre stato come se quel colpo l’avesse inferto lui stesso.
«Ti ho odiato, sai?» disse Jin Ling, sempre fissando davanti a sé. «Perché ero convinto che li avessi uccisi con le tue mani e non te ne importasse nulla. Te ne andavi in giro scherzando e ridendo tutto il giorno, facendo lo stupido con Hanguang-jun, sembrava non avessi un problema al mondo.»
«Mi dispiace.»
Non glielo avrebbe mai ripetuto abbastanza spesso.
«Ma jiujiu mi ha detto che lei ti amava.» continuò Jin Ling come se non avesse sentito le sue parole. «Mi ha fatto rabbia, perché lì per lì ho pensato che avrebbe dovuto amare di più me, che avrebbe dovuto vivere per me che avevo bisogno di lei, ma era in corso uno scontro terribile e lei ha visto la tua vita in pericolo. Ed eri il suo fratellino.»
La voce del ragazzo tremò e si spezzò sull’ultima sillaba.
«Ti amava troppo.»
Wei WuXian si sporse in avanti per abbracciarlo, ma Jin Ling lo bloccò sul nascere.
«Non ci provare! Non voglio consolazione da te! E non ho detto che ti ho perdonato, solo che non ti odio più così tanto!»
Quell’atteggiamento brusco era tale e quale a quello di Jiang Cheng. Chissà se Shijie avrebbe riso nel vederlo così. O se si sarebbe commossa.
Sospirando, si alzò in piedi e gli posò una mano sulla testa, in una goffa carezza.
«Va bene, va bene. Ora però rientra o ti prenderai un raffreddore.»
«Parla quello in camicia da notte!» esclamò Jin Ling, prima di alzarsi a sua volta e balzare agilmente giù dal tetto.
Abbozzando un sorriso alla luna, Wei WuXian tornò verso la finestra del Jingshi. L’aprì silenziosamente, s’infilò all’interno e subito sotto le lenzuola.
Lan WangJi rabbrividì al contatto e aprì gli occhi.
«Sei gelido.» borbottò, mezzo addormentato.
«Scusami, Lan Zhan. Ho fatto due passi fuori, la luna è bellissima.»
«Mn.»
Gli si raggomitolò vicino.
«Però è vero, fa freddo. Riscaldami.»
Lan WangJi lo circondò con le braccia e se lo tirò addosso, sciogliendo con dita leggere la cintura che gli legava la veste in vita. Le sue mani calde percorsero la pelle gelata al di sotto e Wei WuXian chiuse gli occhi, grato di potersi abbandonare a quel tepore.