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Titolo: Semplicemente irresistibile - Remake
Fandom: Tsubasa reservoire chronicle
Rating: safe
Personaggi: Fay Flourite, Yuui Flourite, Kurogane, Li Shaoron, Clamp cast
Pairings: Kurogane/Fay, Shaoron/Yuui
Note: Versione riveduta, corretta e prolungata della mia omonima fanfiction del 2010
Beta:
Word count: 4044

Cap. 3
Giulietta - Un sogno lungo un giorno



Fay non poteva credere a quello che era successo. Prima Ashura che aggrediva la moglie in un raptus di follia omicida, poi Kurogane, sopraggiunto in extremis, che lo salvava da quella stessa aggressione e infine lo stesso Kurogane, che solo quella mattina lo aveva abbracciato con tanto trasporto, che lo fissava con freddezza dall’alto in basso. Come se avesse commesso un errore madornale. Non riusciva a capire il senso di quella sequenza di eventi. Solo poche ore prima era stato così felice e ora il peso che gli gravava sul petto rischiava di farlo piangere.
Fu solo per calmare il crescente panico di Yuui che accettò di farsi portare al pronto soccorso per medicare il taglio sul braccio. Non voleva che anche il fratello patisse a causa della sua sconsideratezza ma, di fatto, si sentiva stordito al punto che non gl’importava nulla di tutto quello che gli accadeva attorno.

Yuui era stato così pallido e agitato che l’infermiera del pronto soccorso si era sentita in dovere di dargli un calmante. Fay, al contrario, se n’era stato tranquillo tutto il tempo, cosa che aveva preoccupato ancora di più il fratello. Fortunatamente la ferita non era profonda ed erano bastati pochi punti per suturarla. Una garza sterile e una benda avevano fatto il resto, con l’obbligo assoluto di non sforzare il braccio nei giorni a venire. Tornando a casa, i due fratelli non avevano detto una parola per tutta la strada. Il taxi li aveva lasciati di fronte al ristorante, buio e silenzioso, e, entrando dall’ingresso principale, erano passati proprio accanto al tavolo ancora devastato dalle pietanze rovesciate e dalle schegge di vetro e ceramica sparse tutto attorno. Fay non lo aveva degnato di uno sguardo, Yuui invece era rabbrividito. Quando lo raggiunse in cucina, si rese conto che, appoggiato al banco di lavoro, il fratello stava tremando.
«Fay!» esclamò, raggiungendolo di corsa e circondandogli le spalle con un braccio. «Vieni, siediti. Ti faccio una camomilla e poi ce ne andiamo subito a dormire.»
Fay si lasciò guidare fino a una sedia e si appoggiò contro di lui. Forse era una reazione allo shock dell’aggressione, ma non gli era mai sembrato così vulnerabile come in quel momento.
«Mi dispiace, Yuui-chan, temo che abbiamo perso un altro cliente.» mormorò.
Yuui non credeva alle proprie orecchie: come se gl’importasse qualcosa di non vedere mai più il disgraziato che aveva ferito suo fratello. Con un gesto gentile accarezzò la testa bionda abbandonata contro il suo petto.
«Io invece sono contento che un tipo del genere non si faccia più vedere.» disse tentando di mantenere un tono di voce risoluto. «Non so quali problemi abbia, ma non voglio che si avvicini mai più a te o al ristorante.»
Il fratello però continuava a fissarlo con espressione desolata.
«Kurotan mi ha guardato in quel modo… Come se fossi stato il suo più grande errore.» sussurrò poi abbassando gli occhi.
Yuui realizzò improvvisamente il vero significato di quelle parole. Fay era stato euforico tutto il giorno e lui, preso dalla sua irritazione verso Shaoron, non si era nemmeno degnato di chiedergli cosa fosse successo. Solo ora lo intuiva: doveva esserci stata una svolta tra loro, una svolta bella, ecco perchè Kurogane si trovava al ristorante in un orario decisamente fuori dal normale. E poi, a causa di qualcosa che lo aveva urtato - non riusciva a immaginare cosa, visto che suo fratello, in tutto questo, era la vittima - aveva reagito in quel modo fin troppo brusco che aveva ferito Fay.
«Avevo aspettato per così tanto tempo…» continuò Fay. «A quanto pare non è destino che queste aspettative si realizzino.»
Quelle parole fecero scattare qualcosa dentro Yuui.
Destino? Coincidenze…
Di nuovo qualcuno che aveva mangiato pietanze cucinate da lui si era rispecchiato nel suo stato d’animo. Era accaduto con i clienti del giorno prima, con Shaoron e ora con Ashura. Ashura che era sempre stato una persona cordiale e tranquilla, che non aveva mai mostrato scatti d’ira, che nonostante la situazione complicata in cui si trovava non si era mai comportato in modo meno che cortese ed equilibrato. Quell’atto aggressivo non era per niente normale e, ripensandoci a mente fredda, ricalcava in modo fin troppo fedele tutto il carico di irritazione che era cresciuto in lui durante la giornata e che era stato sul punto di esplodere.
D’istinto abbracciò di nuovo il fratello.
«Perdonami, Fay, è tutta colpa mia!» esclamò con voce rotta dall’emozione.
Quello che aveva appena realizzato era inconcepibile nella sua assurdità, eppure se per una volta poteva essere un caso e per due una coincidenza, alla terza… Le coincidenze non esistevano, come amava sottolineare Yuuko-san.
«Sono stato io. Ero nervoso per via di Shaoron-kun, ero arrabbiato per ieri sera, volevo delle spiegazioni… Non so cosa stia succedendo e perché, ma negli ultimi giorni la mia cucina influenza le persone. So che sembra una follia detto così, ma…»
Fay gli circondò la vita con le braccia sottili, ricambiando l’abbraccio. Non sembrava affatto turbato da quelle parole.
«Che sciocchezze, tu non hai nessuna colpa. Non eri nemmeno lì. Non sei stato tu a mettere quel pezzo di ceramica in mano ad Ashura-sensei. Forse, se potessi parlargli… È davvero una brava persona, sai che non farebbe mai del male a qualcuno.»
«No!» Yuui su questo sarebbe stato irremovibile. Non voleva più vedere quell’uomo nei dintorni di suo fratello. «Non m’interessa se è una brava persona o se ci sono strane influenze di mezzo. Ho visto chiaramente quello che è successo. Quell’uomo ha aggredito sua moglie con l’intenzione più che chiara di farle del male e ha ferito te che hai tentato di calmarlo. Non è giustificabile in nessun modo.»
Vedere Fay in quello stato gli spezzava il cuore, a maggior ragione sapendo quanto Ashura fosse stato importante per lui in un momento della vita in cui si era ritrovato da solo.
Dopo aver preparato una camomilla per entrambi, convinse dolcemente Fay ad andare a dormire. Era possibile che non riuscisse a chiudere occhio, ma era necessario che riposasse dopo un trauma del genere. Non si stupì quando, una volta sotto le coperte, Fay afferrò un lembo del suo pigiama trattenendolo come un bambino con la mamma. Fu un contatto che durò un istante, dopodiché le dita lasciarono subito la stoffa, come rendendosi conto dell’infantilità del gesto. Yuui sorrise e scostò le coperte, infilandosi nel letto accanto a lui: era davvero raro che dormissero insieme, ma quel calore reciproco era il miglior conforto per entrambi. Un toccasana per tutti i mali. Circondò le spalle del fratello con un braccio e lo lasciò appoggiarsi a lui.
«Stai tranquillo. Adesso non pensare a niente.» mormorò nell’oscurità della stanza. «Sono sicuro che tutto si sistemerà.»

Fu nel bel mezzo della notte che uno strano rumore ripetuto disturbò il sonno di Yuui. Era come se qualcosa stesse battendo ritmicamente sulle persiane. Perplesso e tutto sommato incuriosito, lasciò il letto badando di non svegliare Fay e scivolò fino alla finestra, aprendo leggermente le imposte. In quel momento un sassolino rimbalzò dal davanzale sul suo braccio, strappandogli un: «Ehi!» di sorpresa. Affacciandosi, vide una figura ferma sul marciapiede alla pallida luce di un lampione.
«Ma quale luce apre l'ombra, da quel balcone? Ecco l'Oriente e Giulietta è il sole!» la sentì declamare in tono scherzosamente solenne.
A quelle parole Yuui riconobbe Shaoron e un nodo gli strinse lo stomaco.
Cosa ci faceva lì, a quell’ora, a lanciare sassolini e a citare Shakespeare?
Richiuse la finestra di scatto, si buttò sulle spalle la prima vestaglia che trovò, quella celeste del fratello, e si precipitò al piano di sotto. Uno strano brivido lo pervadeva: aspettativa mista a timore, irritazione e allo stesso tempo una punta di euforia che non riusciva in nessun modo a soffocare.
Quando aprì la porta del ristorante, se lo trovò davanti con il consueto sorriso sfrontato sul volto.
«Buonasera.» esordì come se nulla fosse. «Come sta la mia Giulietta dei fornelli?»
«Dormiva.» brontolò Yuui mettendo su un broncio seccato. «Come tutti gli esseri umani alle tre di notte. Cosa ci fai qui, è successo qualcosa?» chiese poi sentendosi ancora addosso tutta la stanchezza della giornata e sperando che quella visita non significasse altri guai.
«Beh, direi che è successo a sufficienza l’ultima volta che ci siamo visti, lo trovo un motivo più che valido per essere qui.»
Yuui arrossì appena al ricordo del bacio in cucina, aprì la bocca per ribattere qualcosa in tono piccato, ma non era qualcosa di cui discutere sulla porta.
«Vuoi entrare?» si trovò quindi a chiedere. «Anche se non sono molto presentabile…»
«Presentabile forse no, diciamo… appetibile.» rispose il ragazzo, squadrandolo tanto intensamente che Yuui dovette reprimere l’istinto di chiudergli la porta in faccia. «Stavo scherzando!» si affrettò ad aggiungere Shaoron, che probabilmente aveva letto tutto nella sua espressione. «Insomma, prima mi offri fragole e champagne come se fosse il dolce più normale del mondo, poi te ne esci con queste frasi…»
«E tu che ti presenti a casa di uno sconosciuto di notte?» lo rimbeccò Yuui. «Tra l’altro quella è la finestra della camera di Fay, è solo per puro caso che non hai sbagliato fratello.»
«Il caso non esiste.» sentenziò Shaoron con un ghignetto divertito.
Yuui sospirò mentre si scostava dall’ingresso: non aveva voglia di battibeccare con qualcuno, anche se si trattava di flirt scherzosi che in un altro momento lo avrebbero lusingato. Non dopo quella serata tremenda.
Quando raggiunsero la cucina, mise sul fuoco l’acqua per il tè.
«È stata una giornata pesante e la sera è stata anche peggio. Un cliente ha aggredito mio fratello e siamo dovuti andare al pronto soccorso. Sono stanco e non ho voglia di giocare. Seriamente, perché sei qui?»
Se si aspettava che Shaoron facesse qualche commento caustico su Fay o sugli avvenimenti di quella sera, rimase deluso. L’altro si limitò a fissarlo seriamente dritto negli occhi. Non aveva per nulla l’aria di qualcuno intenzionato a giocare.
«Seriamente, perché avevo voglia di baciarti.»

In quel momento a Shaoron non importava nulla di quello che il suo capo gli aveva ordinato e nemmeno della differenza d’età o delle circostanze bizzarre che li avevano portati a incontrarsi. Aveva scelto. Andava contro i principi etici del suo lavoro, ma non gliene importava niente. Shaoron aveva scelto e quella scelta si chiamava Yuui. Aveva messo in conto che non sarebbe stato facile e in fondo le sfide lo divertivano, ma in quel momento l’espressione di Yuui lo fece tentennare. Il giovane chef lo fissava con uno sguardo a metà tra il turbato e l’irritato, ma il suo volto esprimeva principalmente una grande stanchezza. Probabilmente stava pensando alla scena analoga avvenuta la sera prima e non ne sembrava affatto lusingato.
«Me lo permetti?» tentò quindi.
La volta scorsa era stato tutto molto strano, aveva assecondato il suo istinto senza riflettere, si era quasi sentito spinto in quella direzione e le emozioni che ne erano derivate erano state decisamente forti. Ripensandoci si era reso conto che, ogni volta che si trovava ad avere a che fare con Yuui, succedeva qualcosa di strano alla sua razionalità, una sensazione del tutto nuova per lui che era abituato ad avere sempre tutto sotto controllo. Voleva esplorare quell’esperienza, se ne sentiva irresistibilmente attratto, così come dal giovane uomo che aveva davanti.
Yuui però sembrava tutt’altro che entusiasta all’idea.
«Senti. Come ho detto, ho avuto una giornata infernale e una serata anche peggiore. Ho visto mio fratello, la persona più cara che ho al mondo, sanguinare davanti a me per colpa di un pazzo che l’ha ferito con il coccio di un piatto rotto e che avrebbe potuto fargli molto di peggio. E ho scoperto che, anche se non so spiegarne razionalmente il motivo, probabilmente tutto questo è stata colpa mia. Sono esausto. Non ho la forza di reggere anche una cosa del genere.»
Quelle parole spiazzarono Shaoron. Non succedeva mai che qualcuno rispondesse ai suoi flirt con un diniego. Questo rendeva tutto ancora più interessante ai suoi occhi. E ancora di più lo era il fatto che non provasse affatto l’istinto di forzare gli eventi nella direzione da lui desiderata.
Sospirò.
«Mi dispiace molto per la situazione.» disse infine. «Spero che tuo fratello si riprenda presto e che quel tipaccio abbia quello che si merita. Non mi piace vederti in questo stato, vorrei che stessi bene.»
«Adesso mi dirai che sono più bello quando sorrido, vero?» fece l’altro, alzando gli occhi al cielo.
Shaoron alzò le spalle, noncurante.
«Non sarebbe altro che la verità, ma di solito non sono così cliché.»
Quell’affermazione strappò a Yuui un sorrisetto.
«Ok, ok.» disse agitando una mano nell’aria. «Possiamo dichiarare questo confronto concluso con un pareggio.»
Sarebbe stato costretto a dargli ragione e per Shaoron un’idea del genere non era per nulla soddisfacente. Non aveva ancora detto tutto quello che pensava.
«Come vuoi, però voglio che tu sappia che ero serio, prima. Non mi piace vedere che stai male, vorrei poterti essere d’aiuto. Magari non sarò qualificato a far sbattere in prigione un tizio che aggredisce la gente, ma se posso aiutarti in qualsiasi altra cosa, per favore, chiamami.»
Così dicendo gli allungò un bigliettino da visita anonimo, con i suoi contatti personali. Non poteva dirgli nulla del suo lavoro, per ora, ma nel privato poteva fare quello che gli pareva.
Quella breve riflessione venne interrotta da un contatto sulla sua guancia che per un momento lo colse alla sprovvista, bloccandolo sul posto. Yuui lo stava baciando.
«Grazie, lo terrò presente.» mormorò accanto al suo orecchio e Shaoron capì che era questo il motivo per cui era lì a quell’ora. Poco importava quale fosse il suo compito e che Yuui dovesse essere la vittima designata. Quel bacio aveva inesorabilmente buttato tutto all’aria.

«Yuui-chan…?»
La voce di Fay richiamò immediatamente l’attenzione di Yuui, spingendolo ad allontanarsi e a spostare lo sguardo sull’ingresso. Il fratello era in piedi davanti alle scale che conducevano alla casa e si strofinava gli occhi, assonnato.
«Cosa sta succedendo?» continuò quando notò che Yuui era stato chinato su Shaoron fino a un attimo prima. «Lui chi…?»
Yuui sentì le proprie guance avvampare improvvisamente, come se fosse stato colto sul fatto a compiere chissà che.
«È un… un cliente che…» iniziò, atrocemente consapevole di suonare assai poco credibile. «Piuttosto! Cosa ci fai in piedi, Fay? Dovresti riposare! Stai male? Ti fa male la ferita?»
Quelle erano le cose veramente importanti, altro che assurde visite notturne.
«Un cliente, eh?» fece invece il fratello, scoccandogli un’occhiata maliziosa.
Per tutta risposta Yuui afferrò Shaoron per le spalle e lo spinse verso la porta.
«Sì, è un cliente! E se ne stava giusto andando. Vero?»
«Veramente aspettavo il mio tè.» obiettò il ragazzo, imperturbabile.
«Niente tè, mi dispiace, l’abbiamo esaurito! I rifornimenti sono ogni giovedì.»
Così dicendo lo spinse fino all’ingresso del locale, lontano dagli occhi indagatori di Fay.
«Ho capito, ho capito, me ne vado.» disse Shaoron fissandolo nella penombra la sala principale del ristorante. «Passerò di nuovo a trovarti a un orario più consono, se ti va.»
Yuui annuì con un piccolo sorriso e rimase fermo sulla porta a osservarlo sparire nella notte.
Quando tornò in cucina, Fay sghignazzava tenendosi il braccio ferito con la mano sana.
«Avresti dovuto vedere la tua faccia!» riuscì a dire tra una risata e l’altra. «Il bimbo con le mani nel vasetto di marmellata!»
Yuui s’imbronciò.
«Oh, smettila, finirai per farti male.» brontolò.
Non avrebbe mai voluto che proprio quella sera Fay lo vedesse in atteggiamenti del genere. Gli sembrava decisamente indelicato.
Il fratello però non sembrava della stessa opinione.
«Sto bene, davvero, smettila di preoccuparti.» disse. «Sono sceso solo perchè mi sono svegliato e non ti ho trovato, poi ho sentito la tua voce in cucina e mi sono incuriosito. Un po’ temevo che fosse successo qualcosa. Se invece era solo un incontro clandestino tra giovani amanti, non posso che essere felice per te.»
«Oh, per carità, Fay! Non c’è nessun amante! Quello era…»
«Il cliente del tavolo 10, lo so. Immaginavo che ci fosse qualcosa sotto. Come si chiama la tua fiamma? È uno studente? Oppure lavora già? Sembra più giovane.»
Domande che ricordarono a Yuui quanto poco sapesse sul suo ospite notturno.
«Si chiama Li Shaoron» rispose «Non so cosa faccia nella vita, una volta ha accennato a un lavoro ma non è stato specifico. Almeno sotto questo punto di vista sono sicuro di non star facendo niente di illegale.»
Ammesso che Shaoron fosse stato sincero e non gli avesse raccontato un mucchio di frottole solo per prenderlo in giro. Non aveva modo di saperlo.
Fay rise di nuovo.
«Giustamente la prima cosa di cui essere certi quando si esce con qualcuno è non rischiare guai con la legge. È così da te, Yuui-chan!»
Yuui sospirò, consapevole del fatto che, se avesse dato corda al fratello, non sarebbero mai più tornati a dormire.
«Possiamo non parlarne ora? È terribilmente tardi e se non dormiamo almeno qualche ora domani sarà un disastro.»
Fay sorrise, condiscendente, probabilmente intuendo che Yuui non era del tutto a suo agio con quel discorso.
«Va bene, va bene, torniamo a nanna.» disse, e lo precedette per le scale.

Il giorno successivo, quando Fay scese al ristorante poco prima dell’apertura, trovò il fratello che parlava al telefono con tono stranamente deciso.
«No. Non è necessario.» stava dicendo. «Ho detto di no, grazie. E la pregherei di non venire più.»
Quando lo vide entrare, si affrettò a chiudere la chiamata.
Fay lo fissò con aria interrogativa.
«Era Ashura-san. Ha chiamato per scusarsi e per offrirsi di pagare sia le spese mediche che dei nuovi piatti. Ho rifiutato.» spiegò Yuui, in un tono pacato del tutto opposto a quello di poco prima.
«E gli hai detto di non farsi più vedere.»
Quel pensiero, in fondo, rendeva Fay molto triste. Ashura-sensei aveva significato davvero tanto per lui e l’idea di non vederlo mai più gli spezzava il cuore. Si rendeva conto che i suoi pensieri erano decisamente anomali per una vittima di aggressione, ma ancora gli risultava difficile razionalizzare che quello fosse stato un gesto intenzionale e non un incidente. Una piccola parte di lui ancora credeva che il suo desiderio, che lo stato d’animo di Yuui, avessero prevaricato le vere intenzioni del sensei.
«Posso capire come ti senti.» disse Yuui, anticipando qualsiasi sua protesta. «Ma si tratta della sicurezza dei clienti e della tua. Soprattutto della tua. Non voglio mai più assistere a una scena come quella di ieri sera, credevo di morire e che saresti morto anche tu.»
Sentendo salire la tensione, Fay abbracciò il fratello per tranquillizzarlo.
«Va tutto bene. Nessuno è morto e non succederà più niente del genere. Se non vuoi più che Ashura-sensei si faccia vedere, va bene così.»
Yuui appoggiò la testa sulla sua spalla e annuì.
Nonostante questo, per quella giornata impedì al fratello di mettere piede in sala, delegando il servizio ai tavoli a un malcontento Watanuki. Sebbene Fay sostenesse che non ce ne fosse bisogno, infatti, non poteva fare a meno di essere preoccupato sia per la sua salute che per eventuali visite sgradite. Se Ashura si fosse presentato nonostante il suo avvertimento non voleva correre rischi. Probabilmente si trattava di una preoccupazione eccessiva, ma in ogni caso preferiva avere il fratello accanto a sé.
La giornata si svolse in maniera abbastanza tranquilla, senza che nessuna delle persone temute o attese si presentasse al ristorante. Nessuna traccia dunque di Ashura, ma nemmeno di Kurogane o Shaoron.
L’assenza del primo faceva sentire Fay piuttosto ansioso: il modo in cui si erano separati la sera prima non era stato certo dei migliori e sentiva uno spasmodico bisogno di chiarire la situazione con il suo amato fruttivendolo. Se aveva fatto qualcosa che aveva provocato la rabbia di Kurogane, doveva sapere cosa e scusarsi di conseguenza.
Al contrario Yuui, nonostante l’assenza del suo visitatore notturno, sembrava di buon umore. Forse stava rivalutando quanto accaduto quella notte in modo un po’ più lucido e senza il carico di stanchezza che la giornata precedente si era portata dietro. Forse addirittura iniziava a essere contento di avere qualcuno che lo corteggiava.
Sebbene tenesse a freno a stento la voglia di stuzzicarlo, Fay era felice che finalmente il suo fratellino avesse trovato qualcuno da amare. Certo, sembrava tutt’altro che una persona ordinaria, ma del resto lui aveva sempre sostenuto che Yuui fosse speciale quindi andava tutto bene. Che Yuui fosse felice gli fu definitivamente chiaro quando si mise a preparare una torta ad alto contenuto di zucchero, non presente nel menù della sera. Sembrava che la quantità di glassa fosse direttamente proporzionale al suo umore e questo lo fece sorridere sotto i baffi.
Purtroppo a interrompere l’idillio irruppe in cucina un Watanuki piuttosto contrariato.
«Che scocciatura!» sbottò. «Kamui-kun e Fuuma-kun stanno di nuovo litigando. Sensei, mi dia il permesso di buttarli fuori, la prego!»
Fay si trattenne dallo scoppiare a ridere: se c’era qualcosa che Watanuki non sopportava erano le persone che facevano confusione all’interno del ristorante e quei due ragazzi ne erano l’esempio lampante. Da amici d’infanzia ora potevano considerarsi una specie di coppia, ma i litigi restavano all’ordine del giorno a causa del carattere ostinato di entrambi. Sia lui che Yuui si affacciarono alla finestrella della cucina per sbirciare all’esterno.
«Non me ne importa un accidente!» stava sbottando in quel momento Kamui. «Non esiste che tu mi faccia una scenata di gelosia!»
«Ma davvero?» rispondeva Fuuma con un ghigno ironico. «Eppure mi sembrava che ti piacesse essere rimproverato. Se proprio non ti va, allora evita di fare il cascamorto con mia sorella.»
«Io non faccio il cascamorto proprio con nessuno!»
Una vena pulsò pericolosamente sulla fronte di Watanuki.
«Sensei, faranno scappare gli altri clienti.» si lamentò seccato.
Prima che Yuui potesse rispondere, Fay fu lesto a tagliare due porzioni abbondanti della nuova torta e a sistemarle su un vassoio.
«Prima di ricorrere alle misure estreme, proviamo con l’ultima spiaggia.» propose. «Lo zucchero può fare miracoli!»
Sfrecciò quindi in sala e depose i piatti davanti ai due contendenti, sfoderando uno smagliante sorriso professionale.
«Perché non vi addolcite un po’?» suggerì con un occhiolino prima di tornare a rifugiarsi in cucina.
Poteva considerarlo una specie di esperimento: se davvero Yuui era felice per via di sentimenti romantici ne avrebbe avuto presto la riprova, questa volta senza che nessuno rischiasse di farsi male.
Quando rientrò in cucina trovò il fratello che lo fissava con sguardo ansioso.
«Sto bene.» si sentì in dovere di rassicurarlo.
«Per oggi preferirei che non uscissi.» ribadì Yuui, come già fatto quella mattina.
Fay gli si avvicinò e gli strinse una mano con calore.
«Yuui-chan… grazie, sto bene, davvero. Non succederà niente, non preoccuparti.»
Il giovane chef continuò a fissarlo, non del tutto convinto, finché l’attenzione di entrambi non fu distratta da uno strillo di Watanuki.
«Questo è troppo! È un’indecenza! Sensei, mi permetta di buttarli fuori davvero!» sbraitava indignato l’assistente.
Allarmato, Fay si avvicinò di nuovo alla porta della cucina, trascinandosi dietro il fratello. Cosa poteva essere successo? Kamui e Fuuma erano forse venuti alle mani?
Se così fosse stato significava che non aveva capito niente e in realtà suo fratello era di nuovo irritato. O peggio, avrebbe finito per sentirsi in colpa perchè qualcuno si era di nuovo fatto male a causa del suo umore ballerino, cosa che Fay voleva assolutamente evitare. Era quindi preparato al peggio quando spiò dalla finestrella. La sua attenzione, come quella di tutti i clienti, venne subito attirata dai due ragazzi seduti in un angolo della sala: Kamui e Fuuma non stavano litigando, si stavano… baciando!
Fay spalancò gli occhi e spostò rapidamente lo sguardo dalla coppia a Yuui e poi di nuovo ai ragazzi. Non si era sbagliato.
Un sorriso si allargò sul suo volto mentre circondava le spalle di Yuui con il braccio sano.
«Che bello, Yuui-chan!» esclamò, entusiasta. «Sono così felice per te!»
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Power of Dreams

"Posso accettare di pentirmi di aver seguito un sogno che non sono riuscito a realizzare, ma non voglio pentirmi di aver rinunciato a inseguirlo."

Takagi "Shujin" Akito

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