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Titolo: The Altean Captive Prince
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: safe
Personaggi: Lance McClain, Takashi "Shiro" Shirogane, Keith Kogane, Voltron cast
Pairings: Keith/Lance, Shiro/Matt, Allura/Romelle, Hunk/Shay
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Versione estesa della precedente oneshot con lo stesso titolo
Beta: Myst
Word count: 5240
L’harem era sempre stato un luogo protetto. In un modo perverso, squallido e pericoloso, certo, ricoprendo i suoi abitanti di sete e gioielli per far dimenticare loro di averli spogliati fisicamente e moralmente di ogni altro abito e dignità, ma comunque tenendoli sempre lontano dal mondo. Gli schiavi dell’harem non erano autorizzati a frequentare nessuno al di fuori dei loro compagni di prigionia e del loro padrone, il loro protettore personale era già un’eccezione tollerata per necessità. Non frequentavano la corte e non potevano uscire da soli. Non venivano considerati persone, ma semplicemente oggetti belli ed eleganti da esporre e di cui godere. Le poche volte che Lance era andato a zonzo per i corridoi, si era sempre accertato che non ci fosse nessuno in giro che potesse richiamarlo all’ordine e quello era l’unico motivo per cui a volte era riuscito a prendere un po’ d’aria in tranquillità. Non c’era quindi da stupirsi che non sapesse nulla della politica e del sistema di potere di Daibazaal. O meglio, qualcosa lo aveva appreso durante i suoi studi ad Altea, come il nome del sovrano e dei suoi figli, ma il suo precettore non era mai sceso nei dettagli.
Shiro gli spiegò che il regno era retto dal vecchio sovrano Zarkon, che presto avrebbe dovuto decidere quale dei due figli gli avrebbe succeduto sul trono: Lotor, figlio della regina Honerva, o Keith, figlio della concubina mezzosangue Krolia. Per la legge di Daibazaal non aveva la minima importanza la discendenza legittima o il sangue puro del principe prescelto, quello che contava era la sua forza, la sua capacità di guidare l’esercito e di portare lustro e potere al regno. La corte si era quindi presto spaccata in due fazioni per sostenere l’uno o l'altro candidato, ignorando del tutto il fatto che non ci sarebbe stato niente di simile a un’elezione o a una semplice scelta del vecchio re, ma si sarebbe fatto ricorso all’antica tradizione che sempre veniva invocata in casi simili: un duello. Sarebbe stata una sfida a fil di spada a decretare definitivamente quale dei due fratelli avrebbe governato il regno e quale sarebbe stato un semplice suddito.
Lance ascoltò la spiegazione con interesse, sebbene ancora non riuscisse a capire che collegamento potesse esserci tra la situazione politica attuale e il fatto che Daibazaal stesse cercando di impadronirsi dei cristalli di Balmera per creare un’arma.
Il fatto che il principe Keith fosse da sempre dedito alle pratiche militari faceva di lui il candidato favorito e l’esito del duello sembrava ovvio, ma Shiro non era dello stesso parere. Lotor era altrettanto forte, sebbene sapesse celarlo al bisogno, e possedeva una mente scaltra che ne faceva il fulcro di tutti gli intrighi di corte, manipolazioni di cui il re stesso non era del tutto al corrente e che gli portavano benefici di ogni tipo. Di certo il suo prossimo obiettivo sarebbe stato la vittoria nel duello e la conquista del trono. Era molto probabile che ci fosse lui dietro i comandanti dell’esercito che facevano pressione sul consiglio per intraprendere l’invasione di Balmera.
Quest’ultima supposizione di Shiro gettò Lance nello sconforto.
« Se è addirittura un candidato al trono a dirigere tutto questo, i regni liberi sono spacciati. » sospirò. « Il principe Keith, ammesso che sia davvero estraneo, non ha preso sul serio la minaccia e io sono solo uno schiavo in catene. »
Un’ondata di rabbia lo travolse e si ritrovò a picchiare un pugno contro la pietra della panchina su cui lui e Shiro erano seduti. Se solo avesse avuto più libertà di movimento, se solo fosse stato ancora ad Altea! Invece la sua patria non esisteva più e anche di questo, probabilmente, doveva ringraziare il principe Lotor.
« Non mostrarti troppo agitato, non sappiamo chi potrebbe osservarci. » lo ammonì Shiro, facendo sì che Lance si ricomponesse. « Mi è stato espressamente vietato di fare parola con chiunque della faccenda dei cristalli, ma troverò il modo di mettere in guardia il principe. Sono assolutamente certo che non ci sia lui dietro questa ennesima guerra e, se ho ragione, allora è a sua volta in pericolo. Se conosco abbastanza il principe Lotor, farà di tutto per sbarazzarsi del rivale prima di arrivare a un confronto diretto. »
Lance strinse i pugni fermamente, tentando di tenere a freno la rabbia: ognuno per motivi diversi, erano tutti in pericolo a causa della stessa persona, ma nessuno era indifeso quanto lui.
« Per favore, continua a darmi lezioni di difesa. » disse quindi. « So che per te sono il nemico e non ti fidi di me, ne hai tutte le ragioni, però io… ne ho bisogno. Devo potermi difendere. »
Il tono inizialmente titubante si fece via via più sicuro e alla fine si rese conto che Shiro lo stava fissando, come se stesse soppesando quelle parole.
« La logica mi suggerirebbe di non fidarmi di te e lasciarti al tuo destino dopo quello che ho scoperto, ma se questa fosse stata la mia intenzione non sarei nemmeno venuto qui. » rispose. « Che tu sia vulnerabile purtroppo è un dato di fatto, sia come schiavo dell’harem che come possibile bersaglio se qualcuno venisse a sapere del tuo potere. Ho promesso di proteggerti e non verrò meno alla mia parola, possiamo continuare i nostri incontri da domani. »
Quelle parole permisero a Lance di tirare un momentaneo sospiro di sollievo: almeno per ora Shiro non sembrava intenzionato a tradirlo e forse avrebbe potuto rivelarsi addirittura un alleato.
Nelle giornate che seguirono Lance proseguì i propri allenamenti personali nell’harem in compagnia di James e Ryan, ma riuscì anche a incontrare Shiro nell’armeria per altre lezioni. Per tutto il tempo si impegnò al massimo per non usare il potere del cristallo nemmeno per sbaglio e per migliorare le proprie abilità fisiche. La copertura del suo rapporto con il capitano sembrava funzionare e nessuno aveva più dato segno di volerlo importunare, e ciò gli dava una maggior sicurezza quando si spostava per i corridoi del palazzo, specialmente la sera quando veniva convocato dal principe. Keith aveva preso l’abitudine di farsi servire la cena da lui, anche se a Lance non era chiaro il motivo. Non gli veniva richiesto nulla di diverso da quello che avrebbe fatto un cameriere, doveva limitarsi a mettere in tavola i piatti, attendere che il principe finisse di mangiare, sparecchiare e riportare gli avanzi nelle cucine. Era sempre stato il compito del servitore personale del principe ma, da qualche tempo, quest’ultimo sembrava essersi stancato della sua compagnia. Sulle prime Lance si era posto delle domande, si era chiesto se questa preferenza nei suoi confronti non fosse legata al suo tentativo di parlargli dei fini dietro l’attacco a Balmera, ma Keith non vi aveva più accennato. Anzi, tendeva a rivolgergli la parola il meno possibile, pur mantenendo l’accortezza di farlo riaccompagnare nell’harem da una guardia.
Aveva anche provato a parlarne con Shiro ma il capitano, oltre ad assicurargli che aveva a sua volta parlato con il principe riguardo gli imminenti pericoli, non aveva saputo dirgli altro. L’unico consiglio che aveva potuto dargli era quello di assecondare i desideri del principe.
« Sua altezza è sempre stato un giovane molto solo. » spiegò. « Non ha mai avuto amici a palazzo, il rapporto con il fratellastro è uno scontro continuo e dopo la scomparsa di sua madre, si vocifera per mano della regina Honerva, non ha più cercato legami con nessuno. Forse avere attorno qualcuno della sua età gli fa semplicemente piacere. »
Lance faticava a vederla in quel modo ma si guardò bene dall’obiettare. Ai suoi occhi Keith non era altro che uno dei motivi per cui si trovava lì, un possessore di schiavi, una persona dal carattere freddo, la cui ira però poteva scatenarsi da un momento all’altro con conseguenze pericolose per tutti. Le premure che aveva nei suoi confronti, se si poteva definire premura non usargli violenza ed evitare che altri lo facessero, non erano ancora riuscite a convincerlo della sua buonafede e, allo stesso tempo, non riusciva a capire perchè Shiro sembrasse così affezionato a lui.
Il capitano sosteneva che fosse così scettico perchè non aveva ancora avuto occasione di conoscerlo meglio ma Lance non si sentiva di affermare nemmeno di averne l’intenzione.
Eppure tutto cambiò in una sera d’autunno, in un modo che nessuno si sarebbe aspettato.
La temperatura si era abbassata un po’ ultimamente, ma non abbastanza da convincere il principe a tenere chiuse le finestre degli appartamenti reali. A quanto pareva amava particolarmente la brezza serale, al punto che Lance, durante i suoi turni di servizio, si era spesso trovato a rabbrividire a causa della mancanza di indumenti adeguati.
Quella sera stava proprio riflettendo sulla possibilità di chiedere degli abiti invernali per i componenti dell’harem mentre disponeva i piatti per la cena, quando un tonfo improvviso lo fece sobbalzare. Lì per lì non realizzò cosa l’avesse prodotto finchè non vide due uomini, completamente vestiti di nero, piombare nella stanza da uno dei finestroni. Avevano il volto coperto ed entrambi brandivano lunghi pugnali. Lance si sentì gelare e per un attimo la sua mente si svuotò completamente. Rivide l’assalto ad Altea e le sue gambe si rifiutarono di muoversi, paralizzate dall’orrore.
Uno dei due assalitori se avventò contro di lui e lo scaraventò a terra con una spallata, ignorandolo poi come se si trattasse di un mucchio di stracci.
Il principe Keith balzò in piedi e afferrò la lama di luxite che teneva accanto alla scrivania delle mappe. Parò un assalto, poi un altro, poi anche il secondo uomo lo attaccò e la lotta si fece confusa.
Lance, dall’angolo in cui era rannicchiato, fissava la scena a occhi spalancati, tremante. Nella sua mente si affollavano, uno sopra l’altro, pensieri che non riusciva a controllare: stavano tentando di uccidere Keith? Chi erano? Perchè? Erano stati mandati da Lotor? Avevano a che fare con l’attacco a Balmera e l’arma? Avrebbe dovuto fare qualcosa per aiutare il principe, dopotutto aveva preso lezioni di autodifesa per sapersi muovere nei momenti di difficoltà. Sapeva benissimo che con il suo scarso addestramento non avrebbe potuto fare nulla contro due sicari professionisti, eppure non poteva accettare di vedere qualcuno soccombere davanti a lui senza fare nulla, neppure se si trattava del principe che lo teneva schiavo e che non vedeva niente di strano nel voler soggiogare tutti i regni liberi.
Quando la spada di Keith cadde a terra con un forte clangore e il principe si piegò su sé stesso premendosi la mano sul fianco sanguinante, Lance capì di non poter più tergiversare. Se avesse esitato un istante ancora, Keith sarebbe morto.
Il cristallo di Balmera brillò di un’intensa luce azzurra contro il suo petto e un bagliore si sprigionò dalle sue mani. Un attimo dopo uno dei due assalitori giaceva a terra tramortito. Il superstite fece per avventarsi su di lui, ma in quel momento la porta si spalancò e Shiro apparve sulla soglia. Nel trambusto di mobili ribaltati e suppellettili distrutte, capì immediatamente cosa stava succedendo e la sua mano corse al pugnale che teneva alla cintura. Lo scagliò con precisione verso il sicario che solo per un colpo di fortuna riuscì a schivarlo e, vistosi circondato, si diede alla fuga da uno dei balconi, abbandonando il compagno.
Shiro si precipitò nella stanza, ignorando Lance ancora sotto shock, per correre da Keith.
« Altezza, state bene? Siete ferito? » esclamò sollecito, individuando all’istante dove fosse stato colpito.
Il principe sanguinava dal fianco e dal braccio sinistro e soprattutto la prima ferita sembrava profonda.
Shiro afferrò un lembo del mantello di Keith, che giaceva sotto una sedia rovesciata, lo strattonò fino a liberarlo e lo premette sulla ferita per tentare di fermare l’emorragia.
« Tenetelo così. Riuscite a camminare? Dobbiamo andare via. » disse.
Sembrava che gli fosse bastata un’occhiata alla stanza e al sicario tramortito per capire esattamente cos’era successo e come muoversi di conseguenza.
« Lance, alzati! » esclamò all’indirizzo del giovane che si era accasciato a terra tremante. « Non posso reggere anche te e dobbiamo muoverci prima che ne arrivino altri. Hai fatto un bel disastro! »
Quelle parole lo colpirono come uno schiaffo, costringendolo a riscuotersi.
« Come fai a…? »
« Quel tizio è dalla parte opposta della stanza. Il principe è bravo con la spada ma non fa volare le persone. » rispose Shiro seccamente, mentre si passava un braccio di Keith attorno alle spalle per sostenerlo e si avviava fuori dalla stanza.
Lance si accodò a loro più frastornato che mai.
« Dove andiamo? »
« Via di qui. »
« Ma è ferito! »
« Se restiamo ben presto sarà morto! »
« Smettete di parlare di me come se non ci fossi e diamoci una mossa! » li interruppe Keith. « Quelli erano uomini di mio fratello, non so cosa sia successo ma non devono trovare nè me nè questo schiavo. »
Lance era sul punto di fare altre domande quando da dietro un angolo del corridoio sbucò una delle cameriere di palazzo. Subito il giovane si mise sulla difensiva ma la ragazza fece cenno a Shiro come se lo conoscesse.
« Da questa parte! » esclamò indicando la direzione alle sue spalle. « Il passaggio dalle cucine è libero. Quando ho visto allontanarsi la guardia davanti alla stanza del principe, ho capito che stava succedendo qualcosa e vi ho sgombrato la strada per ogni evenienza. »
« Grazie, Shay, sei stata preziosa. Facci strada. » rispose il capitano accodandosi a lei.
La ragazza li condusse attraverso una serie di corridoi riservati al personale di servizio, ora debitamente deserti, verso le cucine e poi oltre, nelle dispense e infine nei magazzini.
« Ci sono dei cavalli pronti appena fuori dal granaio principale. » disse. « Se il principe si copre bene e non mostra il volto, non penso che le guardie al cancello principale bloccheranno il passaggio a un capitano dell’esercito. »
Lance la guardò meglio: gli occhi dorati e la carnagione dalla sfumatura grigiastra indicavano chiaramente la sua discendenza balmerana, ma cosa ci faceva una ragazza di Balmera alla corte galra? Era troppo persino per essere una coincidenza.
« Andate da Hunk. » continuò Shay. « Lui troverà il modo di farvi uscire dal Paese con le carovane. »
« Vieni con noi! » esclamò Shiro, ma la giovane scosse la testa.
« Non posso, senza di me chi monitorerà la situazione a corte? »
« La situazione è già compromessa e cercheranno chi ci ha aiutati a scappare. Mi sei stata di grandissimo aiuto in tutto questo tempo, non posso permettere che ti succeda qualcosa. Inoltre abbiamo bisogno di qualcuno con le tue abilità anche là fuori. »
La ragazza tentennò ancora per un attimo ma alla fine annuì.
« Se pensate che possa esservi utile, allora va bene, verrò con voi. »
All’uscita indicata i cavalli che li attendevano erano solo due. Shay spiegò che non aveva previsto la presenza di Lance e la propria, ma Shiro la rassicurò sul fatto di avere già un’idea.
Fece coprire completamente Keith con il suo mantello e montò davanti a lui. Lance e Shay salirono sull’altro cavallo. Il capitano ordinò loro di procedere senza fretta dietro di lui e di fare tutto quello che diceva.
Il cortile era semibuio a causa dell’ora tarda, illuminato qua e là da torce e dai fuochi accesi a intervalli regolari sui camminamenti. Da lassù doveva essere difficoltoso distinguere perfettamente le fattezze di chi si muoveva nell’ampia corte, per questo Shiro non si scompose quando la guardia, dall’alto della torretta a fianco del cancello principale, intimò loro di farsi riconoscere.
« Capitano Shirogane del battaglione del generale Sendak. » rispose quindi.
La guardia si mise subito sull’attenti.
« Non ho ricevuto ordini, signore. » disse.
Shiro non si scompose.
« Non c’è nessun ordine ufficiale, sto solo portando alcuni amici a fare due passi nel bosco qui a fianco prima che arrivino i freddi invernali. » rispose in tono vagamente allusivo. « Lance, Shay, fatevi vedere. »
I due alzarono la testa in modo che il loro volto fosse illuminato. Lance portava ancora l’abbigliamento e il trucco dell’harem, Shay i semplici vestiti da aiutante nelle cucine, quindi la guardia annuì subito vedendoli.
« Uno schiavo e una sguattera, siete di bocca buona, signore. E dietro di voi chi c’è? »
« Sapessi! » lo stuzzicò Shiro. « Un bocconcino di rara bellezza. Su, tesoro, fatti vedere. »
Keith, alle sue spalle, scosse la testa e si strinse nel mantello scuro.
« Perdonala, fa parte dell’harem del principe Lotor e, sai com’è, lui non ama condividere. »
La guardia annuì come se la sapesse lunga e mise mano al macchinario che sollevava la pesante grata di metallo.
« Buon divertimento! Cercate di tornare prima del cambio o vi chiederanno altre spiegazioni. »
« Farò il possibile. » rispose Shiro con un gesto di saluto.
Fece procedere entrambi i cavalli al passo finché non raggiunsero le prime ombre della vegetazione che circondava il castello, poi li spronò a un’andatura più spedita.
« Andiamo da Hunk, nella città bassa! » esclamò Shay mettendosi alla guida del gruppetto.
Lance sedeva davanti ma era lei a tenere le redini, dimostrando un’incredibile dimestichezza per una ragazza di cucina, anche se ormai era chiaro che fosse molto di più. Nessuno sembrava essere quello che appariva e Lance sentiva di essere precipitato in qualcosa di molto più grande di lui: aveva mille domande che gli frullavano per la testa e la paura che gli stringeva lo stomaco. Non aveva idea di dove stessero andando, non conosceva nulla al di fuori del palazzo e questa corsa verso l’ignoto lo terrorizzava. Aveva fatto di tutto per mantenere un profilo basso e avere la possibilità di scappare, ma questa fuga nella notte non era esattamente come se l’era immaginata, non dopo essere scampato a un attentato insieme al principe nemico. Non aveva idea di cosa sarebbe successo da lì in poi, era letteralmente un salto nel buio, ma quello che era certo era che non sarebbero tornati a palazzo. Per qualche motivo si erano trasformati in fuggitivi, prede nel mirino di un principe che si era azzardato a fare una mossa troppo esplicita per essere ignorata. Lance sapeva cosa significava scappare per salvarsi la vita e aveva sperato di non doverlo fare mai più, ma almeno erano fuori dal palazzo e la sua identità non era stata scoperta. Forse sarebbe riuscito a convincere Shiro a lasciarlo andare, senza di lui sarebbero stati più veloci e, in ogni caso, non avevano bisogno di portarsi dietro qualcuno con un cristallo di Balmera, sarebbe stato come girare con un bersaglio sulla schiena.
La città bassa indicata da Shay era la periferia sud della capitale, dove si trovavano la maggior parte delle botteghe di commercianti e artigiani. Era ben lungi dall’essere un quartiere di lusso, ma non raggiungeva nemmeno quello stato di degrado che Lance si era sempre immaginato associato alle zone più esterne di una città. Rallentarono l’andatura quando s’inoltrarono nelle strade a quell’ora deserte, eccezion fatta per alcuni uomini, chiaramente brilli, di rientro da una locanda che ciondolavano all’angolo di qualche vicolo.
Shay fece loro segno di mantenersi nelle zone d’ombra e li guidò attraverso una serie di viuzze che li condusse sul retro di una bottega. Shiro, Keith e Lance smontarono e tennero i cavalli in un punto nascosto del piccolo cortile, mentre la ragazza bussò alla porta con una serie di rapidi colpi che sembravano un segnale convenuto.
Quando l’uscio si aprì lentamente, una lama di luce tagliò l’oscurità del cortile e Lance si ritrasse istintivamente nell’ombra. Una sagoma robusta si stagliò in controluce e, dopo un concitato scambio di battute, Shay si voltò e fece loro segno di avvicinarsi.
« Entrate, presto! » esclamò il giovanotto sulla porta. « Penserò io ai vostri cavalli. »
Shiro fece strada agli altri due verso la casa e, mentre si incrociavano, Lance lanciò un’occhiata al loro ospite: anche nel buio del cortile si poteva intuire la sua pelle scura e la sua corporatura imponente. Quello dovette avvertire il suo sguardo, perchè si voltò e gli sorrise, un sorriso spontaneo e accogliente che Lance non si sarebbe mai aspettato in una situazione del genere.
L’interno della casa era semplice e arredato in modo piuttosto spartano, niente a che vedere con gli ambienti sfarzosi a cui Lance si era abituato all’interno dell’harem, però si notava una certa cura nel mantenere in ordine e puliti gli ambienti. In particolare l’angolo dove era allestita una piccola cucina era ricco di strumenti perfettamente lucidi e pronti all’uso.
« Quella è solo una piccola parte. » disse Shay, intercettando il suo sguardo incuriosito. « Hunk è un fornaio e la parte anteriore dell’edificio è la sua bottega. Sa creare delle vere e proprie meraviglie. »
Lance era confuso.
« Cosa ci facciamo a casa di un fornaio? Come potrebbe aiutarci a scappare dagli uomini di Lotor? »
« Quella del forno è solo una copertura. » intervenne Shiro, che nel frattempo aveva fatto sedere il principe e stava controllando la sua ferita. « In realtà Hunk è abile soprattutto nel commercio di informazioni. »
« Non parlarne come se fosse cosa da poco! Sono il miglior pasticcere di Daibazaal che nel tempo libero cerca di arrotondare come può! »
Quelle parole vennero accompagnate da una risata e Hunk fece il suo ingresso.
Nella luce calda della stanza Lance riconobbe immediatamente i suoi tratti balmerani e di nuovo si chiese perché qualcuno di quel popolo dovesse lavorare per i galra.
« Avete un’aria davvero stravolta. » commentò intanto il giovane. « Dev’essere stata una brutta serata. Vediamo quella ferita. Shay, per favore, intanto dai qualcosa da mettersi addosso al nostro amico, starà congelando. I miei vestiti ti staranno grandi, ma sempre meglio di andare in giro nudi a metà autunno. »
In quel momento Lance si rese conto di stare effettivamente tremando da capo a piedi, coperto solo del gonnellino prezioso e di inutili gioielli.
Shay aprì una cassapanca con la disinvoltura di chi era di casa e ne pescò una camicia e un paio di pantaloni di lana. Non si trattava di tessuti pregiati ma erano certamente mille volte più caldi di quello che portava.
Lance ringraziò sentitamente il padrone di casa e si appartò per cambiarsi.
Mentre litigava con le catenelle che pendevano dai polsi e dal collare, impossibile da togliere senza gli strumenti adatti, sentì la voce del principe Keith levarsi per la prima volta da quando avevano lasciato il palazzo.
« Direi che è arrivato il momento delle spiegazioni. Shiro, dove siamo? Chi sono questo fornaio e quella ragazza e, soprattutto, chi diavolo è quello schiavo? »
Lance sobbalzò sentendosi chiamare in causa: a sua volta aveva mille domande su quello che era appena successo ma, a quanto pareva, avrebbe dovuto aspettare che la curiosità del principe venisse soddisfatta.
Hunk, che si stava occupando di bendargli la ferita, alzò lo sguardo a sua volta con espressione perplessa davanti a quell’irruenza.
« Se permetti, » disse sollevando un sopracciglio. « visto che sei in casa mia, toccherebbe a me chiedere chi sei, ma credo sia superfluo. »
« Principe Keith della casata di Daibazaal. » rispose quello in tono altezzoso.
« Lo immaginavo. » fu il commento per nulla sorpreso.
Shiro prese una sedia e si accomodò accanto ai due, facendo cenno anche a Shay e Lance di avvicinarsi.
« Sua altezza ha ragione, tutti voi conoscete solo una parte della situazione ed è bene che siate informati del quadro generale, per la vostra sicurezza. »
Shiro fece del suo meglio per riassumere quanto organizzato nei mesi precedenti all’insaputa di tutti: già da prima dell’attacco ad Altea i sostenitori del principe Keith avevano subodorato le pessime intenzioni del fratello ma, visto lo scarso interesse dimostrato dal potenziale erede al trono, non avevano avuto modo di muoversi in tal senso. Shiro però, che teneva al giovane come un fratello, aveva fatto tutto quanto in suo potere per creare una sorta di “rete di salvataggio” nel caso fosse successo il peggio. Hunk e Shay erano conoscenze di vecchia data, vivevano a Daibazaal da molto prima che la situazione si facesse instabile ed erano sempre stati di grande aiuto al vecchio regime grazie al commercio di informazioni ricevute tramite le carovane che portavano in città materie prime dalle campagne di tutto il regno e dai Paesi confinanti. Se prima questo era servito per mantenere la pace nei territori, prevenire eventuali attacchi e l’insorgere di disordini, ora che lo scopo era diventato invadere i regni confinanti i due, di ovvia origine balmerana, si erano volentieri uniti a Shiro nell’appoggiare un principe che non sembrava incline alla politica espansionistica. O almeno questo era stato ciò che il capitano aveva assicurato loro e sembrava confermato dalle chiare intenzioni di Lotor di eliminare il rivale ma, se si fosse rivelato un errore, i due non avevano fatto mistero delle loro intenzioni bellicose.
« Quindi la mia rete di salvataggio sarebbe composta dal mio fidato capitano, da una cameriera e da un fornaio.» concluse Keith con un sospiro. Non sembrava affatto rassicurato dalla cosa. « E lo schiavo magico che ruolo ha? »
Lance s’irrigidì e Shiro soppesò le parole mentre rispondeva.
« Beh, lui è stato… diciamo una fortuna che si trovasse nei paraggi. »
« Quindi lo sapevi! E non hai pensato di dirmelo! » rincarò Keith.
« Perchè voi non vi curate abbastanza di ciò che vi appartiene. »
« Quindi hai pensato di curartene tu. »
Lance li osservava in silenzio, sulle spine e timoroso di fare un passo falso, anche se infastidito che parlassero di lui come un oggetto. Da fuori poteva assomigliare a un bisticcio tra fratelli, finché la discussione non finì su un terreno pericoloso.
« Quante volte te lo sei portato a letto per farti confessare che ha dei poteri magici? »
« Non sono poteri magici, altezza… »
« NON CI SONO ANDATO A LETTO!!! » strillò quindi Lance, al culmine dell’imbarazzo, del disagio e dell’irritazione. « E comunque scusami tanto per aver salvato il tuo stupido fondoschiena reale! »
Quando riprese fiato, si rese conto che tutti lo stavano fissando stupiti, compresi Hunk e Shay.
« Sei un alteano. » disse la ragazza. Chiaramente non si trattava di una domanda. « E quello che porti al collo è un cristallo di Balmera. »
Scambiò un’occhiata con Hunk e questi annuì brevemente.
« Sei un portatore dei cristalli. » constatò, nel tono di chi la sapeva molto lunga in proposito.
Lance non potè che annuire, sperano che non lo tradissero.
« È un pesante fardello. » disse invece Hunk. « Nobile, senza dubbio, ma pesante. »
Anche Keith lo stava fissando. Non sembrava per nulla turbato dal suo atteggiamento tutt’altro che servile e di certo stava valutando se poteva considerarlo un alleato, un aiuto occasionale o un potenziale pericolo. Lance stesso non ne aveva idea: il pensiero di andarsene permaneva ma, allo stesso tempo, si rendeva conto che poteva aver bisogno degli agganci che i balmerani sembravano avere e non c’erano balmerani senza Shiro o Shiro senza Keith. Era un equilibrio fin troppo precario.
« Qual è il piano, quindi? » chiese Keith spezzando la tensione. « L’obiettivo è la conquista del trono, se si tratta di duellare posso tranquillamente tenere testa a mio fratello. Devo solo tornare a palazzo. »
Shiro si lasciò sfuggire un mezzo sospiro.
« Ora come ora dubito che raggiungereste vivo anche solo le mura del palazzo. Questa notte ce la siamo cavata per puro effetto sorpresa, ma ora tutte le guardie saranno state allertate, gli uomini di vostro fratello vi staranno cercando. Per ora ci nasconderemo qui finchè non sarete in grado di viaggiare. »
« Non ho la minima intenzione di scappare! » protestò Keith.
Hunk lo fissò con severità, ma poi decise di ignorare quell’interruzione.
« Contatterò la prossima carovana in arrivo e faremo in modo di trovarvi un passaggio per uscire dal Paese. » continuò. « Finchè resterete qui sarete in pericolo. È bene allontanarsi per recuperare le forze e riorganizzarsi prima dello scontro. Nemmeno Lotor con i suoi sotterfugi potrà evitare il duello, però dovete arrivare vivo a quel giorno. »
Era una logica inoppugnabile, che nemmeno Keith trovò modo di contestare.
« La prossima carovana sarà qui a giorni e sarà quella di Matt. » aggiunse Shay con un sorriso, al quale Shiro rispose illuminandosi. « Nel frattempo potremo nasconderci tutti nella cantina sotto il forno. Non è particolarmente ampia ma abbiamo cercato di renderla comoda per queste evenienze. Dobbiamo solo cercare di non fare rumore, perché certo ci saranno perquisizioni in città. »
Aiutata da Hunk spostò una cassapanca e aprì la botola che vi era celata sotto. Da essa partiva una scala che si perdeva nell’oscurità.
« Originariamente la cantina era molto più grande e serviva per lo stoccaggio delle merci. L’abbiamo divisa in due locali in modo da crearne uno sotto la bottega che non crei sospetti e che sembri una semplice stanza chiusa, e uno a cui si ha accesso da qui dove è possibile restare nascosti per un po’. » spiegò. « Ci sono materassi, coperte, cuscini e una lucerna. Immagino che ci annoieremo, ma saremo al sicuro. »
A quelle parole Lance le lanciò un’occhiata stupita.
« Vuoi dire che anche tu…? »
« A palazzo non posso tornare e se mi trovassero sarei in pericolo, quindi verrò con voi. Senza contare che la presenza di un portatore dei cristalli significa che anche il mio Paese è coinvolto, non posso lavarmene le mani. »
Lance provò l’impulso di raccontarle tutto, spiegare cos’aveva scoperto e perché Balmera era in pericolo, ma sembrava che il momento spiegazioni fosse finito per quella notte.
Shiro e Hunk aiutarono il principe Keith a scendere le scale e lo adagiarono su uno dei materassi mentre questi non la smetteva di brontolare. Shay portò la lucerna e Lance la seguì in quello spazio chiuso e semibuio. Quando Hunk augurò loro la buonanotte e chiuse la botola, il giovane alteano si sedette su uno dei materassi e si guardò attorno sospirando. L’ambiente era piccolo e scuro, ma si intuiva il tentativo di renderlo confortevole: oltre alle coperte c’era un angolo con una bacinella per rinfrescarsi e un piccolo tavolo con una brocca d’acqua e un cesto di pane che sembrava fatto da poco. Si chiese se Hunk non ne avesse messo da parte un po’ tutti i giorni per quell’evenienza. Keith si era raggomitolato tra le coperte e sembrava si fosse addormentato subito. Shiro era seduto a terra con la schiena appoggiata al suo materasso come se stesse facendo la guardia. Lance avrebbe voluto consigliargli di riposarsi a sua volta ma aveva la netta sensazione che non sarebbe stato ascoltato. Shay si era avvolta una coperta sulle spalle ed era seduta sul terzo materasso.
« Dovresti dormire. » suggerì con un sorriso. « È stata una lunga serata e siamo tutti esausti. »
Lance seguì il suo esempio e si distese, ma rimase con gli occhi aperti fissi sul soffitto, una mano che istintivamente giocherellava con il cristallo di Balmera che portava al collo.
Quella notte era davvero successo di tutto e dubitava che sarebbe riuscito a riposare con il turbinio di pensieri che gli affollava la mente, invece, prima che Shay spegnesse la lucerna, la stanchezza prese il sopravvento e un’oscurità ristoratrice lo avvolse.
Fandom: Voltron: Legendary Defender
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Personaggi: Lance McClain, Takashi "Shiro" Shirogane, Keith Kogane, Voltron cast
Pairings: Keith/Lance, Shiro/Matt, Allura/Romelle, Hunk/Shay
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Versione estesa della precedente oneshot con lo stesso titolo
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L’harem era sempre stato un luogo protetto. In un modo perverso, squallido e pericoloso, certo, ricoprendo i suoi abitanti di sete e gioielli per far dimenticare loro di averli spogliati fisicamente e moralmente di ogni altro abito e dignità, ma comunque tenendoli sempre lontano dal mondo. Gli schiavi dell’harem non erano autorizzati a frequentare nessuno al di fuori dei loro compagni di prigionia e del loro padrone, il loro protettore personale era già un’eccezione tollerata per necessità. Non frequentavano la corte e non potevano uscire da soli. Non venivano considerati persone, ma semplicemente oggetti belli ed eleganti da esporre e di cui godere. Le poche volte che Lance era andato a zonzo per i corridoi, si era sempre accertato che non ci fosse nessuno in giro che potesse richiamarlo all’ordine e quello era l’unico motivo per cui a volte era riuscito a prendere un po’ d’aria in tranquillità. Non c’era quindi da stupirsi che non sapesse nulla della politica e del sistema di potere di Daibazaal. O meglio, qualcosa lo aveva appreso durante i suoi studi ad Altea, come il nome del sovrano e dei suoi figli, ma il suo precettore non era mai sceso nei dettagli.
Shiro gli spiegò che il regno era retto dal vecchio sovrano Zarkon, che presto avrebbe dovuto decidere quale dei due figli gli avrebbe succeduto sul trono: Lotor, figlio della regina Honerva, o Keith, figlio della concubina mezzosangue Krolia. Per la legge di Daibazaal non aveva la minima importanza la discendenza legittima o il sangue puro del principe prescelto, quello che contava era la sua forza, la sua capacità di guidare l’esercito e di portare lustro e potere al regno. La corte si era quindi presto spaccata in due fazioni per sostenere l’uno o l'altro candidato, ignorando del tutto il fatto che non ci sarebbe stato niente di simile a un’elezione o a una semplice scelta del vecchio re, ma si sarebbe fatto ricorso all’antica tradizione che sempre veniva invocata in casi simili: un duello. Sarebbe stata una sfida a fil di spada a decretare definitivamente quale dei due fratelli avrebbe governato il regno e quale sarebbe stato un semplice suddito.
Lance ascoltò la spiegazione con interesse, sebbene ancora non riuscisse a capire che collegamento potesse esserci tra la situazione politica attuale e il fatto che Daibazaal stesse cercando di impadronirsi dei cristalli di Balmera per creare un’arma.
Il fatto che il principe Keith fosse da sempre dedito alle pratiche militari faceva di lui il candidato favorito e l’esito del duello sembrava ovvio, ma Shiro non era dello stesso parere. Lotor era altrettanto forte, sebbene sapesse celarlo al bisogno, e possedeva una mente scaltra che ne faceva il fulcro di tutti gli intrighi di corte, manipolazioni di cui il re stesso non era del tutto al corrente e che gli portavano benefici di ogni tipo. Di certo il suo prossimo obiettivo sarebbe stato la vittoria nel duello e la conquista del trono. Era molto probabile che ci fosse lui dietro i comandanti dell’esercito che facevano pressione sul consiglio per intraprendere l’invasione di Balmera.
Quest’ultima supposizione di Shiro gettò Lance nello sconforto.
« Se è addirittura un candidato al trono a dirigere tutto questo, i regni liberi sono spacciati. » sospirò. « Il principe Keith, ammesso che sia davvero estraneo, non ha preso sul serio la minaccia e io sono solo uno schiavo in catene. »
Un’ondata di rabbia lo travolse e si ritrovò a picchiare un pugno contro la pietra della panchina su cui lui e Shiro erano seduti. Se solo avesse avuto più libertà di movimento, se solo fosse stato ancora ad Altea! Invece la sua patria non esisteva più e anche di questo, probabilmente, doveva ringraziare il principe Lotor.
« Non mostrarti troppo agitato, non sappiamo chi potrebbe osservarci. » lo ammonì Shiro, facendo sì che Lance si ricomponesse. « Mi è stato espressamente vietato di fare parola con chiunque della faccenda dei cristalli, ma troverò il modo di mettere in guardia il principe. Sono assolutamente certo che non ci sia lui dietro questa ennesima guerra e, se ho ragione, allora è a sua volta in pericolo. Se conosco abbastanza il principe Lotor, farà di tutto per sbarazzarsi del rivale prima di arrivare a un confronto diretto. »
Lance strinse i pugni fermamente, tentando di tenere a freno la rabbia: ognuno per motivi diversi, erano tutti in pericolo a causa della stessa persona, ma nessuno era indifeso quanto lui.
« Per favore, continua a darmi lezioni di difesa. » disse quindi. « So che per te sono il nemico e non ti fidi di me, ne hai tutte le ragioni, però io… ne ho bisogno. Devo potermi difendere. »
Il tono inizialmente titubante si fece via via più sicuro e alla fine si rese conto che Shiro lo stava fissando, come se stesse soppesando quelle parole.
« La logica mi suggerirebbe di non fidarmi di te e lasciarti al tuo destino dopo quello che ho scoperto, ma se questa fosse stata la mia intenzione non sarei nemmeno venuto qui. » rispose. « Che tu sia vulnerabile purtroppo è un dato di fatto, sia come schiavo dell’harem che come possibile bersaglio se qualcuno venisse a sapere del tuo potere. Ho promesso di proteggerti e non verrò meno alla mia parola, possiamo continuare i nostri incontri da domani. »
Quelle parole permisero a Lance di tirare un momentaneo sospiro di sollievo: almeno per ora Shiro non sembrava intenzionato a tradirlo e forse avrebbe potuto rivelarsi addirittura un alleato.
Nelle giornate che seguirono Lance proseguì i propri allenamenti personali nell’harem in compagnia di James e Ryan, ma riuscì anche a incontrare Shiro nell’armeria per altre lezioni. Per tutto il tempo si impegnò al massimo per non usare il potere del cristallo nemmeno per sbaglio e per migliorare le proprie abilità fisiche. La copertura del suo rapporto con il capitano sembrava funzionare e nessuno aveva più dato segno di volerlo importunare, e ciò gli dava una maggior sicurezza quando si spostava per i corridoi del palazzo, specialmente la sera quando veniva convocato dal principe. Keith aveva preso l’abitudine di farsi servire la cena da lui, anche se a Lance non era chiaro il motivo. Non gli veniva richiesto nulla di diverso da quello che avrebbe fatto un cameriere, doveva limitarsi a mettere in tavola i piatti, attendere che il principe finisse di mangiare, sparecchiare e riportare gli avanzi nelle cucine. Era sempre stato il compito del servitore personale del principe ma, da qualche tempo, quest’ultimo sembrava essersi stancato della sua compagnia. Sulle prime Lance si era posto delle domande, si era chiesto se questa preferenza nei suoi confronti non fosse legata al suo tentativo di parlargli dei fini dietro l’attacco a Balmera, ma Keith non vi aveva più accennato. Anzi, tendeva a rivolgergli la parola il meno possibile, pur mantenendo l’accortezza di farlo riaccompagnare nell’harem da una guardia.
Aveva anche provato a parlarne con Shiro ma il capitano, oltre ad assicurargli che aveva a sua volta parlato con il principe riguardo gli imminenti pericoli, non aveva saputo dirgli altro. L’unico consiglio che aveva potuto dargli era quello di assecondare i desideri del principe.
« Sua altezza è sempre stato un giovane molto solo. » spiegò. « Non ha mai avuto amici a palazzo, il rapporto con il fratellastro è uno scontro continuo e dopo la scomparsa di sua madre, si vocifera per mano della regina Honerva, non ha più cercato legami con nessuno. Forse avere attorno qualcuno della sua età gli fa semplicemente piacere. »
Lance faticava a vederla in quel modo ma si guardò bene dall’obiettare. Ai suoi occhi Keith non era altro che uno dei motivi per cui si trovava lì, un possessore di schiavi, una persona dal carattere freddo, la cui ira però poteva scatenarsi da un momento all’altro con conseguenze pericolose per tutti. Le premure che aveva nei suoi confronti, se si poteva definire premura non usargli violenza ed evitare che altri lo facessero, non erano ancora riuscite a convincerlo della sua buonafede e, allo stesso tempo, non riusciva a capire perchè Shiro sembrasse così affezionato a lui.
Il capitano sosteneva che fosse così scettico perchè non aveva ancora avuto occasione di conoscerlo meglio ma Lance non si sentiva di affermare nemmeno di averne l’intenzione.
Eppure tutto cambiò in una sera d’autunno, in un modo che nessuno si sarebbe aspettato.
La temperatura si era abbassata un po’ ultimamente, ma non abbastanza da convincere il principe a tenere chiuse le finestre degli appartamenti reali. A quanto pareva amava particolarmente la brezza serale, al punto che Lance, durante i suoi turni di servizio, si era spesso trovato a rabbrividire a causa della mancanza di indumenti adeguati.
Quella sera stava proprio riflettendo sulla possibilità di chiedere degli abiti invernali per i componenti dell’harem mentre disponeva i piatti per la cena, quando un tonfo improvviso lo fece sobbalzare. Lì per lì non realizzò cosa l’avesse prodotto finchè non vide due uomini, completamente vestiti di nero, piombare nella stanza da uno dei finestroni. Avevano il volto coperto ed entrambi brandivano lunghi pugnali. Lance si sentì gelare e per un attimo la sua mente si svuotò completamente. Rivide l’assalto ad Altea e le sue gambe si rifiutarono di muoversi, paralizzate dall’orrore.
Uno dei due assalitori se avventò contro di lui e lo scaraventò a terra con una spallata, ignorandolo poi come se si trattasse di un mucchio di stracci.
Il principe Keith balzò in piedi e afferrò la lama di luxite che teneva accanto alla scrivania delle mappe. Parò un assalto, poi un altro, poi anche il secondo uomo lo attaccò e la lotta si fece confusa.
Lance, dall’angolo in cui era rannicchiato, fissava la scena a occhi spalancati, tremante. Nella sua mente si affollavano, uno sopra l’altro, pensieri che non riusciva a controllare: stavano tentando di uccidere Keith? Chi erano? Perchè? Erano stati mandati da Lotor? Avevano a che fare con l’attacco a Balmera e l’arma? Avrebbe dovuto fare qualcosa per aiutare il principe, dopotutto aveva preso lezioni di autodifesa per sapersi muovere nei momenti di difficoltà. Sapeva benissimo che con il suo scarso addestramento non avrebbe potuto fare nulla contro due sicari professionisti, eppure non poteva accettare di vedere qualcuno soccombere davanti a lui senza fare nulla, neppure se si trattava del principe che lo teneva schiavo e che non vedeva niente di strano nel voler soggiogare tutti i regni liberi.
Quando la spada di Keith cadde a terra con un forte clangore e il principe si piegò su sé stesso premendosi la mano sul fianco sanguinante, Lance capì di non poter più tergiversare. Se avesse esitato un istante ancora, Keith sarebbe morto.
Il cristallo di Balmera brillò di un’intensa luce azzurra contro il suo petto e un bagliore si sprigionò dalle sue mani. Un attimo dopo uno dei due assalitori giaceva a terra tramortito. Il superstite fece per avventarsi su di lui, ma in quel momento la porta si spalancò e Shiro apparve sulla soglia. Nel trambusto di mobili ribaltati e suppellettili distrutte, capì immediatamente cosa stava succedendo e la sua mano corse al pugnale che teneva alla cintura. Lo scagliò con precisione verso il sicario che solo per un colpo di fortuna riuscì a schivarlo e, vistosi circondato, si diede alla fuga da uno dei balconi, abbandonando il compagno.
Shiro si precipitò nella stanza, ignorando Lance ancora sotto shock, per correre da Keith.
« Altezza, state bene? Siete ferito? » esclamò sollecito, individuando all’istante dove fosse stato colpito.
Il principe sanguinava dal fianco e dal braccio sinistro e soprattutto la prima ferita sembrava profonda.
Shiro afferrò un lembo del mantello di Keith, che giaceva sotto una sedia rovesciata, lo strattonò fino a liberarlo e lo premette sulla ferita per tentare di fermare l’emorragia.
« Tenetelo così. Riuscite a camminare? Dobbiamo andare via. » disse.
Sembrava che gli fosse bastata un’occhiata alla stanza e al sicario tramortito per capire esattamente cos’era successo e come muoversi di conseguenza.
« Lance, alzati! » esclamò all’indirizzo del giovane che si era accasciato a terra tremante. « Non posso reggere anche te e dobbiamo muoverci prima che ne arrivino altri. Hai fatto un bel disastro! »
Quelle parole lo colpirono come uno schiaffo, costringendolo a riscuotersi.
« Come fai a…? »
« Quel tizio è dalla parte opposta della stanza. Il principe è bravo con la spada ma non fa volare le persone. » rispose Shiro seccamente, mentre si passava un braccio di Keith attorno alle spalle per sostenerlo e si avviava fuori dalla stanza.
Lance si accodò a loro più frastornato che mai.
« Dove andiamo? »
« Via di qui. »
« Ma è ferito! »
« Se restiamo ben presto sarà morto! »
« Smettete di parlare di me come se non ci fossi e diamoci una mossa! » li interruppe Keith. « Quelli erano uomini di mio fratello, non so cosa sia successo ma non devono trovare nè me nè questo schiavo. »
Lance era sul punto di fare altre domande quando da dietro un angolo del corridoio sbucò una delle cameriere di palazzo. Subito il giovane si mise sulla difensiva ma la ragazza fece cenno a Shiro come se lo conoscesse.
« Da questa parte! » esclamò indicando la direzione alle sue spalle. « Il passaggio dalle cucine è libero. Quando ho visto allontanarsi la guardia davanti alla stanza del principe, ho capito che stava succedendo qualcosa e vi ho sgombrato la strada per ogni evenienza. »
« Grazie, Shay, sei stata preziosa. Facci strada. » rispose il capitano accodandosi a lei.
La ragazza li condusse attraverso una serie di corridoi riservati al personale di servizio, ora debitamente deserti, verso le cucine e poi oltre, nelle dispense e infine nei magazzini.
« Ci sono dei cavalli pronti appena fuori dal granaio principale. » disse. « Se il principe si copre bene e non mostra il volto, non penso che le guardie al cancello principale bloccheranno il passaggio a un capitano dell’esercito. »
Lance la guardò meglio: gli occhi dorati e la carnagione dalla sfumatura grigiastra indicavano chiaramente la sua discendenza balmerana, ma cosa ci faceva una ragazza di Balmera alla corte galra? Era troppo persino per essere una coincidenza.
« Andate da Hunk. » continuò Shay. « Lui troverà il modo di farvi uscire dal Paese con le carovane. »
« Vieni con noi! » esclamò Shiro, ma la giovane scosse la testa.
« Non posso, senza di me chi monitorerà la situazione a corte? »
« La situazione è già compromessa e cercheranno chi ci ha aiutati a scappare. Mi sei stata di grandissimo aiuto in tutto questo tempo, non posso permettere che ti succeda qualcosa. Inoltre abbiamo bisogno di qualcuno con le tue abilità anche là fuori. »
La ragazza tentennò ancora per un attimo ma alla fine annuì.
« Se pensate che possa esservi utile, allora va bene, verrò con voi. »
All’uscita indicata i cavalli che li attendevano erano solo due. Shay spiegò che non aveva previsto la presenza di Lance e la propria, ma Shiro la rassicurò sul fatto di avere già un’idea.
Fece coprire completamente Keith con il suo mantello e montò davanti a lui. Lance e Shay salirono sull’altro cavallo. Il capitano ordinò loro di procedere senza fretta dietro di lui e di fare tutto quello che diceva.
Il cortile era semibuio a causa dell’ora tarda, illuminato qua e là da torce e dai fuochi accesi a intervalli regolari sui camminamenti. Da lassù doveva essere difficoltoso distinguere perfettamente le fattezze di chi si muoveva nell’ampia corte, per questo Shiro non si scompose quando la guardia, dall’alto della torretta a fianco del cancello principale, intimò loro di farsi riconoscere.
« Capitano Shirogane del battaglione del generale Sendak. » rispose quindi.
La guardia si mise subito sull’attenti.
« Non ho ricevuto ordini, signore. » disse.
Shiro non si scompose.
« Non c’è nessun ordine ufficiale, sto solo portando alcuni amici a fare due passi nel bosco qui a fianco prima che arrivino i freddi invernali. » rispose in tono vagamente allusivo. « Lance, Shay, fatevi vedere. »
I due alzarono la testa in modo che il loro volto fosse illuminato. Lance portava ancora l’abbigliamento e il trucco dell’harem, Shay i semplici vestiti da aiutante nelle cucine, quindi la guardia annuì subito vedendoli.
« Uno schiavo e una sguattera, siete di bocca buona, signore. E dietro di voi chi c’è? »
« Sapessi! » lo stuzzicò Shiro. « Un bocconcino di rara bellezza. Su, tesoro, fatti vedere. »
Keith, alle sue spalle, scosse la testa e si strinse nel mantello scuro.
« Perdonala, fa parte dell’harem del principe Lotor e, sai com’è, lui non ama condividere. »
La guardia annuì come se la sapesse lunga e mise mano al macchinario che sollevava la pesante grata di metallo.
« Buon divertimento! Cercate di tornare prima del cambio o vi chiederanno altre spiegazioni. »
« Farò il possibile. » rispose Shiro con un gesto di saluto.
Fece procedere entrambi i cavalli al passo finché non raggiunsero le prime ombre della vegetazione che circondava il castello, poi li spronò a un’andatura più spedita.
« Andiamo da Hunk, nella città bassa! » esclamò Shay mettendosi alla guida del gruppetto.
Lance sedeva davanti ma era lei a tenere le redini, dimostrando un’incredibile dimestichezza per una ragazza di cucina, anche se ormai era chiaro che fosse molto di più. Nessuno sembrava essere quello che appariva e Lance sentiva di essere precipitato in qualcosa di molto più grande di lui: aveva mille domande che gli frullavano per la testa e la paura che gli stringeva lo stomaco. Non aveva idea di dove stessero andando, non conosceva nulla al di fuori del palazzo e questa corsa verso l’ignoto lo terrorizzava. Aveva fatto di tutto per mantenere un profilo basso e avere la possibilità di scappare, ma questa fuga nella notte non era esattamente come se l’era immaginata, non dopo essere scampato a un attentato insieme al principe nemico. Non aveva idea di cosa sarebbe successo da lì in poi, era letteralmente un salto nel buio, ma quello che era certo era che non sarebbero tornati a palazzo. Per qualche motivo si erano trasformati in fuggitivi, prede nel mirino di un principe che si era azzardato a fare una mossa troppo esplicita per essere ignorata. Lance sapeva cosa significava scappare per salvarsi la vita e aveva sperato di non doverlo fare mai più, ma almeno erano fuori dal palazzo e la sua identità non era stata scoperta. Forse sarebbe riuscito a convincere Shiro a lasciarlo andare, senza di lui sarebbero stati più veloci e, in ogni caso, non avevano bisogno di portarsi dietro qualcuno con un cristallo di Balmera, sarebbe stato come girare con un bersaglio sulla schiena.
La città bassa indicata da Shay era la periferia sud della capitale, dove si trovavano la maggior parte delle botteghe di commercianti e artigiani. Era ben lungi dall’essere un quartiere di lusso, ma non raggiungeva nemmeno quello stato di degrado che Lance si era sempre immaginato associato alle zone più esterne di una città. Rallentarono l’andatura quando s’inoltrarono nelle strade a quell’ora deserte, eccezion fatta per alcuni uomini, chiaramente brilli, di rientro da una locanda che ciondolavano all’angolo di qualche vicolo.
Shay fece loro segno di mantenersi nelle zone d’ombra e li guidò attraverso una serie di viuzze che li condusse sul retro di una bottega. Shiro, Keith e Lance smontarono e tennero i cavalli in un punto nascosto del piccolo cortile, mentre la ragazza bussò alla porta con una serie di rapidi colpi che sembravano un segnale convenuto.
Quando l’uscio si aprì lentamente, una lama di luce tagliò l’oscurità del cortile e Lance si ritrasse istintivamente nell’ombra. Una sagoma robusta si stagliò in controluce e, dopo un concitato scambio di battute, Shay si voltò e fece loro segno di avvicinarsi.
« Entrate, presto! » esclamò il giovanotto sulla porta. « Penserò io ai vostri cavalli. »
Shiro fece strada agli altri due verso la casa e, mentre si incrociavano, Lance lanciò un’occhiata al loro ospite: anche nel buio del cortile si poteva intuire la sua pelle scura e la sua corporatura imponente. Quello dovette avvertire il suo sguardo, perchè si voltò e gli sorrise, un sorriso spontaneo e accogliente che Lance non si sarebbe mai aspettato in una situazione del genere.
L’interno della casa era semplice e arredato in modo piuttosto spartano, niente a che vedere con gli ambienti sfarzosi a cui Lance si era abituato all’interno dell’harem, però si notava una certa cura nel mantenere in ordine e puliti gli ambienti. In particolare l’angolo dove era allestita una piccola cucina era ricco di strumenti perfettamente lucidi e pronti all’uso.
« Quella è solo una piccola parte. » disse Shay, intercettando il suo sguardo incuriosito. « Hunk è un fornaio e la parte anteriore dell’edificio è la sua bottega. Sa creare delle vere e proprie meraviglie. »
Lance era confuso.
« Cosa ci facciamo a casa di un fornaio? Come potrebbe aiutarci a scappare dagli uomini di Lotor? »
« Quella del forno è solo una copertura. » intervenne Shiro, che nel frattempo aveva fatto sedere il principe e stava controllando la sua ferita. « In realtà Hunk è abile soprattutto nel commercio di informazioni. »
« Non parlarne come se fosse cosa da poco! Sono il miglior pasticcere di Daibazaal che nel tempo libero cerca di arrotondare come può! »
Quelle parole vennero accompagnate da una risata e Hunk fece il suo ingresso.
Nella luce calda della stanza Lance riconobbe immediatamente i suoi tratti balmerani e di nuovo si chiese perché qualcuno di quel popolo dovesse lavorare per i galra.
« Avete un’aria davvero stravolta. » commentò intanto il giovane. « Dev’essere stata una brutta serata. Vediamo quella ferita. Shay, per favore, intanto dai qualcosa da mettersi addosso al nostro amico, starà congelando. I miei vestiti ti staranno grandi, ma sempre meglio di andare in giro nudi a metà autunno. »
In quel momento Lance si rese conto di stare effettivamente tremando da capo a piedi, coperto solo del gonnellino prezioso e di inutili gioielli.
Shay aprì una cassapanca con la disinvoltura di chi era di casa e ne pescò una camicia e un paio di pantaloni di lana. Non si trattava di tessuti pregiati ma erano certamente mille volte più caldi di quello che portava.
Lance ringraziò sentitamente il padrone di casa e si appartò per cambiarsi.
Mentre litigava con le catenelle che pendevano dai polsi e dal collare, impossibile da togliere senza gli strumenti adatti, sentì la voce del principe Keith levarsi per la prima volta da quando avevano lasciato il palazzo.
« Direi che è arrivato il momento delle spiegazioni. Shiro, dove siamo? Chi sono questo fornaio e quella ragazza e, soprattutto, chi diavolo è quello schiavo? »
Lance sobbalzò sentendosi chiamare in causa: a sua volta aveva mille domande su quello che era appena successo ma, a quanto pareva, avrebbe dovuto aspettare che la curiosità del principe venisse soddisfatta.
Hunk, che si stava occupando di bendargli la ferita, alzò lo sguardo a sua volta con espressione perplessa davanti a quell’irruenza.
« Se permetti, » disse sollevando un sopracciglio. « visto che sei in casa mia, toccherebbe a me chiedere chi sei, ma credo sia superfluo. »
« Principe Keith della casata di Daibazaal. » rispose quello in tono altezzoso.
« Lo immaginavo. » fu il commento per nulla sorpreso.
Shiro prese una sedia e si accomodò accanto ai due, facendo cenno anche a Shay e Lance di avvicinarsi.
« Sua altezza ha ragione, tutti voi conoscete solo una parte della situazione ed è bene che siate informati del quadro generale, per la vostra sicurezza. »
Shiro fece del suo meglio per riassumere quanto organizzato nei mesi precedenti all’insaputa di tutti: già da prima dell’attacco ad Altea i sostenitori del principe Keith avevano subodorato le pessime intenzioni del fratello ma, visto lo scarso interesse dimostrato dal potenziale erede al trono, non avevano avuto modo di muoversi in tal senso. Shiro però, che teneva al giovane come un fratello, aveva fatto tutto quanto in suo potere per creare una sorta di “rete di salvataggio” nel caso fosse successo il peggio. Hunk e Shay erano conoscenze di vecchia data, vivevano a Daibazaal da molto prima che la situazione si facesse instabile ed erano sempre stati di grande aiuto al vecchio regime grazie al commercio di informazioni ricevute tramite le carovane che portavano in città materie prime dalle campagne di tutto il regno e dai Paesi confinanti. Se prima questo era servito per mantenere la pace nei territori, prevenire eventuali attacchi e l’insorgere di disordini, ora che lo scopo era diventato invadere i regni confinanti i due, di ovvia origine balmerana, si erano volentieri uniti a Shiro nell’appoggiare un principe che non sembrava incline alla politica espansionistica. O almeno questo era stato ciò che il capitano aveva assicurato loro e sembrava confermato dalle chiare intenzioni di Lotor di eliminare il rivale ma, se si fosse rivelato un errore, i due non avevano fatto mistero delle loro intenzioni bellicose.
« Quindi la mia rete di salvataggio sarebbe composta dal mio fidato capitano, da una cameriera e da un fornaio.» concluse Keith con un sospiro. Non sembrava affatto rassicurato dalla cosa. « E lo schiavo magico che ruolo ha? »
Lance s’irrigidì e Shiro soppesò le parole mentre rispondeva.
« Beh, lui è stato… diciamo una fortuna che si trovasse nei paraggi. »
« Quindi lo sapevi! E non hai pensato di dirmelo! » rincarò Keith.
« Perchè voi non vi curate abbastanza di ciò che vi appartiene. »
« Quindi hai pensato di curartene tu. »
Lance li osservava in silenzio, sulle spine e timoroso di fare un passo falso, anche se infastidito che parlassero di lui come un oggetto. Da fuori poteva assomigliare a un bisticcio tra fratelli, finché la discussione non finì su un terreno pericoloso.
« Quante volte te lo sei portato a letto per farti confessare che ha dei poteri magici? »
« Non sono poteri magici, altezza… »
« NON CI SONO ANDATO A LETTO!!! » strillò quindi Lance, al culmine dell’imbarazzo, del disagio e dell’irritazione. « E comunque scusami tanto per aver salvato il tuo stupido fondoschiena reale! »
Quando riprese fiato, si rese conto che tutti lo stavano fissando stupiti, compresi Hunk e Shay.
« Sei un alteano. » disse la ragazza. Chiaramente non si trattava di una domanda. « E quello che porti al collo è un cristallo di Balmera. »
Scambiò un’occhiata con Hunk e questi annuì brevemente.
« Sei un portatore dei cristalli. » constatò, nel tono di chi la sapeva molto lunga in proposito.
Lance non potè che annuire, sperano che non lo tradissero.
« È un pesante fardello. » disse invece Hunk. « Nobile, senza dubbio, ma pesante. »
Anche Keith lo stava fissando. Non sembrava per nulla turbato dal suo atteggiamento tutt’altro che servile e di certo stava valutando se poteva considerarlo un alleato, un aiuto occasionale o un potenziale pericolo. Lance stesso non ne aveva idea: il pensiero di andarsene permaneva ma, allo stesso tempo, si rendeva conto che poteva aver bisogno degli agganci che i balmerani sembravano avere e non c’erano balmerani senza Shiro o Shiro senza Keith. Era un equilibrio fin troppo precario.
« Qual è il piano, quindi? » chiese Keith spezzando la tensione. « L’obiettivo è la conquista del trono, se si tratta di duellare posso tranquillamente tenere testa a mio fratello. Devo solo tornare a palazzo. »
Shiro si lasciò sfuggire un mezzo sospiro.
« Ora come ora dubito che raggiungereste vivo anche solo le mura del palazzo. Questa notte ce la siamo cavata per puro effetto sorpresa, ma ora tutte le guardie saranno state allertate, gli uomini di vostro fratello vi staranno cercando. Per ora ci nasconderemo qui finchè non sarete in grado di viaggiare. »
« Non ho la minima intenzione di scappare! » protestò Keith.
Hunk lo fissò con severità, ma poi decise di ignorare quell’interruzione.
« Contatterò la prossima carovana in arrivo e faremo in modo di trovarvi un passaggio per uscire dal Paese. » continuò. « Finchè resterete qui sarete in pericolo. È bene allontanarsi per recuperare le forze e riorganizzarsi prima dello scontro. Nemmeno Lotor con i suoi sotterfugi potrà evitare il duello, però dovete arrivare vivo a quel giorno. »
Era una logica inoppugnabile, che nemmeno Keith trovò modo di contestare.
« La prossima carovana sarà qui a giorni e sarà quella di Matt. » aggiunse Shay con un sorriso, al quale Shiro rispose illuminandosi. « Nel frattempo potremo nasconderci tutti nella cantina sotto il forno. Non è particolarmente ampia ma abbiamo cercato di renderla comoda per queste evenienze. Dobbiamo solo cercare di non fare rumore, perché certo ci saranno perquisizioni in città. »
Aiutata da Hunk spostò una cassapanca e aprì la botola che vi era celata sotto. Da essa partiva una scala che si perdeva nell’oscurità.
« Originariamente la cantina era molto più grande e serviva per lo stoccaggio delle merci. L’abbiamo divisa in due locali in modo da crearne uno sotto la bottega che non crei sospetti e che sembri una semplice stanza chiusa, e uno a cui si ha accesso da qui dove è possibile restare nascosti per un po’. » spiegò. « Ci sono materassi, coperte, cuscini e una lucerna. Immagino che ci annoieremo, ma saremo al sicuro. »
A quelle parole Lance le lanciò un’occhiata stupita.
« Vuoi dire che anche tu…? »
« A palazzo non posso tornare e se mi trovassero sarei in pericolo, quindi verrò con voi. Senza contare che la presenza di un portatore dei cristalli significa che anche il mio Paese è coinvolto, non posso lavarmene le mani. »
Lance provò l’impulso di raccontarle tutto, spiegare cos’aveva scoperto e perché Balmera era in pericolo, ma sembrava che il momento spiegazioni fosse finito per quella notte.
Shiro e Hunk aiutarono il principe Keith a scendere le scale e lo adagiarono su uno dei materassi mentre questi non la smetteva di brontolare. Shay portò la lucerna e Lance la seguì in quello spazio chiuso e semibuio. Quando Hunk augurò loro la buonanotte e chiuse la botola, il giovane alteano si sedette su uno dei materassi e si guardò attorno sospirando. L’ambiente era piccolo e scuro, ma si intuiva il tentativo di renderlo confortevole: oltre alle coperte c’era un angolo con una bacinella per rinfrescarsi e un piccolo tavolo con una brocca d’acqua e un cesto di pane che sembrava fatto da poco. Si chiese se Hunk non ne avesse messo da parte un po’ tutti i giorni per quell’evenienza. Keith si era raggomitolato tra le coperte e sembrava si fosse addormentato subito. Shiro era seduto a terra con la schiena appoggiata al suo materasso come se stesse facendo la guardia. Lance avrebbe voluto consigliargli di riposarsi a sua volta ma aveva la netta sensazione che non sarebbe stato ascoltato. Shay si era avvolta una coperta sulle spalle ed era seduta sul terzo materasso.
« Dovresti dormire. » suggerì con un sorriso. « È stata una lunga serata e siamo tutti esausti. »
Lance seguì il suo esempio e si distese, ma rimase con gli occhi aperti fissi sul soffitto, una mano che istintivamente giocherellava con il cristallo di Balmera che portava al collo.
Quella notte era davvero successo di tutto e dubitava che sarebbe riuscito a riposare con il turbinio di pensieri che gli affollava la mente, invece, prima che Shay spegnesse la lucerna, la stanchezza prese il sopravvento e un’oscurità ristoratrice lo avvolse.