Writing Week - Day 3 - Magia bianca
Apr. 29th, 2020 03:00 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Magia bianca
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: verde
Personaggi: Keith Kogane, Lance McClain
Pairings:
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Partecipa alla Writing Week di Fanwriter.it - Lista Witchcraft
Beta:
Word count: 1033
« C’è una cosa che mi sono sempre chiesto. Se davvero chi pratica la magia è così potente e pericoloso come si dice, perché nessuno ha mai fatto nulla per colpire chi vi perseguita? Con poteri come i vostri, annientare un intero esercito di cacciatori sarebbe una bazzecola. »
Lance si voltò di scatto, lanciando a Keith un’occhiata incredula.
« Stai per caso suggerendo che dovremmo volontariamente fare del male alle persone? »
I due si stavano addentrando nella parte iniziale del bosco per una spiegazione sulle erbe. Era Pidge l’esperta in materia ma, se si trattava delle basi, anche Lance se la cavava. Keith lo ascoltava attentamente nonostante non si trattasse dell’argomento più entusiasmante del mondo e non aveva ancora dato fuoco a niente, cosa che, secondo Lance, era la maggior conquista della giornata. Sarebbe stato tutto perfetto se non fosse stato per quella domanda.
Avrebbe potuto dare una risposta banale oppure buttarla sul moralismo, ma sapeva che Keith non ne sarebbe stato soddisfatto. Sapeva anche che sarebbe stata Allura la persona più adatta a fargli una lezione di etica della magia, ma nulla gli vietava di dargli almeno il quadro generale.
Preparandosi a una discussione che non sapeva se avrebbe avuto effetto, Lance si sedette sull’erba a gambe incrociate, appoggiando le mani sulle ginocchia.
« Nella magia ci sono delle regole. » iniziò. « Probabilmente non sono la persona più adatta a illustrartele nel dettaglio, ma sappi che esiste un’etica imprescindibile se quella che vuoi praticare è magia bianca. Ovviamente, se vuoi darti alla magia nera, prego, quella è la porta. »
Lesse negli occhi di Keith il desiderio a stento trattenuto di fargli notare che non c’erano porte in bosco e apprezzò il fatto che avesse evitato di dirlo ad alta voce.
« Attaccare qualcuno che ci minaccia è considerata magia nera? » chiese invece, accomodandosi di fronte a lui.
« Tutto quello che provoca danni lo è. »
Lance si rendeva perfettamente conto che un discorso del genere poteva sembrare troppo rigido e restrittivo agli occhi di un principiante, ma era meglio gettare delle basi chiare fin da subito.
« Danneggiare qualcuno o manipolarne la mente è considerata la forma più negativa della magia. Al contrario, quella che pratichiamo qui, ha sempre uno scopo benefico e non aggressivo. Per questo capirai da te che attaccare dei cacciatori non sarebbe la cosa giusta da fare. Contravverrebbe alla prima e più importante delle nostre regole: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Detto questo, “Se male non fai, fai quello che vuoi”. » citò.
Keith non sembrava per nulla convinto. Poteva anche essere una regola onorevole, obiettò, ma si trattava comunque di trovarsi impotenti davanti a qualcuno pronto a uccidere, qualcuno che, a conti fatti, aveva già condannato a morte più di uno dei loro simili. Pensare di rimanere indifesi era assurdo.
« Per questo esistono gli incantesimi di protezione, come quello che abbiamo lanciato durante l’attacco delle creature nere. Quella barriera ha impedito a chiunque ce le avesse aizzate contro di continuare ad attaccarci. »
A quelle parole, un’ondata di emozioni investì Lance, che impiegò un istante a capire che si trattasse di sentimenti non suoi ma di Keith. Poteva sentire chiaramente l’orgoglio del successo di quella volta, misto allo smarrimento provato allora e all’attuale desiderio di mettersi alla prova. Voler conoscere il proprio potenziale era ammirevole, ma se si trasformava in desiderio di superare i limiti poteva essere pericoloso.
« Se la rabbia o un qualunque sentimento negativo che ti porterebbe a fare del male dovesse prendere il sopravvento, esiste un altro deterrente. » disse Lance con cautela. « Noi la chiamiamo la legge del tre ed è imprescindibile, come qualunque legge della natura. »
« La legge del tre… » ripetè Keith, come saggiandone il suono. « Sembra una cosa molto seria. In cosa consiste?»
« È seria, sì, ma in realtà è molto semplice. Qualunque effetto otterrai operando la magia, ti tornerà indietro moltiplicato per tre. Quindi se agirai per il bene, anche tu avrai grandi benefici, ma se danneggerai qualcuno, tu stesso ne patirai tre volte di più. »
Il sentimento che emanò da Keith in quel momento somigliava al timore.
Certo, avrebbe potuto spiegargli che gli stregoni che praticavano la magia nera più avanzata erano in grado di deviare gli effetti della legge del tre su qualcosa o qualcun altro, ma Keith non era ancora abbastanza stabile perchè quell’informazione non instillasse in lui dubbi pericolosi.
Lo seguì con lo sguardo mentre si alzava e percorreva a grandi passi il perimetro della piccola radura in cui si trovavano. Non riusciva a leggere i suoi pensieri con chiarezza, ma la sua espressione era tesa e per un attimo Lance temette il peggio.
« Non sono mai stato bravo a seguire le regole. » mormorò Keith fermandosi in un punto in cui gli dava le spalle. « Volevo arruolarmi nella guardia reale, ma non mi hanno preso perchè ero troppo indisciplinato. Sono cresciuto senza nessuno che mi imponesse determinati comportamenti, quindi i regolamenti mi stanno stretti per natura. Però ammetto che sentirti parlare di queste restrizioni mi fa sentire, non lo so, in qualche modo sollevato. »
Lance si alzò a sua volta e lo raggiunse, incerto sul significato di quelle parole.
« Durante l’addestramento come cacciatore mi hanno sempre detto che le streghe non sono altro che creature senza legge che perseguono solo i loro scopi malvagi. Scoprire che non è così e che, anzi, gli scopi malvagi sono banditi, mi fa sentire meglio con me stesso. Sono regole, è vero, ma si adattano a me. So che sembra strano, ma là fuori non c’era un posto che andasse davvero bene per me, sentivo che la guardia reale era troppo restrittiva e anche nel corpo dei cacciatori faticavo ad adattarmi. Qui invece… per quanto sembri strano, non mi sento in trappola. »
Lance gli posò una mano sul braccio, rassicurante, e avvertì chiaramente il senso di calore che lo avvolgeva. Non il calore dirompente del fuoco, che a volte lo spaventava, ma uno più tenue, docile e carezzevole.
« Penso che sia perchè questo posto è casa tua. » rispose gentilmente.
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: verde
Personaggi: Keith Kogane, Lance McClain
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Partecipa alla Writing Week di Fanwriter.it - Lista Witchcraft
Word count: 1033
« C’è una cosa che mi sono sempre chiesto. Se davvero chi pratica la magia è così potente e pericoloso come si dice, perché nessuno ha mai fatto nulla per colpire chi vi perseguita? Con poteri come i vostri, annientare un intero esercito di cacciatori sarebbe una bazzecola. »
Lance si voltò di scatto, lanciando a Keith un’occhiata incredula.
« Stai per caso suggerendo che dovremmo volontariamente fare del male alle persone? »
I due si stavano addentrando nella parte iniziale del bosco per una spiegazione sulle erbe. Era Pidge l’esperta in materia ma, se si trattava delle basi, anche Lance se la cavava. Keith lo ascoltava attentamente nonostante non si trattasse dell’argomento più entusiasmante del mondo e non aveva ancora dato fuoco a niente, cosa che, secondo Lance, era la maggior conquista della giornata. Sarebbe stato tutto perfetto se non fosse stato per quella domanda.
Avrebbe potuto dare una risposta banale oppure buttarla sul moralismo, ma sapeva che Keith non ne sarebbe stato soddisfatto. Sapeva anche che sarebbe stata Allura la persona più adatta a fargli una lezione di etica della magia, ma nulla gli vietava di dargli almeno il quadro generale.
Preparandosi a una discussione che non sapeva se avrebbe avuto effetto, Lance si sedette sull’erba a gambe incrociate, appoggiando le mani sulle ginocchia.
« Nella magia ci sono delle regole. » iniziò. « Probabilmente non sono la persona più adatta a illustrartele nel dettaglio, ma sappi che esiste un’etica imprescindibile se quella che vuoi praticare è magia bianca. Ovviamente, se vuoi darti alla magia nera, prego, quella è la porta. »
Lesse negli occhi di Keith il desiderio a stento trattenuto di fargli notare che non c’erano porte in bosco e apprezzò il fatto che avesse evitato di dirlo ad alta voce.
« Attaccare qualcuno che ci minaccia è considerata magia nera? » chiese invece, accomodandosi di fronte a lui.
« Tutto quello che provoca danni lo è. »
Lance si rendeva perfettamente conto che un discorso del genere poteva sembrare troppo rigido e restrittivo agli occhi di un principiante, ma era meglio gettare delle basi chiare fin da subito.
« Danneggiare qualcuno o manipolarne la mente è considerata la forma più negativa della magia. Al contrario, quella che pratichiamo qui, ha sempre uno scopo benefico e non aggressivo. Per questo capirai da te che attaccare dei cacciatori non sarebbe la cosa giusta da fare. Contravverrebbe alla prima e più importante delle nostre regole: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Detto questo, “Se male non fai, fai quello che vuoi”. » citò.
Keith non sembrava per nulla convinto. Poteva anche essere una regola onorevole, obiettò, ma si trattava comunque di trovarsi impotenti davanti a qualcuno pronto a uccidere, qualcuno che, a conti fatti, aveva già condannato a morte più di uno dei loro simili. Pensare di rimanere indifesi era assurdo.
« Per questo esistono gli incantesimi di protezione, come quello che abbiamo lanciato durante l’attacco delle creature nere. Quella barriera ha impedito a chiunque ce le avesse aizzate contro di continuare ad attaccarci. »
A quelle parole, un’ondata di emozioni investì Lance, che impiegò un istante a capire che si trattasse di sentimenti non suoi ma di Keith. Poteva sentire chiaramente l’orgoglio del successo di quella volta, misto allo smarrimento provato allora e all’attuale desiderio di mettersi alla prova. Voler conoscere il proprio potenziale era ammirevole, ma se si trasformava in desiderio di superare i limiti poteva essere pericoloso.
« Se la rabbia o un qualunque sentimento negativo che ti porterebbe a fare del male dovesse prendere il sopravvento, esiste un altro deterrente. » disse Lance con cautela. « Noi la chiamiamo la legge del tre ed è imprescindibile, come qualunque legge della natura. »
« La legge del tre… » ripetè Keith, come saggiandone il suono. « Sembra una cosa molto seria. In cosa consiste?»
« È seria, sì, ma in realtà è molto semplice. Qualunque effetto otterrai operando la magia, ti tornerà indietro moltiplicato per tre. Quindi se agirai per il bene, anche tu avrai grandi benefici, ma se danneggerai qualcuno, tu stesso ne patirai tre volte di più. »
Il sentimento che emanò da Keith in quel momento somigliava al timore.
Certo, avrebbe potuto spiegargli che gli stregoni che praticavano la magia nera più avanzata erano in grado di deviare gli effetti della legge del tre su qualcosa o qualcun altro, ma Keith non era ancora abbastanza stabile perchè quell’informazione non instillasse in lui dubbi pericolosi.
Lo seguì con lo sguardo mentre si alzava e percorreva a grandi passi il perimetro della piccola radura in cui si trovavano. Non riusciva a leggere i suoi pensieri con chiarezza, ma la sua espressione era tesa e per un attimo Lance temette il peggio.
« Non sono mai stato bravo a seguire le regole. » mormorò Keith fermandosi in un punto in cui gli dava le spalle. « Volevo arruolarmi nella guardia reale, ma non mi hanno preso perchè ero troppo indisciplinato. Sono cresciuto senza nessuno che mi imponesse determinati comportamenti, quindi i regolamenti mi stanno stretti per natura. Però ammetto che sentirti parlare di queste restrizioni mi fa sentire, non lo so, in qualche modo sollevato. »
Lance si alzò a sua volta e lo raggiunse, incerto sul significato di quelle parole.
« Durante l’addestramento come cacciatore mi hanno sempre detto che le streghe non sono altro che creature senza legge che perseguono solo i loro scopi malvagi. Scoprire che non è così e che, anzi, gli scopi malvagi sono banditi, mi fa sentire meglio con me stesso. Sono regole, è vero, ma si adattano a me. So che sembra strano, ma là fuori non c’era un posto che andasse davvero bene per me, sentivo che la guardia reale era troppo restrittiva e anche nel corpo dei cacciatori faticavo ad adattarmi. Qui invece… per quanto sembri strano, non mi sento in trappola. »
Lance gli posò una mano sul braccio, rassicurante, e avvertì chiaramente il senso di calore che lo avvolgeva. Non il calore dirompente del fuoco, che a volte lo spaventava, ma uno più tenue, docile e carezzevole.
« Penso che sia perchè questo posto è casa tua. » rispose gentilmente.