fairy_circles (
fairy_circles) wrote2018-09-23 07:28 pm
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[Voltron] E poi è arrivata lei
Titolo: E poi è arrivata lei
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: verde
Personaggi: Takashi "Shiro" Shirogane, Matt Holt, Ryan Kinkade, Katie "Pidge" Holt
Pairings: pre-Shiro/Pidge
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Parte della Friends!AU, prequel.
Questa storia partecipa al contest "In vino veritas" di Fanwriter.it.
Beta:
Word count: 2099
Quando Matt aveva organizzato un'uscita, coinvolgendo sia i giovani del laboratorio che le guardie del servizio di sorveglianza, Shiro aveva pensato che fosse un'ottima occasione per divertirsi tutti insieme.Quello che non aveva messo in conto era l'ammontare di alcool che sarebbe finito nei loro bicchieri quella sera, man mano che passavano di locale in locale.
I ragazzi del laboratorio avevano scelto anche degli strip club e Shiro si era trovato a buttare giù un cocktail dietro l'altro per annegare il senso di disagio che quei luoghi gli provocavano.
Le ragazze erano belle e sexy, niente da dire, più di una volta una ballerina gli si era seduta in braccio con addosso poco più di qualche nastro, ma, se gli altri sembravano divertirsi un mondo, Shiro aveva iniziato fin da subito ad avvertire una sorta di senso di colpa in fondo allo stomaco.
Non avrebbe dovuto provare niente del genere, se ne rendeva conto: era single da un po', ormai, nessuno lo avrebbe giudicato se avesse fatto degli apprezzamenti. Anzi, era convinto che gli altri aspettassero solo di vederlo sciogliersi un po', probabilmente lo avevano portato lì proprio per quello.
Tuttavia Shiro non riusciva in nessun modo a liberarsi della sensazione di sbagliato che si agitava dentro di lui e che lo portava a buttare giù un bicchiere dietro l'altro per non pensarci troppo.
Non era Allura, la sua ex, che occupava i suoi pensieri: si erano lasciati di comune accordo, consapevoli entrambi di essere diventati più amici che fidanzati, e non c'erano stati grossi drammi tra loro, o almeno questo era ciò che ripetevano a chiunque facesse domande in merito. Shiro però sapeva che la ragazza aveva patito quel distacco. Non glielo aveva mai fatto pesare ed erano rimasti buoni amici, ma Shiro era consapevole che la responsabilità di quella rottura era stata in buona parte sua.
Quella sera, però, non era Allura a riempire la sua mente, bensì un paio di occhi color del miele, grandi e innocenti, che lo facevano sentire la persona più sporca della terra e, allo stesso tempo, gli impedivano di apprezzare qualunque figura femminile gli volteggiasse attorno ricoperta di pizzi.
« Non pensavo fossi un così gran bevitore! » esclamò la voce di Matt, al suo fianco, riscuotendolo dal torpore in cui era scivolato.
Shiro mise a fuoco a fatica la sua figura, riabbassando poi gli occhi sul proprio bicchiere: non ricordava esattamente a che numero fosse arrivato.
« Lo sono? » domandò, stranito.
« Beh, quello è il quarto gin lemon, se non sbaglio. »
« Shiro, dovresti smetterla, non sembri molto in te. » obiettò Ryan, un nuovo assunto seduto all'altro suo lato.
Lui sembrava incredibilmente sobrio e Shiro si chiese come fosse possibile: o non aveva toccato alcool o fingeva molto bene.
« Non stai nemmeno guardando quella bellezza che ti fissa da mezz'ora, che spreco! » brontolò Matt, in tono seccato.
Shiro tentò di racimolare le parole necessarie ad articolare una risposta sensata.
« Neanche Ryan la guarda. » riuscì a dire, infine.
Matt per poco non sputò il proprio cocktail.
« Kinkade ha i suoi buoni motivi e lo sai pure tu! » esclamò. « A proposito, Ryan, come va con quel cadetto? James, giusto? »
L'altro ragazzo scosse la testa, senza che la sua espressione mostrasse il minimo disagio per la piega che aveva preso la conversazione.
« Ancora nulla, è in fissa con Kogane e non sembra vedere nient'altro. »
Matt sospirò esasperato e Shiro scrollò le spalle.
« Non è facile andare oltre una fissa, io ne so qualcosa... » mormorò.
Al tavolo ben pochi stavano badando a lui, sia per la distrazione delle affascinanti quanto discinte ballerine, sia per la musica piuttosto alta, ma Matt non si lasciò sfuggire quel commento.
« Tu non avresti diritto di parola viso che ti sei lasciato scappare una perla come Allura! » lo sgridò. « Una ragazza del genere andrebbe tenuta come un tesoro e tu, tu l'hai trascurata e poi l'hai lasciata. Sei stato ignobile. Ah, Allura! Cosa darei per passare una serata con lei! »
Matt aveva ragione, Shiro lo sapeva bene. Le cose con Allura erano finite male perché si era fatto prendere troppo dal lavoro e non aveva badato sufficientemente a lei e ai suoi bisogni. Non era stato abbastanza attento e la loro relazione ne aveva risentito fino al punto di rottura. Allura era una ragazza intelligente e buona, meritava qualcuno che la mettesse al primo posto. Per questo Shiro si era ripromesso di lasciar perdere l'amore: non era in grado di dare a qualcuno il livello di attenzione necessario a mandare avanti una relazione. Anche se ci teneva, finiva per farsi assorbire dal lavoro, trascurare chi lo aspettava, dimenticare le ricorrenze.
« E invece poi è arrivata lei... » si lamentò, seguendo il filo dei suoi pensieri e abbandonando la testa sul tavolo.
« Lei? » indagò Kinkade, vagamente incuriosito.
« Hai una nuova ragazza?! » si entusiasmò invece Matt.
Shiro grugnì e mosse piano la testa prima da un lato e poi dall'altro.
Si sollevò, afferrò il proprio bicchiere con mano incerta, sfilò la cannuccia e buttò giù in un solo sorso il contenuto rimasto.
« Non hai una nuova ragazza ma sei sulla buona strada, vero? » insisté Matt. « Mannaggia a te che conosci sempre ragazze stupende e non me le presenti mai. Bell'amico! »
Shiro tornò a rannicchiarsi sul tavolo, ignorandolo.
Sentiva la testa leggera e i suoni gli giungevano ovattati. Quegli occhi... quegli occhi dorati lo fissavano con disapprovazione.
« Non posso... » mugugnò. « Vorrei... oh, se lo vorrei... è così carina... così... fantastica... ma non si può... »
« Perché non si può? » domandò Ryan, in tono serio. « È fidanzata? O le piace un altro? »
Di nuovo Shiro scosse la testa: se fosse stato così semplice, non sarebbe stato lì a struggersi.
« Lei è... off limits. » concluse.
Se gli fecero altre domande, non le sentì. Il mondo era sempre più lontano, le palpebre pesanti si erano abbassate sui suoi occhi e il torpore si era impadronito di lui. Non aveva più voglia di sentire niente: magari, se avesse dormito, l'avrebbe sognata.
Non avrebbe saputo dire quanto tempo trascorse prima che un braccio robusto lo afferrasse e lo tirasse in piedi.
« Coraggio, Shiro. Ti porto a casa. »
Aprendo gli occhi, mise a fuoco l'immagine di Ryan.
« A casa? » biascicò.
« Sì, è meglio che tu vada a dormire. Ti accompagno e poi torno da Matt e gli altri. »
A quelle parole Shiro piegò la testa di lato, tentando di afferrare un particolare che gli sfuggiva.
« Potrai tornare a prendere la macchina domani, non puoi certo guidare in questo stato. » lo redarguì Ryan.
Shiro annuì e non oppose resistenza quando il collega lo guidò verso l'uscita, agitando una mano in direzione di Matt, che lo ricambiò allegramente.
Il percorso fino a casa fu come se non fosse esistito. Shiro si ritrovò sul pianerottolo con Ryan che gli stava mettendo in mano il mazzo di chiavi.
« Eccoci. Sicuro di farcela? Non vuoi che ti accompagni dentro? » chiese il collega.
Shiro scosse piano la testa.
« Sto bene. È tutto ok. »
« D'accordo. Buona notte. »
L'altro se ne andò e Shiro tentò di infilare la chiave nella serratura, riuscendoci solo al quarto tentativo. La chiave però... non girava.
Frustrato, afferrò la maniglia e la scosse: che accidenti di problema aveva quella porta?
Non ottenendo nulla, vi si appoggiò contro con tutto il suo peso e finì per sbattere la testa contro il legno.
Pidge si svegliò di soprassalto, disturbata e per un istante spaventata dal colpo alla porta. Il timore durò poco più di un istante prima che, con la consapevolezza, sopraggiungesse l'irritazione.
Matt era uscito a fare baldoria e, ovviamente, non si era ricordato di portare le chiavi, pensando che fosse un assoluto colpo di genio svegliare sua sorella alle quattro del mattino per farsi aprire.
Peccato che la suddetta sorella fosse andata a dormire solo un'ora prima e l'indomani avesse lezione.
Indispettita come non mai, si alzò dal letto e inforcò gli occhiali. Si diresse verso la porta, girò la chiave con un colpo secco e la spalancò.
« La prossima volta ti lascio dormire sul pianerottolo! » sbottò, prima di rendersi conto che quello che aveva davanti non era suo fratello.
Quello che ciondolava appoggiato allo stipite era niente meno che Shiro, il migliore amico di Matt e guardia del laboratorio, che si era da poco trasferito al piano superiore.
Stranita da quella presenza, lo sbirciò da sotto in su.
« Ehi... va tutto bene? »
Il giovane le rivolse un'occhiata poco lucida.
« Matt... perché sei in casa mia...? »
La ragazza sbuffò, comprendendo la situazione.
« Perché non sono Matt e questa non è casa tua. Sono Pidge, questo è il mio appartamento e tu sei troppo ubriaco per reggerti in piedi, figuriamoci distinguere un piano dall'altro. »
Avrebbe potuto farlo entrare e piazzarlo sul divano finché non avesse smaltito la sbornia, ma l'appartamento di Shiro distava solo una rampa di scale – o un piano di ascensore – e sarebbe stato molto più comodo per lui svegliarsi nel suo letto. La decisione venne presa in un attimo e Pidge fece in modo che Shiro le passasse un braccio attorno alle spalle, mentre lo guidava verso l'ascensore.
« Pensavo che fosse solo Matt quello senza speranza e invece guarda qua, sbronzo perso! » brontolò. « E scommetto che stasera siete andati per strip club. Bah. »
Shiro si agitò mentre le porte dell'ascensore si chiudevano.
« Sì, ma non le ho guardate, quelle ragazze, anche se mi sgridavi. » mugugnò.
« Certo, come no? E adesso mi verrai a dire che sei ancora innamorato di Allura. »
La voce di Pidge grondava sarcasmo nonostante quella vicinanza forzata le provocasse il batticuore. Sapeva che era stata un'idea di Matt, quella del giro per locali, ma il pensiero che una persona seria come Shiro l'avesse avvallata la disturbava.
« Allura? Ma no, no, quale All... Allura? A me importa solo... solo di lei. »
Le parole di Shiro le erano oscure e non aveva ancora capito se l'aveva riconosciuta o pensasse ancora di parlare con Matt.
« Chi sarebbe questa lei? » indagò, mentre uscivano dall'ascensore e lo trascinava verso la porta dell'appartamento.
Gli tolse le chiavi di mano e le infilò nella serratura.
« Mmmmgnnnon posso dirtelo, Matt... Mi uccideresti... »
Quelle parole non fecero altro che stuzzicare la sua curiosità: da una parte il pensiero che Shiro avesse una cotta per qualcuno la infastidiva, la irritava e le procurava una dolorosa stretta allo stomaco, ma dall'altra non poteva fare a meno di chiedersi chi fosse la persona in questione. Avere un'informazione per cui Matt avrebbe ucciso, poteva essere interessante.
« Sciocchezze. » disse quindi, stando al gioco mentre avanzavano nell'anticamera di casa. « Sono il tuo migliore amico. Com'è questa ragazza? »
Shiro ciondolò appoggiandosi al muro.
« Bella... così bella... intelligente... grandiosa... è fantastica, non si merita uno come me. Lei è così... speciale. »
Pidge si sentì stringere un nodo in gola solo a sentire con quanto calore Shiro stava pronunciando quelle parole. Ci teneva davvero a quella ragazza, era evidente.
« Se solo potessi... se potessi... ma sarei un mostro ad avvicinarmi a lei. » continuò, fissando le sue scarpe come se fossero la cosa più interessante del mondo. « Tu mio odieresti e lei... lei è troppo giovane... la disgusterei... I miei sentimenti disgusterebbero... Katie. »
Pidge lasciò andare il suo braccio, mentre la consapevolezza la colpiva come un macigno.
Katie.
Una vampata di rossore le salì alle guance al pensiero che Shiro stesse parlando in quel modo di lei, proprio di lei. L'aveva definita fantastica e speciale senza nemmeno sapere che lo stesse ascoltando, questo la scosse a tal punto che abbandonò Shiro sul pavimento dell'ingresso e uscì sbattendo la porta.
Appoggiandosi al legno, nel corridoio deserto e semibuio, si portò le mani a coprire le guance bollenti: allora forse... forse una speranza c'era.
L'indomani mattina Shiro si svegliò sul pavimento dell'ingresso di casa propria, con le ossa a pezzi e un mal di testa colossale. Tentò ti richiamare alla mente cosa lo aveva portato a quella situazione, ma i suoi ricordi si fermavano a Kinkade che lo lasciava davanti alla porta di casa. E lui, ovviamente, viveva da solo.
Allora perché aveva la sensazione di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto dire a qualcuno che non avrebbe dovuto saperlo?
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: verde
Personaggi: Takashi "Shiro" Shirogane, Matt Holt, Ryan Kinkade, Katie "Pidge" Holt
Pairings: pre-Shiro/Pidge
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Parte della Friends!AU, prequel.
Questa storia partecipa al contest "In vino veritas" di Fanwriter.it.
Word count: 2099
Quando Matt aveva organizzato un'uscita, coinvolgendo sia i giovani del laboratorio che le guardie del servizio di sorveglianza, Shiro aveva pensato che fosse un'ottima occasione per divertirsi tutti insieme.Quello che non aveva messo in conto era l'ammontare di alcool che sarebbe finito nei loro bicchieri quella sera, man mano che passavano di locale in locale.
I ragazzi del laboratorio avevano scelto anche degli strip club e Shiro si era trovato a buttare giù un cocktail dietro l'altro per annegare il senso di disagio che quei luoghi gli provocavano.
Le ragazze erano belle e sexy, niente da dire, più di una volta una ballerina gli si era seduta in braccio con addosso poco più di qualche nastro, ma, se gli altri sembravano divertirsi un mondo, Shiro aveva iniziato fin da subito ad avvertire una sorta di senso di colpa in fondo allo stomaco.
Non avrebbe dovuto provare niente del genere, se ne rendeva conto: era single da un po', ormai, nessuno lo avrebbe giudicato se avesse fatto degli apprezzamenti. Anzi, era convinto che gli altri aspettassero solo di vederlo sciogliersi un po', probabilmente lo avevano portato lì proprio per quello.
Tuttavia Shiro non riusciva in nessun modo a liberarsi della sensazione di sbagliato che si agitava dentro di lui e che lo portava a buttare giù un bicchiere dietro l'altro per non pensarci troppo.
Non era Allura, la sua ex, che occupava i suoi pensieri: si erano lasciati di comune accordo, consapevoli entrambi di essere diventati più amici che fidanzati, e non c'erano stati grossi drammi tra loro, o almeno questo era ciò che ripetevano a chiunque facesse domande in merito. Shiro però sapeva che la ragazza aveva patito quel distacco. Non glielo aveva mai fatto pesare ed erano rimasti buoni amici, ma Shiro era consapevole che la responsabilità di quella rottura era stata in buona parte sua.
Quella sera, però, non era Allura a riempire la sua mente, bensì un paio di occhi color del miele, grandi e innocenti, che lo facevano sentire la persona più sporca della terra e, allo stesso tempo, gli impedivano di apprezzare qualunque figura femminile gli volteggiasse attorno ricoperta di pizzi.
« Non pensavo fossi un così gran bevitore! » esclamò la voce di Matt, al suo fianco, riscuotendolo dal torpore in cui era scivolato.
Shiro mise a fuoco a fatica la sua figura, riabbassando poi gli occhi sul proprio bicchiere: non ricordava esattamente a che numero fosse arrivato.
« Lo sono? » domandò, stranito.
« Beh, quello è il quarto gin lemon, se non sbaglio. »
« Shiro, dovresti smetterla, non sembri molto in te. » obiettò Ryan, un nuovo assunto seduto all'altro suo lato.
Lui sembrava incredibilmente sobrio e Shiro si chiese come fosse possibile: o non aveva toccato alcool o fingeva molto bene.
« Non stai nemmeno guardando quella bellezza che ti fissa da mezz'ora, che spreco! » brontolò Matt, in tono seccato.
Shiro tentò di racimolare le parole necessarie ad articolare una risposta sensata.
« Neanche Ryan la guarda. » riuscì a dire, infine.
Matt per poco non sputò il proprio cocktail.
« Kinkade ha i suoi buoni motivi e lo sai pure tu! » esclamò. « A proposito, Ryan, come va con quel cadetto? James, giusto? »
L'altro ragazzo scosse la testa, senza che la sua espressione mostrasse il minimo disagio per la piega che aveva preso la conversazione.
« Ancora nulla, è in fissa con Kogane e non sembra vedere nient'altro. »
Matt sospirò esasperato e Shiro scrollò le spalle.
« Non è facile andare oltre una fissa, io ne so qualcosa... » mormorò.
Al tavolo ben pochi stavano badando a lui, sia per la distrazione delle affascinanti quanto discinte ballerine, sia per la musica piuttosto alta, ma Matt non si lasciò sfuggire quel commento.
« Tu non avresti diritto di parola viso che ti sei lasciato scappare una perla come Allura! » lo sgridò. « Una ragazza del genere andrebbe tenuta come un tesoro e tu, tu l'hai trascurata e poi l'hai lasciata. Sei stato ignobile. Ah, Allura! Cosa darei per passare una serata con lei! »
Matt aveva ragione, Shiro lo sapeva bene. Le cose con Allura erano finite male perché si era fatto prendere troppo dal lavoro e non aveva badato sufficientemente a lei e ai suoi bisogni. Non era stato abbastanza attento e la loro relazione ne aveva risentito fino al punto di rottura. Allura era una ragazza intelligente e buona, meritava qualcuno che la mettesse al primo posto. Per questo Shiro si era ripromesso di lasciar perdere l'amore: non era in grado di dare a qualcuno il livello di attenzione necessario a mandare avanti una relazione. Anche se ci teneva, finiva per farsi assorbire dal lavoro, trascurare chi lo aspettava, dimenticare le ricorrenze.
« E invece poi è arrivata lei... » si lamentò, seguendo il filo dei suoi pensieri e abbandonando la testa sul tavolo.
« Lei? » indagò Kinkade, vagamente incuriosito.
« Hai una nuova ragazza?! » si entusiasmò invece Matt.
Shiro grugnì e mosse piano la testa prima da un lato e poi dall'altro.
Si sollevò, afferrò il proprio bicchiere con mano incerta, sfilò la cannuccia e buttò giù in un solo sorso il contenuto rimasto.
« Non hai una nuova ragazza ma sei sulla buona strada, vero? » insisté Matt. « Mannaggia a te che conosci sempre ragazze stupende e non me le presenti mai. Bell'amico! »
Shiro tornò a rannicchiarsi sul tavolo, ignorandolo.
Sentiva la testa leggera e i suoni gli giungevano ovattati. Quegli occhi... quegli occhi dorati lo fissavano con disapprovazione.
« Non posso... » mugugnò. « Vorrei... oh, se lo vorrei... è così carina... così... fantastica... ma non si può... »
« Perché non si può? » domandò Ryan, in tono serio. « È fidanzata? O le piace un altro? »
Di nuovo Shiro scosse la testa: se fosse stato così semplice, non sarebbe stato lì a struggersi.
« Lei è... off limits. » concluse.
Se gli fecero altre domande, non le sentì. Il mondo era sempre più lontano, le palpebre pesanti si erano abbassate sui suoi occhi e il torpore si era impadronito di lui. Non aveva più voglia di sentire niente: magari, se avesse dormito, l'avrebbe sognata.
Non avrebbe saputo dire quanto tempo trascorse prima che un braccio robusto lo afferrasse e lo tirasse in piedi.
« Coraggio, Shiro. Ti porto a casa. »
Aprendo gli occhi, mise a fuoco l'immagine di Ryan.
« A casa? » biascicò.
« Sì, è meglio che tu vada a dormire. Ti accompagno e poi torno da Matt e gli altri. »
A quelle parole Shiro piegò la testa di lato, tentando di afferrare un particolare che gli sfuggiva.
« Potrai tornare a prendere la macchina domani, non puoi certo guidare in questo stato. » lo redarguì Ryan.
Shiro annuì e non oppose resistenza quando il collega lo guidò verso l'uscita, agitando una mano in direzione di Matt, che lo ricambiò allegramente.
Il percorso fino a casa fu come se non fosse esistito. Shiro si ritrovò sul pianerottolo con Ryan che gli stava mettendo in mano il mazzo di chiavi.
« Eccoci. Sicuro di farcela? Non vuoi che ti accompagni dentro? » chiese il collega.
Shiro scosse piano la testa.
« Sto bene. È tutto ok. »
« D'accordo. Buona notte. »
L'altro se ne andò e Shiro tentò di infilare la chiave nella serratura, riuscendoci solo al quarto tentativo. La chiave però... non girava.
Frustrato, afferrò la maniglia e la scosse: che accidenti di problema aveva quella porta?
Non ottenendo nulla, vi si appoggiò contro con tutto il suo peso e finì per sbattere la testa contro il legno.
Pidge si svegliò di soprassalto, disturbata e per un istante spaventata dal colpo alla porta. Il timore durò poco più di un istante prima che, con la consapevolezza, sopraggiungesse l'irritazione.
Matt era uscito a fare baldoria e, ovviamente, non si era ricordato di portare le chiavi, pensando che fosse un assoluto colpo di genio svegliare sua sorella alle quattro del mattino per farsi aprire.
Peccato che la suddetta sorella fosse andata a dormire solo un'ora prima e l'indomani avesse lezione.
Indispettita come non mai, si alzò dal letto e inforcò gli occhiali. Si diresse verso la porta, girò la chiave con un colpo secco e la spalancò.
« La prossima volta ti lascio dormire sul pianerottolo! » sbottò, prima di rendersi conto che quello che aveva davanti non era suo fratello.
Quello che ciondolava appoggiato allo stipite era niente meno che Shiro, il migliore amico di Matt e guardia del laboratorio, che si era da poco trasferito al piano superiore.
Stranita da quella presenza, lo sbirciò da sotto in su.
« Ehi... va tutto bene? »
Il giovane le rivolse un'occhiata poco lucida.
« Matt... perché sei in casa mia...? »
La ragazza sbuffò, comprendendo la situazione.
« Perché non sono Matt e questa non è casa tua. Sono Pidge, questo è il mio appartamento e tu sei troppo ubriaco per reggerti in piedi, figuriamoci distinguere un piano dall'altro. »
Avrebbe potuto farlo entrare e piazzarlo sul divano finché non avesse smaltito la sbornia, ma l'appartamento di Shiro distava solo una rampa di scale – o un piano di ascensore – e sarebbe stato molto più comodo per lui svegliarsi nel suo letto. La decisione venne presa in un attimo e Pidge fece in modo che Shiro le passasse un braccio attorno alle spalle, mentre lo guidava verso l'ascensore.
« Pensavo che fosse solo Matt quello senza speranza e invece guarda qua, sbronzo perso! » brontolò. « E scommetto che stasera siete andati per strip club. Bah. »
Shiro si agitò mentre le porte dell'ascensore si chiudevano.
« Sì, ma non le ho guardate, quelle ragazze, anche se mi sgridavi. » mugugnò.
« Certo, come no? E adesso mi verrai a dire che sei ancora innamorato di Allura. »
La voce di Pidge grondava sarcasmo nonostante quella vicinanza forzata le provocasse il batticuore. Sapeva che era stata un'idea di Matt, quella del giro per locali, ma il pensiero che una persona seria come Shiro l'avesse avvallata la disturbava.
« Allura? Ma no, no, quale All... Allura? A me importa solo... solo di lei. »
Le parole di Shiro le erano oscure e non aveva ancora capito se l'aveva riconosciuta o pensasse ancora di parlare con Matt.
« Chi sarebbe questa lei? » indagò, mentre uscivano dall'ascensore e lo trascinava verso la porta dell'appartamento.
Gli tolse le chiavi di mano e le infilò nella serratura.
« Mmmmgnnnon posso dirtelo, Matt... Mi uccideresti... »
Quelle parole non fecero altro che stuzzicare la sua curiosità: da una parte il pensiero che Shiro avesse una cotta per qualcuno la infastidiva, la irritava e le procurava una dolorosa stretta allo stomaco, ma dall'altra non poteva fare a meno di chiedersi chi fosse la persona in questione. Avere un'informazione per cui Matt avrebbe ucciso, poteva essere interessante.
« Sciocchezze. » disse quindi, stando al gioco mentre avanzavano nell'anticamera di casa. « Sono il tuo migliore amico. Com'è questa ragazza? »
Shiro ciondolò appoggiandosi al muro.
« Bella... così bella... intelligente... grandiosa... è fantastica, non si merita uno come me. Lei è così... speciale. »
Pidge si sentì stringere un nodo in gola solo a sentire con quanto calore Shiro stava pronunciando quelle parole. Ci teneva davvero a quella ragazza, era evidente.
« Se solo potessi... se potessi... ma sarei un mostro ad avvicinarmi a lei. » continuò, fissando le sue scarpe come se fossero la cosa più interessante del mondo. « Tu mio odieresti e lei... lei è troppo giovane... la disgusterei... I miei sentimenti disgusterebbero... Katie. »
Pidge lasciò andare il suo braccio, mentre la consapevolezza la colpiva come un macigno.
Katie.
Una vampata di rossore le salì alle guance al pensiero che Shiro stesse parlando in quel modo di lei, proprio di lei. L'aveva definita fantastica e speciale senza nemmeno sapere che lo stesse ascoltando, questo la scosse a tal punto che abbandonò Shiro sul pavimento dell'ingresso e uscì sbattendo la porta.
Appoggiandosi al legno, nel corridoio deserto e semibuio, si portò le mani a coprire le guance bollenti: allora forse... forse una speranza c'era.
L'indomani mattina Shiro si svegliò sul pavimento dell'ingresso di casa propria, con le ossa a pezzi e un mal di testa colossale. Tentò ti richiamare alla mente cosa lo aveva portato a quella situazione, ma i suoi ricordi si fermavano a Kinkade che lo lasciava davanti alla porta di casa. E lui, ovviamente, viveva da solo.
Allora perché aveva la sensazione di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto dire a qualcuno che non avrebbe dovuto saperlo?