fairy_circles (
fairy_circles) wrote2017-06-26 10:13 pm
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[Voltron] Un fidanzato per Pidge
Titolo: Un fidanzato per Pidge
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: giallo
Personaggi: Katie/Pidge Holt, Colleen Holt, Lance McClain, Takashi "Shiro" Shirogane, Keith Kogane
Pairings: Shiro/Pidge, hint Keith/Lance
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Parte della "Friends!AU" dove si danno per scontate un sacco di cose. Le spiegazioni arriveranno. Arriveranno anche altri episodi, spero!
Beta:
Word count: 3489 (fdp)
Se c'era una cosa che Pidge detestava, erano i pettegolezzi. Non ne capiva l'utilità, l'interesse e il tempo che le persone vi sprecavano. Ogni volta che qualcuno tentava di coinvolgerla in discussioni del genere, trovava una scusa per svignarsela o qualche affare urgentissimo e improvviso di cui occuparsi. L'unica a cui non riusciva mai a sfuggire davvero era sua madre, che la intrappolava nelle sue famigerate cene del venerdì sera. Per lei era un modo per riunire la famiglia e stare insieme in allegria, per Pidge era un incubo ricorrente.
Quella sera, come se non bastasse, Matt era stato trattenuto in laboratorio, e lei aveva dovuto sorbirsi un extra di lamentele sul fatto che “quel ragazzo lavorava decisamente troppo. Non si stavano approfittando di lui? Era troppo buono e lo sfruttavano.” Pidge non aveva avuto il coraggio di dire che, probabilmente, quella di trattenersi oltre l'orario era stata un'idea di Matt.
In ogni caso il fatto di avere meno audience non aveva scoraggiato sua madre dal riempirla di chiacchiere.
« Sai chi si sposa il mese prossimo? Mandy, la figlia della zia Sophia! Te la ricordi? Veniva sempre ai compleanni tuoi e di Matt quando eravate piccoli. Sono così contenta che si sia ripresa dopo quella brutta storia e che abbia trovato finalmente un bravo ragazzo. Del resto c'era da aspettarselo che quello avesse qualcosa da nascondere. Troppo vecchio! Era ovvio che avesse la coda di paglia. Sposato, con figli! Che vergogna! Quando la differenza d'età è troppo grande non bisogna mai fidarsi. Katie, mi raccomando! Non stare mai con un uomo troppo vecchio! »
Pidge annuì distrattamente ad ogni frase che la donna diceva, senza davvero ascoltare e senza ricordare chi accidenti fosse questa Mandy.
« A proposito, tesoro, da quando te ne sei andata di casa non abbiamo più parlato come si deve e Matt non mi racconta mai niente. Quando pensi di trovarti un bravo ragazzo, eh? All'accademia non c'è nessuno di carino? »
Dalla cugina Mandy era passata ad un argomento ancora più spinoso e Pidge tolse il cellulare dalla tasca fingendo di controllare chissà quale notifica.
« Seh, seh... » commentò in modo assente.
« Matt ha detto che avete dei vicini di casa molto simpatici, scommetto che c'è qualcuno che ti fa la corte! Ho ragione, eh, Katie? »
« Certo, certo... »
In quel momento il telefono squillò e Pidge aprì istintivamente il messaggio. Era una foto che mostrava Lance in primo piano fare il segno della vittoria mentre, alle sue spalle, si poteva vedere un Keith addormentato con un paio di baffi disegnati in faccia, delle orecchie pelose in testa e al collo un nastrino rosso. Pidge scoppiò a ridere.
« E chi è? Come si chiama? » proseguì sua madre, sorridendo.
« Lance, mamma, Lance. » rispose lei sempre ridendo. Keith lo avrebbe ucciso quando si fosse svegliato.
Si rese conto che qualcosa non andava, quando alle sue parole seguì un silenzio troppo prolungato.
« Mamma? » fece, alzando lo sguardo, preoccupata.
La donna la fissava con espressione sorniona, gli occhi che brillavano, e Pidge sentì un brivido lungo la schiena.
« Voglio assolutamente conoscerlo! É un bravo ragazzo, vero? Di dov'è? Cosa studia? Se abita lì farà l'accademia. Non ricordo che Matt me ne abbia parlato. »
Pidge rimase travolta da tutte quelle domande, ma ancora non capiva dove volesse andare a parare.
« Ma chi, Lance? É originario di Cuba e fa aerospaziale, vuole fare il pilota. Mamma, perché vuoi conoscerlo? »
« Ma è ovvio, no? Voglio sapere che tipo è il tuo fidanzato! »
« E questo è quanto. » concluse Pidge con un sospiro che assomigliava troppo ad uno sbuffo esasperato.
Nella cucina dell'appartamento 16B calò il silenzio.
Si rendeva perfettamente conto che piombare lì ad un'ora improponibile della notte, affermando di avere assoluta necessità di un finto fidanzato per l'indomani, era una pretesa non da poco, ma era anche l'unica possibilità che aveva.
Hunk represse uno sbadiglio e appoggiò i gomiti sul tavolo, scrutando gli amici e i coinquilini riuniti attorno ad esso.
« Fammi capire. » esordì. « Per quale motivo hai bisogno che Lance ti faccia da finto fidanzato quando ne hai uno vero? »
Era una domanda più che legittima e Shiro, suddetto “vero” fidanzato, si agitò sulla sedia accanto a lei, lanciandole occhiate impazienti.
« In effetti avrei potuto dirglielo, stavo per farlo, davvero, ma poi mi è venuto in mente che aveva appena finito di farmi una tirata su quanto fossero poco affidabili gli uomini troppo vecchi e quindi... »
« Sono troppo vecchio?! » la interruppe Shiro con espressione scandalizzata.
« Ma certo che no, neutrino mio! » lo blandì Pidge, accarezzandogli una guancia.
Quello incrociò le braccia e la guardò di traverso.
« Smettila, quando fai la carina mi fai paura, tenti sempre di fregarmi. »
In ogni caso la situazione era più che chiara così come l'aveva spiegata: l'indomani sua madre sarebbe venuta a pranzo e avrebbero semplicemente dovuto fingere che Lance fosse il suo ragazzo. In fondo non era niente di complicato, potevano farcela senza problemi.
« Mi stavo chiedendo perché proprio io. » obiettò ad un certo punto l'amico.
« Chiamalo karma, se vuoi. Mi devi un milione di favori, Lance, non sei davvero nella posizione di fare storie. »
« Solo perché ti ho chiesto qualche aiuto con qualche piccolo esame... Comunque non faccio nessuna storia, è sempre un onore poter aiutare una fanciulla in difficoltà. »
Quattro paia di occhi si alzarono al cielo contemporaneamente e Keith incrociò le braccia con espressione scocciata.
« Io non sono d'accordo, è una pessima idea. Va contro la morale comune, senza contare il rispetto verso Shiro, Lance e tua madre. »
Gli sguardi che si posarono su di lui erano letteralmente increduli e Pidge si augurò di aver capito male. Conosceva Keith ormai da due anni, sapeva che a volte se ne usciva con discorsi strani, che era particolarmente attaccato a Shiro e, in qualche modo, anche a Lance, ma stavolta aveva superato il suo consueto livello di assurdità. La morale comune? Davvero?
Prima che Pidge potesse aprire bocca, però, qualcun altro la batté sul tempo.
« Keith, amico, non credo che tu abbia davvero voce in capitolo. » obiettò Hunk. « Deve stare bene a loro. A meno che... »
Lo sguardo di Hunk si assottigliò e Pidge poté sentire la battuta in arrivo da chilometri di distanza.
« A meno che non ti secchi che Lance sia il fidanzato di qualcun altro. »
Era un'annosa questione, che si trascinava da mesi e Hunk non mancava mai di farlo notare, suscitando di volta in volta le reazioni più disparate. Quella volta Keith si alzò facendo strisciare rumorosamente la sedia e lasciò la stanza. Lance assunse un'espressione esasperata.
« Cosa non è chiaro nelle parole “Non. Stiamo. Insieme.”? » ribadì per l'ennesima volta.
« Il “non”, probabilmente. » lo prese in giro Hunk.
Pidge ne aveva già abbastanza e li richiamò all'ordine. In quel momento le importava poco delle loro diatribe sentimentali, ne aveva abbastanza delle proprie. Tra meno di dodici ore sua madre sarebbe stata lì e tutto avrebbe dovuto essere credibile. Il programma prevedeva pranzo a casa dei fratelli Holt con presenza di tutti gli inquilini del 16B, poiché la signora voleva conoscerli, presentazione del fantomatico fidanzato, chiacchiere il più possibile innocenti e successivi improrogabili impegni per tutti. Sarebbe stato semplice e indolore.
« Verrò anch'io. » aggiunse Shiro. « La signora Holt mi conosce e sa che abito qui, se non mi presentassi si offenderebbe. »
Pidge gli lanciò un'occhiata di disapprovazione, ma lui subito alzò le mani.
« Ti prometto che non farò nulla per mandare all'aria il tuo piano, hai la mia parola. »
« E va bene. Vorrà dire che dopo saprò come farmi perdonare. »
L'indomani giunse anche troppo presto e Lance, che fino a poco prima aveva scherzato, ad un paio d'ore dall'appuntamento iniziava ad essere nervoso. In fondo, nonostante il paio di storie più o meno serie che aveva avuto, non era mai stato presentato a nessun genitore e non si sarebbe mai aspettato che la sua prima esperienza fosse da “fidanzato per finta”. Era da almeno mezz'ora che passeggiava davanti allo specchio di camera sua indeciso su quale maglietta mettere, perché ok l'abbigliamento informale, ma si era reso conto di avere solo delle terribili t-shirt nerd – di cui andava molto orgoglioso, ma che ora vedeva completamente inadatte. Keith si era offerto di prestargliene una delle sue, ma era anche vero che Keith possedeva un intero armadio di sole maglie nere. Decisamente poco accattivante. Alla fine la scelta era caduta sulla meno peggio, una tinta unita – nera – con stampato il casco di un astronauta su cui campeggiava la scritta “We are made of stars”. Almeno era qualcosa di vagamente poetico.
« Forse era meglio quella con il Millennium Falcon... »
Keith sospirò e si sedette sul suo letto, le braccia all'indietro e lo sguardo rivolto al soffitto.
« A me piace e Pidge ne va matta. » commentò con noncuranza.
« Perchè voi due siete più nerd ancora di me! Ma non sapete un accidente su come si fa colpo su una mamma! »
Keith rimase in silenzio per qualche istante, poi rispose con un'alzata di spalle.
« Io non so un accidente in generale sulle mamme. »
Quella battuta, buttata lì a caso, fece irrigidire Lance: non si sarebbe mai abituato al fatto che Keith parlasse con tanta indifferenza della sua situazione. Non aveva una famiglia, si era sempre arrangiato per i fatti propri e aveva lasciato l'orfanotrofio appena diventato maggiorenne. Di fatto quella era la sua prima vera casa. Non ne aveva mai fatto un segreto né un dramma, ma Lance ancora se ne preoccupava. Le prime volte aveva provato a scusarsi per alcune uscite poco felici ma, dopo aver ricevuto in risposta delle occhiatacce, aveva semplicemente stabilito che fosse meglio glissare sull'argomento e fare finta di nulla.
« Non sai niente neanche di stile, quindi non dovresti dare consigli. » lo rimbeccò, salvo poi tornare a guardarlo dopo essersi lisciato la maglietta. « So che tutta questa messinscena non ti piace, ma pensa che lo stiamo facendo per Pidge e abbi pazienza. »
Keith sbuffò.
« É ingiusto nei confronti di Shiro. »
Non poteva dargli torto, ma ormai erano in ballo.
Fortunatamente per pranzo Matt aveva deciso di ordinare d'asporto, risparmiando e risparmiandosi almeno la magra figura della cucina.
Colleen Holt arrivò puntualissima e con un sorriso amabile sulle labbra. Sembrava davvero entusiasta di trovarsi lì e Lance quasi si sentì in colpa all'idea di ingannarla, ma poi lo sguardo si spostò su Pidge e capì che se avesse sgarrato probabilmente sarebbe morto.
« Vieni, mamma, ti presento i ragazzi mentre Matt finisce di apparecchiare.» la sentì dire. «Frequentano tutti la Garrison. Lui è Hunk, di elettronica. Lui è Keith, di aerospaziale. E lui è Lance... »
Bastarono quelle poche parole perché le si illuminassero gli occhi e subito avanzasse per stringergli la mano.
« Lance! É un vero piacere! Katie mi ha raccontato che vorresti diventare un pilota, immagino che sarai uno dei migliori del corso per avere aspirazioni così alte. Questo ti fa onore. »
Quel commento mise addosso a Lance un disagio non indifferente, visto che non si era mai considerato una cima e, per ora, era stato assegnato al gruppo trasporto merci. Ricambiò quindi la stretta di mano con una risatina nervosa, iniziando a pensare che forse Keith non aveva tutti i torti a pensare che quella fosse una pessima idea.
« C'è anche Shiro, signora Holt! » esclamò, proprio mentre la donna si voltava a salutare l'ultimo arrivato.
« Takashi, che piacere vederti! Sapere che adesso abiti qui anche tu mi fa stare molto più tranquilla, sai? »
Shiro le rispose con un mezzo sorriso, ma ogni battuta venne interrotta da Matt che richiamava tutti a tavola.
« La vedo male... » sussurrò Lance a Pidge mentre si avviavano in cucina.
« La vedrai ancora peggio se farai un passo falso. » sibilò lei di rimando, squadrandolo con un'occhiataccia.
Non potendo fare altro, Lance la seguì in silenzio con l'aria di chi era diretto al patibolo.
Era atrocemente complicato ed un'immensa scocciatura. Pidge maledisse sé stessa per essersi imbarcata in quell'impresa.
« Come vi siete conosciuti? » stava chiedendo ora sua madre ad un Lance più impacciato che mai.
Meno male che si era sempre dato delle arie da gran seduttore!
« Voglio sapere chi si è dichiarato dei due! Siete così carini! Però non credo che Katie ne sarebbe capace. »
Lance tossì sonoramente e Pidge lanciò un'occhiata a Shiro, che per poco non si era strozzato con l'acqua che stava bevendo: tutti in quella stanza sapevano che era stata lei a metterlo con le spalle al muro.
« Ma certo che sono stato io! Pidge... volevo dire, Katie si era intimidita troppo! »
Quello fu il momento in cui Pidge decise che non solo Lance non aveva scalato uno dei favori che le doveva, ma ne aveva addirittura accumulato un altro, cioè che lei non l'avesse ucciso all'istante. Per contro, ora Shiro aveva un'espressione abbattuta e Keith sembrava sul punto di alzarsi e andarsene.
« Che ne dite del dolce? Potete accomodarvi in soggiorno intanto! » esclamò Matt, che evidentemente non apprezzava per niente l'aria che tirava.
« Che idea deliziosa! » approvò Colleen, prendendo Lance sottobraccio e trascinandolo via.
Il gruppetto si trattenne in cucina per un paio di minuti in più, fingendo di aiutare a sparecchiare. Hunk ridacchiava sotto i baffi, Keith era appoggiato al frigorifero con l'aria più tempestosa che mai. Shiro si avvicinò alla macchina del caffè e Pidge lo raggiunse svicolando dallo sguardo accusatorio del fratello.
« Coraggio, non credo che si tratterrà ancora per molto. Ha un impegno nel pomeriggio. » tentò di rassicurarlo, davanti a quell'aria depressa. Ma non fece in tempo ad aggiungere altro che una voce squillante la raggiunse dal soggiorno.
« Katie! Tesoro, vieni a fare una foto in braccio a Lance, così posso vantarmi di quanto siete belli con le mie amiche! »
Shiro le rivolse uno sguardo da cane bastonato.
« Oh, sì, Katie. Vai a farti fotografare con qualcuno che non sia troppo vecchio. »
Pidge gli agitò un pugno sotto il naso.
« Questo è sleale, Shiro. É sleale! »
Quando raggiunse la madre, in soggiorno, la trovò con un sorriso pimpante, intenta a chiacchierare con Lance, che sembrava averci preso gusto: ammiccava e sorrideva, gesticolando mentre le raccontava qualcosa di divertente. Pidge aggirò il divano e, senza preavviso, si sedette sulle sue ginocchia facendolo sobbalzare.
« Non dovevamo fare una foto? » lo apostrofò in tono spiccio, mentre lo sguardo del ragazzo correva preoccupato verso la cucina.
« Sì, ma... »
Colleen batté le mani entusiasta e afferrò il proprio telefono.
« Mettetevi in posa! Lance, su, dalle un bacio! » esclamò.
Un'ondata di disagio travolse entrambi e la reazione istintiva di Pidge fu quella di lanciare un'occhiata inceneritrice all'amico. Nello stesso momento, probabilmente, Lance stava valutando se sarebbe stata più indolore la morte per mano sua o di Shiro. Non potendo fare altro, si chinò quindi in avanti e Pidge, che si sentiva formicolare la faccia per l'imbarazzo, si voltò giusto in tempo perché le sue labbra la raggiungessero su una guancia. Era già fin troppo così.
Il rumore dello scatto li colse con espressioni tutt'altro che convinte, ma ogni perplessità venne interrotta dal rumore della porta d'ingresso che sbatteva e da Hunk che piombò in soggiorno al chiaro inseguimento di qualcuno.
« Ehm... scusate. » balbettò quest'ultimo. « Keith aveva... un impegno urgente. »
Si grattò una guancia in imbarazzo e si soffermò con lo sguardo su Lance, che si agitò, ancora più a disagio.
La situazione rimase in uno stallo imbarazzato finché Colleen non si alzò affermando che anche lei aveva un impegno, le dispiaceva tanto, ma doveva andare. Ovviamente non prima di aver stretto calorosamente la mano a Lance invitandolo a partecipare alla prossima cena del venerdì.
Quando la porta si chiuse alle sue spalle, tutti tirarono un sospiro di sollievo.
Matt fu il primo a ritrovare la voce, brontolando che non avrebbe mai più preso parte ad una cosa del genere e che d'ora in poi sua sorella avrebbe dovuto portare avanti la farsa da sola. Pidge lo ignorò completamente e tornò in cucina, pronta a consolare Shiro e a beccarsi anche una buona lavata di testa, ma questi non disse una parola. L'afferrò per la vita, sollevandola da terra e la baciò.
Lei lo lasciò fare, per una volta senza protestare su quanto fosse melenso, anzi avvolgendogli le braccia attorno al collo e stringendosi a lui mormorando: « Scusami... » finché un tossicchiare indiscreto non li distrasse.
« Hunk, insomma, non ti hanno insegnato cos'è la priva... »
Pidge si zittì all'istante quando il suo sguardo si posò sul sorriso a trentadue denti di Colleen Holt, appena dietro Hunk.
« Mamma... »
« Avevo dimenticato il telefono. » disse la donna, continuando a sorridere. « Mentre tornavo indietro ho incrociato Lance che rincorreva Keith. »
Pidge si passò una mano sulla faccia: quegli stupidi...
Colleen però non aveva ancora finito.
« Katie, davvero pensavi che ci fossi cascata? Che non avessi notato la faccia di Takashi? O la tua?»
Eccolo il senso di colpa che si faceva sentire, il timore di aver deluso quella che, per quanto noiosa e un po' frivola, era pur sempre sua madre. L'idea di aver fatto preoccupare troppe persone solo per risparmiarsi una ramanzina.
« Mi avevi raccomandato di non stare mai con un uomo più grande e Shiro ha dieci anni più di me.» si giustificò, staccandosi appena da lui, che però intrecciò le dita con le sue non lasciandola allontanare.
« Il fidanzato della cugina Mandy era uno stupido, pensavi davvero che potessimo paragonarlo a Takashi? Dopo tutto il tempo che lo conosciamo? Tesoro, dovresti davvero togliere per un po' il naso dai libri. »
Pidge sentì Shiro stringerle la mano, come se volesse aggiungere qualcosa, ma alla fine si limitò a sorridere alla signora e a ringraziare per la fiducia che gli veniva concessa. Un sorriso carico di calore, che la ragazza si ripromise di non intaccare mai più.
« A proposito. » concluse Colleen posandosi una mano sulla guancia. « Ora qualcuno dovrà dire a Lance che non è più necessario che venga alle cene del venerdì. Però così sarebbe davvero scortese, povero ragazzo. Takashi, se avete voglia venite insieme! »
E Pidge non poté far altro che scoppiare a ridere di fronte all'espressione allibita del suo “vero fidanzato”.
« Mamma, fidati, credo che Lance abbia altro per la testa. »
Lance aveva davvero altro per la testa, quando raggiunse Keith ormai nell'atrio del palazzo. Lo afferrò per un braccio appena prima che uscisse in strada.
« Ehi, si può sapere che è successo? Sei scappato via come se avessi il diavolo alle calcagna! » esclamò. « Dove stai andando? »
« In biblioteca! » sbottò Keith, divincolandosi.
« Ma quale biblioteca?! É sabato pomeriggio, la biblioteca dell'accademia è chiusa. Keith, che succede? »
Finalmente lo sentì calmarsi e lasciar ricadere le braccia lungo i fianchi.
« Non mi piaceva quello che stava succedendo. Non bisognerebbe mai ingannare una mamma, non è giusto. » mormorò. « E non lo è nemmeno nei confronti di Shiro e... nei tuoi. »
Il suo tono era basso e cupo, teso al punto che Lance ebbe timore che ce l'avesse con lui. Ma non era così, a modo suo Keith si stava solo preoccupando per tutte le persone coinvolte.
« Ehi, stai tranquillo. Mentre ti venivo dietro ho incrociato la signora Holt che tornava in casa, ormai scommetto che avrà capito tutto e se la starà ridendo in compagnia di Shiro. E io mi sono divertito! » esclamò alzando le spalle, come a sottolineare che lui era quello a cui era pesato di meno. Qualche presentimento di morte imminente, ok, ma niente di che.
Non era però quella la risposta che Keith si aspettava, perché le sue spalle s'incurvarono e lo sguardo sfuggì il suo.
« Va bene, hai ragione, non avrei dovuto accettare. Mi dispiace. »
« Un cavolo! Hai baciato Pidge! » sbottò invece Keith, di rimando.
« Che?! Non è vero! Cioè, è stata una messinscena, uno stupido bacio sulla guancia! Aspetta, aspetta, è questo il problema? Di tutta la sceneggiata, ti sei arrabbiato perché...? »
Keith si voltò di scatto, rosso come un peperone e gli gridò letteralmente contro.
« Non me ne importa un accidente della gente che vai in giro a baciare, ma non farlo con la ragazza di Shiro! »
Dopodiché girò sui tacchi e corse di nuovo su per le scale, lasciando Lance inebetito nell'atrio, a chiedersi cosa avesse fatto di male per avere un coinquilino così assurdo.
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: giallo
Personaggi: Katie/Pidge Holt, Colleen Holt, Lance McClain, Takashi "Shiro" Shirogane, Keith Kogane
Pairings: Shiro/Pidge, hint Keith/Lance
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Parte della "Friends!AU" dove si danno per scontate un sacco di cose. Le spiegazioni arriveranno. Arriveranno anche altri episodi, spero!
Word count: 3489 (fdp)
Se c'era una cosa che Pidge detestava, erano i pettegolezzi. Non ne capiva l'utilità, l'interesse e il tempo che le persone vi sprecavano. Ogni volta che qualcuno tentava di coinvolgerla in discussioni del genere, trovava una scusa per svignarsela o qualche affare urgentissimo e improvviso di cui occuparsi. L'unica a cui non riusciva mai a sfuggire davvero era sua madre, che la intrappolava nelle sue famigerate cene del venerdì sera. Per lei era un modo per riunire la famiglia e stare insieme in allegria, per Pidge era un incubo ricorrente.
Quella sera, come se non bastasse, Matt era stato trattenuto in laboratorio, e lei aveva dovuto sorbirsi un extra di lamentele sul fatto che “quel ragazzo lavorava decisamente troppo. Non si stavano approfittando di lui? Era troppo buono e lo sfruttavano.” Pidge non aveva avuto il coraggio di dire che, probabilmente, quella di trattenersi oltre l'orario era stata un'idea di Matt.
In ogni caso il fatto di avere meno audience non aveva scoraggiato sua madre dal riempirla di chiacchiere.
« Sai chi si sposa il mese prossimo? Mandy, la figlia della zia Sophia! Te la ricordi? Veniva sempre ai compleanni tuoi e di Matt quando eravate piccoli. Sono così contenta che si sia ripresa dopo quella brutta storia e che abbia trovato finalmente un bravo ragazzo. Del resto c'era da aspettarselo che quello avesse qualcosa da nascondere. Troppo vecchio! Era ovvio che avesse la coda di paglia. Sposato, con figli! Che vergogna! Quando la differenza d'età è troppo grande non bisogna mai fidarsi. Katie, mi raccomando! Non stare mai con un uomo troppo vecchio! »
Pidge annuì distrattamente ad ogni frase che la donna diceva, senza davvero ascoltare e senza ricordare chi accidenti fosse questa Mandy.
« A proposito, tesoro, da quando te ne sei andata di casa non abbiamo più parlato come si deve e Matt non mi racconta mai niente. Quando pensi di trovarti un bravo ragazzo, eh? All'accademia non c'è nessuno di carino? »
Dalla cugina Mandy era passata ad un argomento ancora più spinoso e Pidge tolse il cellulare dalla tasca fingendo di controllare chissà quale notifica.
« Seh, seh... » commentò in modo assente.
« Matt ha detto che avete dei vicini di casa molto simpatici, scommetto che c'è qualcuno che ti fa la corte! Ho ragione, eh, Katie? »
« Certo, certo... »
In quel momento il telefono squillò e Pidge aprì istintivamente il messaggio. Era una foto che mostrava Lance in primo piano fare il segno della vittoria mentre, alle sue spalle, si poteva vedere un Keith addormentato con un paio di baffi disegnati in faccia, delle orecchie pelose in testa e al collo un nastrino rosso. Pidge scoppiò a ridere.
« E chi è? Come si chiama? » proseguì sua madre, sorridendo.
« Lance, mamma, Lance. » rispose lei sempre ridendo. Keith lo avrebbe ucciso quando si fosse svegliato.
Si rese conto che qualcosa non andava, quando alle sue parole seguì un silenzio troppo prolungato.
« Mamma? » fece, alzando lo sguardo, preoccupata.
La donna la fissava con espressione sorniona, gli occhi che brillavano, e Pidge sentì un brivido lungo la schiena.
« Voglio assolutamente conoscerlo! É un bravo ragazzo, vero? Di dov'è? Cosa studia? Se abita lì farà l'accademia. Non ricordo che Matt me ne abbia parlato. »
Pidge rimase travolta da tutte quelle domande, ma ancora non capiva dove volesse andare a parare.
« Ma chi, Lance? É originario di Cuba e fa aerospaziale, vuole fare il pilota. Mamma, perché vuoi conoscerlo? »
« Ma è ovvio, no? Voglio sapere che tipo è il tuo fidanzato! »
« E questo è quanto. » concluse Pidge con un sospiro che assomigliava troppo ad uno sbuffo esasperato.
Nella cucina dell'appartamento 16B calò il silenzio.
Si rendeva perfettamente conto che piombare lì ad un'ora improponibile della notte, affermando di avere assoluta necessità di un finto fidanzato per l'indomani, era una pretesa non da poco, ma era anche l'unica possibilità che aveva.
Hunk represse uno sbadiglio e appoggiò i gomiti sul tavolo, scrutando gli amici e i coinquilini riuniti attorno ad esso.
« Fammi capire. » esordì. « Per quale motivo hai bisogno che Lance ti faccia da finto fidanzato quando ne hai uno vero? »
Era una domanda più che legittima e Shiro, suddetto “vero” fidanzato, si agitò sulla sedia accanto a lei, lanciandole occhiate impazienti.
« In effetti avrei potuto dirglielo, stavo per farlo, davvero, ma poi mi è venuto in mente che aveva appena finito di farmi una tirata su quanto fossero poco affidabili gli uomini troppo vecchi e quindi... »
« Sono troppo vecchio?! » la interruppe Shiro con espressione scandalizzata.
« Ma certo che no, neutrino mio! » lo blandì Pidge, accarezzandogli una guancia.
Quello incrociò le braccia e la guardò di traverso.
« Smettila, quando fai la carina mi fai paura, tenti sempre di fregarmi. »
In ogni caso la situazione era più che chiara così come l'aveva spiegata: l'indomani sua madre sarebbe venuta a pranzo e avrebbero semplicemente dovuto fingere che Lance fosse il suo ragazzo. In fondo non era niente di complicato, potevano farcela senza problemi.
« Mi stavo chiedendo perché proprio io. » obiettò ad un certo punto l'amico.
« Chiamalo karma, se vuoi. Mi devi un milione di favori, Lance, non sei davvero nella posizione di fare storie. »
« Solo perché ti ho chiesto qualche aiuto con qualche piccolo esame... Comunque non faccio nessuna storia, è sempre un onore poter aiutare una fanciulla in difficoltà. »
Quattro paia di occhi si alzarono al cielo contemporaneamente e Keith incrociò le braccia con espressione scocciata.
« Io non sono d'accordo, è una pessima idea. Va contro la morale comune, senza contare il rispetto verso Shiro, Lance e tua madre. »
Gli sguardi che si posarono su di lui erano letteralmente increduli e Pidge si augurò di aver capito male. Conosceva Keith ormai da due anni, sapeva che a volte se ne usciva con discorsi strani, che era particolarmente attaccato a Shiro e, in qualche modo, anche a Lance, ma stavolta aveva superato il suo consueto livello di assurdità. La morale comune? Davvero?
Prima che Pidge potesse aprire bocca, però, qualcun altro la batté sul tempo.
« Keith, amico, non credo che tu abbia davvero voce in capitolo. » obiettò Hunk. « Deve stare bene a loro. A meno che... »
Lo sguardo di Hunk si assottigliò e Pidge poté sentire la battuta in arrivo da chilometri di distanza.
« A meno che non ti secchi che Lance sia il fidanzato di qualcun altro. »
Era un'annosa questione, che si trascinava da mesi e Hunk non mancava mai di farlo notare, suscitando di volta in volta le reazioni più disparate. Quella volta Keith si alzò facendo strisciare rumorosamente la sedia e lasciò la stanza. Lance assunse un'espressione esasperata.
« Cosa non è chiaro nelle parole “Non. Stiamo. Insieme.”? » ribadì per l'ennesima volta.
« Il “non”, probabilmente. » lo prese in giro Hunk.
Pidge ne aveva già abbastanza e li richiamò all'ordine. In quel momento le importava poco delle loro diatribe sentimentali, ne aveva abbastanza delle proprie. Tra meno di dodici ore sua madre sarebbe stata lì e tutto avrebbe dovuto essere credibile. Il programma prevedeva pranzo a casa dei fratelli Holt con presenza di tutti gli inquilini del 16B, poiché la signora voleva conoscerli, presentazione del fantomatico fidanzato, chiacchiere il più possibile innocenti e successivi improrogabili impegni per tutti. Sarebbe stato semplice e indolore.
« Verrò anch'io. » aggiunse Shiro. « La signora Holt mi conosce e sa che abito qui, se non mi presentassi si offenderebbe. »
Pidge gli lanciò un'occhiata di disapprovazione, ma lui subito alzò le mani.
« Ti prometto che non farò nulla per mandare all'aria il tuo piano, hai la mia parola. »
« E va bene. Vorrà dire che dopo saprò come farmi perdonare. »
L'indomani giunse anche troppo presto e Lance, che fino a poco prima aveva scherzato, ad un paio d'ore dall'appuntamento iniziava ad essere nervoso. In fondo, nonostante il paio di storie più o meno serie che aveva avuto, non era mai stato presentato a nessun genitore e non si sarebbe mai aspettato che la sua prima esperienza fosse da “fidanzato per finta”. Era da almeno mezz'ora che passeggiava davanti allo specchio di camera sua indeciso su quale maglietta mettere, perché ok l'abbigliamento informale, ma si era reso conto di avere solo delle terribili t-shirt nerd – di cui andava molto orgoglioso, ma che ora vedeva completamente inadatte. Keith si era offerto di prestargliene una delle sue, ma era anche vero che Keith possedeva un intero armadio di sole maglie nere. Decisamente poco accattivante. Alla fine la scelta era caduta sulla meno peggio, una tinta unita – nera – con stampato il casco di un astronauta su cui campeggiava la scritta “We are made of stars”. Almeno era qualcosa di vagamente poetico.
« Forse era meglio quella con il Millennium Falcon... »
Keith sospirò e si sedette sul suo letto, le braccia all'indietro e lo sguardo rivolto al soffitto.
« A me piace e Pidge ne va matta. » commentò con noncuranza.
« Perchè voi due siete più nerd ancora di me! Ma non sapete un accidente su come si fa colpo su una mamma! »
Keith rimase in silenzio per qualche istante, poi rispose con un'alzata di spalle.
« Io non so un accidente in generale sulle mamme. »
Quella battuta, buttata lì a caso, fece irrigidire Lance: non si sarebbe mai abituato al fatto che Keith parlasse con tanta indifferenza della sua situazione. Non aveva una famiglia, si era sempre arrangiato per i fatti propri e aveva lasciato l'orfanotrofio appena diventato maggiorenne. Di fatto quella era la sua prima vera casa. Non ne aveva mai fatto un segreto né un dramma, ma Lance ancora se ne preoccupava. Le prime volte aveva provato a scusarsi per alcune uscite poco felici ma, dopo aver ricevuto in risposta delle occhiatacce, aveva semplicemente stabilito che fosse meglio glissare sull'argomento e fare finta di nulla.
« Non sai niente neanche di stile, quindi non dovresti dare consigli. » lo rimbeccò, salvo poi tornare a guardarlo dopo essersi lisciato la maglietta. « So che tutta questa messinscena non ti piace, ma pensa che lo stiamo facendo per Pidge e abbi pazienza. »
Keith sbuffò.
« É ingiusto nei confronti di Shiro. »
Non poteva dargli torto, ma ormai erano in ballo.
Fortunatamente per pranzo Matt aveva deciso di ordinare d'asporto, risparmiando e risparmiandosi almeno la magra figura della cucina.
Colleen Holt arrivò puntualissima e con un sorriso amabile sulle labbra. Sembrava davvero entusiasta di trovarsi lì e Lance quasi si sentì in colpa all'idea di ingannarla, ma poi lo sguardo si spostò su Pidge e capì che se avesse sgarrato probabilmente sarebbe morto.
« Vieni, mamma, ti presento i ragazzi mentre Matt finisce di apparecchiare.» la sentì dire. «Frequentano tutti la Garrison. Lui è Hunk, di elettronica. Lui è Keith, di aerospaziale. E lui è Lance... »
Bastarono quelle poche parole perché le si illuminassero gli occhi e subito avanzasse per stringergli la mano.
« Lance! É un vero piacere! Katie mi ha raccontato che vorresti diventare un pilota, immagino che sarai uno dei migliori del corso per avere aspirazioni così alte. Questo ti fa onore. »
Quel commento mise addosso a Lance un disagio non indifferente, visto che non si era mai considerato una cima e, per ora, era stato assegnato al gruppo trasporto merci. Ricambiò quindi la stretta di mano con una risatina nervosa, iniziando a pensare che forse Keith non aveva tutti i torti a pensare che quella fosse una pessima idea.
« C'è anche Shiro, signora Holt! » esclamò, proprio mentre la donna si voltava a salutare l'ultimo arrivato.
« Takashi, che piacere vederti! Sapere che adesso abiti qui anche tu mi fa stare molto più tranquilla, sai? »
Shiro le rispose con un mezzo sorriso, ma ogni battuta venne interrotta da Matt che richiamava tutti a tavola.
« La vedo male... » sussurrò Lance a Pidge mentre si avviavano in cucina.
« La vedrai ancora peggio se farai un passo falso. » sibilò lei di rimando, squadrandolo con un'occhiataccia.
Non potendo fare altro, Lance la seguì in silenzio con l'aria di chi era diretto al patibolo.
Era atrocemente complicato ed un'immensa scocciatura. Pidge maledisse sé stessa per essersi imbarcata in quell'impresa.
« Come vi siete conosciuti? » stava chiedendo ora sua madre ad un Lance più impacciato che mai.
Meno male che si era sempre dato delle arie da gran seduttore!
« Voglio sapere chi si è dichiarato dei due! Siete così carini! Però non credo che Katie ne sarebbe capace. »
Lance tossì sonoramente e Pidge lanciò un'occhiata a Shiro, che per poco non si era strozzato con l'acqua che stava bevendo: tutti in quella stanza sapevano che era stata lei a metterlo con le spalle al muro.
« Ma certo che sono stato io! Pidge... volevo dire, Katie si era intimidita troppo! »
Quello fu il momento in cui Pidge decise che non solo Lance non aveva scalato uno dei favori che le doveva, ma ne aveva addirittura accumulato un altro, cioè che lei non l'avesse ucciso all'istante. Per contro, ora Shiro aveva un'espressione abbattuta e Keith sembrava sul punto di alzarsi e andarsene.
« Che ne dite del dolce? Potete accomodarvi in soggiorno intanto! » esclamò Matt, che evidentemente non apprezzava per niente l'aria che tirava.
« Che idea deliziosa! » approvò Colleen, prendendo Lance sottobraccio e trascinandolo via.
Il gruppetto si trattenne in cucina per un paio di minuti in più, fingendo di aiutare a sparecchiare. Hunk ridacchiava sotto i baffi, Keith era appoggiato al frigorifero con l'aria più tempestosa che mai. Shiro si avvicinò alla macchina del caffè e Pidge lo raggiunse svicolando dallo sguardo accusatorio del fratello.
« Coraggio, non credo che si tratterrà ancora per molto. Ha un impegno nel pomeriggio. » tentò di rassicurarlo, davanti a quell'aria depressa. Ma non fece in tempo ad aggiungere altro che una voce squillante la raggiunse dal soggiorno.
« Katie! Tesoro, vieni a fare una foto in braccio a Lance, così posso vantarmi di quanto siete belli con le mie amiche! »
Shiro le rivolse uno sguardo da cane bastonato.
« Oh, sì, Katie. Vai a farti fotografare con qualcuno che non sia troppo vecchio. »
Pidge gli agitò un pugno sotto il naso.
« Questo è sleale, Shiro. É sleale! »
Quando raggiunse la madre, in soggiorno, la trovò con un sorriso pimpante, intenta a chiacchierare con Lance, che sembrava averci preso gusto: ammiccava e sorrideva, gesticolando mentre le raccontava qualcosa di divertente. Pidge aggirò il divano e, senza preavviso, si sedette sulle sue ginocchia facendolo sobbalzare.
« Non dovevamo fare una foto? » lo apostrofò in tono spiccio, mentre lo sguardo del ragazzo correva preoccupato verso la cucina.
« Sì, ma... »
Colleen batté le mani entusiasta e afferrò il proprio telefono.
« Mettetevi in posa! Lance, su, dalle un bacio! » esclamò.
Un'ondata di disagio travolse entrambi e la reazione istintiva di Pidge fu quella di lanciare un'occhiata inceneritrice all'amico. Nello stesso momento, probabilmente, Lance stava valutando se sarebbe stata più indolore la morte per mano sua o di Shiro. Non potendo fare altro, si chinò quindi in avanti e Pidge, che si sentiva formicolare la faccia per l'imbarazzo, si voltò giusto in tempo perché le sue labbra la raggiungessero su una guancia. Era già fin troppo così.
Il rumore dello scatto li colse con espressioni tutt'altro che convinte, ma ogni perplessità venne interrotta dal rumore della porta d'ingresso che sbatteva e da Hunk che piombò in soggiorno al chiaro inseguimento di qualcuno.
« Ehm... scusate. » balbettò quest'ultimo. « Keith aveva... un impegno urgente. »
Si grattò una guancia in imbarazzo e si soffermò con lo sguardo su Lance, che si agitò, ancora più a disagio.
La situazione rimase in uno stallo imbarazzato finché Colleen non si alzò affermando che anche lei aveva un impegno, le dispiaceva tanto, ma doveva andare. Ovviamente non prima di aver stretto calorosamente la mano a Lance invitandolo a partecipare alla prossima cena del venerdì.
Quando la porta si chiuse alle sue spalle, tutti tirarono un sospiro di sollievo.
Matt fu il primo a ritrovare la voce, brontolando che non avrebbe mai più preso parte ad una cosa del genere e che d'ora in poi sua sorella avrebbe dovuto portare avanti la farsa da sola. Pidge lo ignorò completamente e tornò in cucina, pronta a consolare Shiro e a beccarsi anche una buona lavata di testa, ma questi non disse una parola. L'afferrò per la vita, sollevandola da terra e la baciò.
Lei lo lasciò fare, per una volta senza protestare su quanto fosse melenso, anzi avvolgendogli le braccia attorno al collo e stringendosi a lui mormorando: « Scusami... » finché un tossicchiare indiscreto non li distrasse.
« Hunk, insomma, non ti hanno insegnato cos'è la priva... »
Pidge si zittì all'istante quando il suo sguardo si posò sul sorriso a trentadue denti di Colleen Holt, appena dietro Hunk.
« Mamma... »
« Avevo dimenticato il telefono. » disse la donna, continuando a sorridere. « Mentre tornavo indietro ho incrociato Lance che rincorreva Keith. »
Pidge si passò una mano sulla faccia: quegli stupidi...
Colleen però non aveva ancora finito.
« Katie, davvero pensavi che ci fossi cascata? Che non avessi notato la faccia di Takashi? O la tua?»
Eccolo il senso di colpa che si faceva sentire, il timore di aver deluso quella che, per quanto noiosa e un po' frivola, era pur sempre sua madre. L'idea di aver fatto preoccupare troppe persone solo per risparmiarsi una ramanzina.
« Mi avevi raccomandato di non stare mai con un uomo più grande e Shiro ha dieci anni più di me.» si giustificò, staccandosi appena da lui, che però intrecciò le dita con le sue non lasciandola allontanare.
« Il fidanzato della cugina Mandy era uno stupido, pensavi davvero che potessimo paragonarlo a Takashi? Dopo tutto il tempo che lo conosciamo? Tesoro, dovresti davvero togliere per un po' il naso dai libri. »
Pidge sentì Shiro stringerle la mano, come se volesse aggiungere qualcosa, ma alla fine si limitò a sorridere alla signora e a ringraziare per la fiducia che gli veniva concessa. Un sorriso carico di calore, che la ragazza si ripromise di non intaccare mai più.
« A proposito. » concluse Colleen posandosi una mano sulla guancia. « Ora qualcuno dovrà dire a Lance che non è più necessario che venga alle cene del venerdì. Però così sarebbe davvero scortese, povero ragazzo. Takashi, se avete voglia venite insieme! »
E Pidge non poté far altro che scoppiare a ridere di fronte all'espressione allibita del suo “vero fidanzato”.
« Mamma, fidati, credo che Lance abbia altro per la testa. »
Lance aveva davvero altro per la testa, quando raggiunse Keith ormai nell'atrio del palazzo. Lo afferrò per un braccio appena prima che uscisse in strada.
« Ehi, si può sapere che è successo? Sei scappato via come se avessi il diavolo alle calcagna! » esclamò. « Dove stai andando? »
« In biblioteca! » sbottò Keith, divincolandosi.
« Ma quale biblioteca?! É sabato pomeriggio, la biblioteca dell'accademia è chiusa. Keith, che succede? »
Finalmente lo sentì calmarsi e lasciar ricadere le braccia lungo i fianchi.
« Non mi piaceva quello che stava succedendo. Non bisognerebbe mai ingannare una mamma, non è giusto. » mormorò. « E non lo è nemmeno nei confronti di Shiro e... nei tuoi. »
Il suo tono era basso e cupo, teso al punto che Lance ebbe timore che ce l'avesse con lui. Ma non era così, a modo suo Keith si stava solo preoccupando per tutte le persone coinvolte.
« Ehi, stai tranquillo. Mentre ti venivo dietro ho incrociato la signora Holt che tornava in casa, ormai scommetto che avrà capito tutto e se la starà ridendo in compagnia di Shiro. E io mi sono divertito! » esclamò alzando le spalle, come a sottolineare che lui era quello a cui era pesato di meno. Qualche presentimento di morte imminente, ok, ma niente di che.
Non era però quella la risposta che Keith si aspettava, perché le sue spalle s'incurvarono e lo sguardo sfuggì il suo.
« Va bene, hai ragione, non avrei dovuto accettare. Mi dispiace. »
« Un cavolo! Hai baciato Pidge! » sbottò invece Keith, di rimando.
« Che?! Non è vero! Cioè, è stata una messinscena, uno stupido bacio sulla guancia! Aspetta, aspetta, è questo il problema? Di tutta la sceneggiata, ti sei arrabbiato perché...? »
Keith si voltò di scatto, rosso come un peperone e gli gridò letteralmente contro.
« Non me ne importa un accidente della gente che vai in giro a baciare, ma non farlo con la ragazza di Shiro! »
Dopodiché girò sui tacchi e corse di nuovo su per le scale, lasciando Lance inebetito nell'atrio, a chiedersi cosa avesse fatto di male per avere un coinquilino così assurdo.