[Haikyuu!!] Once upon a dream (cap. 5)
Apr. 30th, 2016 12:04 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Once upon a dream
Fandom: Haikyuu!!
Rating: giallo
Personaggi: Tooru Oikawa, Hajime Iwaizumi, Haikyuu!! cast
Pairings: Iwaizumi/Oikawa
Disclaimer: Haikyuu!! e tutti i suoi personaggi appartengono a Furudate Haruichi.
Note: Fantasy AU ispirata al film Disney "Maleficent" con un pizzico di HQ Quest.
Un immenso grazie a Leryu, Wren, Myst e Adri che mi supportano nella creazione di questa cosa!
Beta:
mystofthestars
Word count: 3161 (fdp)
Il territorio conosciuto come Brughiera si stendeva finalmente davanti ai loro occhi. Tra il villaggio di Seijou e la prima fila di alberi il terreno era brullo e desolato. La cortina di fronde si alzava all'improvviso in un intrico di rami e cespugli contorti che sembravano voler separare quel luogo dal resto del mondo. Non si trattava di banale vegetazione ma di una vera e propria barriera di robusti rovi che si avvolgevano attorno ai fusti degli alberi rendendo impenetrabile l'intero perimetro del bosco.
Tutto attorno regnava un silenzio surreale, per nulla interrotto dai cinguettii e squittii tipici delle campagne. Un luogo così lugubre inquietava persino Hinata che aveva insistito per stare in prima linea nonostante le obiezioni di Iwaizumi.
« Fa davvero paura... » mormorò il rossino tenendo la mano sulla spada come se si trattasse di una sorta di talismano in grado di scacciare il timore.
« Al villaggio hanno detto che è sempre stato così, ma non è possibile. » ribatté Kageyama in tono pratico.
I dubbi dell'arciere erano più che leciti, rifletté Iwaizumi, ed erano anche stati esposti agli abitanti del villaggio, ma non avevano ottenuto una spiegazione convincente. Gli attacchi dei demoni erano iniziati solo cinque anni prima, quindi era impossibile che nessuno sapesse in che stato si trovasse il territorio precedentemente. Eppure nessuno sembrava ricordarlo o esserne consapevole, neppure le persone più anziane che in quel luogo erano nate.
Questo aveva scatenato reazioni perplesse persino in Kenma e Aone, che sembravano sempre più convinti della radicata influenza della magia in tutta quella spinosa situazione. Spinosa in tutti i sensi, si disse Iwaizumi con amara ironia indugiando con lo sguardo sui rovi acuminati come punte di freccia.
« Dubito che se lo chiedessimo ai demoni ci darebbero una spiegazione. » commentò Hinata con un sospiro. « Ma poco importa di come siano cresciuti gli alberi in questi anni, a me basta affrontare il re dei demoni e sconfiggerlo! »
Così dicendo sguainò la spada e la puntò verso l'intrico di rami con rinnovata energia. Era una sfida bella e buona e nessuno era mai uscito indenne da una provocazione del genere.
Come in risposta alla sua esclamazione, alcuni cespugli fremettero e un ammasso di rovi iniziò lentamente a muoversi, districandosi.
Kageyama afferrò l'arco e incoccò istintivamente una freccia, per essere pronto a qualsiasi evenienza. Kenma sollevò il proprio bastone e Aone gli si fece più vicino, come per proteggerlo. Iwaizumi, spada alla mano, avanzò a sua volta di un passo, deciso a difendere come poteva i membri di quella bizzarra compagnia. Era vero che si erano gettati volontariamente nelle fauci del drago, ma erano brave persone e agivano per il bene comune, non meritavano di essere vittime di quei mostri.
« Dunque, dunque, cos'abbiamo qui? »
Una voce dall'inflessione ironica anticipò un ulteriore spostamento dei rami e la comparsa di una figura rossa che si stagliava nitida contro l'oscurità alle sue spalle.
« Una compagnia di audaci avventurieri giunti fin qui per sfidare i grandi demoni della Brughiera?»
Man mano che avanzava, Iwaizumi distinse l'immagine di un giovane uomo con un mantello scarlatto sulle spalle, ispidi capelli corvini tra cui spuntavano due piccole corna e un sorrisetto sarcastico sulle labbra. Non sembrava per nulla allarmato dalla loro presenza, anzi dal suo tono si sarebbe detto che si stesse chiaramente facendo beffe di loro.
« Insomma, Kuroo! » esclamò una seconda voce, alle sue spalle. « Avevi detto che oggi saremmo andati a caccia di gnomi! Che noia, non ho voglia di perdere tempo con i soliti cavalieri bacchettoni! »
Accanto al primo demone ne fece la comparsa un secondo, questa volta vestito di chiaro: il suo mantello era grigio, screziato di nero, così come i suoi capelli e suoi vestiti. Fissava i nuovi venuti con aria annoiata, come se fossero stati un disturbo nel bel mezzo di un gioco divertente.
Iwaizumi si mise in guardia: l'apparente noncuranza dei due era ancora più pericolosa di un atteggiamento bellicoso. Avrebbero potuto attaccarli da un momento all'altro sfruttando la loro distrazione.
Tuttavia non lo fecero e il secondo demone continuò a lagnarsi finché non fu proprio uno della compagnia a fare la prima mossa.
« Smettete di lamentarvi e fatevi sotto! » esclamò Hinata piantandosi le mani sui fianchi. « Non siamo venuti fin qui per ascoltare voi due che progettate di andare a caccia di gnomi! »
Kageyama, al suo fianco, sgranò gli occhi.
« Oi, ma sei scemo? Non provocarli! » lo sgridò.
Iwaizumi avrebbe voluto dargli ragione, quei due lo stavano facendo palesemente apposta, ma non ebbe il tempo di aprire bocca perché una risata squillante zittì improvvisamente tutti, gelando l'atmosfera.
Il cavaliere s'irrigidì e il suo sguardo si puntò sull'oscurità alle spalle del demone rosso. Era da questa che stava emergendo una terza figura. Anzi, per essere precisi, sembrava fatta di oscurità essa stessa: vestiva un mantello nero come la notte e abiti dello stesso colore, dalla sua testa spuntavano due corna ritorte e i suoi occhi, visibili anche da quella distanza, erano rossi come il sangue.
Una fitta dolorosa, intensa come una una stilettata, attraversò le tempie di Iwaizumi, costringendolo a distogliere lo sguardo.
« Ah, Tooru, sei qui. » gli giunse comunque la voce noncurante del demone scarlatto, mentre i suoi compagni serravano i ranghi alla vista del nuovo venuto.
Tooru.
Iwaizumi fu costretto a stringersi la testa tra le mani, mentre sentiva a malapena qualcuno accorrergli vicino e chiedergli con apprensione cosa stesse succedendo.
Anche sul fronte opposto dello schieramento era calato il silenzio e il demone nero scostò bruscamente gli altri due per farsi avanti. Non disse una parola, ma i suoi occhi erano fuoco puro e Hajime si trovò attirato da essi, obbligato ad alzare lo sguardo per incontrarli.
Tooru.
Fu come se un'improvvisa luce gli fosse esplosa nel cervello, i ricordi lo travolsero come un fiume in piena che aveva infine rotto gli argini, accavallandosi uno sopra l'altro e lasciandolo tremante e sconvolto.
Come aveva potuto dimenticare? Come aveva potuto lasciarsi alle spalle quel sentimento? Quell'amore per il quale sarebbe stato disposto a mettere in gioco tutto? Quella creatura forte, fragile e meravigliosa che, nell'ingenuità della sua adolescenza, aveva adorato con tutto sé stesso?
Scostando bruscamente le mani di Kenma e lasciando cadere la spada, avanzò di un passo, barcollante.
Era così diverso. Quegli occhi rossi carichi di rabbia erano l'esatto opposto di quelli dolci dei suoi ricordi. L'Oikawa della sua adolescenza non sarebbe mai stato in grado di fare del male a nessuno mentre quello che aveva di fronte era il re dei demoni in persona. Cos'era successo in quei maledetti cinque anni? Inoltre, cosa che lo sconvolse ancora di più, che ne era stato delle splendide ali che aveva sempre ammirato e che rendevano ancora più unico ai suoi occhi lo spirito dei boschi?
« Sir Iwaizumi, fermatevi, è pericoloso! »
La voce di Kageyama non lo scalfì minimamente mentre avanzava verso il terzetto di demoni, solo e disarmato.
« Oikawa? Sei Oikawa Tooru? » si ritrovò a chiedere, fissando il giovane demone in nero e scuotendo la testa ancora incredulo. « Sono Hajime, ti ricordi di me? Cosa... »
L'ondata di potere lo investì del tutto inaspettata, scaraventandolo indietro tra le braccia di Kageyama e facendo precipitare entrambi a terra.
Il demone di fronte a loro avanzava minaccioso, circondato da saette di un verde inquietante e affiancato dagli altri due. Persino i rovi alle loro spalle si erano mossi e ora puntavano le loro spire appuntite verso di loro. L'aria si fece in un attimo carica di tensione e l'aura stessa che circondava Oikawa era talmente traboccante di potere a stento trattenuto che bastò a chiarire all'istante il perché dell'appellativo di re dei demoni.
« Oikawa! » gridò Iwaizumi rialzandosi, tentando di recuperare lucidità e capacità di reazione. «Cosa sta succedendo? Perché stai facendo tutto questo? »
Non poteva credere che proprio lui, tra tutti, lo stesse attaccando, che lo stesse fissando con tanto odio.
« Cosa ne è stato delle tue ali? »
Quella frase scatenò una reazione del tutto inaspettata, un'esplosione di furia che si concretizzò in un grido quasi animalesco.
« IWAIZUMI HAJIME! Tu! Proprio tu! Come osi chiedermi questo?! »
L'aria si caricò di elettricità e attorno a loro iniziarono a piovere fulmini che incendiarono l'erba secca e le poche sterpaglie che spuntavano dal terreno.
Hinata cacciò uno strillo e Aone si pose davanti a lui per proteggerlo. Kageyama si rialzò a sua volta, recuperando l'arco, e prese la mira.
Nello stesso istante anche i due demoni compagni del re si pararono di fronte a lui per proteggerlo, ma vennero scacciati in malo modo.
« Levatevi, voi! Lui è mio! É la mia preda! »
La voce del demone vibrava di un'ira ancora più spaventosa di qualunque incantesimo e fu accecato da questa che Oikawa si scagliò a mani nude, senza l'ausilio della magia, direttamente contro Iwaizumi.
Hajime non capiva il motivo di tanto rancore, di tanta rabbia nei suoi confronti, sapeva solo che Oikawa voleva evidentemente ucciderlo e che la sua spada era a diversi metri di distanza. Riuscì ad evitarlo per un soffio, ma nel farlo si allontanò ancora di più dall'arma.
« Vuoi spiegarmi cos'è successo? » esclamò ancora all'indirizzo del demone infuriato. « É perché me ne sono andato? Non era mia intenzione! Dev'essere successo qualcosa che... »
Non riuscì a finire la frase perché il demone tornò a lanciarsi contro di lui, materializzando lingue di fiamme tra le dita.
« Hai il coraggio di chiedere cos'è successo dopo che hai distrutto la mia vita?! Vile... ladro... traditore! »
Quelle parole colpirono dolorosamente il cavaliere: poteva accettare di essere accusato di averlo abbandonato, ma tradirlo? Non l'avrebbe mai fatto. Oikawa era quanto di più prezioso ci fosse per lui.
« Aspetta! Ascoltami, per favore! »
« Non c'è proprio niente che io debba ascoltare da te! »
Oikawa sollevò le braccia e in risposta al suo gesto una serie di rampicanti strisciarono sul terreno fino ad avvinghiarsi attorno ai polsi e alle caviglie del cavaliere, immobilizzandolo.
« Ti farò a pezzi, un arto alla volta. Così capirai cosa si prova... » sibilò il demone facendolo tremare.
Era assolutamente spaventoso mentre si avvicinava con passo deciso, gli occhi rossi fiammeggianti di collera e le corna appuntite che mettevano ancora più in risalto il suo aspetto ferino: un diavolo uscito dall'inferno.
Iwaizumi chiuse istintivamente gli occhi quando lo vide levare una mano nella sua direzione, ma il colpo non giunse mai. Un sibilo accanto al suo orecchio lo indusse a guardare di nuovo e vide Oikawa evitare per un soffio una freccia scagliata da Kageyama.
« Tooru! »
La voce del demone rosso era carica di allarme.
« Hanno delle armi in ferro, fai attenzione! »
Il re dei demoni digrignò i denti, irritato, mentre l'arciere lo minacciava nuovamente.
« Lascia andare sir Iwaizumi, mostro! » gli urlò contro Kageyama, sfuggito al tafferuglio che poco lontano stava coinvolgendo i compagni e gli altri due demoni.
Oikawa lo fissò con disprezzo e bastò un gesto della mano per scaraventarlo a terra.
« Levati dai piedi, tu! »
Iwaizumi avrebbe voluto urlare a Kageyama di andarsene, che di quel passo sarebbe finita male per tutti e non ne valeva la pena visto che il re dei demoni ce l'aveva solo con lui, ma non riuscì a dire una parola. I rampicanti strisciarono a stringergli la gola, togliendogli l'aria, e alcuni rovi gli si avvolsero attorno alle braccia. Poteva sentire le spine penetrare nella pelle nell'unica zona lasciata scoperta dai bracciali dell'armatura.
I rumori dello scontro si stavano facendo sempre più lontani, segno che stava per perdere i sensi, ma ormai aveva poca importanza: Tooru lo odiava, non ne capiva il motivo ma era era così, quindi tutto quello che aveva fatto finora, tutto quello che si era ripromesso di costruire, non aveva più nessun senso.
« Lascialo andare! »
La voce di Kageyama risuonò ancora alle sue spalle. Una freccia sibilò, il re dei demoni fece un gesto brusco con la mano e un dolore bruciante esplose nella spalla di Iwaizumi.
« Sir Iwaizumi! »
« Tooru! »
Quello che accadde successivamente fu una girandola confusa di voci che urlavano e armi che cozzavano.
« Lascialo andare! Subito! O non eviterai la prossima freccia! »
« Abbassa quell'arco immediatamente! Abbassalo, ho detto, o lo faccio fuori! »
Quella era inequivocabilmente la voce del demone rosso, resa aspra dalla tensione.
« Tooru, vieni via. Tooru! Bokuto, vai a prenderlo e andiamocene! »
Iwaizumi percepì solo la presa dei rampicanti che si allentava e la figura di Kageyama che scattava in avanti di fronte al suo sguardo appannato. Ma non stava tentando di soccorrere lui.
« Hinata! »
L'urlo gli ferì le orecchie.
« HINATA!! »
Iwaizumi riprese conoscenza gradualmente, rendendosi conto di essere sdraiato su un letto, in una stanza in cui filtrava la luce calda e aranciata del tramonto. Tentò di muoversi, almeno di mettersi a sedere, ma un forte dolore alla spalla lo fece desistere in fretta.
« Sarebbe meglio che rimaneste fermo almeno per un po'. »
Una voce tranquilla alla sua sinistra lo indusse a voltarsi e mise a fuoco Kenma.
Il giovane mago non portava la tunica bianca e aveva un'aria particolarmente stanca.
« Cos'è successo? » chiese il cavaliere nel tentativo di fare un po' di chiarezza. Ricordava lo scontro, lo sguardo furibondo di Oikawa e il suo tentativo di ucciderlo, ma da lì in poi tutto si faceva confuso. « State tutti bene? »
Kenma lo fissò per un istante, poi distolse gli occhi.
« Kageyama, Aone ed io stiamo bene, ma Shoyou... è stato portato via dai demoni. » fu la risposta.
« Che cosa?! »
Iwaizumi scattò a sedere, ma il dolore che si irradiò immediatamente in tutto il braccio e il petto lo costrinse a desistere.
« Vi prego di nuovo di stare fermo. Vi ho appena ricucito e spero non vorrete rendere vano tutto il lavoro mio e di Aone. »
La voce di Kenma era apparentemente tranquilla, ma Iwaizumi poteva chiaramente percepire una tensione sottintesa, e alla sua ennesima richiesta gli venne finalmente fornita una spiegazione.
Quando il re dei demoni lo aveva attaccato, gli altri due avevano ingaggiato uno scontro con il resto del gruppetto. Solo Kageyama era riuscito a liberarsi per accorrere in suo aiuto e la freccia che lo aveva colpito non era altro che una di quelle che l'arciere aveva scagliato contro il demone e che questi aveva respinto, indirizzandola verso di lui. A quel punto si era creata una pericolosa situazione di stallo, con Iwaizumi minacciato dal demone, a sua volta tenuto sotto tiro da Kageyama troppo da vicino perché potesse evitare o respingere di nuovo una freccia. Per evitare che accadesse l'irreparabile, il demone rosso aveva afferrato Hinata e l'aveva usato come scudo mentre si ritiravano nella foresta. Il demone grigio aveva dovuto letteralmente trascinare via il re che sembrava non avere nessuna intenzione di scendere a più miti consigli nonostante l'ostaggio.
« Kageyama è impazzito, abbiamo dovuto trattenerlo a forza per evitare che si lanciasse nella foresta al loro inseguimento. » concluse Kenma.
Iwaizumi tentò di imporsi la calma e riflettere: i demoni, Kuroo e Bokuto, ora ne era certo, avevano usato Hinata per coprirsi la ritirata, probabilmente perché si erano resi conto che i loro avversari avevano armi di ferro che avrebbero potuto fare del male a Oikawa. Il quale, al contrario, era folle di rabbia al punto da arrivare ad aggredirlo praticamente a mani nude. Era una situazione talmente surreale, talmente assurda, che il solo pensarci lo faceva impazzire.
Aveva amato quel ragazzo con tutto il cuore, possibile che il suo semplice allontanamento avesse scatenato un simile rancore? A quanto sembrava, sì.
« Sir Iwaizumi, credo che ci dobbiate delle spiegazioni. »
La voce di Kenma lo indusse a voltarsi nuovamente: non aveva mai visto uno sguardo tanto serio negli occhi dorati del biondino e desiderò davvero potergli dare tutti i chiarimenti che gli spettavano. Purtroppo anche alla sua storia mancava il tassello principale.
« L'ho abbandonato, Kenma. E nel farlo ho perso me stesso. »
Si portò il braccio sano al volto, coprendosi gli occhi e stringendo i denti con rabbia, una collera rivolta soprattutto contro sé stesso.
« Non so come sia successo, ma è tutta colpa mia. Se Oikawa è in quello stato è di certo per qualcosa che ho fatto e dimenticato, anche se non so come sia stato possibile. Devo avergli fatto un torto orribile. E ora Hinata è nelle loro mani. »
Kenma sospirò ma non fece altre domande e il cavaliere gliene fu grato. Avrebbe parlato con loro di tutta la faccenda non appena si fosse sentito un po' più lucido.
« Non credo che faranno del male a Shoyou, se avessero voluto ucciderlo non si sarebbero presi la briga di portarlo via, l'avrebbero fatto subito. Un ostaggio è molto più utile da vivo, magari per uno scambio. »
Già, si disse Hajime amaramente, avrebbero potuto chiedere di scambiarlo con lui in modo che Tooru completasse quello che non era riuscito a portare a termine.
« Come sta Kageyama? » chiese invece, preoccupato anche per la sorte dell'arciere, così legato al piccolo spadaccino.
Kenma scosse la testa.
« Ho dovuto costringerlo a bere un infuso calmante, ora sta dormendo e Aone lo tiene d'occhio. »
A quelle parole Iwaizumi finì per sentirsi tremendamente in colpa, dopotutto quello che era successo era una sua responsabilità e non si sarebbe stupito se Kageyama l'avesse ritenuto responsabile del rapimento del compagno.
« Che non vi passi minimamente per la testa di fare sciocchezze. Aone ed io possiamo anche conoscere incantesimi curativi, ma non possiamo fare l'impossibile, quindi vi proibisco di muovervi da qui finché la ferita non sarà guarita. E lo stesso vale anche per Kageyama, gettarsi allo sbaraglio non servirà a salvare nessuno. »
Kenma aveva ragione, in quelle condizioni non avrebbe potuto essere di nessun aiuto, ma il senso di colpa era difficile da scacciare.
Quella notte Hajime faticò a prendere sonno, la mente troppo affollata da immagini contraddittorie e dolorose. Non riusciva a capacitarsi di cosa fosse successo al ragazzo che aveva promesso di proteggere per sempre. Avrebbero dovuto costruire insieme un futuro in cui esseri umani e fate convivevano pacificamente, un mondo dove nessuno veniva temuto, disprezzato o sfruttato per via del suo potere. Invece era finita in quel modo, con Oikawa che lo odiava e voleva addirittura ucciderlo per un motivo che non riusciva a comprendere.
Tutto quel rancore, quel disprezzo, lo ferivano in un modo che non si sarebbe mai immaginato, un dolore sordo al petto che gli faceva venire voglia di piangere.
Quando finalmente il suo fisico debilitato cedette al sonno, sognò il ragazzino di tanti anni prima, con gli occhi dolci dello stesso colore della prima castagna d'autunno, che gli sussurrava all'orecchio: « Voglio stare con te per sempre. »
Fandom: Haikyuu!!
Rating: giallo
Personaggi: Tooru Oikawa, Hajime Iwaizumi, Haikyuu!! cast
Pairings: Iwaizumi/Oikawa
Disclaimer: Haikyuu!! e tutti i suoi personaggi appartengono a Furudate Haruichi.
Note: Fantasy AU ispirata al film Disney "Maleficent" con un pizzico di HQ Quest.
Un immenso grazie a Leryu, Wren, Myst e Adri che mi supportano nella creazione di questa cosa!
Beta:

Word count: 3161 (fdp)
Il territorio conosciuto come Brughiera si stendeva finalmente davanti ai loro occhi. Tra il villaggio di Seijou e la prima fila di alberi il terreno era brullo e desolato. La cortina di fronde si alzava all'improvviso in un intrico di rami e cespugli contorti che sembravano voler separare quel luogo dal resto del mondo. Non si trattava di banale vegetazione ma di una vera e propria barriera di robusti rovi che si avvolgevano attorno ai fusti degli alberi rendendo impenetrabile l'intero perimetro del bosco.
Tutto attorno regnava un silenzio surreale, per nulla interrotto dai cinguettii e squittii tipici delle campagne. Un luogo così lugubre inquietava persino Hinata che aveva insistito per stare in prima linea nonostante le obiezioni di Iwaizumi.
« Fa davvero paura... » mormorò il rossino tenendo la mano sulla spada come se si trattasse di una sorta di talismano in grado di scacciare il timore.
« Al villaggio hanno detto che è sempre stato così, ma non è possibile. » ribatté Kageyama in tono pratico.
I dubbi dell'arciere erano più che leciti, rifletté Iwaizumi, ed erano anche stati esposti agli abitanti del villaggio, ma non avevano ottenuto una spiegazione convincente. Gli attacchi dei demoni erano iniziati solo cinque anni prima, quindi era impossibile che nessuno sapesse in che stato si trovasse il territorio precedentemente. Eppure nessuno sembrava ricordarlo o esserne consapevole, neppure le persone più anziane che in quel luogo erano nate.
Questo aveva scatenato reazioni perplesse persino in Kenma e Aone, che sembravano sempre più convinti della radicata influenza della magia in tutta quella spinosa situazione. Spinosa in tutti i sensi, si disse Iwaizumi con amara ironia indugiando con lo sguardo sui rovi acuminati come punte di freccia.
« Dubito che se lo chiedessimo ai demoni ci darebbero una spiegazione. » commentò Hinata con un sospiro. « Ma poco importa di come siano cresciuti gli alberi in questi anni, a me basta affrontare il re dei demoni e sconfiggerlo! »
Così dicendo sguainò la spada e la puntò verso l'intrico di rami con rinnovata energia. Era una sfida bella e buona e nessuno era mai uscito indenne da una provocazione del genere.
Come in risposta alla sua esclamazione, alcuni cespugli fremettero e un ammasso di rovi iniziò lentamente a muoversi, districandosi.
Kageyama afferrò l'arco e incoccò istintivamente una freccia, per essere pronto a qualsiasi evenienza. Kenma sollevò il proprio bastone e Aone gli si fece più vicino, come per proteggerlo. Iwaizumi, spada alla mano, avanzò a sua volta di un passo, deciso a difendere come poteva i membri di quella bizzarra compagnia. Era vero che si erano gettati volontariamente nelle fauci del drago, ma erano brave persone e agivano per il bene comune, non meritavano di essere vittime di quei mostri.
« Dunque, dunque, cos'abbiamo qui? »
Una voce dall'inflessione ironica anticipò un ulteriore spostamento dei rami e la comparsa di una figura rossa che si stagliava nitida contro l'oscurità alle sue spalle.
« Una compagnia di audaci avventurieri giunti fin qui per sfidare i grandi demoni della Brughiera?»
Man mano che avanzava, Iwaizumi distinse l'immagine di un giovane uomo con un mantello scarlatto sulle spalle, ispidi capelli corvini tra cui spuntavano due piccole corna e un sorrisetto sarcastico sulle labbra. Non sembrava per nulla allarmato dalla loro presenza, anzi dal suo tono si sarebbe detto che si stesse chiaramente facendo beffe di loro.
« Insomma, Kuroo! » esclamò una seconda voce, alle sue spalle. « Avevi detto che oggi saremmo andati a caccia di gnomi! Che noia, non ho voglia di perdere tempo con i soliti cavalieri bacchettoni! »
Accanto al primo demone ne fece la comparsa un secondo, questa volta vestito di chiaro: il suo mantello era grigio, screziato di nero, così come i suoi capelli e suoi vestiti. Fissava i nuovi venuti con aria annoiata, come se fossero stati un disturbo nel bel mezzo di un gioco divertente.
Iwaizumi si mise in guardia: l'apparente noncuranza dei due era ancora più pericolosa di un atteggiamento bellicoso. Avrebbero potuto attaccarli da un momento all'altro sfruttando la loro distrazione.
Tuttavia non lo fecero e il secondo demone continuò a lagnarsi finché non fu proprio uno della compagnia a fare la prima mossa.
« Smettete di lamentarvi e fatevi sotto! » esclamò Hinata piantandosi le mani sui fianchi. « Non siamo venuti fin qui per ascoltare voi due che progettate di andare a caccia di gnomi! »
Kageyama, al suo fianco, sgranò gli occhi.
« Oi, ma sei scemo? Non provocarli! » lo sgridò.
Iwaizumi avrebbe voluto dargli ragione, quei due lo stavano facendo palesemente apposta, ma non ebbe il tempo di aprire bocca perché una risata squillante zittì improvvisamente tutti, gelando l'atmosfera.
Il cavaliere s'irrigidì e il suo sguardo si puntò sull'oscurità alle spalle del demone rosso. Era da questa che stava emergendo una terza figura. Anzi, per essere precisi, sembrava fatta di oscurità essa stessa: vestiva un mantello nero come la notte e abiti dello stesso colore, dalla sua testa spuntavano due corna ritorte e i suoi occhi, visibili anche da quella distanza, erano rossi come il sangue.
Una fitta dolorosa, intensa come una una stilettata, attraversò le tempie di Iwaizumi, costringendolo a distogliere lo sguardo.
« Ah, Tooru, sei qui. » gli giunse comunque la voce noncurante del demone scarlatto, mentre i suoi compagni serravano i ranghi alla vista del nuovo venuto.
Tooru.
Iwaizumi fu costretto a stringersi la testa tra le mani, mentre sentiva a malapena qualcuno accorrergli vicino e chiedergli con apprensione cosa stesse succedendo.
Anche sul fronte opposto dello schieramento era calato il silenzio e il demone nero scostò bruscamente gli altri due per farsi avanti. Non disse una parola, ma i suoi occhi erano fuoco puro e Hajime si trovò attirato da essi, obbligato ad alzare lo sguardo per incontrarli.
Tooru.
Fu come se un'improvvisa luce gli fosse esplosa nel cervello, i ricordi lo travolsero come un fiume in piena che aveva infine rotto gli argini, accavallandosi uno sopra l'altro e lasciandolo tremante e sconvolto.
Come aveva potuto dimenticare? Come aveva potuto lasciarsi alle spalle quel sentimento? Quell'amore per il quale sarebbe stato disposto a mettere in gioco tutto? Quella creatura forte, fragile e meravigliosa che, nell'ingenuità della sua adolescenza, aveva adorato con tutto sé stesso?
Scostando bruscamente le mani di Kenma e lasciando cadere la spada, avanzò di un passo, barcollante.
Era così diverso. Quegli occhi rossi carichi di rabbia erano l'esatto opposto di quelli dolci dei suoi ricordi. L'Oikawa della sua adolescenza non sarebbe mai stato in grado di fare del male a nessuno mentre quello che aveva di fronte era il re dei demoni in persona. Cos'era successo in quei maledetti cinque anni? Inoltre, cosa che lo sconvolse ancora di più, che ne era stato delle splendide ali che aveva sempre ammirato e che rendevano ancora più unico ai suoi occhi lo spirito dei boschi?
« Sir Iwaizumi, fermatevi, è pericoloso! »
La voce di Kageyama non lo scalfì minimamente mentre avanzava verso il terzetto di demoni, solo e disarmato.
« Oikawa? Sei Oikawa Tooru? » si ritrovò a chiedere, fissando il giovane demone in nero e scuotendo la testa ancora incredulo. « Sono Hajime, ti ricordi di me? Cosa... »
L'ondata di potere lo investì del tutto inaspettata, scaraventandolo indietro tra le braccia di Kageyama e facendo precipitare entrambi a terra.
Il demone di fronte a loro avanzava minaccioso, circondato da saette di un verde inquietante e affiancato dagli altri due. Persino i rovi alle loro spalle si erano mossi e ora puntavano le loro spire appuntite verso di loro. L'aria si fece in un attimo carica di tensione e l'aura stessa che circondava Oikawa era talmente traboccante di potere a stento trattenuto che bastò a chiarire all'istante il perché dell'appellativo di re dei demoni.
« Oikawa! » gridò Iwaizumi rialzandosi, tentando di recuperare lucidità e capacità di reazione. «Cosa sta succedendo? Perché stai facendo tutto questo? »
Non poteva credere che proprio lui, tra tutti, lo stesse attaccando, che lo stesse fissando con tanto odio.
« Cosa ne è stato delle tue ali? »
Quella frase scatenò una reazione del tutto inaspettata, un'esplosione di furia che si concretizzò in un grido quasi animalesco.
« IWAIZUMI HAJIME! Tu! Proprio tu! Come osi chiedermi questo?! »
L'aria si caricò di elettricità e attorno a loro iniziarono a piovere fulmini che incendiarono l'erba secca e le poche sterpaglie che spuntavano dal terreno.
Hinata cacciò uno strillo e Aone si pose davanti a lui per proteggerlo. Kageyama si rialzò a sua volta, recuperando l'arco, e prese la mira.
Nello stesso istante anche i due demoni compagni del re si pararono di fronte a lui per proteggerlo, ma vennero scacciati in malo modo.
« Levatevi, voi! Lui è mio! É la mia preda! »
La voce del demone vibrava di un'ira ancora più spaventosa di qualunque incantesimo e fu accecato da questa che Oikawa si scagliò a mani nude, senza l'ausilio della magia, direttamente contro Iwaizumi.
Hajime non capiva il motivo di tanto rancore, di tanta rabbia nei suoi confronti, sapeva solo che Oikawa voleva evidentemente ucciderlo e che la sua spada era a diversi metri di distanza. Riuscì ad evitarlo per un soffio, ma nel farlo si allontanò ancora di più dall'arma.
« Vuoi spiegarmi cos'è successo? » esclamò ancora all'indirizzo del demone infuriato. « É perché me ne sono andato? Non era mia intenzione! Dev'essere successo qualcosa che... »
Non riuscì a finire la frase perché il demone tornò a lanciarsi contro di lui, materializzando lingue di fiamme tra le dita.
« Hai il coraggio di chiedere cos'è successo dopo che hai distrutto la mia vita?! Vile... ladro... traditore! »
Quelle parole colpirono dolorosamente il cavaliere: poteva accettare di essere accusato di averlo abbandonato, ma tradirlo? Non l'avrebbe mai fatto. Oikawa era quanto di più prezioso ci fosse per lui.
« Aspetta! Ascoltami, per favore! »
« Non c'è proprio niente che io debba ascoltare da te! »
Oikawa sollevò le braccia e in risposta al suo gesto una serie di rampicanti strisciarono sul terreno fino ad avvinghiarsi attorno ai polsi e alle caviglie del cavaliere, immobilizzandolo.
« Ti farò a pezzi, un arto alla volta. Così capirai cosa si prova... » sibilò il demone facendolo tremare.
Era assolutamente spaventoso mentre si avvicinava con passo deciso, gli occhi rossi fiammeggianti di collera e le corna appuntite che mettevano ancora più in risalto il suo aspetto ferino: un diavolo uscito dall'inferno.
Iwaizumi chiuse istintivamente gli occhi quando lo vide levare una mano nella sua direzione, ma il colpo non giunse mai. Un sibilo accanto al suo orecchio lo indusse a guardare di nuovo e vide Oikawa evitare per un soffio una freccia scagliata da Kageyama.
« Tooru! »
La voce del demone rosso era carica di allarme.
« Hanno delle armi in ferro, fai attenzione! »
Il re dei demoni digrignò i denti, irritato, mentre l'arciere lo minacciava nuovamente.
« Lascia andare sir Iwaizumi, mostro! » gli urlò contro Kageyama, sfuggito al tafferuglio che poco lontano stava coinvolgendo i compagni e gli altri due demoni.
Oikawa lo fissò con disprezzo e bastò un gesto della mano per scaraventarlo a terra.
« Levati dai piedi, tu! »
Iwaizumi avrebbe voluto urlare a Kageyama di andarsene, che di quel passo sarebbe finita male per tutti e non ne valeva la pena visto che il re dei demoni ce l'aveva solo con lui, ma non riuscì a dire una parola. I rampicanti strisciarono a stringergli la gola, togliendogli l'aria, e alcuni rovi gli si avvolsero attorno alle braccia. Poteva sentire le spine penetrare nella pelle nell'unica zona lasciata scoperta dai bracciali dell'armatura.
I rumori dello scontro si stavano facendo sempre più lontani, segno che stava per perdere i sensi, ma ormai aveva poca importanza: Tooru lo odiava, non ne capiva il motivo ma era era così, quindi tutto quello che aveva fatto finora, tutto quello che si era ripromesso di costruire, non aveva più nessun senso.
« Lascialo andare! »
La voce di Kageyama risuonò ancora alle sue spalle. Una freccia sibilò, il re dei demoni fece un gesto brusco con la mano e un dolore bruciante esplose nella spalla di Iwaizumi.
« Sir Iwaizumi! »
« Tooru! »
Quello che accadde successivamente fu una girandola confusa di voci che urlavano e armi che cozzavano.
« Lascialo andare! Subito! O non eviterai la prossima freccia! »
« Abbassa quell'arco immediatamente! Abbassalo, ho detto, o lo faccio fuori! »
Quella era inequivocabilmente la voce del demone rosso, resa aspra dalla tensione.
« Tooru, vieni via. Tooru! Bokuto, vai a prenderlo e andiamocene! »
Iwaizumi percepì solo la presa dei rampicanti che si allentava e la figura di Kageyama che scattava in avanti di fronte al suo sguardo appannato. Ma non stava tentando di soccorrere lui.
« Hinata! »
L'urlo gli ferì le orecchie.
« HINATA!! »
Iwaizumi riprese conoscenza gradualmente, rendendosi conto di essere sdraiato su un letto, in una stanza in cui filtrava la luce calda e aranciata del tramonto. Tentò di muoversi, almeno di mettersi a sedere, ma un forte dolore alla spalla lo fece desistere in fretta.
« Sarebbe meglio che rimaneste fermo almeno per un po'. »
Una voce tranquilla alla sua sinistra lo indusse a voltarsi e mise a fuoco Kenma.
Il giovane mago non portava la tunica bianca e aveva un'aria particolarmente stanca.
« Cos'è successo? » chiese il cavaliere nel tentativo di fare un po' di chiarezza. Ricordava lo scontro, lo sguardo furibondo di Oikawa e il suo tentativo di ucciderlo, ma da lì in poi tutto si faceva confuso. « State tutti bene? »
Kenma lo fissò per un istante, poi distolse gli occhi.
« Kageyama, Aone ed io stiamo bene, ma Shoyou... è stato portato via dai demoni. » fu la risposta.
« Che cosa?! »
Iwaizumi scattò a sedere, ma il dolore che si irradiò immediatamente in tutto il braccio e il petto lo costrinse a desistere.
« Vi prego di nuovo di stare fermo. Vi ho appena ricucito e spero non vorrete rendere vano tutto il lavoro mio e di Aone. »
La voce di Kenma era apparentemente tranquilla, ma Iwaizumi poteva chiaramente percepire una tensione sottintesa, e alla sua ennesima richiesta gli venne finalmente fornita una spiegazione.
Quando il re dei demoni lo aveva attaccato, gli altri due avevano ingaggiato uno scontro con il resto del gruppetto. Solo Kageyama era riuscito a liberarsi per accorrere in suo aiuto e la freccia che lo aveva colpito non era altro che una di quelle che l'arciere aveva scagliato contro il demone e che questi aveva respinto, indirizzandola verso di lui. A quel punto si era creata una pericolosa situazione di stallo, con Iwaizumi minacciato dal demone, a sua volta tenuto sotto tiro da Kageyama troppo da vicino perché potesse evitare o respingere di nuovo una freccia. Per evitare che accadesse l'irreparabile, il demone rosso aveva afferrato Hinata e l'aveva usato come scudo mentre si ritiravano nella foresta. Il demone grigio aveva dovuto letteralmente trascinare via il re che sembrava non avere nessuna intenzione di scendere a più miti consigli nonostante l'ostaggio.
« Kageyama è impazzito, abbiamo dovuto trattenerlo a forza per evitare che si lanciasse nella foresta al loro inseguimento. » concluse Kenma.
Iwaizumi tentò di imporsi la calma e riflettere: i demoni, Kuroo e Bokuto, ora ne era certo, avevano usato Hinata per coprirsi la ritirata, probabilmente perché si erano resi conto che i loro avversari avevano armi di ferro che avrebbero potuto fare del male a Oikawa. Il quale, al contrario, era folle di rabbia al punto da arrivare ad aggredirlo praticamente a mani nude. Era una situazione talmente surreale, talmente assurda, che il solo pensarci lo faceva impazzire.
Aveva amato quel ragazzo con tutto il cuore, possibile che il suo semplice allontanamento avesse scatenato un simile rancore? A quanto sembrava, sì.
« Sir Iwaizumi, credo che ci dobbiate delle spiegazioni. »
La voce di Kenma lo indusse a voltarsi nuovamente: non aveva mai visto uno sguardo tanto serio negli occhi dorati del biondino e desiderò davvero potergli dare tutti i chiarimenti che gli spettavano. Purtroppo anche alla sua storia mancava il tassello principale.
« L'ho abbandonato, Kenma. E nel farlo ho perso me stesso. »
Si portò il braccio sano al volto, coprendosi gli occhi e stringendo i denti con rabbia, una collera rivolta soprattutto contro sé stesso.
« Non so come sia successo, ma è tutta colpa mia. Se Oikawa è in quello stato è di certo per qualcosa che ho fatto e dimenticato, anche se non so come sia stato possibile. Devo avergli fatto un torto orribile. E ora Hinata è nelle loro mani. »
Kenma sospirò ma non fece altre domande e il cavaliere gliene fu grato. Avrebbe parlato con loro di tutta la faccenda non appena si fosse sentito un po' più lucido.
« Non credo che faranno del male a Shoyou, se avessero voluto ucciderlo non si sarebbero presi la briga di portarlo via, l'avrebbero fatto subito. Un ostaggio è molto più utile da vivo, magari per uno scambio. »
Già, si disse Hajime amaramente, avrebbero potuto chiedere di scambiarlo con lui in modo che Tooru completasse quello che non era riuscito a portare a termine.
« Come sta Kageyama? » chiese invece, preoccupato anche per la sorte dell'arciere, così legato al piccolo spadaccino.
Kenma scosse la testa.
« Ho dovuto costringerlo a bere un infuso calmante, ora sta dormendo e Aone lo tiene d'occhio. »
A quelle parole Iwaizumi finì per sentirsi tremendamente in colpa, dopotutto quello che era successo era una sua responsabilità e non si sarebbe stupito se Kageyama l'avesse ritenuto responsabile del rapimento del compagno.
« Che non vi passi minimamente per la testa di fare sciocchezze. Aone ed io possiamo anche conoscere incantesimi curativi, ma non possiamo fare l'impossibile, quindi vi proibisco di muovervi da qui finché la ferita non sarà guarita. E lo stesso vale anche per Kageyama, gettarsi allo sbaraglio non servirà a salvare nessuno. »
Kenma aveva ragione, in quelle condizioni non avrebbe potuto essere di nessun aiuto, ma il senso di colpa era difficile da scacciare.
Quella notte Hajime faticò a prendere sonno, la mente troppo affollata da immagini contraddittorie e dolorose. Non riusciva a capacitarsi di cosa fosse successo al ragazzo che aveva promesso di proteggere per sempre. Avrebbero dovuto costruire insieme un futuro in cui esseri umani e fate convivevano pacificamente, un mondo dove nessuno veniva temuto, disprezzato o sfruttato per via del suo potere. Invece era finita in quel modo, con Oikawa che lo odiava e voleva addirittura ucciderlo per un motivo che non riusciva a comprendere.
Tutto quel rancore, quel disprezzo, lo ferivano in un modo che non si sarebbe mai immaginato, un dolore sordo al petto che gli faceva venire voglia di piangere.
Quando finalmente il suo fisico debilitato cedette al sonno, sognò il ragazzino di tanti anni prima, con gli occhi dolci dello stesso colore della prima castagna d'autunno, che gli sussurrava all'orecchio: « Voglio stare con te per sempre. »