fairy_circles: (Fay - TRC)
[personal profile] fairy_circles
Titolo: Horitsuba festival
Fandom: TSUBASA RESERVoir CHroNiCLE / Horitsuba Gakuen AU
Rating: verde
Personaggi: Kurogane Suwa, Fay Flourite, Yuui Flourite, Seishiro Sakurazuka, Kamui Shiro, Subaru Sumeragi, Fuuma Monou, Sakura Kinomoto, Li Shaoran, Tomoyo Daidouji, Kimihiro Watanuki, Shizuka Doumeki, Yuuko Ichihara, comparsate della famiglia Imonoyama.
Pairings: Kurogane/Fay, Yuui/Tomoyo, Seishiro/Subaru, Fuuma/Kamui, Shaoran/Sakura
Riassunto: All'Horitsuba Gauken sono in corso i preparativi per il Festival di Primavera. Come la prenderà il nuovo insegnante appena trasferito in questa "scuola di pazzi"? Questa esperienza di collaborazione più o meno forzata porterà al rafforzamento di legami già esistenti e (perchè no?) a crearne di nuovi.
Disclaimer: tutti i personaggi di Tsubasa Chronicle, XXXHolic e delle altre opere citate appartengono alle © CLAMP.
Note: Ho scoperto di recente che il secondo cd drama tratta proprio di un festival scolastico dell'Horitsuba, ma non ho avuto la possibilità di leggere la trama quindi se la mia storiella lo ricorderà in qualche modo mi scuso in anticipo per il plagio non intenzionale.
POTENZIALE OOC.
Beta:
01
***
First day at Horitsuba
(Kurogane)

Per essere il primo giorno in un nuovo posto di lavoro, quello era iniziato decisamente male. Innanzi tutto, per qualche arcano motivo, la sua sveglia non aveva suonato costringendolo ad una corsa assurda per non arrivare in ritardo e Kurogane odiava essere in ritardo. Arrivato alla stazione aveva scoperto che il suo treno era stato soppresso a causa di un guasto tecnico e che i passeggeri venivano dirottati su una linea alternativa che non conosceva. Una volta salito aveva trovato posto solamente alle spalle di un tizio assurdo che non aveva smesso un attimo di chiacchierare con il suo vicino. Sembrava eccitato per qualcosa e parlava a macchinetta, intervallando a volte con un risolino o un’esclamazione. Kurogane avrebbe potuto giurare di averlo visto anche battere le mani. In quel momento aveva compatito dal profondo del cuore il compagno di viaggio di quell’idiota, poi aveva smesso di pensarci. Dopotutto aveva ben altri crucci per la testa. Quello sarebbe stato il suo primo giorno di lavoro in un nuovo istituto e visto che quel trasferimento era stato deciso dal suo precedente direttore, non prometteva niente di buono. L’enorme complesso scolastico dove aveva lavorato finora prendeva il nome di Istituto Clamp ed era gestito da una delle famiglie economicamente più potenti del Paese, gli Imonoyama. Kurogane, da semplice insegnante quale era, non aveva avuto l’occasione di incontrarli tutti, ma chi non li conosceva? Hajime, il primogenito, era il direttore generale dell’Imonoyama Corporation, un’azienda di dimensioni spropositate con una quantità infinita di diramazioni. Se lo immaginava come un tipo tutto d’un pezzo. Il secondogenito, Tsuzuku, era una creatura bizzarra: nonostante si dicesse che fosse lui il vero cervello dell’azienda, era diventato famoso sotto pseudonimo come scrittore di romanzi erotici per ragazze e alla villa di famiglia preferiva un modesto appartamento in affitto in condivisione con un poliziotto di dubbia fama. Il terzogenito, Owaru, era ancora più strano: abitava su un’isola-fortezza privata da dove gestiva il ramo militare dell’azienda di famiglia ed era conosciuto per la sua passione per i war games. Un guerrafondaio insomma. Della quartogenita, Shuko, si sapeva poco, tranne che assomigliava a una perfetta bambolina giapponese, ma era l’ultimo nato la spina nel fianco di Kurogane: lui, Nokoru Imonoyama, direttore del celeberrimo Istituto Clamp. Quell’orribile essere che si nascondeva dietro una frangia bionda e un sorriso d’angelo, era l’artefice di tutte le sue sciagure. Era stato lui a promuovere lo scambio culturale con un distaccamento dell’istituto recentemente inaugurato, l’Horitsuba Gakuen. Così lui, povero insegnante di educazione fisica, insieme ad altri professori, alcuni studenti ed un sedicente medico, si era trovato sradicato dalla sua scuola e costretto a scarpinarsi mezza città per andare a insegnare in un liceo di pazzi. Perché solo di quello poteva trattarsi, aveva deciso Kurogane dopo il primo colloquio con la preside Yuko Ichihara. Doveva essere un’amica di Nokoru perché era bizzarra come se non più di lui, con la mania dell’occultismo e un senso dell’umorismo che metteva i brividi. Bhè, comunque ormai il danno era fatto e almeno per un anno avrebbe fatto parte dell’organico dell’Horitsuba Gakuen. Tanto valeva mettersi il cuore in pace. Stava scendendo dal predellino del treno, sempre tentando di ignorare il pazzoide esagitato davanti a lui, quando si sentì chiamare.
«Suwa-sensei! »
Kurogane si voltò e si trovò davanti un altro dei suoi incubi lavorativi: Seishiro Sakurazuka. Era lui il sedicente medico che era stato trasferito con lui e da quel giorno si sarebbe occupato dell’infermeria dell’Horitsuba. Per il mestiere che faceva, risultava piuttosto inquietante con quel sorrisino perenne stampato in faccia. Non si capiva mai cosa gli passasse per la testa e piuttosto che uno che salvava vite aveva l’aria di un sicario. In quel momento Kurogane si rese conto di essere circondato da persone dalla dubbia reputazione e rabbrividì inconsciamente. Quel pazzo di Nokoru Imonoyama assumeva chiunque!
Seishiro gli si avvicinò ignorando la sua espressone di diffidenza e lo salutò con il solito sorriso.
«Buongiorno, Suwa-sensei! Pronto per la nuova avventura? »
Kurogane grugnì qualcosa di incomprensibile e lo precedette sul marciapiede: se avesse dovuto esprimere davvero quello che pensava, avrebbe potuto essere molto offensivo. Raggiunto il cancello del grande edificio scolastico, lo varcarono insieme a una folla di studenti in uniforme. Certo, non era l’immenso Istituto Clamp, che sembrava una città nella città, ma era comunque un complesso grande e ben strutturato. Kurogane lanciò un’occhiata alla palestra che sarebbe stata il suo “regno”. Sembrava ben attrezzata. Seguendo Seishiro che, chissà come, era già pratico del posto, raggiunse la sala professori del primo piano.
«Sei già stato qui? Conosci bene i corridoi. » gli fece notare Kurogane.
«Diciamo che questa scuola la frequenta un mio… conoscente. » rispose Seishiro con quello che assomigliava troppo a un ghigno sadico.
Kurogane aveva appena appoggiato la mano sulla maniglia e stava per chiedere a Seishiro cosa significava quell’espressione, quando la porta si spalancò di colpo facendogli fare un salto indietro e prima che di riuscire a capire cosa stesse succedendo si trovò scaraventato sul pavimento, con il gomito di qualcuno nello stomaco e le gambe arrotolate in quello che sembrava un camice bianco. Quando si azzardò a riaprire gli occhi, ne incrociò due azzurrissimi che lo fissavano più o meno dall’altezza del suo torace. Rimase immobile per un istante senza sapere come reagire, ma un attimo dopo una voce proveniente dall’interno spezzò l’equilibrio.
«Fay! Hai di nuovo travolto qualcuno! »
La voce spazientita apparteneva a un giovane biondo completamente identico a quello che se ne stava appollaiato sul suo stomaco. Irritato, alzò lo sguardo su Seishiro, ma il medico sorrideva imperturbabile.
«Buongiorno Flourite-sensei e… Flourite-sensei. Energici come sempre, eh? »
Il giovane in piedi sospirò.
«Buongiorno a te, Seishiro-san. Vi chiedo scusa ma Fay è così eccitato all’idea dell’arrivo dei nuovi colleghi che non c’è verso di farlo stare tranquillo. »
In quel momento Kurogane lo riconobbe: era il pazzoide del treno che non era stato un attimo zitto per tutta la strada. L’antipatia istintiva che era scattata non poteva che riconfermarsi centuplicata.
«Ma no, niente di male. » stava rispondendo intanto Seishiro. «Comunque in un modo o nell’altro dovevate fare conoscenza. »
«Ma quale “niente di male”! » tuonò Kurogane seccato. «E tu, idiota, cosa aspetti a levarti di dosso?! »
«Hyuuuu, che tipo rude! Devi essere Kurotan-sensei! » cinguettò il tipo sulla sua pancia.
«CHI È KUROTAN?! »
Sbraitando, Kurogane era balzato in piedi buttando a terra l’altro che si rialzò senza battere ciglio, spolverandosi solo il camice bianco.
Seishiro ridacchiò.
«Vedo che andate già d’accordo. Lasciate che vi presenti. Suwa-sensei, loro sono Fay Flourite, insegnate di chimica e responsabile della tua classe, e Yuui Flourite di economia domestica. Lui è Kurogane Suwa, il vostro nuovo collega di educazione fisica. »
«Wow! Seishiro-san è così informato su tutto! » esclamò il tipo chiamato Fay.
Ma faceva apposta o era così svampito sul serio? Com’era possibile che un tipo del genere fosse responsabile di classe?
«Fay, non avevi lezione? Devi presentare Suwa-sensei alla sua classe. » disse pacatamente Yuui.
«Yuui-chan ha sempre ragione! Andiamo, Kuromyu-sensei! »
«CHI SAREBBE KUROMYU?! » urlò di nuovo Kurogane.
Perché il suo destino era di essere circondato da pazzi?, pensava mentre quella caricatura di insegnante lo trascinava lungo il corridoio.
«E lasciami la mano! Cosa sono queste confidenze?! »
Sarebbe stato un anno molto lungo…

02
***
Festival
(Yuui & Fay)

«… Daidoji. Domeki. Kinomoto. Kunogi. Li. Mono. Shiro. Sumeragi. Watanuki…»
Yuui Flourite chiuse il registro soddisfatto dalle risposte affermative della classe.
«Bene, ragazzi, prima di iniziare la lezione ho un paio di comunicazioni da farvi. Come sapete il Festival di Primavera del nostro istituto è alle porte e quest’anno è stato stabilito che verrà suddiviso in diverse giornate. La prima verrà occupata dalle gare sportive, nelle successive due avranno luogo gli eventi culturali e gli intrattenimenti. »
Un mormorio eccitato si diffuse tra i banchi: il Festival di Primavera era uno degli eventi più importanti dell’Horitsuba Gakuen e tutti gli studenti attendevano con ansia l’occasione di mettere in mostra le loro migliori capacità.
«Ragazzi, silenzio per favore. Dicevo, alla nostra classe sono stati assegnati la gestione della caffetteria il secondo giorno e lo spettacolo teatrale di chiusura. Suwa-sensei sovrintenderà alle gare sportive, io alla gestione del caffè e mio fratello e Ashura-sensei allo spettacolo teatrale. Vi comunicheremo in seguito la divisione dei compiti. »
Yuui sorrise soddisfatto allacciandosi il grembiule.
«In previsione di queste grandi giornate, oggi vi insegnerò a preparare la pasta sfoglia fatta in casa.»
Come previsto le ragazze batterono le mani, i ragazzi sbuffarono e Yuui iniziò ad elencare gli ingredienti.

«Non lo voglio fare. »
A quelle parole del fratello, Yuui spalancò gli occhi: era raro, molto raro che Fay rifiutasse di fare qualcosa con quella fermezza.
«Non credo che ci sia possibilità di scelta. » obiettò. «L’ha deciso la preside Ichihara e poi sei il responsabile di classe, era ovvio che la sovrintendenza della parte più importante sarebbe toccata a te. »
Fay rimase immobile alla finestra della sala professori vuota, dando le spalle al fratello.
«Non lo farò. » ripeté cocciuto.
Yuui sospirò. A volte suo fratello era un vero enigma. Fino a un’ora prima saltellava per i corridoi entusiasta all’idea di dirigere uno spettacolo teatrale e ora si comportava così. Yuui non ci si raccapezzava.
«Si può sapere cosa…» iniziò, ma le sue parole vennero interrotte dalla porta che si apriva.
Entrò un uomo sulla quarantina, dai capelli nerissimi e molto distinto. Sottobraccio portava alcuni testi di letteratura.
«Buongiorno Yuui-sensei e Fay-sensei. » disse educatamente. «Scusate se vi ho interrotti ma temo di aver dimenticato qui il mio registro personale. »
«Buongiorno, Ashura-sensei. » rispose Yuui lanciando un’occhiata al fratello. «Non si preoccupi, non ha interrotto nulla. »
Fay si era voltato verso il nuovo venuto con una strana espressione che dopo un attimo si aprì nel consueto sorriso.
«Che sbadato, Ashura-sensei! » esclamò.
L’uomo gli rivolse a sua volta un sorriso, recuperò il registro dalla scrivania e uscì. Fay tornò a voltarsi verso la finestra.
«È Ashura-sensei il problema? » chiese Yuui a bruciapelo. Il comportamento di Fay era più che strano. A quella domanda ebbe l’impressione di vederlo irrigidirsi, ma quando si voltò verso di lui, sorrideva.
«Cosa dici, Yuui-chan? Cosa ti fa pensare che ci sia un problema? »
«La tua faccia, quel sorriso falso, tutto. Siamo gemelli in fondo. » pensò Yuui sospirando. «Va bene, troveremo una soluzione, ma tu non dire più che vuoi abbandonare il progetto. »
Fay non smise di sorridere e Yuui decise che a volte suo fratello era davvero troppo strano. Ashura era una persona normalissima, forse l’unica in quella scuola di pazzi, educata e gentile, con l’aria di uno che non farebbe male a una mosca. Chissà che problema aveva Fay? Suo fratello non era il tipo da serbare rancore per un qualunque motivo e non era nemmeno il tipo da tenere un segreto. Questo un po’ lo seccava, ma se si trattava di Fay, per fargli piacere avrebbe fatto qualunque cosa quindi Yuui si preparò psicologicamente ad un colloquio con la preside Ichihara.

Quando i ragazzi lasciarono la palestra, Kurogane si sedette soddisfatto sulla panca esterna agli spogliatoi. Tutto andava per il meglio, se continuava così avrebbero avuto delle buone probabilità alle gare d’istituto. Le sue punte di diamante erano Shizuka Domeki per il kyudo e Li Shaoran per le arti marziali, ma anche per la staffetta mista aveva delle buone speranze. I ragazzi selezionati, Himawari Kunogi, Sakura Kinomoto, Kamui Shiro e Kimihiro Watanuki, erano tutti abbastanza veloci ammesso che Watanuki riuscisse a non inciampare nei suoi piedi. Aveva notato che succedeva sempre quando Kunogi era nei paraggi, quindi forse era meglio fare in modo che non si scambiassero il testimone direttamente. Doveva cambiare l’ordine della corsa.
«Oppure potrei sostituire Watanuki con Fuma Mono…»
Mentre rifletteva su quale fosse la combinazione vincente, vide Yuui avvicinarsi con un’espressione che nel suo repertorio significava “guai in vista”. Il giovane insegnante di economia domestica non gli aveva fatto niente di male, la sua unica colpa era quello di assomigliare come una goccia d’acqua al suo intollerabile gemello e questo bastava a mettere Kurogane all’erta. Se non altro aveva la buona grazia di legarsi i capelli, in questo modo la gente poteva distinguerlo ed evitare di darsi alla fuga scambiando il suo grembiule per il famigerato camice bianco. In quel momento però Yuui era troppo sorridente perché fosse tutto normale.
«Suwa-sensei, cercavo proprio lei! » esclamò amichevolmente.
Brutto, brutto segno…
«Come procedono gli allenamenti? Abbiamo qualche speranza di piazzarci bene nelle gare principali? Gli studenti sostengono che con un allenatore del suo calibro non ci saranno problemi. »
Pessimo segno!
«Senti, sputa il rospo. Non sei granché nell’imitazione dello squinternato. » brontolò.
Yuui sembrò imbarazzato ma tentò di mantenere lo stesso entusiasmo.
«È davvero intuitivo, Suwa-sensei! Ho una grande notizia da darle! »
Eccola. Quella era la fregatura.
«È stato scelto come co-coordinatore dello spettacolo teatrale della terza giornata del Festival! Non è fantastico? Significa che la preside Ichihara ha grande fiducia in lei! »
Kurogane strabuzzò gli occhi. Teatro? Era impazzita, quella donna?
«Io non so niente di teatro! » protestò. «Cosa significa co-coordinatore, poi? »
«Bhè, che dovrà collaborare con mio fratello alla realizzazione dello spettacolo. »
Per poco Kurogane non cadde dalla panca. Lui e l’idiota a teatro? Quella gente doveva essere fuori di testa!
La sue espressione doveva essere molto loquace perché Yuui si affrettò a spiegare prima che perdesse le staffe e si mettesse a sbraitare.
«In effetti originariamente l’incarico era stato assegnato ad Ashura-sensei, ma poi la sensei Kendappa ha chiesto un aiuto extra per organizzare il concerto del coro, quindi la preside ha deciso di affiancarle qualcuno di adatto. »
Tutta quella storia puzzava di bruciato lontano un miglio. Non aveva il minimo senso mettere un professore di letteratura ad occuparsi di musica e uno di educazione fisica a fare teatro, senza contare che lui era già impegnato.
«Kendappa-sensei, eh? La preside, eh? » fece Kurogane sarcastico mentre Yuui annuiva con convinzione. «E tu e tuo fratello non c’entrate niente. »
«Nel modo più assoluto. Ambasciator non porta pena. »
Kurogane sbuffò.
«Sei il peggior bugiardo che abbia mai incontrato… Cosa diavolo state tramando tu e quell’imitazione mal riuscita di insegnante? »
Yuui si limitò a sorridere e a scuotere il capo in segno di diniego.
«Guardi il lato positivo, se lo spettacolo avrà successo la preside e il direttore avranno ancora più stima di lei. »
«Come se ne avessi bisogno… Senti, io sarò molto occupato. »
Yuui annuì.
«E non so niente di teatro. »
Yuui annuì di nuovo.
Kurogane avrebbe voluto strapparsi i capelli.
«Di’ a tuo fratello che dovrà lavorare sul serio e non fare lo scemo come al suo solito. »
Yuui sorrise e annuì per la terza volta.
«Riferirò. Grazie mille, Suwa-sensei! »
Quello era un guaio, pensò Kurogane, un guaio molto grosso. Perché quando c’era di mezzo quel tizio veniva sempre coinvolto in faccende assurde e non riusciva a dire di no?

Yuui incrociò di nuovo Fay quella sera in sala professori dove l’altro si era attardato a riordinare i compiti in classe.
«Fay…» lo chiamò.
Il giovane alzò la testa e sorrise.
«Yuui-chan! »
«Sorridi, Fay, il tuo problema non esiste più. »
«Sto già sorridendo, Yuui-chan. Quale problema? »
Yuui sospirò.
«No, sorridi davvero. Non dovrai fare quel lavoro con Ashura-sensei. La preside ha deciso di cambiargli incarico. A te ha affiancato Suwa-sensei. Lo so che non è il massimo, ma…»
Inaspettatamente lo sguardo di Fay si accese di stupore e subito dopo di gioia.
«Non è il massimo?! Yuui-chan, è il massimo! Mi divertirò tantissimo! » esclamò. «Adesso dobbiamo solo decidere cosa mettere in scena. Kurotan non accetterà mai qualcosa di romantico, ma se lascio fare a lui rischiamo che ci siano solo battaglie. Potremmo far scegliere ai ragazzi…»
Vedendolo agitarsi correndo su e giù per la sala, Yuui ridacchiò. Ecco, quello era suo fratello, non il ragazzo enigmatico che aveva intravisto quel pomeriggio. Non aveva importanza se non avrebbe mai saputo che era stato lui a far cambiare idea alla preside, bastava che Fay fosse felice e tutto andava bene.
Improvvisamente il fratello lo abbracciò alle spalle.
«Grazie, Nii-chan…» bisbigliò prima di raccogliere i compiti in classe e sparire nel corridoio.
Bhè, sarà stato anche svampito ma non si poteva dire che non avesse intuito.

03
***
Preludio
(Kamui)

Kamui Shiro si infilò la maglietta pulita e uscì dagli spogliatoi con i suoi compagni. Gli allenamenti andavano alla grande, Suwa-sensei era davvero un buon insegnante ed era sicuro che grazie a lui la sua classe sarebbe riuscita a guadagnare almeno un paio di medaglie alle imminenti gare d’istituto. Era forse l’unico insegnante con cui si sentisse a proprio agio, anche perché non era costretto a stargli seduto di fronte in silenzio. Da quando aveva lasciato l’Istituto Clamp per trasferirsi all’Horitsuba Gakuen, le sue lezioni erano lei uniche in cui riusciva a rilassarsi.
«Kamui-chan! »
Quella voce. Quella voce era uno dei motivi principali del suo stress. L’altro si chiamava Seishiro Sakurazuka, ma al momento non voleva pensarci.
«Non chiamarmi in quel modo! » esclamò rivolto al ragazzo moro dagli occhi dorati che lo seguiva.
«Kamui-chan, » continuò imperterrito Fuma Mono. «Sei davvero forte nella staffetta, non pensavo che fossi così veloce! Bhè, forse avrei dovuto dedurlo da come scappi da me…»
Fuma ridacchiò e Kamui sentì rizzarsi i capelli sulla nuca. Perché quel tizio lo perseguitava? Cosa aveva fatto di male? Aveva sperato che cambiando scuola se ne sarebbe liberato, invece Fuma l’aveva seguito. Stava diventando il suo incubo.
«Ho sentito che forse Suwa-sensei mi metterà al posto di Watanuki. » stava intanto dicendo Fuma. «Sarebbe fantastico correre insieme!»
«Correresti al massimo con Kunogi. » ribatté Kamui mentre varcavano la porta della classe.
Si sedette al suo posto e prese a guardarsi attorno alla ricerca del fratello. Ormai erano tutti rientrati, ma di Subaru non c’era traccia e ogni volta che lo perdeva di vista Kamui si agitava. Ignorando Fuma che stava cercando di dirgli qualcosa, si avvicinò ad un ragazzo dai capelli castani che chiacchierava poco lontano.
«Li, scusami, hai visto Subaru? » chiese.
«No, mi dispiace. Quando il professore ci ha divisi in gruppi io ero con quelli di arti marziali. » rispose Shaoran. «Se non sbaglio Domeki era nel gruppo di basket con lui. »
«Grazie. » rispose Kamui per poi voltarsi verso Domeki.
«Kamui-chan! » lo interruppe Fuma prima che potesse aprire bocca.
Il ragazzo sbuffò esasperato.
«Si può sapere cosa diavolo vuoi ancora? »
«Anch’io ero nel gruppo di basket con Subaru. Verso la fine della partita è scivolato per recuperare una palla e si è sbucciato un ginocchio. Non te ne sei accorto? »
«Cosa?! » esclamò Kamui impallidendo. «Perché nessuno mi ha avvertito? »
L’agitazione si stava facendo strada dentro di lui. Il suo compito era proteggere Subaru, come aveva potuto essere così distratto?
«Non era niente di grave, calmati. » rispose Fuma. «Adesso è in infermeria, vedrai che tra poco sarà qui come nuovo. »
«In infermeria?! »
Kamui quasi gridò mentre si precipitava verso la porta evitando Fuma che tentava di fermarlo.
«Dove vai? Flourite-sensei sarà qui a momenti! »
Non andava assolutamente bene! In infermeria c’era quel pazzo, non poteva lasciare Subaru nelle sue grinfie, altrimenti il suo trasferimento sarebbe stato completamente inutile! Non voleva più vedere Subaru soffrire.
Percorse il corridoio di corsa rischiando di travolgere Fay Flourite che arrivava dalla direzione opposta.
«Dove vai, Shiro-kun? La lezione sta per cominciare. » lo sentì dire ma si limitò a rispondere un «Mi scusi, sensei. » senza fermarsi.
Quando arrivò davanti alla porta dell’infermeria, la spalancò di colpo senza curarsi di bussare. Se avesse visto le mani di quell’uomo su suo fratello, lo avrebbe ucciso, ma la scena che vide fu completamente innocua. Suo fratello era seduto su una sedia mentre Seishiro Sakurazuka era chinato davanti a lui. Entrambi si erano voltati verso la porta con espressioni stupite, Sakurazuka con ancora in mano il cerotto che stava applicando sul ginocchio del ragazzo.
«Kamui, è il modo di entrare? » lo rimproverò bonariamente Subaru.
«Stai bene? È tutto a posto? Questo disgraziato ti ha fatto qualcosa? » esclamò Kamui ignorando l’appunto.
«Sto benone, è solo una sbucciatura. Seishiro-san mi ha medicato…»
«Allora se ha finito, andiamo. La lezione di chimica sta iniziando. »
Così dicendo Kamui tolse di mano a Seishiro il cerotto, prese Subaru per un braccio e lo trascinò fuori dall’infermeria.

Quando rientrarono in classe scoprirono che oltre a Flourite-sensei, c’era anche Suwa-sensei e sembrava fosse in corso una discussione per scegliere la trama dello spettacolo che i due avrebbero curato.
«Potremmo mettere in scena un classico della letteratura come “Romeo e Giulietta”.» propose Himawari Kunogi.
L’espressione di disgusto sui volti della parte maschile della classe si rifletté su quello di Kurogane. Fay spostò gli occhi azzurri dagli studenti al collega e ridacchiò.
«Kurotan-sensei pensa che sia una storia troppo melensa. » disse. «Altre proposte? »
«Potremmo riprodurre in chiave teatrale la rivolta della fine dello shogunato. » disse Shizuka Domeki.
Questa volta furono le ragazze a storcere il naso.
«Così non ci sarebbero altro che battaglie…» protestò Tomoyo Daidoji.
Fay sbirciò di nuovo di sottecchi Kurogane. Questa volta il suo sguardo era acceso di interesse. Oh, sì, a Kurogane sarebbe piaciuto un sacco ma lui si sarebbe annoiato a morte. Ci voleva un’altra soluzione.
«Qualche altra idea? Dobbiamo trovare qualcosa che metta d’accordo tutti. » disse.
«Cosa ne pensate di una favola? » propose Sakura Kinomoto.
«Io ho un’idea. Abbiamo in classe due gemelli, potremmo utilizzare una trama basata sullo scambio di persona. » si intromise Kimihiro Watanuki. «Tipo “Il principe e il povero”. »
A quelle parole Kamui si irrigidì e si preparò a protestare accanitamente, ma le sue parole vennero anticipate.
«No, questo no. »
Era stato Fay a parlare e pur mantenendo il consueto sorriso rilassato, il tono della sua voce era inaspettatamente fermo. L’intera classe, compreso Kurogane, lo fissava stupito.
«Oh, andiamo, non guardatemi così! » esclamò passandosi una mano sulla lunga frangia bionda. «Ho solo pensato che non fosse carino penalizzare uno studente in favore di un altro! »
Gli studenti risero della sua espressione imbarazzata ma Kurogane non staccò gli occhi dalla sua mano che stringeva il bordo della cattedra.
Kamui sospirò di sollievo e spostò lo sguardo su Subaru. Inaspettatamente il ragazzo alzò la mano.
«Io ho un’altra idea. Potremmo fare una leggenda fantastica. Ne ho in mente una che mi raccontava mia nonna, si chiama “La leggenda dei Cavalieri Magici”. » disse.
Mentre tra i banchi serpeggiava un mormorio interessato, Kamui sgranò gli occhi violetti. Quello era un ricordo della loro infanzia, come poteva Subaru metterlo alla mercé di tutti senza consultarlo?
«Bhè, sembra proprio che tu abbia destato interesse, Sumeragi-kun. » constatò Fay. «Cosa ne dici di raccontarci questa leggenda? »
Kamui si aspettava che almeno in questo momento Subaru chiedesse la sua approvazione, ma il ragazzo non lo guardò nemmeno e cominciò a raccontare.
«Una volta, in un paese chiamato Sephiro, viveva una bellissima principessa di nome Emeraude…»

A lezioni terminate Fay raggiunse la sala professori per compilare l’ultimo registro prima di potersene andare a casa a godere del suo meritato riposo. Yuui aveva finito prima ed era già rientrato quindi probabilmente gli avrebbe preparato una delle sue proverbiali cenette. Che adorabile fratellino! Era sempre così premuroso con lui. Sorridendo, si sedette alla scrivania. La giornata era andata benone, finalmente avevano scelto il tema dello spettacolo e l’indomani sarebbero stati assegnati i ruoli. Non vedeva l’ora! Non si accorse della presenza dietro di lui finché una mano non si posò sulla sua spalla.
«Kuro-san! » esclamò entusiasta quando lo riconobbe. «Anche tu ritardatario? »
Kurogane non dette segno di aver sentito la domanda.
«Non è mia abitudine impicciarmi degli affari degli altri, ma in questo progetto sono coinvolto anch’io. » disse invece. «Qual è il problema? »
Fay spalancò gli occhi ostentando un’espressione stupita.
«Ho solo fatto tardi a compilare il registro, Kurochin-sensei. Sei stato gentile a preoccuparti per me ma non ho nessun problema. »
Vide Kurogane aggrottare le sopracciglia e lo sguardo dei suoi occhi scarlatti farsi più affilato.
«Se avessimo messo in scena Pinocchio saresti stato un protagonista perfetto. »
A quelle parole Fay sentì uno strano dolorino farsi strada tra il suo stomaco e lo sterno. Sorrise allegramente dissimulando il disagio.
«Tu invece avresti fatto un figurone come Fata Turchina! Hyuuuu! Kuro-Turchino tutto vestito di tulle blu! »
Scoppiò in una risata e vide una vena pulsare sulla fronte del collega.
«Possibile che con te non si possa fare un discorso serio?! » sbottò Kurogane.
«I discorsi seri sono così noiosi! »
Così dicendo Fay chiuse il registro e si avviò fuori dalla sala professori lasciando solo Kurogane. Meglio non pensare alle implicazioni del discorso che avevano rischiato di intavolare. Il suo passato e la sua storia appartenevano solo a lui. Era molto più piacevole concentrarsi sul suo fratellino che lo aspettava a casa con una fantastica cenetta.
Kamui era senza parole: durante la strada di rientro Subaru non gli aveva rivolto la parola e lui si era dovuto subire Fuma per tutto il percorso. Una volta a casa non aveva voluto rispondere alle sue richieste di spiegazioni e questo aveva lasciato Kamui ancora più perplesso e preoccupato. Ora, di nuovo in classe, lo ignorava completamente e Kamui non sapeva più che pesci pigliare. Quando lo vide alzarsi all’intervallo per il pranzo e avviarsi all’uscita senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, decise che ne aveva abbastanza.
«Subaru, dove stai andando? » chiese raggiungendolo.
Gli occhi verdi del ragazzo lo fulminarono.
«Non credo che la cosa ti riguardi. »
Quelle parole shockarono Kamui. Da quando Subaru gli rispondeva in quel modo? Da quando c’era quell’astio nel suo sguardo? Non riuscendo a trovare una risposta, rimase immobile sulla porta a guardarlo allontanarsi nel corridoio. A riscuoterlo da quello stato di stupito stordimento, fu la voce di Fuma.
«Kamui-chan, pranziamo insieme in terrazza! Oggi mia sorella mi ha preparato un bento stratosferico! »
La sorella di Fuma, più giovane di lui di un anno e di salute piuttosto cagionevole, era rimasta all’Istituto Clamp anche dopo che il fratello si era trasferito all’Horitsuba per seguire (perseguitare?) Kamui. Nonostante questo gli preparava sempre di pranzetti deliziosi. A pensarci bene la sua situazione e quella di Fuma si assomigliavano, forse poteva chiedere un suo parere. Sarebbe stata la prima volta che tentava di fare conversazione con il compagno. Presa questa decisione, lo seguì in terrazza.
«Senti, Fuma…» esordì mentre mangiavano.
A sentirsi chiamare per nome, gli occhi dell’altro ragazzo si illuminarono di gioia.
«Tutto quello che vuoi, Kamui-chan! »
«Mi chiedevo…» continuò Kamui titubante. «Tu hai una sorella, giusto? Ti è mai capitato che si comportasse in modo strano? Che so? Smettere di parlarti, non calcolarti nemmeno o comportarsi come se le dessi fastidio. »
Fuma rimase in silenzio per qualche momento lasciando sulle spine Kamui che iniziava a sentirsi stupido.
«Bhè, Kotori è una ragazza d’oro. A volte capita di bisticciare ma mai niente di serio. Del resto credo sia impossibile litigare con lei. Ora che ci penso una volta è capitato che si comportasse come se fosse infastidita da me, ma per fortuna è stato un periodo breve. »
«Per quale motivo lo faceva? » incalzò Kamui.
«Bhè, perché si era presa una cotta per te. » rispose semplicemente Fuma, poi sembrò riflettere su quello che aveva appena detto.
«Perché lo vuoi sapere, Kamui-chan? Non ti piacerà Kotori, spero! »
Il ragazzo non fece in tempo a rispondere che si trovò il naso dell’altro a un centimetro dal proprio.
«Ricordati che tu sei solo mio, non ti lascerò a nessuno, nemmeno alla mia sorellina. »
Quel tono di voce insolitamente serio paralizzò Kamui per un attimo, ma non appena il ragazzo realizzò il significato di quelle parole, si riprese a sufficienza per allontanarlo con uno spintone strillando: «CHE DIAVOLO STAI DICENDO, MANIACO!! »
Si rialzò infuriato e lasciò la terrazza: quella di parlare con Fuma si era rivelata una pessima idea.

«Ricapitolando! » esclamò Fay il giorno successivo. «Kinomoto sarà la principessa, Li il grande sacerdote che la tiene prigioniera, Daidoji la maga che aiuta i cavalieri. I tre Cavalieri Magici saranno Domeki, Shiro e Watanuki. Sumeragi, tu ti occuperai di scrivere la versione riveduta e corretta del copione. Mono aiuterà Kurorin-sensei con le scenografie e Kunogi collaborerà con Daidoji per i costumi. » Kurogane, al suo fianco dietro la cattedra, digrignò i denti.
«La vuoi piantare di chiamarmi in quel modo davanti agli studenti, idiota? » sibilò.
«È molto più diseducativo che tu mi chiami idiota. » cinguettò Fay facendosi sentire chiaramente da tutta la classe e facendolo infuriare ancora di più.
L’intera scolaresca rise divertita della scenetta e Kurogane sembrò seriamente sul punto di uccidere il collega. Kamui si limitò ad osservare in un silenzio imbronciato: nonostante fosse stato scelto come attore principale e fosse Subaru a curare il copione, non riusciva a gioirne. Il fratello infatti continuava a non degnarlo di uno sguardo o una parola di spiegazione, in compenso, quando era senza di lui, sembrava molto più allegro del solito e questo lo indispettiva. Inoltre non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Fuma sulla terrazza e questo non lo indispettiva, lo faceva infuriare!
Rimuginando sui suoi guai non si accorse nemmeno che Fay-sensei aveva terminato l’assegnazione dei compiti.
«Bene. Vi ricordo che da domani le lezioni saranno sospese fino al termine del Festival ma la frequenza rimane comunque obbligatoria. » finì di spiegare il professore. «Dopo l’intervallo cominceremo a provare alcune battute. Potete andare. »
Con la coda dell’occhio, Kamui vide Subaru afferrare il suo bento e uscire dalla classe in tutta fretta. Chissà dove spariva sempre in quei giorni? Stavolta l’avrebbe scoperto. Riuscì a seguirlo fino ad un certo punto senza farsi notare, ma quando svoltò l’angolo del corridoio del piano terra lo perse di vista. Mentre si guardava attorno chiedendosi dove fosse finito, vide venirgli incontro l’eterna fonte del suo nervosismo.
«Hai perso qualcosa, Kamui-chan? » chiese candidamente Fuma.
«Sì, la pazienza! » sbottò Kamui seccato. «Hai visto mio fratello? »
Il ragazzo tentennò abbassando lo sguardo.
«Veramente non saprei…» cominciò, ma Kamui lo interruppe bruscamente.
«Non tergiversare! Se l’hai visto voglio sapere dov’è! »
«Bhè…»
Le pupille ambrate di Fuma scattarono per un attimo di lato e in quella frazione di secondo Kamui si rese conto che in realtà quel corridoio non portava da nessuna parte. L’ultima porta in fondo era quella dell’infermeria, l’infermeria di quel maledetto Seishiro Sakurazuka. No! Kamui scattò d’istinto verso la porta. L’idea che si era affacciata alla sua mente lo disgustò al punto che non si fermò a riflettere nemmeno un istante. Era già a metà corridoio quando Fuma gli si parò davanti tentando di bloccarlo.
«Senti, Kamui-chan, perché non usciamo un attimo in cortile? Devo parlarti di una cosa importante. » disse.
«Levati! » ringhiò Kamui ignorando le sue parole, ma Fuma non demorse.
«Non credo che dovresti andare là. Davvero, sarebbe un grosso errore. »
«Non me ne frega niente di quello che credi! » esclamò Kamui scansandolo e spalancando di schianto la porta dell’infermeria.
La scena che gli si presentò davanti agli occhi gli fece gelare il sangue. Non era per niente l’immagine innocente che aveva visto due giorni prima. Subaru era appassionatamente abbracciato a Sakurazuka e le mani dell’uomo si trovavano sul corpo e tra i capelli del ragazzo. Si stavano baciando e Kamui provò l’istinto di urlare, anzi probabilmente urlò davvero perché i due si voltarono di scatto con espressioni stupefatte.
«Ka… Kamui…» balbettò Subaru sbiancando.
«Tu! » ringhiò il ragazzo con disgusto indicando Seishiro. «E… e tu! Dopo tutto quello che…»
In quel momento sopraggiunse Fuma con espressione rassegnata.
«Te l’avevo detto che sarebbe stato un errore. » disse. «Ma anche tu, Seishiro-san, sei scemo! Potevi chiudere la porta a chiave! »
Kamui si voltò di scatto verso il compagno, gli occhi violetti dilatati dallo stupore.
«Tu lo sapevi… e non mi hai detto niente! »
Era troppo, decisamente troppo. Non sarebbe rimasto in compagnia di quella gente disgustosa un minuto di più! Girò sui tacchi e corse via lungo il corridoio.
«Ah, l’arte della fuga…» sospirò Seishiro teatralmente.
Subaru gli lanciò un’occhiataccia.
«Smettila, Seishiro-san, non è uno scherzo! Kamui sarà sconvolto, devo andare a parlargli. »
Per tutta risposta il medico lo circondò con le braccia e se lo strinse addosso.
«Lascia che ci vada mister Tatto-da-elefante. » disse indicando Fuma. «Puoi restare qui ancora un po’, non abbiamo mai molto tempo per vederci. »
Subaru sorrise teneramente e si abbandonò tra le sue braccia mentre Fuma si esibiva in una smorfia.
«Vai e colpisci, Romeo! » lo incoraggiò ancora Seishiro, ma prima della fine della frase, il ragazzo era già fuori dalla stanza.

La terrazza. Un classico. Originalità zero. Se si fosse fermato mezzo secondo a pensare probabilmente avrebbe scelto un rifugio meno ovvio e ora non si sarebbe trovato quell’idiota davanti.
«Vattene! » esclamò Kamui. «In questo momento sei una delle due persone più odio in assoluto sulla faccia della terra! Sparisci! »
«Kamui-chan…»
«E non dire “Kamui-chan” come se fossi qui per consolarmi, maledetto! Tu eri d’accordo con lui! Con quel…»
La sua voce si spezzò. No, maledizione! Non poteva mostrasi in quel modo!
Improvvisamente sentì le braccia di Fuma circondarlo.
«Lascia che ti spieghi…»
Kamui si divincolò respingendolo.
«Non toccarmi! Non c’è proprio niente da spiegare! Tu non sai niente di noi! È solo colpa di quel maledetto se Subaru si comporta così con me! Lo odio da morire! Dopo tutto quello che gli ha fatto passare! »
L’espressione di Fuma era leggermente perplessa.
«Cosa gli ha fatto passare? »
Kamui non aveva intenzione di raccontare a lui la sua storia, era davvero l’ultima delle sue intenzioni, ma le parole uscirono da sole.
«Perché credi che Subaru sia stato trasferito all’Horitsuba un anno fa? Non certo per quella storia del divorzio dei nostri genitori! No, alle orecchie della nonna, capofamiglia dei Sumeragi, erano arrivate delle voci di una strana relazione tra mio fratello e il medico della scuola. La nonna è molto tradizionalista e dopo aver ripreso in casa mia madre, ha preteso che Subaru andasse con lei e lasciasse l’Istituto Clamp. Rischiava di scoppiare uno scandalo, così tutto è stato organizzato in fretta e furia. A sentir loro l’hanno fatto per il suo bene, ma intanto io non ho visto mio fratello per un anno ed ero sempre io a sentirlo piangere al telefono! Non perdonerò quel maniaco per averlo fatto stare male! Subaru è cagionevole di salute, devo prendermi cura di lui, non voglio che soffra ancora! »
«Quindi è per questo che hai aderito allo scambio culturale tra l’Horitsuba e l’Istituto Clamp. » commentò Fuma che non si era posto tanti problemi quando si era trattato di decidere se seguire o no Kamui in una nuova scuola.
«Ovvio. » fu la risposta lapidaria.
Fuma sembrò indeciso, come se stesse ponderando se continuare il discorso o meno, poi decise di parlare.
«In tutta sincerità un po’ Subaru lo capisco. » disse. «Anch’io eviterei una persona che mi sta col fiato sul collo. »
L’espressione di Kamui si oscurò di nuovo e il ragazzo tornò ad alzare la voce, adirato.
«Tu sei l’ultima persona al mondo che può permettersi di dire una cosa del genere! Senza contare che eri in combutta con quello schifoso dottore per adescare mio fratello alle mie spalle! »
«Guarda che qui nessuno vuole adescare nessuno. » tentò di farlo ragionare Fuma. «Seishiro-san ci tiene davvero a tuo fratello e ti assicuro che la cosa e reciproca. Per questo mi hanno chiesto entrambi di starti alle costole in modo da lasciarli tranquilli per un po’. Subaru temeva proprio questa tua reazione e se proprio lo vuoi sapere, ha smesso di parlarti perché quando sei andato a prenderlo in infermeria si è sentito offeso. Va bene l’affetto fraterno, ma lascia che faccia le sue scelte da solo. »
Quelle ultime parole mandarono Kamui su tutte le furie.
«Tu non sai assolutamente niente di noi! » gridò di nuovo. «Parli tanto ma non capisci niente di me! Lasciami in pace! »
Di nuovo in preda all’istinto di fuggire, Kamui abbandonò la terrazza e scese di corsa le scale che portavano ai corridoi delle aule. Proprio sull’ultima rampa rischiò di travolgere qualcuno che saliva.
«Ti sei fatto male, Shiro? » chiese una voce gentile.
Kamui alzò gli occhi e si trovò davanti Yuui-sensei. Stava per rispondere che era tutto a posto quando quello parlò di nuovo.
«Mamma mia, che brutta faccia. Mi sa che non stai bene per niente. C’è ancora tempo prima della fine dell’intervallo, andiamo nella mia aula, ti preparo un thè. »
Non era decisamente dell’umore per un colloquio con un insegnante, ma i gemelli Flourite erano il suo punto debole e non riusciva mai a dire loro di no. Erano disarmanti, ognuno a modo suo. Così si trovò ad annuire e a seguire Yuui nel laboratorio di economia domestica.
Poco dopo, davanti a una tazza di thè fumante, si sentiva un po’ più calmo.
Yuui sorseggiò tranquillamente il suo thè, poi si rivolse a Kamui con la sua consueta espressione gentile.
«Forse urlerai anche a me che non capisco niente, però vorrei darti un consiglio. »
Kamui arrossì fino alla punta delle orecchie.
«Mi… mi ha sentito? » balbettò.
«Bhè, credo ti abbia sentito tutta la scuola… Comunque volevo dirti solo che se hai bisogno di aiuto, di un consiglio o anche solo di fare una chiacchierata, io sarei felice di poterti dare una mano. So bene cosa significa avere un gemello e anche cosa significa avere un gemello innamorato. Inoltre capisco anche cosa si prova quando il proprio interesse per una persona viene costantemente rifiutato a favore di qualcun altro. »
Quelle parole stupirono il ragazzo e ancora di più il velo di tristezza che per un momento aveva offuscato lo sguardi cristallino di Yuui.
«Fay-sensei è innamorato? » chiese incredulo. «E anche lei? »
L’idea di una persona stramba come Fay alle prese con le pene d’amore gli appariva assurda.
«Diciamo che è una sensazione. » rispose Yuui. «Lui ancora non se n’è reso conto ma penso che non tarderà a farlo. Quanto a me… credo sia un partita persa perché lei ha già una persona importante, quindi non è il caso di parlarne. »
Kamui capì che non era il caso di insistere su quel fronte, ma allo stesso tempo sentiva il bisogno di confidarsi con qualcuno che sembrava poterlo capire. Tentennò ancora per un attimo, poi decise che di Yuui poteva fidarsi e si sfogò raccontandogli tutto quello che era successo: la sua preoccupazione per Subaru, l’ostilità per Seishiro, la loro difficile situazione famigliare che lo portava ad essere iperprotettivo verso il fratello e non ultima la confusione che provava nei confronti di Fuma.
«Forse Mono non aveva tutti i torti quando ti ha consigliato di essere più… elastico. » disse Yuui al termine del racconto che sembrava aver lasciato il ragazzo piuttosto provato. «Quella che posso portarti è solo la mia esperienza personale, ma spero che possa esserti d’aiuto. Fay ed io siamo rimasti orfani molto presto e abbiamo trascorso la prima infanzia in un orfanotrofio. Poi io sono stato adottato e per questo non ho potuto vedere mio fratello per diversi anni. Cosa abbia fatto lui nel frattempo, non ha mai voluto dirmelo e io non gliel’ho mai chiesto. Questo perché so che Fay non vuole. Qualunque cosa sia successa, lo fa soffrire e non vuole ricordarla. Forse un giorno me ne parlerà ma se gli stessi troppo addosso finirei per ottenere l’effetto contrario e si chiuderebbe a riccio rifiutandomi del tutto. Fay è tutta la mia famiglia quindi non vorrei mai perderlo e farei di tutto perché fosse felice, per questo devo accontentarmi di proteggerlo dall’ombra. »
Yuui ridacchiò.
«Se scoprisse che mi preoccupo così tanto, non me lo perdonerebbe mai! »
Kamui sorseggiò il suo thè scrutando la persona di fronte a lui. Non avrebbe mai immaginato che il rapporto tra Yuui e Fay fosse costruito su un così strano equilibrio. Sembravano entrambi così spensierati. «Secondo me dovresti fidarti un po’ di più della capacità di giudizio di tuo fratello. » continuò Yuui. «Certo, Seishiro-san non è una persona che ispira fiducia al primo sguardo, ma sono sicuro che Subaru è riuscito a vedere molto più in là delle apparenze. Lo sapevi che Seishiro-san non sarebbe dovuto rientrare nel programma di scambio? Ha insistito parecchio sia con la preside Ichihara che con il direttore Imonoyama. »
Quella era decisamente una rivelazione. Quindi non doveva incolpare il fato sfavorevole se si era venuta a creare una situazione del genere, era già stato tutto messo in conto da quell’orribile medico. «Ognuno tenta di realizzare i suoi desideri come può. » continuò Yuui. «Impegnandosi con tutte le sue forze anche se a volte questo significa creare problemi agli altri. Non è semplice egoismo, ma la forza di sentimenti molto radicati… o almeno credo! »
L’espressione dell’insegnante si sciolse in un sorriso e Yuui lanciò un’occhiata all’orologio.
«Questo è tutto quello che posso dirti, poi dovrai decidere da te come affrontare la situazione. L’intervallo è finito, faresti meglio a tornare in classe prima che Fay venga qui e se la prenda con me perché ti ho trattenuto.»
Kamui sorrise.
«Fay-sensei non se la prenderebbe mai con il suo adorato fratello. » disse. «È una cosa che sanno tutti. »
Dopodiché ringraziò Yuui per l’ottimo thè e uscì dal laboratorio. Mentre tornava verso l’aula si trovò a riflettere sul discorso appena sentito. Era vero che lui si preoccupava per Subaru, ma era altrettanto vero che l’intromissione di Seishiro nella vita di suo fratello aveva scatenato in lui l’irrazionale timore di essere messo in secondo piano. Se doveva essere brutalmente sincero con sé stesso, era questo il nocciolo del problema.
«Ed è quanto di più stupido potesse passarmi per il cervello. » concluse.
Sapeva benissimo di essere importante per Subaru e che non l’avrebbe né rifiutato né allontanato. Anzi, era stato il suo comportamento irrazionale a rischiare di creare una frattura fra loro. Si era davvero comportato da stupido in tutti i sensi. Subaru non era più un bambino fragile, per quanto rimanesse di salute cagionevole stava diventando un adulto in grado di cavarsela da solo. Non aveva bisogno che Kamui gli stesse col fiato sul collo. Curioso, aveva usato la stessa terminologia di Fuma… Quanto a Seishiro, sarebbe stato molto difficile che gli diventasse simpatico da un giorno all’altro, ma avrebbe fatto lo sforzo di dargli almeno il beneficio del dubbio. L’unico problema rimaneva Fuma. Possibile che quello stupido gli tornasse sempre in mente? Kamui sbuffò. Yuui-sensei aveva ragione, essere costantemente rifiutati dalla propria persona importante era davvero triste. Si sarebbe preso del tempo per pensare e nel frattempo avrebbe tentato di essere il più paziente possibile.
Quando varcò la soglia dell’aula aveva preso la sua decisione e si sentiva decisamente più tranquillo. Subaru e Fuma gli corsero incontro con espressioni preoccupate.
«Kamui, stai bene? Lascia che ti spieghi! Ti prego, non essere così arrabbiato! »
«Kamui-chan, dove sei stato? Ti ho cercato dappertutto! Mi hai fatto preoccupare! »
Il ragazzo sorrise. Gli occhi verdi di Subaru non erano mai stati così disperatamente in cerca dei suoi e Fuma sembrava davvero sincero. Per l’ennesima volta si sentì stupido.
«Ragazzi, va tutto bene, davvero. Subaru, non devi spiegarmi niente, è tutto a posto. Anzi, mi dispiace per essermi comportato da idiota e avervi fatto preoccupare. Fuma, se non hai da fare con il progetto delle scenografie, ti va di darmi una mano a provare le prime battute?»
L’espressione del ragazzo mentre annuiva sembrava quella di un cucciolo scodinzolante. Subaru invece era rimasto serio. Kamui sapeva che suo fratello l’avrebbe spremuto come un limone per sapere il motivo del suo cambiamento, ma sarebbe successo in un altro momento e per adesso andava bene così. Solo mentre si allontanava con Fuma si rese conto di aver parlato a Yuui-sensei di relazioni tra uomini che il giovane professore non aveva fatto una piega. Possibile? No, no, meglio lasciar perdere, i gemelli Flourite erano già abbastanza strani senza che ci si ponesse questo genere di domande su di loro.

Imbruniva quando Fay entrò nella sala professori dove Yuui lo stava aspettando.
«Ho finito, possiamo andare. » disse.
Yuui si alzò raccogliendo valigetta e cappotto.
«Sono andate bene le prove? »
«Benissimo! » esclamò Fay entusiasta. «Shiro-kun mi sembra molto portato per la parte del Cavaliere del Fuoco e Mono-kun gli è stato di grande aiuto con le battute. Sembra che finalmente tra loro le cose si siano appianate e anche con Sumeragi-kun. Ero preoccupato…»
«I due Shiro ti stanno proprio a cuore, eh? » fece Yuui con un sorriso indulgente.
«Già. Forse perché mi ricordano qualcuno…»
Fay si infilò a sua volta la giacca e aprì la porta.
«Yuui-chan…» mormorò. «… se c’è di nuovo il tuo zampino, ti ringrazio. »
Yuui gli appoggiò una mano sulla spalla e lo precedette nel corridoio.
«Forza, andiamo a casa. Stasera ti preparerò una cenetta coi fiocchi! »
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"Posso accettare di pentirmi di aver seguito un sogno che non sono riuscito a realizzare, ma non voglio pentirmi di aver rinunciato a inseguirlo."

Takagi "Shujin" Akito

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